venerdì 19 aprile 2024

Milano Design Week #5, una «Walk of design» a Tortona, ma anche nei distretti di Isola, Certosa e Maciachini

È uno dei quartieri più amati e frequentati di ogni Fuorisalone dai professionisti del design e della progettazione grazie al suo ricco cartellone di installazioni, tavole rotonde, talks e mostre, che accosta giovani designer emergenti a grandi brand. Tortona, il distretto che parte dalla stazione di Porta Genova e anima i Navigli, non delude le aspettative nemmeno quest’anno con la sua «Walk of design», una passeggiata attraverso luoghi iconici come il Ponte degli artisti, l’antica Fabbrica 14 con la sua distintiva ciminiera, la Torneria Traviganti, l’imponente complesso dell’ex Ansaldo, l’Opificio 31 e la Galvanotecnica Bugatti. Questi spazi di archeologia industriale regalano, infatti, una marcia in più agli eventi promossi per l’edizione 2024 del Fuorisalone, in cartellone fino al 21 aprile, dal «Superdesign Show» a «Tortona Rocks», passando per le iniziative di Base, senza dimenticare «Il giardino dell’Otium», una piccola oasi di pace, ristoro e cura della mente e del corpo, progettata da Nardi, in cui prendersi del tempo per sé a contatto con la natura, per, poi, proseguire la propria passeggiata nel distretto alla scoperta di «nuovi orizzonti» che provano a disegnare «il mondo di domani».

Raccontare le ultime tendenze del design anche attraverso le nuove tecnologie, stimolando una riflessione nello spettatore tramite installazioni immersive, è, per esempio, l’idea che sta alla base del «Superdesign Show», l’evento, nato nel 2000, dove si intrecciano mondi virtuali, tecnologie umanizzate, rispetto della natura, materiali rigenerati. Oltre 40 progetti provenienti da 11 nazioni del mondo e realizzati da 80 aziende, in uno spazio labirintico che si tinge di verde brillante, colore che parla di natura e serenità, invitano a pensare differente, immaginando nuovi scenari urbani, domestici e sociali, come suggerisce il tema dell’anno: «Thinking different - everything, everywhere, everyone».

Ad animare il percorso espositivo, che è stato concepito da Gisella Borioli e che si avvale della supervisione di Giulio Cappellini, sono progetti che svelano l’orizzonte asiatico (con una particolare attenzione alla creatività giapponese, vietnamita e thailandese), riflessioni sull’economia circolare, idee progettuali della generazione Z (firmate, in molti casi, dagli allievi dell’Istituto Marangoni e della Jönköping University) e virtual point per immergersi in un universo digitale dove ologrammi, metaverso, avatar e intelligenza artificiale diventano gli assoluti protagonisti.
 
In questa grande agorà, che risponde «Why not?» all’invito a «pensare differente» e a uscire fuori dagli schemi (il riferimento è alla mostra di opere grafiche firmate da Daniele Cima al numero 2 di via Tortona 27), è da non lasciarsi sfuggire una visita a «Like Trees In The Woods», installazione dello scultore Michele D’Agostino, curata Giandomenico Di Marzio per il brand italiano NichelcromLab, specializzato nell’acciaio inox, che porta un mini-bosco in una stanza di circa 20 metri quadrati. Ad alto impatto visivo è anche «Time», con due opere avveniristiche e interattive sul tema del tempo e del futuro della mobilità elettrica, ispirate alla concept car Lexus Future Zero-emission Catalyst.

Altra tappa da non perdere è quella con i vetrai del Festival internazionale Designblok di Praga, che mettono in mostra, con la curatela di Jana Zielinski e Jiří Macek e il progetto espositivo di Jan Plecháč, dieci pezzi unici realizzati con approcci personali molto diversi, tutti spaziali. 

