domenica 28 luglio 2013

Robert Motherwell, esordi in forma di papiers collés

E’ il 1943 quando Peggy Guggenheim, dietro consiglio di Marcel Duchamp, decide di organizzare nella sua galleria-museo di New York, la leggendaria «Art of This Century», una mostra di collage, tecnica artistica allora poco diffusa negli Stati Uniti, fatta eccezione per gli esperimenti di Arthur Dove e Joseph Stella, ma molto amata da artisti europei contemporanei come Jean (Hans) Arp, Georges Braque, Juan Gris e molti altri. Il 16 aprile di quell’anno, nello spazio espositivo progettato da Frederick Kiesler all’interno di una vecchia sartoria e definito dalla sua stessa ideatrice un «laboratorio di ricerche per nuove idee», apre la «Exhibition of collage», dove, accanto a personalità del calibro di Henry Matisse, Pablo Picasso e Kurt Schwitters, sono invitati ad esporre, per circa un mese, anche tre artisti agli esordi della propria carriera, tutti operanti sotto l’ala protettrice di Peggy Guggenheim: William Baziotes, Robert Motherwell e Jackson Pollock.
La rassegna newyorkese non incontra il favore della critica, anche se le vendite sono buone. Qualche giornalista parla addirittura di «colla applicata con gusto e spazzatura». Ma c’è uno dei tre giovani che, anche grazie ai consigli e all’incoraggiamento del surrealista cileno Robert Matta, sembra aver trovato la propria «identità» visiva e che definisce i papiers collés «la nostra maggior scoperta». È Robert Motherwell (Aberdeen, Washington, 24 gennaio 1915 – Cape Cod, Massachusetts, 16 luglio 1991), artista, oggi conosciuto come uno dei massimi esponenti dell’Espressionismo astratto americano, che, dai primi anni Quaranta, adotta il collage come parte integrante della propria prassi creativa, realizzandone quasi novecento nell’arco dei suoi cinquant’anni di attività.
Ai primi lavori su carta del maestro espressionista, che nel proprio bagaglio culturale vanta studi di filosofia, letteratura e architettura alle università di Stanford e Harvard, oltre a un viaggio formativo a Parigi nel biennio 1939-1940, è dedicata la mostra estiva della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, attesa in autunno a New York per la sua seconda tappa espositiva (27 settembre 2013-5 gennaio 2014).
Quarantaquattro opere, selezionate da Susan Davidson, scorrono lungo le pareti dell’ala di Palazzo Venier dei Leoni dedicata alle rassegne temporanee, ricostruendo, in maniera cronologica, l’interesse di Robert Motherwell per papiers collés durante i suoi esordi artistici, nel decennio 1941-1951, epoca che vede anche, nell’autunno del 1944, la prima personale dell’artista alla «Art of This Century» di Peggy Guggenheim, con un’introduzione all’opuscolo pubblicato per l’occasione di James Johnson Sweeney.
Tagliare, strappare e incollare la carta o il cartone sono azioni che si combinano nella cifra stilistica dell’espressionista americano, contraltare di Andy Warhol e dei grandi nomi della Pop art, con una serie di sperimentazioni che spaziano dal mischiare al collage tecniche differenti, quali la pittura a pastello, il guazzo ad acquerello o il disegno a inchiostro, sino all’inserimento di elementi presi in prestito dal mondo reale, come mappe militari o slogan con intenti sociali e politici.
La tavolozza risente del viaggio in Messico, fatto nell’estate del 1941 con Robert Matta. «Mi piacciono –dichiara, al ritorno, l’artista- i mercati indigeni e i colori dell’arte popolare messicana: il magenta, il giallo limone acceso, il giallo-verde, l’indaco, il vermiglio e il porpora, tanto porpora». Queste tinte accese e sgargianti animano lavori come «Pancho Villa, viva e morto» (1943), «Figura con macchie» (1943), «Il sole» (1944), «Panorama da un’alta torre» (1944-1945), «Figura astratta» (1945), «Blu con inchiostro di china (Omaggio a John Cage)» (1946) e «Il poeta» (1947). Ma il primo decennio di attività di Robert Motherwell è segnato anche dall’entrata in guerra degli Stati Uniti, a seguito dell’attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941. Il lavoro su carta diventa così anche strumento per raccontare la violenza, la paura e il tumulto emotivo di quegli anni. Sbarre di prigione e figure umane stilizzate, ferite o morte, fanno, per esempio, la loro comparsa su opere quali «Jeaune Fille» (1944) e «Tre personaggi uccisi» (6 giugno 1944). Ma anche i titoli di alcune raffigurazioni, come «Un muro in Italia» (1946) o «Viva» (1946), sono evocativi di una guerra che si combatte oltreoceano, ma che è ben viva nell’immaginario collettivo americano per le foto dei soldati morti e per le mappe dell’Europa in fiamme che, ogni giorno, finiscono sulle pagine del «New York Times». Robert Motherwell è, inoltre, un attento studioso dell’arte del suo tempo. Guarda, per esempio, a Pablo Picasso e Joan Mirò per «La grande stanza di Kafka» (1944), mentre si ispira a Henri Matisse per «Gioia di vivere» (tre lavori datati 1943, 1948 e 1951). Ma non mancano echi del linguaggio espressivo di Piet Mondrian, Paul Cézanne e Jean Arp in queste carte cariche di ghirigori, elementi geometrici, scritte murali e macchie che, anno dopo anno, aumentano di dimensioni e si fanno sempre meno figurative e più liriche, emotivamente coinvolgenti.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Robert Motherwell, «Jeune Fille», 1944. Olio, inchiostro, guazzo, carta Kraft, carta colorata e tessuto incollati su cartone telato. Collezione privata. © Dedalus Foundation, Inc/Licensed by VAGA, New York; [fig. 2]Robert Motherwell, «Panorama da un’alta torre», 1944–45. Tempera, olio, inchiostro, pastello, impiallacciatura, carta da disegno, carta giapponese e carta geografica incollate su cartone.Collezione privata. © Dedalus Foundation, Inc/Licensed by VAGA, New York; [fig. 3] Robert Motherwell, «Viva», 1946. Olio, guazzo, sabbia e carta incollata su pannello. Collezione privata, Monaco. © Dedalus Foundation, Inc/Licensed by VAGA, New York; [fig. 4] Robert Motherwell,«Figura con macchie», 1943. Olio, inchiostro, pastello, carta e carta giapponese incollata su cartone. David and Audrey Mirvish, Toronto. © Dedalus Foundation, Inc/Licensed by VAGA, New York

Informazioni utili
«Robert Motherwell: i primi collage». Collezione Peggy Guggenheim, Dorsoduro, 701-704 - Venezia. Orari: 10.00–18.00, chiuso il martedì.Ingresso: intero € 14,00; seniors over 65 € 11,00; studenti € 8,00 (entro i 26 anni); bambini (0-10 anni) e soci ingresso gratuito.Catalogo: Guggenheim Publications, New York-Venezia. Note: tutti i giorni, alle ore 15.30, il museo organizza visite guidate gratuite alla mostra; non è necessaria la prenotazione. Informazioni: tel. 041.2405440/419 o info@guggenheim-venice.it. sito web: www.guggenheim-venice.it. Fino a domenica 8 dicembre 2013.

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