ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
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mercoledì 16 luglio 2025

«Lerici Music Festival»: nel Golfo dei poeti le sette note incontrano l’arte e il cinema

«Oh Golfo dei Poeti, / tu sei il mio rifugio, / la mia oasi di pace in questo mondo tumultuoso». Così Lord Byron parlava del territorio intorno a La Spezia, profondo anfiteatro di roccia e di mare, con caratteristici borghi dalle architetture color pastello come Lerici, Portovenere, San Terenzo e Tellaro, che, di secolo in secolo, ha affascinato grandi nomi della letteratura come Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Percy Bysshe Shelley, D. H. Lawrence, Eugenio Montale, Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. In questo incantevole scenario naturale, all’estremità orientale della Liguria, prende vita, per il nono anno consecutivo, il «Lerici Music Festival», manifestazione ideata e fondata nel 2017 da Gianluca Marcianò, ancora oggi alla direzione artistica, che, dal 24 luglio al 4 agosto, porterà in riva al mare grandi virtuosi internazionali e giovani talenti (tra i quali i sei protagonisti del progetto di masterclass «Next Gen Concert», alla sua prima edizione), tutti impegnati in una ventina di appuntamenti che spaziano dal repertorio barocco all’opera lirica, dal musical al jazz.
«Musica, Immagine, Movimento» è il titolo scelto per questa edizione, realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura e della Regione Liguria, che vuole raccontare le relazioni tra il mondo delle sette note, il cinema e le arti visive.

Da «Una sera a Hollywood» a «Musical my life», quando la musica incontra il grande schermo

Il programma musicale inizierà a Villa Marigola, storica residenza che ispirò l’arte simbolista di Arnold Böcklin, con «Una sera a Hollywood», durante la quale il baritono Rodney Earl Clarke e il soprano britannico Melinda Hughes, voce lirica specializzata anche nel cabaret degli anni ’20-’30, si esibiranno in un recital con musiche di Cole Porter, George Gershwin, Leonard Bernstein, Ennio Morricone e Nino Rota.
Il giorno successivo i riflettori si accenderanno, invece, alla Rotonda Vassallo, piazzale Liberty al centro di Lerici, che ospiterà l’Orchestra da Camera di Perugia con una rilettura in musica del romanzo «Il barone rampante» di Italo Calvino, la storia di un giovane nobile, residente in un immaginario paesino della Liguria di nome Ombrosa, che, in segno di protesta, decide di vivere sugli alberi per il resto della sua vita, senza mai più tornare a terra. In scena ci sarà anche l’attore e regista Francesco Bolo Rossini, protagonista, sempre con l’Orchestra da Camera di Perugia e nell’incantevole scenario della Rotonda del Vassallo, anche della rilettura musicale di «Fuga senza fine» (il 26 luglio), romanzo di Joseph Roth che narra la crisi identitaria dell’Europa negli anni tra i due conflitti mondiali, e di «Candide» (il 1° agosto), operetta comica in due atti di Leonard Bernstein basata sull’omonimo racconto di Voltaire.
Tra gli appuntamenti più attesi spicca, poi, una serata nella quale si rivivrà il fascino delle prime proiezioni cinematografiche, quando le immagini erano accompagnate dalla musica live: il pianista Paul Lay firmerà la sonorizzazione dal vivo del film comico «Sherlock Jr.» (il 1° agosto), noto in Italia come «La palla n. 13», capolavoro di e con Buster Keaton del 1924, una delle vette del cinema muto, inserito dal «Time» tra i cento migliori film di sempre.
La «settima arte» sarà protagonista anche della serata «La morte e la fanciulla» (30 luglio), durante la quale si ascolterà il «Quartetto per archi n. 14 in re minore, D. 810» di Franz Schubert, uno dei capolavori della musica da camera europea, il cui secondo movimento è stato utilizzato in diversi film – dall’omonima pellicola di Roman Polański a «Barry Lyndon» di Stanley Kubrick - per creare un’atmosfera di tensione e di inquietudine. Durante l'appuntamento sarà possibile ascoltare anche il Quartetto n. 3 di Dmitrij Sostakovic, artista di cui quest’anno ricorrono i cinquant’anni anni della scomparsa, e il raro Duo per viola e violoncello «con due paia di occhiali obbligati» WoO 32 di Beethoven, dedicato al barone Nikolaus Zmeskall.
Al mondo del cinema guardano anche due dei quattro appuntamenti che porteranno «Musica, Immagine, Movimento» fuori dalle mura di Lerici, nella vicina Sarzana. Nella cornice duecentesca della Fortezza Firmafede, la Filarmonica Toscanini, nel cinquantesimo della sua fondazione, presenterà - sotto la bacchetta di Michael Cousteau e con i solisti Andrea Cicalese (violino) e Alexey Zhilin (violoncello) - un omaggio a «They shall have music» (26 luglio), pellicola del 1939 conosciuta in Italia con il nome di «Armonie di gioventù», che vide sotto i riflettori la leggenda del violino Jascha Heifetz.
La stessa formazione sarà in scena anche con Pinchas Zukerman, tra i più grandi violinisti dei nostri tempi, qui sul podio nella doppia veste di solista e direttore, per eseguire il concerto di Mozart n. 5 K 219 e dirigere la sinfonia n. 7 di Beethoven, colonna sonora del film «Il discorso del re» (27 luglio), affiancato dalla violoncellista Amanda Forsyth.
L’artista canadese e Pinchas Zukerman saranno, inoltre, protagonista di «Amadeus» (28 luglio), un appuntamento con il Quartetto di Cremona, che renderà omaggio non solo al genio di Mozart, ma anche a Pëtr Il'ič Ciaikovskij con l’esecuzione del sestetto per archi «Souvenir de Florence».
Ritornando a Sarzana, nella Fortezza di Firmafede sarà possibile assistere anche all’esecuzione del rarissimo «Concerto n. 1 per violoncello e orchestra» di Nino Rota, celebre autore di indimenticabili colonne sonore per oltre centocinquanta film, che ha collaborato con registi come Luchino Visconti, Franco Zeffirelli, Federico Fellini e Francis Ford Coppola, con il quale ha vinto l’Oscar per le musiche del film «Il padrino – parte II». Sul palco salirà ancora una volta la Filarmonica Toscanini, diretta da Gianluca Marcianò, e con la violoncellista Miriam Prandi. Nella stessa serata (quella del 31 luglio) il pianista macedone Simon Trpčeski si confronterà con il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov.
A chiudere il programma di Sarzana sarà «La tragedie de Carmen» (2 agosto), ovvero l’adattamento cameristico della celebre opéra-comique di Georges Bizet, di cui quest’anno ricorrono i centocinquanta anni dalla prima rappresentazione, la cui regia sarà firmata dal dissidente russo Dmitry Krimov. Sul palco salirà l’Orchestra del Lerici Music Festival, diretta da Gianluca Marcianò, con i cantanti lirici Leonardo Caimi, Enrico Di Geronimo, Melinda Hughes e Carmen Giannattasio, soprano internazionale già applaudito alla Scala, al Covent Garden e al Metropolitan, qui al debutto nel ruolo di Carmen.
Tra i luoghi del festival c’è anche, in quel di Lerici, la secolare Chiesa di San Francesco, in cui si venera un dipinto del 1480 salvato da una tempesta. In questo elegante contesto l’«Ensemble Mare Nostrum» – venti anni di attività festeggiati proprio nel 2025 – e le voci dei «Vache Baroque Singers», diretti da Andrea De Carlo, proporranno «A Midsummer Night’s Dream» (29 luglio), un concerto con musiche barocche di Alessandro Stradella e Henry Purcell. Mentre «Cantar per scherzo» (30 luglio), alla Rotonda Vassallo, è un omaggio al genio cinquecentesco di Orlando di Lasso, a cura di «Passi sparsi», formazione che proporrà l’ascolto delle «Villanelle», musiche popolari in lingua napoletana che raccontavano l’amore in modo rustico.
Non mancherà, poi, il tradizionale concerto all’alba (30 luglio), alla Marinella di San Terenzo, quest’anno con il violinista Andrea Cicalese e il fisarmonicista Antonio Del Castillo.
Completano il cartellone, nelle giornate del 3 e del 4 agosto, un recital pianistico di Matteo Cabras, un concerto con i giovani talenti di Opera for Peace, l’appuntamento lirico «Les Chemins de l’amour» e l’evento di chiusura, «Musical my life», con l’Hyperion Ensemble, seguito da un afterhour party con l’arpista Alexander Boldachev e la chitarra elettrica di Alexander Misko.

