martedì 1 marzo 2022

La cultura contro la guerra: dalle iniziative social di #museumsagainstwar alle sirene d’allarme dei teatri italiani


«L’Italia ripudia la guerra». Il mondo dell’arte lavora, a suo modo, per la pace. Il Ministero della Cultura ha, per esempio, lanciato la campagna digitale «la cultura unisce il mondo», che sta coinvolgendo in queste ore musei, biblioteche, archivi e istituti culturali statali. Centinaia di realtà di tutto il Paese sono impegnate, giorno dopo giorno, a condividere sui propri profili social, con gli hashtag #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar, immagini significative riguardanti il dolore e la sofferenza della guerra o, al contrario, l’armonia e la prosperità del tempo di pace. Dal Museo egizio di Torino, con l’amuleto ankh di lunga vita e protezione, a Capodimonte, con l’«Allegoria della Giustizia» di Giorgio Vasari, dal Museo archeologico nazionale di Orvieto, con una testa equina lapidea che ricorda la stravolta espressione del cavallo di «Guernica», a quello di Reggio Calabria, con i bronzi di Riace, il Web è un vero e proprio tripudio di colombe, ramoscelli d'ulivo, amuleti e abbracci. 

Tra le iniziative più incisive a livello comunicativo c’è quella della Pinacoteca di Brera che espone on-line la sua collezione di libri per bambini in lingua ucraina, «nella speranza – dichiara il direttore James Bradburne - che possano essere letti ai più piccoli spaventati e rifugiati in casa o sottoterra. La voce umana e il sapere possono essere d’aiuto e dare conforto. Tutti noi, insieme ai bambini, dobbiamo alzare la voce e gridare: Basta con la guerra!».
 
Sul Web è appena partito, con la diffusione on-line di due opere di Angelo Zuena («Angelo cosmonauta», 2018) e Francesco Verio («No War», 2022; nell'ultima foto), anche il progetto «Arte per la pace», lanciato dallo Spazio Comel di Latina. La galleria laziale ha deciso di diffondere attraverso i propri canali social messaggi di pace e solidarietà nei confronti delle vittime del conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Dal 1 °al 20 marzo gli artisti sono invitati a partecipare, inviando al numero Whatsapp 371.4466655, la foto di un’opera che parli di fratellanza, amore e di unione tra i popoli con la relativa didascalia ed eventualmente una frase di commento. Le immagini saranno raccolte nell’album #allospaziocomelarteperlapace e pubblicate sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram della galleria. Per richiedere maggiori informazioni è possibile inviare una email all’indirizzo info@spaziocomel.it.

L'onda d'urto dell'arte contro la guerra ha visto anche illuminare con i colori della bandiera dell’Ucraina, il giallo e il blu, monumenti simbolo del nostro Paese come il Colosseo, i templi di Paestum, il Cristo di Maratea o l’arco di Traiano a Benevento, ma anche luoghi importanti di altri Stati europei, dalla porta di Brandeburgo a Berlino alla Torre Eiffel a Parigi.
 
Più concreta è, invece, l’iniziativa messa in campo dal Museo del cinema di Torino, che tra i primi ha aderito alla raccolta di farmaci necessari per la popolazione ucraina, organizzata dell'associazione «Made in Ucraine for Italy», diretta dall'attrice ucraina Oksana Filonenko e coordinata dal Consolato generale ucraino a Milano e dall'Ambasciata dell'Ucraina a Roma. Recandosi alla Mole Antonelliana sarà possibile lasciare medicinali e materiali di primo soccorso da inviare nelle città e nelle zone colpite dal conflitto in Ucraina.
Il Maxxi di Roma, invece, ha deciso di devolvere tutti gli incassi dei giorni di domenica 27 febbraio e domenica 6 marzo al fondo costituito da Unhcr Italia – Agenzia Onu per i rifugiati, Unicef Italia e Croce rossa italiana.

Anche il mondo del teatro si sta mobilitando contro la guerra. Lo fa facendo, prima di ogni spettacolo, con una sirena d’allarme, un suono che parla di emergenza, bombe e rifugi, a cui fa seguito un messaggio. Una voce registrata recita: «Quella che avete appena sentito è una sirena d’allarme ma ad essa non farà seguito nessuno colpo di cannone, nessuno strepito di mitragliatrice, nessuna esplosione di bombe, perché si tratta di un suono registrato, di un suono finto. Purtroppo, quello vero è tornato a risuonare in molte città abitate da donne, uomini e bambini che fino a ieri andavano a teatro, al cinema o a un concerto, proprio come noi stasera. Abbiamo deciso di introdurre lo spettacolo che sta per cominciare con questo suono per dire che il mondo del teatro italiano non è indifferente alla tragedia che si sta consumando in queste ore, che ripudia la guerra e che si stringe con commozione e solidarietà al dolore delle vittime».
Alla proposta, lanciata dal regista Andrea De Rosa, direttore di Tpe - Teatro Piemonte Europa, hanno già aderito i teatri nazionali di Roma e di Napoli, il Franco Parenti e il Carcano di Milano, il Biondo di Palermo, il Centro teatrale bresciano e il Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, ma anche alcune realtà francesi e tedesche come il Théâtre di Sete, il festival Sens Interdit di Lione, il Dieppe Scène Nationale.

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