La convivialità intesa come bisogno collettivo di cura reciproca e solidarietà è, invece, il tema della quarta edizione di «We Will Design», la piattaforma che riunisce designer da tutto il mondo, in prevalenza giovani, scuole e università nel complesso dell’ex Ansaldo. Sotto l'etichetta «The Convivial Laboratory», vengono presentate, tra l'altro, due installazioni: «Flowair» di Ingo Maurer, con due grandi fiori gonfiabili che fluttuano accarezzati dal vento, e «Talamo», scultura performativa del duo di architetti italiani residenti a Londra Lemonot (Sabrina Morreale e Lorenzo Perri), realizzata in collaborazione con Xavier Madden e Katja Banovie. Si tratta di un letto immenso ma leggero, che diventa un palcoscenico in sospensione dinamica tra pavimento e soffitto, dove ammirare coreografie e performance teatrali.
 
Mentre nell’ambito di «Tortona Rocks», contenitore di eventi indipendenti che quest’anno ha scelto il tema «Prelude. Il design che verrà» come filo conduttore, spicca, tra gli altri, Ikea che presenta, al Padiglione Visconti, la mostra «1st (First)», progettata dall’architetto Midori Hasuike e dallo spatial designer Emerzon con l’intento di esplorare le tante «prime volte» che le persone vivono quando traslocano nella loro prima casa. Lo spazio del brand svedese è anche un luogo di ristoro, relax, divertimento e incontro, animato da un fitto programma di talks ed eventi musicali.

Proseguendo, all’Opificio 31, il vero cuore di «Tortona Rocks», è possibile ammirare, tra l’altro, l’installazione dinamica «Crystal Beat II», progettata da Michael Vasku e Andreas Klug, direttori creativi di Preciosa Lighting, azienda attiva nel settore del cristallo di Boemia. L’opera trasporta i visitatori in una dimensione onirica dove musica e luce si uniscono rendendo possibile un’immersione sensoriale totalizzante. Non meno affascinante è il progetto immersivo proposto da Archiproducts, un omaggio al ruolo vitale dell’acqua nella nostra esistenza, curato dallo Studio Pepe, che gioca sulle proprietà ottiche dell’elemento naturale, con la sua profondità e capacità di riflettere come uno specchio.

Un altro angolo di Milano che si anima di progetti per la Milano Design Week è il distretto Isola. Quest’anno mostre, installazioni, eventi, workshop e performance – per un totale di quaranta eventi, che coinvolgono più di trecento designer provenienti da quarantasette Paesi - sono riuniti sotto il titolo «This Future is Currently Unavailable», un invito ad agire per dimostrare che il design può essere il motore per affrontare le sfide del mondo reale, ridisegnando il futuro del pianeta e dell’uomo.
Il Fuorisalone di Isola approda in tre nuovi hub: Lampo Milano (in via Valtellina 5), mega progetto di riqualificazione urbana dello storico scalo ferroviario Farini che si articola su un’area di 40mila metri quadrati, il polo co-working WAO PL7 (in via Luigi Porro Lambertenghi 7), il centro culturale Stecca 3.0, ai piedi del Bosco verticale, ai quali si aggiunge la Galleria Bonelli (in via Luigi Porro Lambertenghi 6).
 
Tra le installazioni da vedere all’interno del distretto c’è «The Secret Garden» nell’atrio della stazione Porta Garibaldi, un allestimento curato da Claudia Zanfi per Green Island, dove scoprire vari progetti interamente realizzati con materiali naturali e sostenibili, circondati da tanta vegetazione. Tutti gli elementi che compongono questo insolito giardino urbano ruotano attorno all'installazione centrale ideata dal designer Matteo Cibic e realizzata da Jaipur Rugs: uno speciale tappeto in filato naturale intessuto dalle abili mani delle sarte che abitano le zone rurali di Jaipur, in Rajastan.