A Villa Marigolda una mostra sulle Fratture armoniche» di Arcangelo Sassolino

Per il secondo anno consecutivo, il «Lerici Music Festival» offre anche un focus sulle arti visive, a cura di Carlo Orsini e con la collaborazione della Galleria Continua. Dal 25 luglio all'8 agosto, Villa Marigola farà da scenario alla mostra «Fratture armoniche» di Arcangelo Sassolino (Vicenza, 1967), con una selezione di opere, tra installazioni e grafiche, che sviluppano il concetto di «intermedia» teorizzato da Dave Higgins, rappresentante del gruppo Fluxus, riflettendo – si legge nella nota stampa - sul «cortocircuito che si crea tra la percezione di una immagine in movimento tramite il suono e la potenza evocativa del suono nel generare un’immagine mentale».
L'esposizione, che prevede anche un ciclo di conversazioni a colazione, si apre con «Piccolo animismo», scultura «generatrice di forme» realizzata nel 2011 per il Macro di Roma e presentata a Venezia, nell’ambito della diciassettesima edizione della Biennale di architettura. «Una turbina soffia e aspira aria in un grande parallelepipedo composto da lastre di acciaio inossidabile, saldate tra loro. Un movimento ciclico d’immissione e sottrazione d’aria in pressione - si legge nella nota stampa -determina un’evidente alterazione del volume della struttura metallica, fino al raggiungimento della tensione massima, che si manifesta con un forte impatto sonoro, una sorta di tuono indotto artificialmente».
Al primo piano della villa trovano, invece, posto una selezione di dieci opere che approfondiscono il tema della percezione della tensione visiva e sonora attraverso l’accostamento di materiali opposti, quali gomma e ferro, carta e acciaio, vetro e pietra, come avviene nel lavoro «Sospensione della scelta» (2025).
Conclude il percorso espositivo una raccolta di opere grafiche, dal titolo «Azione / reazione» (2023), rappresentazione dell’esplosione della cera sulla carta. A proposito di quest’ultimo ciclo, Arcangelo Sassolino dichiara: «Ciò che cerco di catturare è il cambiamento di stato, quell’istante in cui una cosa diventa qualcos’altro, quell’energia e quel potere che esistono nel lampo di assoluta instabilità tra due momenti di equilibrio che sono il prima e il dopo».
Il continuo divenire della materia e il carattere imprevisto della creazione dominano, dunque, la scena, mostrando le similitudini tra l’arte e la musica classica, con le sue note immortali, che rivivono e si rinnovano, interpretazione dopo interpretazione, concerto dopo concerto.

Didascalie delle immagini
1. Cartolina promozionale del Lerici Music Festival; 2. Arcangelo Sassolino, Piccolo animismo 2011. stainless steel, turbine, PLC, cm h 300 x 400 x 200 / 118,1 x 157,4 x 78,7 in. Photo: Altrospazio Piccolo Animismo, MACRO, Rome 2011; 3. Arcangelo Sassolino, L’età dell’oro 2023, rubber and hydraulic piston, 62,5 x 50 x 29 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Pamela Randon; 4 e 5. Arcangelo Sassolino, Geografie del conflitto 2024, marble and steel, 103 x 37 x 19 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Pamela Randon; 6. Arcangelo Sassolino, Sospensione della scelta 2025. Glass, stone and steel, cm h 120 x 70 x 47 - archive n. AS-2025-019. photo: Pamela Randon; 7. Arcangelo Sassolino, Resistenza bianca 2023, paper, steel, 29,5 x 46,5 x 36,5 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Pamela Randon; 8.Arcangelo Sassolino, Azione/reazione 2023, wax on paper, 31,7 x 31,7 cm. Courtesy: the artist and GALLERIA CONTINUA. Photographer: Ela Bialkowska, OKNO Studio

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venerdì 11 luglio 2025

«Mercantia», ritorna a Certaldo il festival del teatro di strada. Spettacoli e mostre ricordano Giovanni Boccaccio a 650 anni dalla morte

Quaranta compagnie teatrali
e oltre centoventi artisti italiani e internazionali per cinque giorni all’insegna di musica, performance aeree, esibizioni di danza acrobatica e verticale, parate, equilibrismo, giocoleria, clownerie, appuntamenti con i cantastorie, spettacoli circensi e installazioni: si potrebbe riassumere così il programma di «Mercantia», il festival di teatro di strada che, da mercoledì 16 a domenica 20 luglio, animerà il borgo medievale di Certaldo, a pochi chilometri da Firenze.
Dai giardini segreti alle cripte, dalle piazze alle terrazze panoramiche, tra affreschi e mattoni rossi, la città toscana che diede i natali a Giovanni Boccaccio è pronta a trasformarsi ancora una volta, la trentasettesima dal 1988, anno di inizio della manifestazione (che allora portava il nome di «Teatralfestamercatomedievale»), in un meraviglioso palcoscenico a cielo aperto.

Tra sogni e acrobazie, gli spettacoli del festival
Il programma, ideato da Alessandro Gigli e intitolato in questa edizione «Il corpo, il borgo e il sogno», intreccia nove prime nazionali e spettacoli site specific, diciannove appuntamenti tra musica e danza, sei street band e una forte presenza internazionale con undici compagnie provenienti da Germania, Svizzera, Argentina, Finlandia, Giappone, Thailandia, Inghilterra e Paesi Bassi.
Tra gli artisti stranieri ci saranno: i tedeschi Vertical Theater con le loro «acrobazie da nausea», il fantasista latinoamericano Mencho Sosa con il suo «Football Show», l’artista rom Rašid Nikolić con le sue marionette gipsy in viaggio dalla Jugoslavia in guerra all’Italia in pace; e i britannici Graffiti Classics, «un quartetto d’archi comico che non si siede mai», protagonista di uno spassoso viaggio musicale da Beethoven a Elvis per «sedici archi, otto piedi e quattro voci».
Mentre tra i debutti nazionali si segnalano: «Corpo celeste» di ImaginaDanza, «un richiamo a praticare l’invisibile e l’incanto» con Ivana Caffaratti e Daniele Dubbini; «Ritratti a tinte forti» di Teatri d’Imbarco/Benedetta Giuntini, con un omaggio a Pier Paolo Pasolini e al suo «Valzer della toppa»; «eXterni» di Teatrop, una rilettura onirica e itinerante degli «Uccelli» di Aristofane; e «Geisha» di Ada Innocente, un viaggio nella ritualità del Giappone tra samurai, tazzine di tè ed eleganza femminile.
Debutta a «Mercantia» anche «Le donne di Dante» dell’Associazione Palcoscenico, uno spettacolo con racconti inediti, ironici e divertenti, appositamente composti e interpretati dalla scrittrice Sandra Landi, che vedrà in scena anche le musiciste Ilaria Biagini ed Elisabetta Piastri.
Non poteva, poi, mancare un omaggio al padrone di casa, Giovanni Boccaccio, con «Decameron: canzoni e storie», che porterà a Certaldo il talento istrionico di David Riondino, con le ballate raccolte nel libro «Bocca baciata non perde ventura anzi rinnova come fa la luna» (Materiali sonori, 2014). Con lui saranno in scena il filologo Maurizio Fiorilla, professore all’Università Roma3, e i musicisti Eleonora Cardellini, Paolo Antinori e Massimiliano Chiapperi.
Nel bel cartellone di «Mercantia» c’è, poi, anche un riferimento ai tempi bellicosi che stiamo vivendo con lo spettacolo «Un sogno di pace» della Compagnia Elicriso, tratto da «La crociata dei bambini» di Bertolt Brecht, che racconta «un’infanzia orfana di genitori, di riferimenti, di luoghi, di strade da percorrere».
Una serie di presenze definisce, poi, il carattere di questa edizione che parla di sogni e di «desideri nascosti in fondo al cuore», a partire da quello di volare di Leonardo da Vinci, infaticabile ideatore di invenzioni futuristiche, e a quello della fratellanza universale di San Francesco d’Assisi, «il giullare di Dio». Ecco così il «Cantico delle creature» di Ipotesi teatrale, una performance itinerante sugli elementi naturali arricchita dalla magnificenza dei costumi e delle maschere in voga nella Venezia del Settecento, e la danza verticale della compagnia Cafè Lulè sulla Torre di Casa Boccaccio, ma anche i visionari «Birdmen» di Close-Act (Paesi Bassi) e il meccanizzato cavallo «Indigo» della Lumo Company (Finlandia).
Infine, il progetto «Balla Balla Ballerino», idealmente dedicato a Pippo Delbono, porterà a Certaldo il ritmo del tango, dello swing, delle danze irlandesi e del repertorio musicale del sud Italia e delle sue feste paesane, in un viaggio, a cura del gruppo «I musicanti di Bacco» che spazierà dalla pizzica alla tarantella, dalle serenate agli stornelli.

