giovedì 16 dicembre 2021

A Venezia un nuovo showroom per il marchio di tessuti Fortuny

Ci sono due spazi a Venezia che portano avanti il pensiero dello scenografo, pittore, stilista, incisore, designer e inventore spagnolo Mariano Fortuny (Granada, 11 maggio 1871 – Venezia, 3 maggio 1949), uomo dall’incalcolabile talento, più volte celebrato nella «Recherche» di Marcel Proust, che disegnò i modelli «alla greca» - le tuniche «Delphos» - per la ballerina Isadora Duncan e gli abiti di scena che Eleonora Duse, la «Divina» del teatro italiano, indossò nella tragedia «Francesca da Rimini» di Gabriele D’Annunzio. Uno è la casa-museo nel sestiere di San Marco, con ingresso da campo San Beneto, esempio magistrale di gotico veneziano che conserva al proprio interno i tessuti, gli abiti, le collezioni dell’artista, la cui visita termina nello scenografico atelier dell’ultimo piano, un laboratorio delle meraviglie che vide la nascita della plissettatura (il brevetto è del 1909) e del velluto di seta stampato. L’altro è la fabbrica tessile, che Mariano Fortuny fondò nel 1919 alla Giudecca, all’interno di un caratteristico edificio in mattoni rossi, che precedentemente fu sede del convento San Biagio, chiuso in epoca napoleonica.
Da cento anni questa azienda segna la storia del tessuto, conquistando il jet set internazionale, dall’Italia alla Spagna, per giungere al mercato statunitense. Con i macchinari d’epoca brevettati dallo stesso Mariano Fortuny, ancora oggi, sotto la guida dei fratelli Mickey e Maury Riad, si stampano tessuti di purissimo cotone che ripropongono i disegni dell’archivio storico (circa quattrocentocinquanta), ricolorati e rifiniti a mano.
La formula è segreta, custodita con riservatezza da una quindicina di operai, che, di giorno in giorno, rinnovano la sapienza artigiana di un artista totale, nell’accezione wagneriana del termine, che non solo ha saputo rendere il cotone simile ai più pregiati broccati di seta, ma è stato anche capace di rinnovare l’illuminazione teatrale con la Cupola Fortuny, un sistema che potenzia l’effetto illusorio della profondità della scena, adottato anche dalla Scala di Milano nel 1921.
Dopo la morte dell’artista spagnolo, nel 1949, la fabbrica ha, infatti, continuato a vivere grazie alla decisione della moglie di Mariano Fortuny, Henriette Negrin, che ha venduto il marchio alla interior designer newyorkese Elsie McNeill Lee, che l’ha, a sua volta, ceduto all’amico e legale Maged Riad, di origine egiziana, il padre degli attuali proprietari.
Nel 2022 l’azienda veneziana, uno degli status symbol del made in Italy, compie cento anni di attività. I primi tessuti firmati Fortuny uscirono, infatti, dall’edificio lagunare, all'ombra del Molino Stucky, nel 1922.
«Always beautiful never the same» («Sempre bellissimo, mai lo stesso») è la filosofia che da allora anima la produzione tessile dell’azienda, ospite d’onore in luoghi che sono da sempre sinonimo di lusso come l’hotel Gritti, Ca’ Rezzonico, villa Feltrinelli sul lago di Garda, l’hotel Excelsior al Lido, il Museo Carnavalet di Parigi e il Metropolitan di New York.
Per festeggiare l’anniversario è stato da poco inaugurato il nuovo showroom. Luce, riflesso, colore, viaggio, influenza, teatro: sono le sei parole chiave che hanno animato il progetto, firmato dall’architetto veneziano Alberto Torsello, compasso d’oro nel 2018, con all’attivo restauri architettonici per icone come Palazzo Ducale, il Fondaco dei Tedeschi, e la Scuola Grande della Misericordia a Venezia.
Il progettista, neo direttore artistico di Fortuny, ha ideato una vera e propria macchina scenica, un sistema per esporre non solo i preziosi tessuti realizzati nell’edificio in mattoni rossi, ma anche la storia, il senso e l’identità di questi manufatti antichi e bellissimi.
Fedele alla visione del suo fondatore, l'edificio è scandito da tre concetti ben precisi che si trasformano in altrettanti spazi: l’ingresso, la casa della memoria, il teatro.
Il primo è il luogo dell’accoglienza. Qui, intorno a un tavolo che avvolge una tipica scala veneziana stretta e ripida, si entra nel mondo creativo del brand Fortuny, che distilla nel tessuto pittura e rappresentazione, luce e architettura.
Il secondo spazio è la casa della memoria dove cuscini di varie dimensioni sono installati come opere d’arte in una libreria che sembra una quinta teatrale. Ogni elemento d’arredo coniuga identità e memoria, antico e contemporaneo. Ne è esempio l’archivio di tirelle site specific, progettato e incastonato fra due finestre da cui si vede il verde del canale.
Il terzo spazio è quello del teatro; qui Alberto Torsello ha creato un sistema espositivo in cui i rulli dei tessuti installati a soffitto sviluppano la possibilità di calare dall’alto le stoffe, come si fa con un sipario. In questa parte dello showroom i tessuti diventano elementi architettonici, pareti mobili, quinte teatrali intercambiabili che formano ambienti e luoghi ogni volta diversi e ammalianti. Tutto parla di Mariano Fortuny, del suo amore per il bello, della sua passione per la sperimentazione, della sua capacità di rendere nuovo il passato, del suo amore per Venezia, la città di luce e acqua, dai riflessi abbaglianti e dai colori cangianti.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2 ] Foto di Alessandra Chemollo; [figg. 3, 4 e 5] Foto di Colin Dutton 

Informazioni utili 

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