martedì 3 novembre 2015

Firenze, agli Uffizi si ricompone il «Trittico» di Antonello da Messina

Un Antonello da Messina per un Vincenzo Foppa: parte da uno scambio virtuoso di opere d’arte che vede protagonisti il Ministero dei beni culturali, la Regione Lombardia e il Comune di Milano il progetto artistico, fortemente voluto da Vittorio Sgarbi, che, per i prossimi quindici anni, permetterà ai visitatori degli Uffizi di Firenze di vedere nella sua interezza un trittico dell’autore siciliano, comprendente due lavori già presenti nella collezione del museo toscano -la «Madonna col Bambino» e il «San Giovanni Evangelista»- accostati a una terza opera -il «San Benedetto»-, proveniente dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco di Milano.
I due capolavori di Antonello da Messina inseriti nelle collezioni degli Uffizi giunsero a Firenze grazie all’impegno dell’allora Ministro per i beni culturali, Antonio Paolucci, che li fece acquistare nel 1996 tramite l’antiquario Giancarlo Gallino di Torino.
L’acquisto delle due tavole, come anche dello «Stemma Martelli» di Donatello (oggi al Museo nazionale del Bargello), ottemperava alla volontà testamentaria di Ugo Bardini, figlio del famoso antiquario Stefano Bardini, che aveva nominato erede universale lo Stato italiano affinché venissero acquistate una o due opere d’arte da destinare agli Uffizi o al Bargello, di valore pari a quello dell’eredità.
Le due tavole pervennero al museo fiorentino sono qualche anno dopo, nel 2002, al termine delle indagini diagnostiche e della revisione del restauro cui furono sottoposti presso l’Istituto centrale del restauro di Roma.
Gli Uffizi si arricchivano così di un prezioso frammento del catalogo pittorico di Antonello da Messina, composto -come è risaputo- da pochissimi pezzi; ma l’opera era tuttavia “mutila”, poiché le due tavole giunte a Firenze altro non erano se non le parti d’un trittico (forse addirittura un polittico) che includeva anche il «San Benedetto», acquisito nel 1995 dalla Regione Lombardia attraverso la casa d’aste Finarte ed esposto al Castello Sforzesco. Quest’ultima opera ha, da poco, lasciato il museo milanese e verrà sostituita nel percorso espositivo, per i prossimi quindici anni, da una tela del pittore bresciano Vincenzo Foppa, la «Madonna con il Bambino e un angelo», appartenente alla collezione degli Uffizi.
«Le tre tavole, parti di una pala d’altare che comprendeva forse altri pannelli laterali e cimase, costituiscono -ricorda Daniela Parenti, direttore del Dipartimento del Medioevo e del primo Rinascimento degli Uffizi- la più importante delle acquisizioni recenti nel catalogo di Antonello da Messina, sebbene di esse si conosca, in modo piuttosto lacunoso, solo gli ultimi quarant’anni di storia».
Secondo quanto riportato da Federico Zeri, le opere appartenevano a una signora di Piacenza, il cui padre le avrebbe scovare nei dintorni di Messina, e da lì finirono in una collezione privata a Bologna, dove illustri studiosi quali Carlo Volpe e Fiorella Scricchia Santoro, solo per fare due nomi, ebbero modo di visionarle e di riconoscerle unanimemente come opera di Antonella da Messina, grazie anche alla rimozione di una ridipintura settecentesca eliminata nel frattempo.
Secondo l’opinione corrente, il trittico era stato realizzato dal pittore siciliano prima della sua partenza per Venezia, documentata negli anni tra il 1475 e il 1476, e doveva essere stato ideato per il monastero di Palma di Montichiaro. Ricorda, infatti, Daniela Parenti che «la ricca carpenteria con archetti tripartiti di cui era dotata la pala d’altare e il fondo d’oro rimandano a modelli iberici di gusto ancora tardogotico che difficilmente Antonello avrebbe scelto di adottare dopo il periodo veneziano e la conoscenza di Giovanni Bellini».
«Stringenti affinità compositive e stilistiche con la pala d’altare con la Madonna in trono e i santi Gregorio e Benedetto nel museo regionale di Messina, proveniente dalla chiesa di San Gregorio e datata 1473, inducono a proporre per il trittico -precisa la studiosa- una cronologia non troppo distante da questa data».
La ricomposizione del trittico, visibile dal 3 novembre nella Sala 20 degli Uffizi, permette di leggere meglio l’ampiezza dello spazio continuo entro il quale stanno le figure, i cui corpi proiettano ombre in diagonale che sconfinano nei pannelli adiacenti.
«Il «San Benedetto», impropriamente identificato talvolta con un santo domenicano, -racconta ancora Daniela Parenti- è raffigurato in vesti vescovili e il pastorale con la terminazione in forma di drago che allude al veleno offertogli col vino da alcuni monaci insofferenti alla sua regola. Nel dipinto si apprezza, ancor più che nella superficie pittorica impoverita dei pannelli degli Uffizi, la sapiente stesura di Antonello da Messina, attento alla resa delle luci sui ricami metallici nel piviale del santo e alla trasparenza dell’iride degli occhi».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Antonello da Messina, «Madonna col Bambino, angeli e i santi Giovanni evangelista e Benedetto», s.d. (foto Vittorio Calore); [fig. 2] Antonello da Messina, «Madonna col Bambino», s.d. (foto Vittorio Calore); [fig. 3] Antonello da Messina, «Giovanni evangelista», s.d. (foto Vittorio Calore); [fig. 4] Antonello da Messina, «San Benedetto», s.d. (foto Vittorio Calore)
Informazioni utili 
Galleria degli Uffizi, Piazzale degli Uffizi, 6 – Firenze. Orari: martedì-domenica, ore 8.15-18.50; chiuso il lunedì; la biglietteria chiude alle ore 18.05; le operazioni di chiusura iniziano alle ore 18.35.Ingresso: intero € 12,50; biglietto ridotto € 6,25; gratuito per gli aventi diritto. Informazioni utili: tel. 055.2388651. Sito internet: www.polomuseale.firenze.it.

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