lunedì 12 ottobre 2020

Dal Moro di Gifuni alle «Storie» di Massini, al Piccolo Teatro un ottobre all’insegna della drammaturgia contemporanea

Il Piccolo Teatro di Milano mette sotto l’occhio di bue la drammaturgia contemporanea. La prestigiosa istituzione meneghina, che ha da poco nominato suo direttore il regista bolognese Claudio Longhi, allievo di Luca Ronconi, con in curriculum la direzione dell’ERT – Teatro Stabile dell’Emilia Romagna e la cattedra in Discipline dello spettacolo all’Università di Bologna, guarda in questo primo scorcio di stagione ad autori e storie del nostro tempo.
Dopo i lunghi mesi del lockdown, lo scorso 6 ottobre il sipario del teatro Grassi, lo storico spazio di via Rovello, si è aperto su un atteso monologo di Fabrizio Gifuni: «Con il vostro irridente silenzio», uno studio sulle lettere e sul memoriale che Aldo Moro scrisse dal 16 marzo al 9 maggio 1978, durante i cinquantacinque giorni della prigionia.
Lo spettacolo, in agenda fino al 17 ottobre, è la nuova tappa del progetto «Antibiografia di una nazione», dedicato alla nostra storia recente, che in passato ha guardato alle figure di Carlo Emilio Gadda e Pier Paolo Pasolini.
Fabrizio Gifuni, che per questo suo ultimo lavoro si è avvalso della collaborazione dello scrittore Christian Raimo e della consulenza storica di Francesco Maria Biscione e Miguel Gotor, mette in scena quello che per lui è «lo scritto più scabro e nudo della storia d’Italia», un fitto insieme di parole che in pochi hanno letto e in molti hanno preferito dimenticare, sconfessandole sin da subito. Le lettere e il memoriale, in parte diffusi all’epoca e in parte ritrovati nel 1990, sono, infatti, tutt’oggi -si legge sul libretto di sala del Piccolo Teatro- «due presenze fantasmatiche, il corpo di Moro è lo spettro che ancora occupa il palcoscenico della nostra storia di ombre».
Durante la prigionia, lo statista democristiano «parla, ricorda, scrive, risponde, interroga, confessa, accusa e si congeda». Si rivolge ai familiari, agli amici, ai colleghi di partito, ai rappresentanti delle istituzioni. Le parole alla moglie Noretta e al nipotino Luca commuovono; quelle agli esponenti della Dc, che rendono inevitabile un martirio evitabile, indignano. Quello di Aldo Moro è un lucido e terribile j’accuse nei confronti dei dirigenti del suo partito, dall’oscuro Giulio Andreotti all’indeciso Zaccagnini.
Parola dopo parola, capiamo che la morte dello statista pugliese è una ferita ancora aperta della nostra storia, uno dei tanti misteri italiani che mette insieme opportunismo politico, carrierismo, falsità, tradimento e che, forse, riletto ci può dare risposte anche sul nostro oggi.
Il Piccolo Teatro Studio Melato ha aperto, invece, il sipario lo scorso 9 ottobre con «Tu es libre», testo di Francesca Garolla, per la messa in scena di Renzo Martinelli, in cartellone fino al 18 ottobre. Lo spettacolo tratta il tema della libertà di scelta attraverso la storia di una giovane donna francese, Haner, che parte per la Siria, unendosi a un gruppo di combattenti. La sua decisione destabilizza la vita di chi rimane in patria, i genitori, un innamorato, un’amica: tutti cercano di capire che cosa abbia spinto la ragazza a una decisione così lontana dall’etica e dalla morale occidentali. Frammenti di ricordi, sentimenti e impressioni dei protagonisti della vicenda aiutano a comporre un quadro umano complesso e conducono a un’unica conclusione: la comprensione deriva dall’accettazione e dal rispetto dell’altro.
La programmazione proseguirà al teatro Strehler con Paolo Rossi e il suo «Pane o libertà», in agenda dal 13 al 25 ottobre, che vedrà in scena acnche i musicisti Emanuele Dell’Aquila, Alex Orciari e Stefano Bembi, che formano la Anciens Prodiges