«Mercantia» è da sempre anche artigianato: quello autentico, fatto a mano, che nasce da antichi saperi e continua a parlare con voce contemporanea. Un mercato con banchi variopinti e laboratori artigianali per imparare tecniche antiche come la lavorazione dei metalli, la modellazione dell’argilla, l’intaglio e l’intarsio del legno, l’uso delle erbe palustri racconteranno, nei giorni del festival, «La magia delle mani», o meglio quei movimenti precisi e sinuosi che, con un procedimento che ha il sapore dell’alchimia, plasmano la materia per renderla un oggetto unico e inimitabile.

Dalla collettiva «Amore, Fortuna, Ingegno» all'intervento site-specific «Image», installazioni e mostre sul «Decameron»
In questo 2025, anno in cui si commemorano i seicentocinquanta anni dalla morte di Giovanni Boccaccio, «Mercantia» parla anche il linguaggio dell’arte. Per l’occasione, le novelle del «Decameron» si trasformeranno in installazioni e racconti visivi. Le storie «Frate Cipolla», ambientata proprio a Certaldo, e «Chichibio e la gru» prenderanno vita a Palazzo Pretorio per opera di Francesca Parri, autrice di un lavoro ironico e immersivo fatto di candide piume e di carbone, e di Nicola Genco, ideatore di un omaggio raffinatamente simbolico con delicate sculture dalle forme animalesche che si stagliano verso il cielo.

Mentre al Chiostro del Convento degli Agostiniani, già luogo di meditazione e di silenzio, Serena Tani darà vita al suo «Giardino dell’Utopia», una rilettura in chiave moderna del rifugio dalla peste dei dieci protagonisti del «Decameron» in una villa fuori dalle mura di Firenze.
L’installazione «Image» ricreerà, infatti, uno spazio incantato, tra natura e artificio, abitato da fiori colorati e da uccellini in terracotta che vuole essere un luogo di «bucolica salvezza», «una sorta di paradiso naturale, che – si legge nel libretto con il programma del festival - diventa punto di riflessione per una rinnovata consapevolezza e fuga dal materiale, dalla paura, dalle incertezze […] per rigenerare lo spirito e ripensare un nuovo modo di esistere».
«Zone di sfogo» dalla quotidianità, o meglio da quella che l’artista Alessandro Di Vicino Gaudio chiama la «peste contemporanea della disumanizzazione», verranno create anche con la «Rage Room», in via Castarella, una stanza-esperienza dove «sfogare la rabbia repressa, la frustrazione sedimentata, il senso di impotenza» di fronte a un mondo sempre più veloce e performante. In questo ambiente, dalle pareti fonoassorbenti tappezzate di «graffiti rabbiosi», i visitatori potranno distruggere vecchi televisori su cui scorreranno in loop immagini di guerre, di scene di diritti civili negati, di brutture urbane.

Lasciata la «Rage Room», ci si potrà, quindi, immergere nel cuore del borgo di Certaldo, dove sarà possibile ammirare le gigantografie delle illustrazioni firmate da Claudio Cionini, Maria Ditaranto e Ilaria Leganza per l’anniversario boccaccesco, tutte e tre realizzate sotto la supervisione di Fabio Calvetti.
Nel centro storico sarà allestita anche la mostra diffusa «Amore, Fortuna, Ingegno», con opere pittoriche dagli stili e dalle tecniche differenti, realizzate da sedici artisti - Valentina Barbieri, Veronica Cairo, Anna Casu, Costanza Danielli, Vanessa Gai, Katy Maleki, Marta Martini, Valter Masoni, Giada Matteoli, Renzo Mezzetti, Lucia Pretto, Francesca Santomauro, Stelleconfuse, Sabrina Taddei, Lucia Coccoluto Ferrigni e Carolina Frasconi - che si sono ispirati ai tre temi principali del «Decameron», in un racconto corale che parla della casualità e dell’imprevedibilità degli eventi e della capacità umana di trovare soluzioni originali per superare le difficoltà, anche grazie all’amore.
Mentre nel suggestivo scenario della chiesa dei Santi Tommaso e Prospero saranno esposte le opere che il maestro ceramista Eugenio Taccini, scomparso lo scorso gennaio a 82 anni, ha realizzato per «Mercantia» nel 2003: dieci pannelli che raccontano, con colori sgargianti e una vivace espressività, altrettante novelle della celebre opera boccaccesca.

Ritornando a Palazzo Pretorio, cuore storico e simbolico del borgo toscano, si potrà, infine, visitare «Folds», personale dell’artista Marica Fasoli, con un dipinto ispirato a «Il Corbaccio», un testo in prosa composto da Giovanni Boccaccio nel 1366, noto per la sua forte impronta misogina. L’allestimento, per la curatela di Francesca Parri (così come tutto il programma espositivo del festival), presenterà, inoltre, una quarantina di opere dei cicli «Origami Box» e «Invisible People», l’uno con carte piegate e ripiegate secondo un’antica tecnica giapponese, l’altro con abiti stropicciati che parlano dell’assenza e di «quello che rimane quando il corpo non c’è più».
Completa il percorso un video per ricordare la storia Sadako Sasaki, una bambina esposta alle radiazioni della bomba di Hiroshima, ammalatasi poi di una forma grave di leucemia, che, seguendo un’antica leggenda nipponica, si mise a piegare mille gru per poter esprimere il suo desiderio di salvezza. La ragazzina morì prima di completare il suo progetto; i 356 origami restanti furono realizzati dagli amici, che la ricordarono anche con una statua nel Parco della pace a Hiroshima, oggi simbolo nel mondo del rifiuto profondo di tutte le guerre.

Appuntamento dopo appuntamento, tra sorprese e meraviglie, si arriverà, dunque, al «Gran finale» di «Mercantia»: una colorata e vivace sfilata per le vie del borgo di Certaldo con bande musicali, performer, acrobati e giocolieri. «Un’esplosione di energia e creatività» per salutare il festival e darsi appuntamento al prossimo anno.

Didascalie delle immagini
1. Mercantia - edizione 2024. Foto Manrico Tiberi; 2. Mercantia - edizione 2024. Foto Mauro Donati; 3.  Mercantia - edizione 2024. Foto Manrico Tiberi; 4. Mercantia - edizione 2024. Foto Bianchi; 5. Mercantia - edizione 2024. Foto Manrico Tiberi; 6. Mercantia - edizione 2024. Foto Mauro Donati; 7. Mercantia - edizione 2024. Foto Vulcano; 8. Illustrazione "Firenze medievale" di Claudio Cionini per Boccaccio650; 9. Illustrazione “Lisabetta da Messina – viaggio negli abissi dell’eterno amore” di Maria Ditaranto per Boccaccio650; 10. Illustrazione “La torre” di Ilaria Leganza per Boccaccio650
 

