martedì 28 luglio 2020

«La riscoperta di un capolavoro»: ricostruito a Bologna il Polittico Griffoni

È il 1725 quando l’ambizioso monsignor Pompeo Aldrovandi (1668-1742), cardinale di Bologna dal 1734, acquisisce una cappella nella Basilica di San Petronio, la sesta a sinistra, quella che era stata della famiglia Griffoni e poi del casato dei Cospi. La smania di grandezza del prelato è così sconfinata che l’intera struttura viene ridisegnata; il progetto viene affidato agli architetti Alfonso Torreggiani e Francesco Maria Angelini (1680-1731), che trovano obsoleta la maestosa pala d’altare contenuta all’interno della cappella, realizzata tra il 1470 e il 1472 dai ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti.
Il polittico viene così smembrato; le singole porzioni figurate a «quadri di stanza» vengono destinate alla residenza di campagna della famiglia Aldrovandi a Mirabello, nei pressi di Ferrara, e nel corso dell’Ottocento entrano nel giro del mercato antiquario e del collezionismo. Mentre la cornice, opera di Agostino de' Marchi da Cremona, viene distrutta.
Oggi quei dipinti sono collocati in nove musei, la metà dei quali fuori dai confini nazionali: la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Louvre di Parigi, la National Gallery of Art di Washington, la collezione Cagnola di Gazzada (a Varese), i Musei vaticani, la Pinacoteca nazionale di Ferrara, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam e la collezione Vittorio Cini di Venezia.
La pala di Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti, dedicata a san Vincenzo Ferrer, è così diventata, nel corso dei secoli, un vero puzzle da ricomporre. Il primo ad averci provato è stato, nel 1888, lo storico dell’arte lombardo Gustavo Frizzoni; gli ha fatto seguito, nel 1934, Roberto Longhi, nel suo saggio critico «Officina ferrarese».
Il ritrovamento, negli anni Ottanta, di uno schizzo del polittico allegato a una corrispondenza del pittore Stefano Orlandi con monsignor Pompeo Aldrovandi, ha fornito la prova documentaria dell’esattezza quasi totale dell’ipotesi dello studioso piemontese.
A cinquecento anni dalla sua realizzazione e a trecento dalla sua dispersione, i vari frammenti del polittico sono tornati a Bologna, città di cui oggi possiamo riscoprire la giusta centralità nel panorama del Rinascimento italiano, e sono stati ricomposti nelle sale di Palazzo Fava, museo della rete Genus Bononiae, con il contributo di Carisbo – Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, nell’ambito della mostra-evento «La riscoperta di un capolavoro».
L’appuntamento è di quelli da non perdere per ammirare l'espressività potente e raffinata di Francesco del Cossa e del suo aiutante Ercole de’ Roberti, che con il loro stile così innovativo per il tempo, di grande realismo, ci restituiscono un gruppo di santi eleganti e solenni, da San Pietro a Santa Lucia, da San Giovanni Battista a Santa Caterina d’Alessandria, da Sant’Antonio a Santa Apollonia. «Con il Polittico – spiega, infatti, Mauro Natale, curatore della mostra- si inventa un nuovo canone di resa dello spazio e dei volumi. La strada verso la modernità indicata dai due ferraresi può considerarsi alternativa a quella di Piero della Francesca e Andrea Mantegna».
Il percorso espositivo, dal taglio volutamente filologico, è frutto di due anni di lavoro e si articola in due sezioni: al piano nobile di Palazzo Fava sono visibili, per la curatela di Mauro Natale e Cecilia Cavalca, le sedici tavole originali a oggi superstiti provenienti dai musei prestatori, oltre alla ricostruzione del Polittico Griffoni, una perfetta riproduzione dell’originale realizzata da Factum Foundation di Adam Lowe, che ci fa vedere la pala d’altare così come dovette apparire ai bolognesi di fine Quattrocento.
Al secondo piano è, invece, visibile la mostra «La materialità dell’aura: nuove tecnologie per la tutela», che mostra attraverso video, immagini e dimostrazioni con gli strumenti di scannerizzazione 3D l’operato di Factum e l’importanza che assumono le tecnologie digitali nella tutela, registrazione e condivisione del patrimonio culturale, proprio a partire dal lavoro svolto sulle tavole originali del Polittico Griffoni.
Lungo il percorso espositivo si possono osservare da vicino anche alcuni «capolavori perduti» e ricostruiti a partire da un lungo lavoro di investigazione, come le «Ninfee» di Monet, quadro danneggiato nel 1958 da un grave incendio, o i «Sei girasoli in un vaso» di Van Gogh, dipinto distrutto nel bombardamento americano di Ashiya nel 1945. La mostra presenta, inoltre, alcuni progetti realizzati per la città di Bologna, come la documentazione 3D dei portali della facciata di San Petronio e quella della Mappa conservata in Vaticano, la cui riproduzione è oggi visibile a Palazzo Pepoli. Factum ha, inoltre, eseguito anche la scansione del celebre «Compianto sul Cristo Morto» di Niccolò dell’Arca, nella chiesa di Santa Maria della Vita, uno dei più celebrati capolavori del Rinascimento bolognese e italiano.
La mostra «La riscoperta di un capolavoro» è diventata anche un documentario della 3D Produzioni, realizzato in esclusiva per Sky Arte. Girato nelle settimane precedenti il lockdown e visibile dal 1° giugno on-demand su Sky, il film è il racconto per immagini di un’opera dispersa per il mondo, delle persone e vicende che ne hanno segnato il destino, e del suo ritorno a casa, poco lontano dal luogo, la Basilica di San Petronio, per cui era stata realizzata. Una storia di grande fascino, questa, che ci riporta all’epoca dei Bentivoglio quando Bologna gareggiava con la Firenze dei Medici e la Ferrara degli Este per importanza e splendore.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1]Ipotesi di ricostruzione del Polittico Griffoni; [fig. 2] Polittico Griffoni. Angelo Annunciante. Collezione Cagnola, Gazzada; [fig. 3] Polittico Griffoni. Vergine Annunciata. Collezione Cagnola, Gazzada; [fig. 4] Polittico Griffoni. Santa Lucia. National Gallery of Art, Washington