Lo spettacolo, già presentato nella rassegna estiva della sala milanese, incrocia vari generi, dalla stand-up comedy alla Commedia dell’arte, per raccontare l’incontro dell’artista con grandi protagonisti del nostro tempo come Jannacci, Gaber, De André e Fo. «Giocando con l’illusione di mettermi sul palco rievocherò i miei sogni lucidi – racconta l’attore-, fatti da storie che aiutano a resistere, costretti a scegliere tra il lavoro o la libertà, tra la salute o la libertà, insomma tra pane o libertà (slogan rubato non mi ricordo a quale pagina de ‘La Peste’ di Camus) o a non scegliere proprio».
Si ritornerà, quindi, al Piccolo Teatro Studio Melato con Stefano Massini che, dal 20 al 25 ottobre, salirà sul palcoscenico per raccontare le sue «Storie», «tratte -si legge nella sinossi dello spettacolo- dal patrimonio della letteratura europea, individuate tra le pieghe della storia, rintracciate nella quotidianità». In scena con lo scrittore ci saranno Paolo Jannacci al pianoforte e Daniele Moretto alla tromba.
Quasi in contemporanea, dal 20 ottobre al 1° novembre, il teatro Grassi ospiterà «The Red Lion» di Patrick Marber, una co-produzione La Pirandelliana/Teatri Uniti, per la regia e la colonna sonora di Marcello Cotugno, che vedrà in scena Nello Mascia, Andrea Renzi e Simone Mazzella. L’allestimento traspone il testo originale dalla provincia inglese a quella campana e «analizza -si legge nella presentazione- con ironia e spietatezza il mondo pieno di contraddizioni e ambizioni del calcio dilettantistico, illuminato/oscurato dalla chimera delle giovani promesse di essere lanciate nel paradiso del professionismo». 
La programmazione di inizio autunno ritornerà, quindi, ad accendere i riflettori al Piccolo Teatro Studio Melato, dove, dal 27 ottobre al 1° novembre, il giornalista Michele Serra proporrà «L’amaca di domani», un racconto ironico e sentimentale, per la regia di Andrea Renzi, nel quale lo scrittore e giornalista racconta di sé e del mestiere fragile e faticoso che fa e che, da ventisette anni, lo porta ogni giorno a condividere le proprie opinioni sulle pagine di un giornale. «Le persone e le cose trattate nel corso degli anni – la politica, la società, le star vere e quelle fasulle, la gente comune, il costume, la cultura – riemergono -si legge nella presentazione- dal grande sacco delle parole scritte con intatta vitalità e qualche sorpresa». 
A chiudere la programmazione per il mese di ottobre sarà al teatro Strehler, dal 28 ottobre all’8 novembre, «La notte dell’Innominato», spettacolo tratto da «I promessi sposi» di Alessandro Manzoni, per la regia e l’adattamento di Daniele Salvo
Eros Pagni dà corpo e voce all’Innominato, interpretando le pagine manzoniane dedicate all’arrivo di Lucia al suo castello e alla notte tormentata in cui la giovane, preda della disperazione, pronuncia il voto di verginità alla Madonna, mentre l’uomo vive l’angoscia e i rimorsi, assillato da scrupoli mai provati, facendo i conti con se stesso, con la sua mancanza di fede, la sua ambizione, la sua finitezza.
L’ottobre del Piccolo Teatro, che vedrà in scena anche la quinta edizione del Mit Jazz Festival, propone, dunque, sette spettacoli, scelti con la consulenza del direttore dimissionario Sergio Escobar, che vanno a raccontare la nostra storia recente, recuperando ciò che è stato per farcelo guardare con occhi nuovi, come nella migliore tradizione del teatro civile.

Vedi anche

Didascalie delle immagini
[Fig. 1 Fabrizio Gifuni in «Il vostro irridente silenzio». Foto: Musacchio, Inanniello e Pasqualini;  [fig. 2] «Tu es libre» di Francesca Garolla. Foto di Laila Pozzo; [fig. 3] Paolo Rossi.  Foto: Monique Foto; [fig. 4] Stefano Massini e Paolo Iannacci. Foto: Piccolo Teatro di Milano; [fig. 5] Michele Serra, protagonista dello spettacolo «L'amaca di domani»; [fig. 6] Una scena dello spettacolo «The red lion». Foto: Salvatore Pastore; [fig. 6] Eros Pagni, in scena al Piccolo Teatro di Milano con «La notte dell’Innominato»

Informazioni utili 
Informazioni e prenotazioni al numero 02.42411889 o sul sito Internet www.piccoloteatro.org | News, trailer, interviste ai protagonisti su www.piccoloteatro.tv

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