Informazioni utili
Nei giorni di «Mercantia» (dal 16 al 20 luglio 2025) è vietato l'accesso al borgo di Certaldo Alta senza biglietto (l'accesso a Certaldo Bassa è, invece, gratuito). Costo del biglietto: mercoledì, giovedì, venerdì e domenica: intero E 13,00€+ diritto di prevendita; ridotto E 11,00€+ diritto di prevendita | sabato: intero E 15,00€+ diritto di prevendita, ridotto E 13,00€+ diritto di prevendita. Riduzione valida per: bambini da 7 a 14 anni, persone con disabilità, soci Coop (solo mercoledì e giovedì), Soci Touring Club in possesso di tessera associativa in corso di validità. Abbonamento tutti i giorni (escluso il sabato): intero E 40,00€- ridotto E 30,00€. Riduzione valida per: bambini da 7 a 14 anni, persone con disabilità. Abbonamento tutti i giorni (compreso il sabato): intero E 52,00€- ridotto E 40,00€. Riduzione valida per: bambini da 7 a 14 anni, persone con disabilità. Abbonamento Soci Unicoop Firenze tutti i giorni (compreso il sabato): E 47€. Riservato ai soci Unicoop Firenze, solo se acquistato in prevendita entro il 16 luglio 2025. Ogni carta socio dà diritto all’emissione di un abbonamento a prezzo agevolato. Ingresso gratuito per i bambini di età inferiore a 7 anni. Orari: Inizio spettacoli dalle ore 20.00; mercoledì giovedì, venerdì e domenica: fino alle ore 1.00; sabato: fino alle ore 1.30. I biglietti e gli abbonamenti potranno essere acquistati: • presso la biglietteria in Piazza Boccaccio nei giorni della manifestazione dalle 17.00 alle 24.00; • sul sito https://www.ticketone.it/artist/mercantia/; • nei punti vendita TicketOne (consulta la pagina https://www.ticketone.it/help/outlets/ per trovare il punto vendita più vicino a te) • sito istituzionale del Comune:www.comune.certaldo.fi.it/it. Info Biglietti e abbonamenti su Ticketone.it. Informazioni biglietti: info@boxofficetoscana.it. Info residenti/attività: mercantia@securandsecur.it. Ufficio informazioni turistiche: tel. 0571 661219 (solo per informazioni di carattere generale)

mercoledì 9 luglio 2025

«Lugano LongLake Festival», nel Canton Ticino un’estate tra musica, teatro e arte urbana

Musica live, spettacoli, installazioni di arte urbana, attività per bambini e famiglie, danza, incontri, workshop, street food e l’irresistibile universo degli artisti di strada: Lugano è pronta a colorarsi di mille sfumature e tonalità, quelle del prismatico mondo della cultura, e a farsi abitare dall’energia contagiosa e travolgente del suo «LongLake Festival», uno dei più grandi open air urbani della Svizzera, giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione.

Nel cuore dell’estate, da giovedì 10 a domenica 27 luglio, l’elegante cittadina del Canton Ticino, sulle sponde del Ceresio, conferma la propria vocazione turistica e ospita, tra le vie del centro storico e sul lungolago, oltre trecento eventi, per lo più gratuiti, a partire da tre appuntamenti ormai tradizionali, distribuiti nei tre fine settimana della manifestazione: la quarantacinquesima edizione di «Estival Jazz» (10-12 luglio), «Blues to Bop» (18-19 luglio), al suo trentacinquesimo appuntamento, e l’attesissimo «Lugano Buskers», promosso per la prima volta nel 2009.

A segnare il debutto della kermesse - organizzata dalla Divisione eventi e congressi della Città di Lugano, in collaborazione con Lugano Region e AIL - sarà il ritmo travolgente del jazz, che, per tre serate, porterà sui palchi di piazza della Riforma, piazza Manzoni e Punta Foce, artisti di fama internazionale, alcuni al loro ritorno nella cittadina elvetica, e nuove voci, anche della scena ticinese e svizzera come Christian Zatta's Nova, Jamila, Julian Brown, Jupiter Clouds, Lady Bazaar, Naomi Lareine e Pilar Vega.

Ad aprire il programma di piazza della Riforma, dove ci saranno gli appuntamenti più attesi dagli amanti dei ritmi sincopati, sarà, nella serata di giovedì 10 luglio, l’artista di origine congolese Alina Amuri, vincitrice dello «Swiss Live Talent». A seguire il leggendario Al Di Meola, considerato uno dei più importanti chitarristi dell’epoca moderna, si esibirà con l’Orchestra della Svizzera italiana, diretta per l’occasione dal maestro Fabrizio Festa. Mentre a concludere la serata saranno i Patax, travolgente gruppo di fusion latina proveniente dalla Spagna.

Il giorno successivo è previsto un concerto di Kurt Elling con gli Yellowjacket, una delle band più longeve e influenti del jazz mondiale. Seguiranno i Take 6, definiti da Quincy Jones «i più forti vocalisti del pianeta!», con il loro appuntamento che fonde gospel, jazz, R&B e pop in un’armonia cristallina. Chiuderà il programma di venerdì 11 luglio Candy Dulfer, in scena con Shelby J., sassofonista olandese e regina del funk che proporrà un set dedicato a Prince, suo mentore in passato.

La serata di sabato 12 luglio si aprirà, invece, con il cubano Gonzago Rubalcaba, considerato uno dei migliori pianisti viventi della scena mondiale, sul palco con la formazione Trio d’Été. Seguirà, quindi, l’esibizione di Jack Savoretti, cantautore italo-britannico dall’anima soul e folk, che presenterà il suo primo album in italiano: «Miss Italia». La serata si chiuderà, a mezzanotte, con Youssou N’Dour & Le Super Étoile de Dakar, leggenda della world music.

Il fine settimana successivo, quello del 18 e del 19 luglio, i riflettori saranno, invece, puntati sul «Blues to Bop», omaggio alla storia del blues in tutte le sue declinazioni. Sul palco di Villa Ciani si esibiranno il cantautore napoletano Edoardo Bennato, il celebre bluesman svizzero Philipp Fankhauser, il polistrumentista e compositore statunitense Joachim Cooder, ma anche Billy Branch, leggenda dell’armonica che vanta tre nomination e una vittoria ai Grammy Awards, e Gennaro Porcelli, uno dei principali talenti del blues italiano.

A Punta Foce e Rivetta Tell si vedranno, invece, le esibizioni di artisti «Swiss made» quali DimeBlend, Little Chevy, Marco Marchi & the Mojo Workers, Max Dega Band e Wet Rugs. Nell’ambito del cartellone, sono previsti, inoltre, due appuntamenti promossi dal LAC Lugano Arte e Cultura: il concerto degli Østrik Quintet (18 luglio) e quello dei The Voices Gospel Family (20 luglio). L’intesa con il centro culturale ticinese si estenderà anche oltre i confini di «Blues to Bop», includendo l'appuntamento «Thee Sacred Souls e Ledisi» nell’incantevole cornice naturale del Parco Ciani (16 luglio).

A chiudere il programma del «LongLake Festival» sarà, quindi, la nona edizione del «Lugano Buskers», cinque giorni di musica, acrobati, street-comedy, in programma dal 23 al 27 luglio, che vedranno esibirsi oltre quaranta artisti provenienti da tutto il mondo. «Brividi» è il tema scelto per fare da filo conduttore tra le performance dal vivo, i visual show, le proposte musicali e i workshop che si alterneranno per le strade e i palchi cittadini, da piazza Manzoni, passando per il lungolago, finendo a Punta Foce.

Il festival luganese prevede anche un focus sull’arte urbana. Tra l’8 e il 22 luglio torneranno, sulle sponde del Ceresio, i Nevercrew, ovvero Christian Rebecchi e Pablo Togni, con un nuovo intervento site-specific per la parete del Lido di Lugano.

Dall'America alla Francia, dalla Nuova Zelanda all'India, passando per la Russia, i due artisti hanno realizzato oltre cento interventi nello spazio pubblico. Il loro lavoro ruota attorno al concetto di confronto legato al rapporto tra uomo e natura e tra uomo e «sistemi», con un'attenzione particolare alle tematiche ambientali e sociali. Questo argomento sarà al centro anche dell’opera pensata per Lugano, una riflessione non solo sulle nostre relazioni con ciò che ci circonda, ma anche sul rapporto tra locale e globale, tra osservatore e osservato, «capace – raccontano gli organizzatori - di trasformarsi e di suggerire molteplici letture».

Per l’occasione è stato organizzato anche uno Street Art Tour guidato (13, 14, 20 e 21 luglio), che si concentrerà sugli interventi realizzati negli ultimi quindici anni da artisti quali Lucamaleonte, Sam3, Nevercrew, Agostino Iacurci, MP5, Dem, 108, C.T., Seacreative, Orticanoodles, Sten & Lex e molti altri ancora.

Nell'ambito del «LongLake Festival» ci sarà spazio anche per eventi dedicati ai bambini, con giochi e libri che invitano alla scoperta della natura, per il ballo (con serate Swing-Boogie, Alma Latina e Milonga) e per spettacoli teatrali. La Compagnia Onyrikon metterà in scena «Corde» (10 e 11 luglio), una proposta artistica che interroga la complessità, la crudeltà e la bellezza delle relazioni umane. Isabella Giampaolo proporrà «E tu chi sei?» (13 luglio), un monologo che si interroga sulla demenza, in particolar modo sull’Alzheimer, e sulle sue conseguenze, come una sorta di valzer della memoria. Ci sarà, quindi, «Elements» (14 luglio), un progetto performativo di UnKnown Company, in cui danza, movimento acrobatico, musica dal vivo, luce, video, costumi, opera d’arte plastica e testi poetici entrano in sinergia per creare una celebrazione della bellezza e della complessità della vita. I riflettori si accenderanno, poi, su «Un bès – Antonio Ligabue» (20 luglio), con Mario Perrotta, figura tra le più rilevanti del panorama teatrale italiano contemporaneo. Infine, Francesco Pellicini presenterà il talk-spettacolo «Storie di lago» (20 luglio).