Informazioni utili

«La riscoperta di un capolavoro», con le due sezioni «Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna» e «La materialità dell’aura: nuove tecnologie per la tutela». Palazzo Fava, via Manzoni, 2 – Bologna. Orari: da lunedì a domenica, ore 9.00 – 22.00 (con accesso in mostra fino a un’ora prima della chiusura). Ingresso: intero € 15,00 euro e varie forme di ridotto da € 10,00 a € 12,00. Norme anti-Covid19: per l’accesso alla mostra è obbligatorio effettuare la prenotazione on-line dal sito di Genus Bononiae (consente di scegliere direttamente il giorno e l’orario di visita) prenotando telefonicamente allo 051 19936343 (dal lunedì al venerdì dalle ore 11 alle ore 16) o via mail scrivendo a esposizioni@genusbononiae.it, pagando poi alla cassa al momento del ritiro del biglietto. La permanenza all’interno del Palazzo non potrà superare 1 ora. Potranno accedere in mostra 35 persone ogni 30 minuti, per rispettare i distanziamenti tra le persone, facendo sì che ogni singolo visitatore abbia a disposizione 4mq. Sito internet: https://genusbononiae.it.Fino al 10 gennaio 2021. La mostra è prorogata fino al 15 febbraio 2022.   

1 commento:

Annamaria Sigalotti ha detto...

VIRTUAL TOUR PER IL POLITTICO GRIFFONI

La mostra riaprirà in modalità digitale da venerdì 4 dicembre, grazie a un tour virtuale accessibile dal sito www.genusbononiae.it.
La visita interattiva, al costo di 5 euro, si compone di un percorso lungo tutta la mostra con vari tag che consentono al visitatore non solo di ascoltare la voce narrante che racconta l’opera e il contesto artistico e culturale in cui fu creata, ma anche di vedere brevi video che entrano nel dettaglio delle singole tavole e delle loro peculiarità, la loro descrizione critica, curiosità e aneddoti sulle figure rappresentate.
L’alta qualità della digitalizzazione consente, infine, di zoomare le opere senza perdere il minimo dettaglio.
La visita virtuale può infatti diventare anche un originale dono natalizio, certamente gradito da chi in questi mesi sta soffrendo la chiusura di mostre e musei e un gesto ‘simbolico’ di sostegno al mondo dell’arte, provato dallo stop imposto dalla pandemia.
L’acquisto del biglietto per il tour virtuale consentirà ai possessori di usufruire – alla riapertura dei musei – di un ingresso a costo ridotto in una delle sedi del circuito Genus Bononiae.
Il pacchetto visita + catalogo – al costo del solo catalogo, pari a 34 euro – è acquistabile a Palazzo Fava. (previo appuntamento alla mail chiara.fassio@genusbononiae.it o al numero 05119936343) o all’info point Bologna Welcome di piazza Maggiore.
Molte le novità in arrivo anche su piattaformaventiventi.genusbononiae.it.

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