lunedì 4 novembre 2019

«Modulazione Ascendente», una nuova vita per la scultura di Fausto Melotti alla Gam di Torino

Con il passare del tempo il sole e la pioggia avevano ossidato e annerito il rame di cui è composta. «Modulazione Ascendente» di Fausto Melotti (Rovereto, 8 giugno 1901 – Milano, 22 giugno 1986), l’opera che accoglie, dal 1993, i visitatori all’ingresso della Gam – Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, meritava da tempo un serio intervento di restauro.
A compiere i lavori di pulitura e ripristino, durati circa tre mesi, è stato Federico Borgogni, con la supervisione di Elena Volpato, conservatore del museo, e con la collaborazione della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Torino.
L’intervento è stato reso possibile grazie alla generosità della Compagnia De’ Juliani, associazione no profit, nata nel 2001, con la missione di dare un contributo sempre maggiore al territorio di appartenenza, attraverso iniziative di valore sociale e culturale.
«Modulazione Ascendente» ha ritrovato così il suo colore ramato originale e la sua leggiadra poesia, frutto di un gioco di sottili lamine metalliche, per un totale di quattro lastre e ventuno elementi a forma di stella, freccia e mezzaluna, che vanno a formare un segno zigzagante, ritmico e aereo, proteso verso il cielo.
Ideata nel 1977 da un Fausto Melotti ormai in età matura, l’opera è giunta alla GAM - Galleria civica d'arte moderna e contemporanea nel 1992, dopo essere stata acquisita e concessa in comodato d’uso dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, ente che dalla sua fondazione, nel 1982, ha incrementato significativamente le collezioni del museo torinese con disegni, pitture e sculture dell’Ottocento e Novecento, firmate, tra gli altri, da Palagi, Hayez, Pellizza da Volpedo, Morbelli, Balla, Casorati, de Chirico, de Pisis, Morandi, Vedova, Burri.
La scultura, che emana tutta la tensione musicale fatta di vuoti e pieni che è la cifra dell’artista roveretano, è stata riposizionata negli spazi della Gam a metà ottobre in una posizione nuova rispetto al passato: non più al centro del giardino, ma davanti ai bambù, così da poter essere ammirata in tutti i suoi dettagli e da non confondersi con la struttura architettonica del museo.
Prima dell’intervento di restauro, l’opera mostrava problemi di «corrosione dalla colorazione chiara», c’erano incrostazioni, patine di colore scuro e lievi fenomeni di esfoliazione.
Nello specifico, «tutte le superfici -raccontano dalla Gam- risultavano interessate da diffusi depositi di particellato atmosferico e di aggregati di diversa natura e coerenza, per lo più aderenti al substrato. Le parti maggiormente esposte all’azione degli agenti atmosferici e degli inquinanti, come le lastre dove alloggiano gli elementi che costituiscono l’opera, mostravano corrosione dalla colorazione chiara; le zone in sottosquadro, al riparo del dilavamento, erano, invece, prevalentemente interessate da incrostazioni e patine di colore scuro».
Il restauro -spiegano ancora dal museo torinese- è stato condotto con due metodi differenti. «Nella prima fase è stata eseguita una pulitura meccanica, mediante l’utilizzo di spazzole di cotone sulle quali veniva steso uno strato di cera con ossidi di metallo sotto forma di macro sfere. Successivamente, dopo aver rimosso le ossidazioni di colore verde, è stata eseguita una pulitura chimica a tampone con soluzione di Edta (sale bisodico e tetrasodico)».
Si rinnova, dunque, il biglietto da visita della Gam, che in questi giorni di inizio novembre presenta più di un motivo per una gita fuori porta. Sempre nel giardino è possibile, per esempio, vedere, fino al prossimo 19 gennaio, l’installazione site-specific «The Caliph seeks Asylum (Il Califfo cerca Asilo)» dell’artista saudita Muhannad Shono (Riyadh, Arabia Saudita, 1977), inaugurata nei frenetici giorni di Artissima. Si tratta di un’opera realizzata con tremilacinquecento tubi in pvc nero, decorati con minute raffigurazioni tratte dagli antichi volumi miniati della cultura arabo-islamica andati distrutti nella caduta di Baghdad, disposti come un accampamento di fortuna.
Internamente, negli spazi dedicati alle esposizioni permanenti, è, invece, allestita una mostra antologica di Paolo Icaro (Torino, 1936), sempre per la curatela di Elena Volpato, che racconta cinquantacinque anni del lavoro dell’artista, dal 1964 al 2019, compendiati in una cinquantina di opere, alcune realizzate appositamente per l’esposizione.
Mentre in Videoteca, spazio che compie quest’anno vent’anni dall’apertura, è visibile fino al prossimo 8 marzo un omaggio a Gino De Dominicis, prima di sei esposizioni, a cura di Elena Volpato, che indagheranno anche la ricerca video di Giuseppe Chiari, Alighiero Boetti, Claudio Parmiggiani, Vincenzo Agnetti e Jannis Kounellis, promosse dal museo torinese in collaborazione con l’Archivio storico della Biennale di Venezia. Per l’occasione sarà possibile vedere due video che affrontano in modo diverso il tema dell’eternità: «Videotape» del 1974, con una donna che ci guarda e che si sente a sua volta guardata, e «Tentativo di volo» del 1969, che si propone come verifica dell’immortalità filogenetica, parlando di un compito impossibile passato da padre a figlio.
Nella Wunderkammer, infine, è stata da poco inaugurata la mostra «Primo Levi. Figure», a cura di Fabio Levi e Guido Vaglio, con una selezione significativa dei lavori in filo metallico, realizzati dal grande scrittore e intellettuale torinese tra il 1955 e il 1975. Gli animali sono la prima fonte di ispirazione, ma non mancano le creature fantastiche e la figura umana.
Accostarsi a questi lavori, esposti fino al prossimo 26 gennaio con il progetto di allestimento di Gianfranco Cavaglià e la collaborazione di Anna Rita Bertorello, consente di aprire una straordinaria finestra sul mondo di Levi (nella foto accanto, in uno scatto di Mario Monge): un mondo di competenze e di sensibilità molteplici e ricchissime, ben al di là dell’immagine univoca, più nota e diffusa, di testimone della persecuzione e della deportazione. Ne emerge una figura ricca e complessa, nella quale convivono la formazione del chimico, una solida cultura letteraria classica, la passione per le lingue, le etimologie e i giochi di parole, l’alpinismo, il fantastico, l’ironia e l’umorismo, una curiosità aperta per le più recenti espressioni artistiche, un interesse vivo e competente per la matematica, la fisica, le scienze naturali.
Un calendario di appuntamenti, dunque, ricco quello della Gam di Torino per le prossime settimane, che si arricchisce tutti i sabati e ogni primo martedì del mese di visite guidate alle proprie collezioni, dove si possono ammirare opere di Morandi, Casorati e De Pisis, con testimonianze delle Avanguardie storiche internazionali, tra cui opere di Paul Klee e Picabia fino ad arrivare alle sperimentazioni dell’Arte Povera con i lavori di Boetti e Pistoletto.

Informazioni utili
GAM - Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino, via Magenta, 31 – Torino. Orari: martedì – domenica, ore 10.00-18.00, chiuso lunedì (la biglietteria chiude un’ora prima). Ingressi: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito ragazzi fino ai 18 anni. Informazioni per il pubblico: tel. 011.4429518. Sito Internet: www.gamtorino.it.

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