Un cartellone, dunque, composito quello del «Lugano LongLake Festival», che, alla sua quindicesima edizione, si conferma come un momento speciale dedicato alla musica, alla cultura e allo svago nel cuore dell’estate. «Per 18 giorni, oltre 300 eventi animano la città, offrendo esperienze che emozionano, fanno riflettere e divertono – riassume a tal proposito Claudio Chiapparino, direttore della Divisione eventi e congressi Città di Lugano -. Dai concerti alle installazioni, dalle attività per bambini agli artisti di strada, ogni proposta parla ai diversi pubblici con linguaggi universali. Partendo dal Parco Ciani, il festival si estende al lungolago, valorizzando l’abbraccio naturale tra il Monte Brè e il Monte San Salvatore. «LongLake Festival» acquisisce forza e capacità di coinvolgere l'intero fronte lacustre, offrendo un'esperienza immersiva che unisce natura, cultura e spettacolo in un contesto unico e suggestivo». Il tutto concorre a farne un appuntamento da non perdere anche per chi proviene dalla vicina Italia. 

Didascalie delle immagini
1. Cirque la Compagnie - L'Avis Bidon © Albert Ortiz; 2.  Edoardo Bennato; 3. Take 6 © John Abbott; 4. Al Di Meola © Alexander Mertsch; 5. Gonzalo Rubalcaba - copyright Daniela De La Portilla; 6. Cho Kairin © Andrea Dani

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venerdì 4 luglio 2025

LacMus Festival, sul Lago di Como un viaggio tra le note di Maurice Ravel

Saranno la musica del compositore francese Maurice Ravel, di cui ricorrono i 150 anni dalla nascita, e il repertorio iberico da lui amato a fare da filo rosso tra i quattordici appuntamenti che compongono il cartellone di «Giochi d’acqua», ovvero la nona edizione di «LacMus Festival», in programma dal 9 al 20 luglio sul Lago di Como in Tremezzina, con uno sconfinamento in Brianza.

Il programma si aprirà con un recital pianistico del direttore artistico Louis Lortie, che porterà nell’incantevole scenario di Villa Carlotta il suo «Absolute Ravel», nel quale verranno proposti la celebre «Pavane pour une infante défunte», il monumentale «Tombeau de Couperin», la pagina giovanile «Jeux d’eau» (fonte di ispirazione per il titolo del festival comasco) e l’onirico ed enigmatico «Gaspard de la nuit».

Il giorno successivo, giovedì 10 luglio, si aprirà con «Giochi in musica», un laboratorio per i più piccoli (dai 3 ai 6 anni), al Parco di Villa Mainona – Museo del paesaggio del Lago di Como a Tremezzina. Mentre nel tardo pomeriggio, il Museo della barca lariana ospiterà il concerto «Musica tra le barche», che vedrà tornare a LacMus il clarinettista Anton Dressler, impegnato ancora una volta a cimentarsi con i live electronics in pagine da lui composte. Proseguirà, poi, il percorso dedicato a Maurice Ravel con il pianista Axel Trolese, che presenterà la «Rapsodie espagnole», nella trascrizione per pianoforte, e la giovanile «Habanera», precedute e introdotte da pagine di due compositori iberici, Turina e Albéniz, e da un cameo lisztiano, «Les jeux d’eau à la Villa d’Este», le cui immagini acquatiche preannunciano e preparano la ricerca timbrica raveliana.

Si proseguirà nella mattinata di venerdì 11 luglio con l’ormai tradizionale ascesa a piedi verso l’Abbazia di San Benedetto in Val Perlana, gioiello medioevale raggiungibile in un’ora di cammino. La fatica della salita sarà premiata dall’ascolto di «Monastic cello», un programma che accosta tre delle sei «Suite per violoncello» di Johann Sebastian Bach, affidate a Lucia Swarts, interprete di punta del repertorio barocco con strumenti d’epoca.

Di tutt’altro carattere sarà il concerto serale alla Villa del Balbianello, che fin dal titolo, «¡Granada!», promette un viaggio sonoro tra i profumi, i ritmi e i colori dell’Andalusia. Protagonista sarà il tenore Galeano Salas, accompagnato al pianoforte da Sophia Muñoz e Paolo Bressan. Da Bizet alla zarzuela, da Massenet alle canzoni messicane, il programma si dipanerà in modo vario e piacevole fra Europa e America Latina, per concludersi con l’iconica «Granada» di Agustín Lara, a lungo popolare anche in Italia nell’interpretazione di Claudio Villa.

Ci si sposterà, quindi, a Villa Lario dove, sabato 12 luglio, il Trio Wanderer, compagine francese di fama mondiale, presenterà il suo «Absolute Ravel», nel quale sarà possibile ascoltare il «Trio» da due Sonate, per violino e pianoforte e per violino e violoncello, che appartengono al periodo finale della produzione raveliana e hanno in comune la presenza di riferimenti al mondo della musica nera americana.

Domenica 13 luglio, in piazzetta Brenna, andrà in scena «Vive les amateurs!», un concerto collettivo di pianoforte con medici, avvocati, impiegati e ingegneri, originari di diversi paesi del mondo, dal Giappone al Brasile, riuniti nell’associazione PianoLink. Mentre lunedì 14 luglio il festival farà tappa, come ormai da alcuni anni, negli spazi all’aperto del maestoso Castello Durini ad Alzate Brianza, con «Rhapsody in Black», un programma che prevede ben tre concerti per pianoforte, affidati al solista e compositore Vyacheslav Gryaznov e a un’orchestra virtuale, la G-Phil, un’applicazione sviluppata dallo stesso artista nel periodo della pandemia. Il programma esprime appieno lo spirito modernista e ottimistico del primo Novecento: il «Concerto per la mano sinistra» di Ravel e il «Primo Concerto» di Shostakovich sono attraversati dal fremito ritmico di quell’epoca, in cui gli echi guerreschi si mescolano a quelli del jazz che si stava diffondendo in Europa. Completa il programma la «Rhapsody in Black» dello stesso Vyacheslav Gryaznov, che, sebbene scritta pochi anni fa, guarda alla stessa epoca e alle stesse influenze, rielaborando materiale tematico tratto da George Gershwin.

Ci si sposterà, poi, a Villa del Balbianello dove, martedì 15 luglio, si esibirà il giovane mezzosoprano Teresa Iervolino, versatile interprete dell’opera barocca come del Novecento e vincitrice a Como del concorso As.Li.Co.. Al pianoforte siederà Andrea Del Bianco. Un florilegio di arie di ispirazione iberica, tratte da Rossini, Verdi, Bizet e Massenet - accostate alle melodie spagnole di Albéniz, Granados e Falla - compone il programma di «Olas españolas», concerto nel quale verrà proposto anche «L’heure espagnole» di Ravel.
 
Sarà, quindi, la volta di «Folk Songs», un appuntamento musicale costruito intorno alla voce di Christiane Karg, che mercoledì 16 luglio vedrà in scena, al Parco Teresio Olivelli, anche la Sinfonia Smith Square Orchestra, diretta da Paolo Bressan. Durante il concerto verrà ricordato Luciano Berio, nel centenario della nascita.

La Sinfonia Smith Square sarà, inoltre, protagonista degli appuntamenti di giovedì 17 luglio: la «Musical Greenway», con l’arpista Stefania Scapin, e l’«Absolute Ravel – Symphonic», con Louis Lortie e la giovane chitarrista toscana Carlotta Dalìa, vincitrice di numerosi premi internazionali. In questa serata dedicata al Ravel orchestrale si potranno riascoltare la «Pavane» e il «Tombeau de Couperin», già uditi in versione pianistica, ma anche il «Concerto in sol», capolavoro di aerea levità, punteggiato di schegge di jazz, e il «Concierto de Aranjuez» di Joaquín Rodrigo, pagina chitarristica di perenne popolarità grazie al celeberrimo «Adagio».

