venerdì 17 dicembre 2021

Rinasce la rivista d’arte FMR, «la perla nera dell’editoria mondiale»

Era il 1982 quando Franco Maria Ricci presentava il primo numero di una rivista destinata a diventare «la perla nera dell’editoria mondiale»: «FMR». Quella pubblicazione, che voleva «mostrare l’arte come non era mai stata mostrata», si affermò sul mercato per «l’originalità delle scelte, l’eleganza della veste, la qualità dei testi», lasciando orfani i suoi tanti collezionisti quando nei primi anni Duemila, dopo 163 numeri e con il passaggio del marchio alla società «Art’è» di Marilena Ferrari, cessava le uscite.
Il prossimo solstizio di inverno, «FMR» rinasce, rendendo concreto un sogno dello stesso Franco Maria Ricci che, dopo la costruzione del Labirinto del Masone e sino alla fine dei suoi giorni, aveva cercato di riacquisire la proprietà della rivista. Nell’intento sono riusciti, alla fine del 2020, i suoi eredi e in questi giorni è in pubblicazione il «Numero Zero», un regalo di Natale per chi, sottoscrivendo un abbonamento annuale, voglia lasciar sedurre il suo sguardo e la sua mente dalle immagini e dai testi che impreziosiranno i quattro numeri in uscita nel 2022.
A rendere possibile tutto questo è una nuova redazione, guidata da Laura Casalis e dal direttore Edoardo Pepino, che vanta un pétit comité di consiglieri composto da Giorgio Antei, Massimo Listri, Giovanni Mariotti, Gabriele Reina e Stefano Salis. È già, inoltre, lunga la lista di stimati studiosi e scrittori che hanno salutato con gioia la rinascita della rivista e che doneranno ai lettori la loro competenza e penna in questo numero e nei prossimi in programma. Héctor Abad Faciolince, Pietro Citati, Orhan Pamuk, Christian Beaufort- Spontin, Jean Blanchaert, Gian Carlo Calza, David Ekserdjian, Sylvia Ferino, Caterina Napoleone, Pierre Rosenberg, Vittorio Sgarbi, Edward Sullivan e Óscar Tusquets Blanca sono alcuni di questi.
Tutto è già pronto. La pubblicazione che dà nuova linfa all’avventura di «FMR», ritornando a offrire ai lettori «una scuola per lo sguardo», è stampata da Grafiche Milani, una delle tipografie storiche del capoluogo lombardo, a cinque colori su carta, rilegata in brossura, con formato 23 x 30 centimetri, 132 pagine stampate a colori, carta Tatami Fedrigoni 170 gr/m2 per le pagine interne, carta Tatami Fedrigoni da 300 gr/m2 plastificata con film lucido per la copertina.
Il sipario si sta, dunque, aprendo. Lo spettacolo sta per iniziare . «Abbiamo accordato gli strumenti – scrive Laura Casalis, moglie di Franco Maria Ricci, mutuando il linguaggio dal mondo del teatro e della musica - e siamo pronti ad andare in scena, siamo già all’«Ouverture»: ecco il Numero Zero con cui torna «FMR», la rivista d’arte che ha stregato il mondo e che resta senza uguali». Viene già da applaudire solo per questo, per poter riprendere tra le mani un sogno fatto di carta, con i colori che risaltano dal fondo nero, come in teatro quando si fa il buio in sala, e i caratteri Bodoni che parlano il linguaggio dell’eleganza, quella di chi sa che la semplicità e l’attenzione al dettaglio sono la carta vincente.
«FMR» sarà pubblicata in due edizioni, italiana e inglese, e sarà un «dono di stagione», perché uscirà quattro volte all’anno. Gli argomenti saranno gli stessi che hanno caratterizzato il passato, glorioso e mitologico, della rivista: storia dell’arte, design, architettura, e in generale argomenti «ove ogni sorpresa, ogni avventura dell’occhio si trasforma in uno stimolo per la fantasia e per la mente».
La nuova pubblicazione si apre e si chiude con due rubriche: «Hors d'oeuvre» e «Mignardises», «degli antipasti – si legge nella nota stampa - per stuzzicare l’appetito e delle delizie per terminare il pasto con qualcosa di dolce». Le prime pagine del «Numero Zero», «un fuori serie», sono, poi, occupate da uno scritto inedito di Franco Maria Ricci per la rubrica «Quattro venti», nel quale è raccontato l’ultimo viaggio dell’intellettuale emiliano in Portogallo e la sua visita al Monastero dos Jerónimos.
Per la rubrica «Congetture», Bruno Zanardi ci porta, invece, alla scoperta di un insolito ritratto di Dante Alighieri che nasconde dietro la cornice, un misterioso foglietto con il nome Degas. In chiusura ci sono le rubriche «Aste», a cura di Massimo Navoni, e «Biblioteca», a firma di Carlo della Grivola, nel quale è presentata una recensione del volume «La Chine en Miniature» della Franco Maria Ricci Editore, un ritratto della Cina del XVIII secolo curioso ed eclettico, oltre che incredibilmente dettagliato, con quasi duecento affascinanti illustrazioni.
Mentre gli articoli di questo numero da collezione sono cinque. Ne «L’amore lungo di Alex e Rhoda», Giovanni Mariotti ha scelto tredici tele del pittore canadese Alex Colville che tracciano uno straordinario racconto d’amore durato settant’anni. Gian Carlo Calza firma, invece, «Tagasode ‘Di chi quelle vesti?’», la domanda senza risposta che un poeta formulò alle origini della letteratura giapponese e che secoli più tardi ispirò artigiani geniali nella creazione dei paraventi, manufatti trasognati che toccano con estrema delicatezza la corda dell’Eros. Mentre «Il sorriso Totonaca» di Giorgio Antei rivela come dagli scavi nella regione di Veracruz, sulle alture del sud del Messico, nonostante l’aridità del paesaggio, è venuta alla luce una gaiezza mai vista: a tutte le figure emerse un misterioso sorriso o un’aperta risata illumina il volto. 
Ne «Il vangelo secondo Gaudenzio», Vittorio Sgarbi svela, quindi, le meraviglie che si celano dietro la severità delle chiese francescane, come il santuario della Madonna delle Grazie a Varallo, dove Gaudenzio Ferrari ci ha lasciato una versione rinascimentale della «Biblia Pauperum» di sfolgorante bellezza. Infine, il pezzo a quattro mani «Arcs de cel» vede Pablo Bofill e Nicolas Véron raccontare lo scultore e architetto Xavier Corberó, protagonista di una stagione artistica che ha elevato la Catalogna a capitale della modernità.
«La rivista più bella del mondo» è, dunque, pronta a ritornare sul mercato. Nell’epoca delle pubblicazioni digitali, la carta, con il suo frusciante e persistente fascino, vince ancora una volta. Sarà bello, di stagione in stagione, sedersi in poltrona sul fare della sera, alla luce di una lampada, per sfogliare e leggere un gioiello fatto di parole e immagini, un libro-rivista da conservare, come tutti gli oggetti preziosi, in un elegante astuccio da collezione.

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