Certosa, il distretto nella zona nord-ovest della città al centro di un importante progetto di rigenerazione urbana promosso da RealStep, ha, invece, scelto di raccontarsi alla Milano Design Week con una mostra en plein air dell'artista visivo francese Robin Lopvet, a cura del collettivo Kublaiklan. Tra piazza Cacciatori delle Alpi e via Varesina rimarranno esposte fino a giugno una serie di immagini fotografiche, dai colori vivaci e con elementi surreali e giocosi, che documentano, in chiave ironica e accattivante, il processo di riqualificazione in essere e la comunità locale che anima il quartiere: artigiani di bottega, operai e ristoratori.
 
Spingendosi fuori dagli usuali confini della Milano Design Week meritano, infine, una visita la comunità creativa «sotterranea» di Dropcity, il centro di architettura e design ideato da Andrea Caputo nei tunnel sotto la stazione Centrale di Milano, e il nuovo flagship store di Paola Lenti, in zona Maciachini, un ex complesso industriale di 4mila metri quadrati riqualificato e trasformato in un’architettura bioecologica con showroom, lounge, uffici, giardini, serre e «uno spazio espositivo dedicato a espressioni artistiche del linguaggio contemporaneo».
 
Fulcro del progetto, che si presenta con il titolo «Oltre lo sguardo», è la natura: un giardino umido, un tetto verde impollinatore, un bosco edibile, un patio tropicale e un giardino delle perenni e bozzolo si intersecano, fino a fondersi, con lo spazio edificato, grazie al disegno ideativo di «Alfa, la casa possibile» con le sue meravigliose tonalità verdi, ma anche agli elementi d’arredo outdoor, dalle sedute di Lina Obregón e Bertrand Lejoly al tavolo Dock di Francesco Rota, con un piano a doghe in lava naturale nell’inedita finitura glacé.
 
All’interno di questo luogo magico, che è un invito a spingere la visione «oltre la sicurezza del prevedibile e la gratificazione del risultato veloce», è allestita, in un piccolo edificio non ancora riqualificato, una mostra dello studio Nendo, nuovo capitolo del progetto «Mottainai», termine che in giapponese significa «non sprecare, utilizzare le risorse che si hanno a disposizione». In questo caso a essere recuperati quotidianamente e accostati con cura secondo un coerente criterio cromatico sono stati i ritagli di tessuto Maris, un prodotto sviluppato e realizzato in esclusiva da Paola Lenti per le proprie collezioni outdoor. A partire da questi materiali, Nendo ha ideato la serie di arredi e complementi «Hana-arashi», termine giapponese, questo, che – si legge nella nota stampa - «descrive la seconda bellezza costituita dalla danza nel vento dei petali dei fiori di sakura (ciliegi), quando invece la prima coincide con la piena fioritura». Un nome che rimanda alla leggerezza, al movimento, al colore, al potere della natura di produrre meraviglia. Sostenibilità, materialità e spiritualità si sposano così magicamente dando vita a prodotti essenziali ed eleganti come un haiku, una poesia.

Didascalie delle immagini
1. Un pezzo di «Hana-arashi» di Nendo per la mostra da Paola Lenti. Courtesy: Paola Lenti; 2, Vista di «Like Trees In The Woods», installazione dello scultore Michele D’Agostino, curata Giandomenico Di Marzio per il brand italiano NichelcromLab; 3. Esterno di Superstudio +. Foto di Riccardo Diotallevi; 4. Un progetto di Domus Accademy a Tortona; 5. Talamo, scultura performativa del duo di architetti Lemonot. Performance a Base Milano; 6. Vista di «Like Trees In The Woods», installazione dello scultore Michele D’Agostino, curata Giandomenico Di Marzio per il brand italiano NichelcromLab; 7 e 8. Living Certosa un progetto di Robin Lopvet, a cura di Kublaiklan, promosso da Milano Certosa District  © Courtesy Kublaiklan. Foto di Matteo Losurdo, 9.  Collezione «Hana-arashi» di Nendo per la mostra da Paola Lenti. Courtesy: Paola Lenti

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