La Spagna dominerà incontrastata nel concerto di venerdì 18 luglio al Parco Teresio Olivelli: «¡Bolero!», che ci porterà quattro illustri interpreti del flamenco: la danzatrice Sara Jiménez, la cantante Teresa Hernández e i chitarristi Juan Miguel Giménez e José «El Peli» Muñoz.
Sabato 19 luglio ci si sposterà al Santuario della Beata Vergine del Soccorso a Ossuccio per le consuete «Meditazioni musicali» con «The Dawn of the Cello», un viaggio tra le prime composizioni solistiche per violoncello con Lucia Swarts, personalità di spicco nel campo dell’interpretazione con strumenti originali, e il clavicembalista Riccardo Doni.

Il cartellone si chiuderà domenica 20 luglio, al Grand Hotel Tremezzo, come era iniziato, ovvero con Louis Lortie e un suo «Absolute Ravel», con capolavori quali i «Miroirs», le «Valses nobles et sentimentales», «La Valse» e la «Sonatine», pagina percorsa da ritmi ora volutamente arcaici ora folklorici.

Il festival comasco si configura, dunque, come un omaggio a tutto tondo alla natura caleidoscopica di Ravel, amante della musica per clavicembalo come del jazz, non dimentico del folklore basco e protagonista di un’epoca in cui ogni autore forgia da sé le regole del proprio linguaggio.

Didascalie delle immagini
LacMus Festival, immagini di repertorio. Foto di Daniele Fontana

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Iformazioni e biglietti: https://www.lacmusfestival.com

mercoledì 2 luglio 2025

Festival shakespeariano, Verona omaggia il «Bardo» con quattro prime nazionali

«Nella bella Verona, / dove noi collochiam la nostra, / due famiglie di pari nobiltà; ferocemente l’un l’altra oppone / da vecchia ruggine nuova contesa …». Si apre così uno dei più conosciuti e amati testi teatrali di William Shakespeare: la tragedia «Romeo e Giulietta», composta tra il 1594 e il 1596. La città veneta - già scenario di un esperimento giovanile del «Bardo», ovvero «I due gentiluomi di Verona» del 1590-95 – diventa così, nell’immaginario collettivo, il simbolo dell’amore giovanile e della passione che sfida ogni convenzione. Forte di questa storia Verona ospita, dal 1948, il Festival shakespeariano, nucleo storico dell’Estate teatrale veronese, giunta alla sua 77esima edizione.

Cornice della manifestazione, in programma quest’anno da giovedì 3 a venerdì 25 luglio, è come sempre il Teatro romano, sito archeologico ai piedi del colle di San Pietro, a ridosso dell’Adige, custode della storia cittadina fin dal I sec. a.C., che l’Amministrazione comunale ha recentemente sottoposto a impegnativi e articolati interventi allestitivi per riportarlo alla sua funzione primaria di palcoscenico per la drammaturgia impegnata, ma anche per la danza e per la musica.
In un dialogo costante tra tutela e creatività, tra memoria e futuro, le strutture realizzate, all’interno di quello che è ancora oggi uno dei più grandi teatri in pietra del nord Italia, daranno vita, nel segno di William Shakespeare, a un magico e moderno Globe Theatre all’aperto.

Quattro sono i titoli, proposti in prima nazionale, che per tutto il mese di luglio mostreranno l’assoluta attualità del «Bardo» nelle riflessioni al centro delle sue opere e nei personaggi archetipici resi eterni dalla sua penna, così come nella sua capacità straordinaria di affrontare il confine, spesso labile, tra la vita e il sogno.

A inaugurare il cartellone, sarà, giovedì 3 e venerdì 4 luglio, Francesco Pannofino - affiancato da Francesco Acquaroli e Paolo Sassanelli – in «Rosencrantz e Guildenstern sono morti», esilarante tragicommedia scritta dal commediografo inglese Tom Stoppard a partire da due figure minori dell’«Amleto», con la regia di Alberto Rizzi.
L’autore, noto al grande pubblico per aver scritto la sceneggiatura di «Shakespeare in love», trasforma la più grande tragedia shakespeariana di tutti i tempi in una farsa sull’esistenza umana. I due fedeli amici di Amleto, chiamati a capire che cosa si celi dietro la follia del principe, distorcono le prospettive e fanno crollare le certezze con l’insensatezza del loro agire, fatto di battute esilaranti, vaneggiamenti, doppi sensi, insinuazioni, giochi di parole.
Lo spettacolo - perfetto per il talento caleidoscopico di Francesco Pannofino (attore apprezzato anche sul piccolo schermo e voce inconfondibile di alcuni divi americani come George Clooney, Antonio Banderas, Kevin Spacey) - verrà reso ancora più esilarante dalla scelta di mescolare, in questo nuovissimo allestimento, l’umorismo inglese di Tom Stoppard alla tradizione comica della Commedia dell’Arte, dando vita a una pièce che esplora la profonda riflessione esistenzialista/filosofica del testo originale, esaltandone la potenza comica ed emotiva.

Il cuore dello spettacolo sarà – si legge nella presentazione - «un grande carro, ispirato ai tradizionali carri da strada, simbolo di movimento, trasformazione e gioco teatrale: si trasformerà continuamente, diventando castello, teatro, prigione o strada, in un susseguirsi di scenari sempre nuovi».

I riflettori saranno, quindi, puntati su quello che è considerato il dramma della gelosia per antonomasia: l’«Otello», proposto in una drammaturgia inedita di Dacia Maraini, Lo spettacolo, in cartellone il 10 e l’11 luglio, vedrà in scena Giorgio Pasotti, nella duplice veste di regista e di attore protagonista, nella parte di Iago. A interpretare il Doge nero - capitano leale e coraggioso, ma incapace di gestire le proprie emozioni - sarà il promettente Giacomo Giorgio, amatissimo dal pubblico nella fiction televisiva «Mare fuori»; mentre Claudia Tosoni sarà Desdemona, una donna moderna che sfida le convenzioni del tempo e lotta per la propria libertà di scelta, subendo comunque le conseguenze di un mondo maschilista e retrogrado.
La rappresentazione, adatta soprattutto alle nuove generazioni, metterà in luce i temi attualissimi della misoginia e del bisogno di controllo e possesso dell’uomo sulla donna, cercando di dare risposta a tre domande: «cosa succede quando l’amore si trasforma in controllo? Quando il desiderio di libertà viene soffocato dal bisogno di possesso? E soprattutto: possiamo ancora imparare qualcosa da Otello?». 

Sarà, quindi la volta, il 17 e il 18 luglio, di «Riccardo III», opera emblematica dello sconfinamento del potere nelle libertà e nei diritti di singoli e comunità, ma anche archetipo di malvagità feroce ed esempio di un mondo governato dalla violenza, dalla frode e dalla paura. Al centro della narrazione ci sono l’ascesa al trono e la repentina caduta del malvagio Riccardo, duca di Gloucester, archetipo del politico machiavellico.
Una delle particolarità dell’allestimento, firmato dal regista Andrea Chiodi, è la scelta di affidare il ruolo di protagonista a una donna: Maria Paiato, considerata una delle più sensibili e raffinate interpreti italiane, recuperando così un’antica tradizione che ha visto spesso corpi femminili incarnare questo personaggio, quintessenza del male anche nel rapporto di potere sulle donne.

A chiudere il cartellone sarà, il 24 e il 25 luglio, «La tempesta», un mix sorprendente di sogno, realtà, magia, illusioni e follia, in un mondo bizzarro in cui nulla è ciò che sembra, ma tutto è reale. La nuova versione proposta al Teatro romano si avvale di una delle più prestigiose firme internazionali della regia di teatro, l’argentino Alfredo Arias, che già si era confrontato con questo testo nei primi decenni della sua sfolgorante carriera, nell’ambito del Festival di Avignone del 1986.
Protagonista dello spettacolo, poetico e visionario, sarà l’attore Graziano Piazza nel ruolo di Prospero: il mago, il demiurgo, il sovrano dell’isola su cui approdano i naufraghi di una tempesta, che egli stesso ha scatenato, con l’aiuto di Ariel, uno spirito che ha liberato dal dominio della strega Sicorace e che ora è al suo servizio. A dominare il tutto è un elemento naturale, lo stesso scelto come filo conduttore della 77esima Estate teatrale veronese: l’acqua, sinonimo di mutamento e adattabilità, di transizione e di rinnovamento.

