Considerato uno degli artisti più influenti del Novecento, l’autore italo-argentino, con alle spalle solidi studi in scultura con Adolfo Wildt all’Accademia di Belle arti di Brera, seppe tracciare, nel secondo Dopoguerra, una via alternativa al Neorealismo figurativo di Renato Guttuso e alle provocazioni concettuali di Piero Manzoni e Alberto Burri con un’arte che era semplice gesto e pura idea.
Autore di centinaia di opere, che dal novembre 1982 vengono certificate e autenticate da una fondazione nata a Milano per iniziativa della moglie Teresita Rasini, Lucio Fontana è sempre più al centro di esposizioni e pubblicazioni. Ed è altresì una vera e propria garanzia per i collezionisti, rivelandosi un investimento non solo al riparo dalle mode del momento, ma anche sempre più quotato sul mercato internazionale (lo scorso maggio Sotheby’s ha battuto all’asta a New York un «Concetto spaziale - La fine di Dio» dalle accese tonalità gialle, proveniente dalla collezione Cindy e Howard Rachofsky, a 23 milioni di dollari).
Per approfondire la figura dell’artista, alla luce degli studi più recenti, anche quelli sull’aspetto conservativo delle sue opere, la Fondazione Lucio Fontana, di concerto con l’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Giorgio Cini e con il sostegno di Intesa San Paolo, ha ideato e promosso un convegno internazionale di studi della durata di due giorni, a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, in cartellone giovedì 5 e venerdì 6 dicembre a Venezia, che vedrà la partecipazione di ventuno relatori.
«Lucio Fontana: origini e immaginario» è il titolo dell’appuntamento, che si avvale del coordinamento scientifico di Silvia Ardemagni, Luca Massimo Barbero e Maria Villa, e che gli studiosi potranno seguire anche on-line, sul canale YouTube dell’istituzione lagunare, ripercorrendo la vitale parabola creativa dell’artista italo-argentino, caratterizzata da sperimentazioni costanti, in un percorso che spazia dagli anni Venti al termine degli anni Sessanta del XX secolo.
«Il convegno riconferma l’interesse manifestato dalla Fondazione Giorgio Cini nei confronti del maestro italo-argentino, protagonista di diversi momenti di approfondimento ospitati e promossi dall’istituzione veneziana: la «Mostra di Disegni e Opere Grafiche di Lucio Fontana» già nel 1972; il convegno del 2014 «Arte figurativa e arte astratta 1954-2014» e la borsa di studio «Lucio Fontana, periodo argentino: monumenti progetti e opere» bandita nel 2022 nuovamente in stretta sinergia con la Fondazione Lucio Fontana», spiega Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’arte.
Un primo focus della due giorni sarà riservato, nella mattinata di giovedì 5 dicembre, a indagare l’immaginario che ha nutrito l’avanguardia fontaniana. Ester Coen, docente di storia dell’arte contemporanea all’Università degli studi dell’Aquila, parlerà delle radici futuriste. Nico Stringa, già docente all’Università Ca’ Foscari a Venezia, approfondirà il rapporto con Arturo Martini. Valerio Terraroli, professore ordinario all’Università degli Studi di Verona, terrà un intervento sulla scultura in ceramica. Francesco Tedeschi, dell’Università Cattolica di Milano, parlerà del dialogo instaurato con l’Astrattismo italiano ed europeo. Infine, Giovanni Bianchi, docente all’Università degli studi di Padova, terrà una relazione dal titolo «Intorno allo Spazialismo veneziano: il richiamo dell’ombra in Mario Deluigi e in Lucio Fontana».
Un secondo piano di riflessione si concentrerà, nel pomeriggio di giovedì 5 dicembre, sui luoghi fontaniani, in un percorso in bilico tra Argentina e Italia. La storica dell’arte Daniela Alejandra Sbaraglia racconterà gli esordi dell’artista nell’atelier del padre scultore e la sua formazione negli anni Venti a Rosario, mentre Lorena Mouguelar seguirà le tracce della «nuova sensibilità» che emergeva, proprio in quel periodo, nel Paese latinoamericano. Luca Bochicchio, dell’Università degli Studi di Verona, porterà, dunque, il pubblico sulle rive del mar Ligure, nella vivace fornace di Albisola Marina, nel Savonese, importante fucina creativa per gli artisti novecenteschi, dove Lucio Fontana arrivò per la prima volta nel 1935, operando inizialmente alla manifattura di Giuseppe Mazzotti, e che frequentò fino agli anni Sessanta, come dimostra il suo atelier in piazza Pozzo Garitta. Sileno Salvagnini parlerà, invece, delle partecipazioni del maestro italo-argentino alla Biennale di Venezia, a partire dagli anni Trenta e fino al 1966, l’anno della vincita del Premio per la pittura con cinque tele bianche attraversate da un unico taglio. Mentre la storica dell’arte Giorgina Bertolino racconterà il rapporto dell’artista con la Torino degli anni Sessanta.
I lavori della giornata di venerdì 6 dicembre si apriranno, invece, con un focus sugli anni Cinquanta e Sessanta e sulla fortuna internazionale del maestro italo-argentino. «Il rapporto con Charles Damiano e il suo ruolo nella promozione internazionale di Fontana tra Inghilterra e Stati Uniti» è il titolo della prima relazione, a cura di Paolo Campiglio (Università degli Studi di Pavia); mentre Silvia Bignami (Università degli Studi di Milano) parlerà della presenza dell’artista a Parigi. Stefano Turina (Università Vita – Salute San Raffaele di Milano) analizzerà, invece, la precoce fortuna in Giappone, nel periodo tra il 1953 e il 1968. Infine, Francesco Pola (Università degli Studi di Torino) racconterà i rapporti con il Gruppo Zero in Germania.
