mercoledì 8 ottobre 2014

Andrea Palladio, il primo archi-star di Russia

È il 1699 quando in Russia viene pubblicata, probabilmente ad opera del principe Dolgorukov, la prima traduzione del famoso «Trattato di Architettura» di Andrea Palladio, stampato a Venezia nel 1570. Da quel momento il grande architetto veneto diventa punto di riferimento imprescindibile anche nelle terre degli Zar, non solo perché il suo nome è riconducibile alle eccellenze del Rinascimento italiano, ma anche perché la sua opera diventa fonte di ispirazione per la progettazione architettonica del Paese, oltre che modello per la formazione della coscienza e della vita quotidiana.
Da questa considerazione nasce la mostra «Russia palladiana. Palladio e la Russia dal Barocco al Modernismo», a cura di Arkadij Ippolitov e Vasilij Uspenskij dell'Ermitage di San Pietroburgo, allestita fino al 10 novembre al museo Correr di Venezia.
L’esposizione, del tutto inedita per i contenuti e i risultati scientifici pubblicati in catalogo, ma anche per la sua ideazione, permette per la prima volta di seguire la storia, ormai tricentenaria, del palladianesimo russo attraverso un numero significativo di materiali ignoti al pubblico, provenienti dai fondi dei più prestigiosi musei e archivi della Russia, ventitré realtà tra le quali si ricordano il Museo di stato di San Pietroburgo, l'Archivio dei documenti antichi e la Biblioteca nazionale.
Oltre duecento le opere esposte, non solo disegni, progetti, schizzi e modelli di opere architettoniche, ma anche dipinti e opere grafiche, che portano la firma di artisti quali Levickij, Borovikovskij, Soroka, Borisov-Musatov, Sudejkin, Grabar’, Benois, Dobužinskij, Kandinskij e Suetin.
La prima parte della rassegna, nata da un’idea di Zelfira Tregulova e organizzata dal Ministero della Cultura della Federazione russa per l’Anno del turismo italo-russo e in occasione della Biennale, spiega come sia nata la fascinazione per l'opera di Andrea Palladio nella prima metà del XVIII secolo, all’epoca delle riforme di Pietro I che «aprirono una finestra sull’Europa».
Dalla fine del Seicento, poi, le idee dell'architetto italiano giocarono un ruolo sempre più importante, ispirando le opere di molti progettisti russi, come appare chiaramente nella costruzione di Pietroburgo. Tuttavia, la passione per l’opera palladiana conobbe il suo vero apogeo all’epoca di Caterina II. Desiderosa di apparire come una sovrana illuminata, la zarina fu promotrice delle più innovative tendenze artistiche provenienti dall’Europa non solo nelle arti visive, ma anche nell’architettura e chiamò alla sua corte due famosi architetti dell’epoca, Giacomo Quarenghi e Charles Cameron, convinti seguaci di Palladio, che esercitarono anche una forte influenza sullo sviluppo della Weltanschauung del grande maestro russo Nikolaj L’vov.
Non è un’esagerazione dire che fu proprio quest’ultimo artista a dare vita ad un fenomeno unico come quello dell’usad’ba russa, che coinvolgeva certamente l’architettura, con la costruzione di ville di campagne, ma anche l’arte nel suo complesso e soprattutto la vita quotidiana del tempo.
I lavori di Quarenghi, Cameron e L’vov contribuirono in buona parte all’avvento del «Secolo d’oro» della cultura russa, epoca che coincise con il regno di Alessandro I, meravigliosamente descritta nelle pagine dell’«Evgenij Onegin» di Puškin e di «Guerra e pace» di Tolstoj.
Non meno interesse per il palladianesimo si ebbe nel XX secolo, periodo caratterizzato da un entusiasmo generalizzato per il modernismo, che tuttavia non disdegnò un interesse per le forme neoclassiche, combinato alla nostalgia per la passata cultura delle usad’ba, come documentano i lavori degli architetti Žoltovskij, Fomin e Ščusev. Del resto, il carattere essenziale dello stile palladiano sembrava essere molto vicino all’estetica rivoluzionaria dell’avanguardia e, com’è noto, il costruttivista Mel’nikov era un fervente ammiratore dell’opera del maestro veneto.
Andrea Palladio influenzò anche l’architettura staliniana, nata dalla complessa fusione tra neoclassicismo e avanguardia. Basti pensare ai progetti dell'architetto Ivan Žoltovskij, che oltre a compiere l'ultima traduzione in russo dei «Quattro libri dell'architettura», una sorta di Bibbia dell’arte edificatoria, ne offrì nei suoi progetti una interpretazione visionaria.
L'opera del maestro continua ancora oggi ad affascinare i giovani progettisti russi. A chiudere la mostra è, infatti, un lavoro di Brodskij, creato all’alba del terzo millennio, dove si ritrovano quelle caratteristiche di utilità, durata e bellezza che erano per Andrea Palladio i fondamenti della progettazione, come già, prima di lui, aveva scritto Vitruvio: «tre cose in ciascuna fabrica deono considerarsi, senza le quali niuno edificio meriterà esser lodato; e queste sono, l'utile o commodità, la perpetuità, e la bellezza».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giacomo Quarenghi, Progetto incompleto della Cattedrale di Kazan’a Pietroburgo,1780. San Pietroburgo, Museo di Stato della storia di San Pietroburgo; [fig. 2] Benjamin Paterssen, Facciata del Palazzo di Tauride dal lato dei giardini, fine del XVIII secolo. San Pietroburgo, Museo di Stato dell'Ermitage; [fig. 3] Marian Peretiakovjc, Progetto per il Padiglione dell’Esposizione internazionale di Roma, 1911. San Pietroburgo, Museo dell’Accademia russa di Belle arti

Informazioni utili 
«Russia palladiana. Palladio e la Russia dal Barocco al Modernismo». Museo Correr – Secondo piano, piazza San Marco – Venezia. Orari: fino al 31 ottobre 2014, ore 10.00-19.00 (la biglietteria chiude un’ora prima); dal 1° novembre 2014, ore 10.00-17.00 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietti: intero € 16,00, ridotto € 14,00 o € 8,00, scuole € 5,50, gratuito per i residenti e nati nel Comune di Venezia e per gli aventi diritto per legge. Informazioni:  call center 848082000 (dall’Italia) o +39.04142730892 (dall’estero). Sito internet: www.correr.visitmuve.it. Fino al 10 novembre 2014.

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