Informazioni utili
Programma completo sul sito www.estateteatraleveronese.it e sulla pagina Facebook Estate Teatrale Veronese-Comune di Verona. Biglietti disponibili da Box Office Verona - via Pallone 16 - tel. 045 80 11 154. Biglietti online disponibili sui circuiti: www.boxol.it/BoxofficeLive/it, www.boxofficelive.it e www.arteven.it

mercoledì 11 giugno 2025

«Santa», a Reggiane Parco Innovazione l’arte irriverente di Maurizio Cattelan incontra la danza

C’è un luogo a Reggio Emilia che ha riconvertito il suo glorioso passato industriale in una fucina per la creatività, l’imprenditorialità e la cultura. Si tratta di Reggiane Parco Innovazione, importante opera di riqualificazione urbana che, negli ultimi anni, ha ridato vita, grazie a preziosi interventi di restauro (apprezzati anche all’estero), a una zona periferica della città, l’attuale quartiere Santa Croce, che, nei primi cinquant’anni del Novecento, fu un distretto di eccellenza per la meccanica e la meccatronica italiana, producendo aerei, treni, macchinari agricoli e gru portuali. Nei Capannoni 15B, 15C, 17, 18 e 19 hanno trovato sede l’Università di Modena e Reggio Emilia, centri di ricerca, imprese ad alta tecnologia, ordini professionali, associazioni culturali e incubatori di start up. Ne è nato un vero e proprio polo incentrato sull’«economia della conoscenza», che ha come valori fondanti la sostenibilità, le relazioni tra individui e l’incontro tra le diversità.

Da giovedì 12 giugno
, per tre fine settimana, questi spazi, e più precisamente i capannoni 17 e 18, faranno da scenario a «Santa», un’opera site-specific dove danza, arte contemporanea e architettura si intrecciano in un percorso immersivo, coinvolgente e radicalmente sperimentale.
Prende così avvio il nuovo format (di durata triennale) «Danze dell’Utopia», ideato da Gigi Cristoforetti per il Centro coreografico nazionale/Aterballetto, altra eccellenza reggiana, con l’obiettivo di attraversare luoghi iconici e insoliti con performance capaci di coinvolgere nuovi pubblici e di far dialogare i vari linguaggi dell’arte, trasformando spazi urbani, storici o degradati, in scenari immersivi e comunitari.

Il progetto, che gode del contributo del Comune di Reggio Emilia, porta la firma di Nicolas Ballario, classe 1984, figura di riferimento nel panorama dell’arte contemporanea, con all’attivo collaborazioni con Radio Rai Uno, «Rolling Stone» e «Il giornate dell’arte». Le azioni coreografiche sono affidate a Lara Guidetti, direttrice della compagnia Sanpapiè (co-produttrice della performance), che per l’occasione ha costruito un tessuto danzato instabile, nomade e potente, in costante dialogo con gli spazi di Reggiane Parco Innovazione e con le opere di Maurizio Cattelan, uno degli artisti italiani contemporanei più noti e controversi a livello internazionale, celebre per il suo linguaggio provocatorio e ironico, capace di eludere ogni definizione e amplificare ogni domanda. 

 Per l’occasione, l’archivio dell’artista ha concesso in prestito: un giocoso autoritratto («Untitled», 2001), «Homeless» (2005), opera in legno e stracci che dà voce al dramma dei senzatetto, e una riproduzione di «L.O.V.E.» (2010), la scultura monumentale in marmo di Carrara raffigurante una mano con tutte le dita mozzate tranne il medio, che fu installata nel 2010 davanti alla Borsa di Milano e che ora, in una versione dalle dimensioni ridotte, è collocata su un'Apecar.

L'azione coreografica, il cui titolo evoca le relazioni tra sacro e profano, tra spiritualità e corporeità, vedrà in scena Gioele Cosentino, Vittoria Franchina, Gador Lago Benito, Alberto Terribile, Kiran Luc Gezels, Alessia Giacomelli, Michele Hu, Karline Olivia Kotila. Il sound design è a cura di Marcello Gori; il light design porta la firma di Marcello Marchi. La progettazione e la realizzazione dei costumi e degli accessori hanno visto all’opera Maria Barbara De Marco e Fabrizio Calanna, con Nuvia Valestri.

«Cosa sia «Santa», esattamente, non è facile dirlo. Una performance? Un atto liturgico? Una mostra? Un sogno? Forse tutto questo, o forse niente di tutto questo. «Santa» - si legge sul sito di Aterballetto - è soprattutto un attraversamento. Di uno spazio,di un tempo, di un pensiero. […] Nulla è rivelato in anticipo. […] L’unica bussola è la fiducia: chi si affida al progetto sarà ricompensato con l’inatteso». 
Al punto di accoglienza, dove si ritirano le cuffie silent-disco, lo spettatore sa solo che il progetto è itinerante e che, lungo il cammino (della durata di circa un’ora), non sono previste sedute (il consiglio è di indossare scarpe comode).

I visitatori, accompagnati dalla voce di Nicolas Ballario, saranno protagonisti di un gioco percettivo che alterna ironia e struggimento, visione e spaesamento. La camminata-spettacolo è – si legge ancora sul sito di Aterballetto - «un invito. A disorientarsi. A guardare di nuovo. A credere che l’arte possa ancora sorprendere». Perché la performance multidisciplinare, definita da Nicolas Ballario «un rito collettivo anomalo» nel segno del paradosso e della metamorfosi, si propone più di accendere domande che di offrire risposte. «È un invito – spiega il curatore - a guardare, sentire e pensare senza ridurre o etichettare».
La coreografia diventa così un gesto effimero e trasformativo che attraversa la fisicità dei danzatori e i sensi degli spettatori. «I corpi dei performer – spiega Laura Guidetti - non raccontano ma evocano; non rappresentano ma si offrono come apparizioni: presenze che emergono e svaniscono, portando con sé tracce di ironia, bellezza, crudeltà e virtuosismo»

Gli ambienti industriali rigenerati si fanno, dunque, palcoscenico e controcampo, in un viaggio che richiama il senso di una civiltà sconfitta o forse appena nata. Un rave punk, una favola dark, un’invocazione laica o una marcia verso l’ignoto: ogni spettatore costruisce la propria personale chiave di lettura. Perché l’opera d’arte, qui, non è solo da osservare: è un catalizzatore per rileggere il reale. «L’arte contemporanea ha moltissimi livelli di lettura – termina Nicolas Ballario –. Non può esserci una interpretazione univoca, per questo vogliamo affidare la “critica” di queste opere così potenti a lessici e discipline molto diverse tra loro solo all’apparenza. In questi spazi, che hanno una storia così evocativa, ci spingiamo a parlare dell’“innominabile” in modo ironico e tragico allo stesso tempo. Per esorcizzarlo, per spingere la nostra immaginazione un po’ più in là».

Infine, Luca Torri, presidente Stu Reggiane, sottolinea che «portare la cultura alle Reggiane significa restituire a questo luogo la sua dimensione storica, ma anche dare un futuro a una comunità. «Santa» è un gesto forte e necessario, che ci aiuta a non dimenticare cosa siamo stati e a immaginare cosa possiamo diventare». Perché, da sempre, l’arte legge la realtà e anticipa il futuro. 

Didascalie delle immagini
1. 2 . Santa. Foto di Luca del Pia; 3.  Santa. Foto di Alice Vacondio; 4. Maurizio Cattelan, Junho, LEEUM Museum, Seoul, 2023, photo Kim Kyoungtae; 5 e 6. Santa. Foto di Luca del Pia

Informazioni utili 
Santa. Reggio Emilia – Reggiane Parco Innovazione, Capannoni 17 e 18, piazzale Europa 1
Anteprima stampa: 10 giugno 2025, ore 11:00 Spettacoli pubblici: 12, 13, 14 giugno | 26, 27, 28 giugno | 3, 4, 5 luglio Tre repliche al giorno: ore 19:30, 21:00, 22:15 
Biglietto unico: 5 euro. Acquisto online: www.biglietteriafonderia39.it/home.aspx. La biglietteria è aperta presso il Tecnopolo al Reggiane Parco Innovazione dalle ore 18.30 del 12, 13, 14, 26, 27, 28 giugno e del 3, 4, 5 luglio. I biglietti acquistati online devono essere ritirati alla biglietteria, negli orari di apertura, presentando la ricevuta d’acquisto. 
Informazioni e prenotazioni: tel. e whatsapp 3341023554. Website: www.fndaterballetto.it

mercoledì 6 novembre 2024

«Arte, fantasia, colore»: al teatro Biondo di Palermo una mostra su Santuzza Calì