Non mancherà, nella mattinata di venerdì 6 dicembre, una conferenza sul particolare e caratterizzante rapporto di Lucio Fontana con la materia, che vedrà come relatrice la restauratrice Barbara Ferriani.
Una parte del convegno verrà, poi, dedicata ad approfondire il tema delle mostre, selezionando alcuni casi di studio tra le numerosissime che hanno fornito delle letture critiche pionieristiche. Luca Pietro Nicoletti (Università degli Studi di Udine) racconterà l’interpretazione di Enrico Crispolti che si consolida a partire dalla mostra «Omaggio a Fontana» del 1963. Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze) si concentrerà sulla personale al Walker Art Center di Minneapolis nel 1966. Chogakate Kazarian (curatrice e storica dell’arte) ripercorrerà, un decennio dopo, la preparazione della mostra «Lucio Fontana, rétrospective», tenutasi nel 2014 al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, illustrandone le questioni accademiche e pratiche e affronterà alcune riflessioni sull'impatto dell’esposizione. Marina Pugliese (Mudec, Milano) si soffermerà sulle ragioni della mostra «Lucio Fontana. Ambienti/Environments», allestita al Pirelli HangarBicocca nel 2017.
Infine, partendo dall’esposizione «Lucio Fontana. Scultpture», curata nel 2022 da Luca Massimo Barbero nella galleria newyorchese di Hauser & Wirth – negli stessi spazi dove l’artista ebbe, nel 1961, la sua prima personale statunitense -, Cristina Beltrami (storica dell’arte) racconterà come questa esperienza abbia offerto l’occasione di ribadire come l’artista italo-argentino sia stato in primis uno scultore.
In chiusura della sessione, e dell’intero convegno, Gianni Caravaggio rifletterà, attraverso la sua esperienza d’artista, sulla definizione dei «Concetti spaziali» di Lucio Fontana, come dispositivi che predispongono in modo evocativo a un peculiare e originario atto immaginativo e mentale.
Non mancherà, nella mattinata di venerdì 6 dicembre, una conferenza sul particolare e caratterizzante rapporto di Lucio Fontana con la materia, che vedrà come relatrice la restauratrice Barbara Ferriani.
Una parte del convegno verrà, poi, dedicata ad approfondire il tema delle mostre, selezionando alcuni casi di studio tra le numerosissime che hanno fornito delle letture critiche pionieristiche. Luca Pietro Nicoletti (Università degli Studi di Udine) racconterà l’interpretazione di Enrico Crispolti che si consolida a partire dalla mostra «Omaggio a Fontana» del 1963. Francesco Guzzetti (Università degli Studi di Firenze) si concentrerà sulla personale al Walker Art Center di Minneapolis nel 1966. Chogakate Kazarian (curatrice e storica dell’arte) ripercorrerà, un decennio dopo, la preparazione della mostra «Lucio Fontana, rétrospective», tenutasi nel 2014 al Musée d’Art moderne de la Ville de Paris, illustrandone le questioni accademiche e pratiche e affronterà alcune riflessioni sull'impatto dell’esposizione. Marina Pugliese (Mudec, Milano) si soffermerà sulle ragioni della mostra «Lucio Fontana. Ambienti/Environments», allestita al Pirelli HangarBicocca nel 2017.
Infine, partendo dall’esposizione «Lucio Fontana. Scultpture», curata nel 2022 da Luca Massimo Barbero nella galleria newyorchese di Hauser & Wirth – negli stessi spazi dove l’artista ebbe, nel 1961, la sua prima personale statunitense -, Cristina Beltrami (storica dell’arte) racconterà come questa esperienza abbia offerto l’occasione di ribadire come l’artista italo-argentino sia stato in primis uno scultore.
In chiusura della sessione, e dell’intero convegno, Gianni Caravaggio rifletterà, attraverso la sua esperienza d’artista, sulla definizione dei «Concetti spaziali» di Lucio Fontana, come dispositivi che predispongono in modo evocativo a un peculiare e originario atto immaginativo e mentale.
Didascalie delle immagini
1.Lucio Fontana a Venezia, 1960-1961 ; 2. Lucio Fontana, Concetto spaziale, la luna a Venezia, 1961, acrilico su tela, buchi e vetri, 150 x 150 cm. Collezione Intesa Sanpaolo, Gallerie D’Italia, Milano. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 3. Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1968, idropittura su tela, tagli, 100 x 81 cm. Collezione privata. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 4. Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1954, olio e tecnica mista su tela, buchi e vetri, 65 x 80 cm. Collezione privata. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 5. Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1962-63, terracotta smaltata, lustrata e squarci, 25,5 x 23,5 cm. Collezione privata. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 6. Lucio Fontana, Concetto spaziale, Venice moon, 1961, olio su tela, tagli e incisioni, 150 x 150 cm. Fondazione Lucio Fontana, Milano. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 7. : Lucio Fontana, Concetto spaziale, Teatrino, 1964-65, idropittura su tela, buchi e legno laccato, 102 x 83 cm. Collezione privata. © Fondazione Lucio Fontana, Milano; 8. Lucio Fontana, Concetto spaziale, Attese, 1959, aniline su tela, tagli e buchi, 97 x 130 cm. Fondazione Lucio Fontana, Milano. © Fondazione Lucio Fontana, Milano
Informazioni utili
Nessun commento:
Posta un commento