Ha disegnato i costumi e le scene di più di duecentocinquanta spettacoli di prosa, opera lirica e teatro per bambini, collaborando con registi come Tonino Conte, Gianfranco De Bosio, Franco Enriquez, Vittorio Gassman, Ermanno Olmi, Aldo Trionfo, Paolo Poli e Maurizio Scaparro. Ha lavorato come illustratrice di libri per Emme Edizioni e Rai Eri regalando il suo inconfondibile segno a testi come «Le filastrocche del cavallo rampante» di Gianni Rodari, «L’amore delle tre melarance» di Torino Conte, «Storie senza tempo» di Alberto Manzi, «L’albergo della fantasia» di Antonella Tarquini e «Il mondo alla rovescia» di Donatella Ziliotto. Ha portato il suo estro di costumista e scenografa anche sul grande schermo in un film come «La parola segreta» di Stelio Fiorenza (1988). Ha vinto premi prestigiosi quali il Gassman - I teatranti dell’anno, l’Eti, l’Ubu della critica e Le maschere del teatro. Ha inventato anche una tecnica artistica, quella del meta-collage, che fonde insieme legno e metallo. Santuzza Calì (Pulfero - Udine, 28 marzo 1934), madre friulana e padre siciliano, ha avuto una vita intensa alla quale hanno fatto da filo rosso tre parole, le stesse scelte come titolo per il catalogo ragionato del suo archivio alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia, appena pubblicato da Silvana editoriale: «arte, fantasia, colore».

Nipote della pittrice Pina Calì, notevole esponente della pittura siciliana degli anni ’30, e di Silvestre Cuffaro, scultore dalla potente impronta etica, l’artista è partita giovanissima da un paesino friulano di poche centinaia di anime sulle sponde del Natisone, Pulfero, alla conquista del mondo. In un periodo in cui era raro vedere una ragazza della provincia italiana viaggiare in Europa, agli inizi degli anni Sessanta, lei si diploma all’Accademia di Belle arti di Palermo e, poi, parte per Salisburgo, dove frequenta la «Scuola del Vedere» di Oskar Kokoschka, il padre dell’Espressionismo nordico, la cui pittura racconta l’asperità del vivere. Ne diventa assistente; impara da lui a «vedere, osservare, guardare» la realtà, portandosi a casa una profezia che sarebbe diventata realtà: «Tu farai teatro».
Poi, dopo un seminario estivo a Venezia con Le Courbusier, la giovane parte, con una borsa di studio, per l’America, mossa dalla curiosità, dalla brama di studiare, di conoscere altra gente e altre realtà.

Bisogna aspettare il 1969 per il secondo incontro importante di Santuzza Calì, quello con l’amico e collega Lele Luzzati, un rapporto «così speciale e unico che – racconta la scenografa e costumista friulana - fa parte dei miracoli e dei segreti della mia vita». La loro collaborazione è considerata tra le più feconde e proficue della scena teatrale italiana; i due artisti, ugualmente raffinati e fantasiosi, si capiscono al volo: «sembrava che lavorassimo gomito a gomito controllando ogni sfumatura di colore, - racconta ancora Santuzza Calì - ma non è mai stato così. Dopo brevi accordi ci impegnavamo su uno stesso progetto, lontani, in mari diversi, lui in quello ligure, io in quello mediterraneo – in Sicilia o su un’isola greca».

Le porte del teatro sono aperte e l’arte della scenografa e costumista di Pulfero, che unisce una vasta cultura figurativa con una straordinaria abilità artigianale e una spiccata intelligenza nella collaborazione con le maestranze del palcoscenico, incrocia anche la storia dell’opera lirica, un genere musical-teatrale che lei aveva imparato da piccola grazie al nonno paterno: «mi faceva sentire le arie di Mozart, Rossini, Verdi… e mi raccontava le storie – racconta Santuzza Calì -. Così per capirle meglio facevo piccoli teatrini con dentro piccoli personaggi colorati di rosso, verde e blu. Erano di carta e li muovevo con i fili. Non mi ricordo se immaginavo o no di continuare da grande a fare questo gioco».
Le sue creazioni fatte di fantasia, artigianalità e manualità, ma anche di un attento studio dei testi e del carattere dei personaggi, salgono così su palcoscenici importanti come La Fenice di Venezia, il Massimo di Palermo, il Carlo Felice di Genova, il San Carlo di Napoli, il Regio di Torino, il Rossini Opera Festival di Pesaro, il Maggio musicale Fiorentino, il Ciclo verdiano di Parma, i teatri dell’Opera di Vienna, Strasburgo, Parigi, Ginevra, Losanna, Stoccolma, Oslo, Atene e Zurigo.

Santuzza Calì, che oggi ha novant’anni e che tre anni fa si è trasferita a Sperlinga (in provincia di Enna), dopo una vita passata a Roma, è stata instancabile e tuttora studia, disegna, inventa. Lo dimostra il catalogo ragionato della sua attività, appena pubblicato da Silvana Editoriale. E lo documenta anche l’antologica che le dedica fino alla fine dell’anno il teatro Biondo di Palermo. Curata da Giovanna A. Bufalini, Paola Tosti, Laura Zanca e Giulia Barbera, con la collaborazione della Fondazione Giorgio Cini di Venezia, l’esposizione allinea acquerelli, bozzetti, figurini, costumi, oggetti di scena che raccontano in sintesi i momenti più significativi di una storia creativa durata più di cinquant’anni, dal 1969 a oggi.

«In tutta l’opera di Santuzza Calì – sottolinea una delle curatrici, Giovanna A. Bufalini – prevale il gusto del colore, che dà vita alla sua visione del mondo. Un costume non è mai solo un costume, è un’opera pittorica; un tessuto non è mai solo un tessuto, ma si stinge o si arricchisce di una velatura di azzurro, o di un effetto stencil. Ogni costume è un’opera a sé. Una piccola gobba in più, qualche centimetro in meno di un pantalone, sono rivelatori di una sottile ironia nei confronti del personaggio, mentre un costume che si trasforma in una scenografia diventa a volte un inatteso intervento registico».

«Il talento di Santuzza Calì sta tutto nell’estro e nella potenza creativa – le fa eco Maria Ida Biggi, direttrice dell’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia - che riesce a esprimere con il genio della combinazione dei colori, della scelta dei tessuti e delle tecniche di montaggio che servono per immaginare le caratteristiche del personaggio. Tutta la sua creatività appare attraverso una lente deformante, in cui i riferimenti filologici, spesso, si possono scoprire sotto la fantasia, piuttosto che nella ricerca di ricostruire un’epoca storica. La sua invenzione si rafforza attraverso il costante confronto con il regista e con lo scenografo, con i quali, di frequente, basta uno sguardo, una parola, una lunghezza d’onda, come lei stessa riferisce».

Completa il percorso espositivo una selezione di manufatti realizzati da Santuzza Calì con Gabriella Saladino nello Studio di via Maqueda a Palermo. Le due artiste hanno prodotto per anni un artigianato di altissima qualità: i «giocattoli» di cartapesta, le teline con «il mondo alla rovescia», le maschere, i metal-collage sembrano pensati per bambini di altri tempi, appartengono a una dimensione in cui il mondo è buono e la cattiveria diventa quasi comica. Un mondo in cui la fantasia è al potere.

Vedi anche

Didascalie delle immagini
1. Figurino per O Cesare o nessuno di Vittorio Gassmann, 1974. Archivio Santuzza Calì, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini; 2. Figurino per I tre moschettieri di Alexandre Dumas, 1970. Archivio Santuzza Calì, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini; 3. Bozzetto per Una tranquilla dimora di campagna di Stanislaw Witkiewicz, 1975. Archivio Santuzza Calì, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini; 4. Figurino per La zia di Carlo di Brandon Thomas, 1994. Archivio Santuzza Calì, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini; 5. Figurino per Le mille e una note di Gigi Palla da Antoine Galland, 2007. Archivio Santuzza Calì, Istituto per il Teatro e il Melodramma, Fondazione Giorgio Cini

Informazioni utili
Santuzza Calì – Acquerelli, bozzetti, figurini, costumi. Teatro Biondo - Palermo. Apertura al pubblico: da martedì a sabato dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00, domenica dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 19:00; lunedì chiuso. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 091.7434331 o 091.7434345. Sito web: https://www.teatrobiondo.it. Fino al 29 dicembre 2024.