Roma era il baricentro di questo viaggio erudito tra antico e pagano, moderno e papale, religioso e laico, a contatto con la cultura di un popolo dalla storia millenaria, una sorta di «vacanza intelligente» ante litteram che non disdegnava i piaceri della buona tavola, le cure in qualche stazione termale come Bagni di Lucca o l'ozio creativo in località marine come Lerici o Portovenere.
I monumenti maestosi della «Città eterna», le opere di Raffaello e Michelangelo in Vaticano, le antica vestigia degli scavi archeologici allora in corso erano, infatti, la meta agognata da molti intellettuali, a cominciare da Johann Wolfgang von Goethe, Michel de Montagne, René de Chateaubriand e Stendahl.
La fotografia non era ancora stata inventata e i propri ricordi di viaggio, che fossero la luminosità mediterranea dell'urbe con sue le avvincenti variazioni coloristiche dei tramonti o la quotidianità del popolo intento a comprare frutta e ad attingere acqua da una fontanella, venivano fissati su piccoli taccuini con pochi tratti di matita o veloci pennellate ad acquerello. Chi non era capace di disegnare poteva acquistare album per turisti già pronti, ma anche fogli sciolti con riproduzioni di vedute romane quali il Foro, il Colosseo, villa Borghese, Castel Sant’Angelo e Ponte Milvio o anche con visioni mitizzate della campagne fuori città, tra Nemi, Tivoli e il lago di Albano.
Dai vedutisti tedeschi ad Alberto Lionello, un percorso tra le mostre romane
A questi lavori che parlano di vacanze nell'epoca antecedente alla nascita del turismo di massa è dedicata la mostra «Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo», a cura di Simonetta Tozzi, che conclude il ciclo «Luoghi comuni», iniziato nel 2012 e nel 2013 con due esposizioni dedicate ai vedutisti francesi e inglesi e del quale rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Campisano editore.
L'esposizione, allestita fino al 28 settembre a Palazzo Braschi, allinea un'ottantina di opere, in gran parte eseguite da pittori che gravitavano nella cerchia di Angelika Kauffmann, artista tedesca che aveva fatto della sua dimora in via Sistina un vero e proprio cenacolo all’avanguardia per intellettuali e personaggi stranieri di passaggio in città.
La personalità più carismatica di questo gruppo era senza dubbio quella di Jacob Philipp Hackert, pittore di paesaggi tra i più quotati e meglio remunerati dell’epoca che ricevette committenze da Caterina di Russia e da Ferdinando IV e che fu amico e maestro di disegno dello stesso Goethe.
Insieme alle sue acqueforti sono esposte anche opere di Friedrich Wilhelm Gmelin, Johann Christian Reinhart, Jakob Wilhelm Mechau e Joseph Anton Koch, artista della cerchia dei Nazareni al quale si devono vedute dominate da una natura incontaminata, arcaica ed eroica, che hanno per scenario la remota regione dei monti Sabini, e principalmente le località di Olevano e Civitella.
Ciò che affascinava di Roma i pittori tedeschi di questa generazione non era, infatti, «solo il paesaggio antiquario, -come afferma Simonetta Tozzi- ma anche la campagna solitaria e impervia con i suoi alberi, animata a tratti da pastori con le greggi, e disseminata di rovine antiche che evocavano malinconicamente un grande passato», un tempo mitico e bucolico che era stato cantato da Virgilio e Orazio.
Lavorare nella natura era, inoltre, la grande novità di questi pittori e incisori che, abbandonati atelier e cavalletti, si dedicavano a «dipingere dal vero», in omaggio alla teoria di Rousseau della corrispondenza fra luoghi incontaminati e solitudine del cuore, come ben documentano l'acquarello «Vallata con paese sullo sfondo» o l'acquaforte «Veduta di Roma dall’Aventino» di Friedrich Wilhelm Gmelin, solo per fare due esempi.
L'estate romana offre agli amanti dell'arte antica un'altra mostra imperdibile: «1564-2014 Michelangelo. Incontrare un artista universale», allestita fino a domenica 14 settembre ai Musei capitolini, nelle sale di Palazzo Caffarelli e di Palazzo dei Conservatori, in occasione dei quattrocentocinquanta anni dalla morte del grande maestro toscano al quale si devono l'affresco del «Giudizio universale» nella Cappella Sistina e la statua del «David» a Firenze.
Centocinquantasei opere tra disegni, dipinti, sculture, modelli architettonici, lettere, rime e pagine autografe, selezionate da Cristina Acidini Luchinat con Sergio Risaliti ed Elena Capretti, ripercorrono la vita e l'opera dell'artista di Caprese, genio creativo a tutto tondo che si cimentò nella pittura, nella scultura, nell'architettura, nella progettazione civile e persino nella scrittura e nella poesia, offrendo un percorso non organico ed esaustivo -operazione non fattibile data l'oggettiva impossibilità di esporre capolavori «intrasportabili» come, per esempio, gli affreschi della Cappella Paolina-, ma ricco di suggestioni e di buon valore scientifico. Attraverso un gioco di specchi tra tematiche dicotomiche quali moderno e antico, vita e morte, tempo umano ed eternità, amore terreno e spirituale, la rassegna allinea, infatti, opere come la «Madonna della Scala», capolavoro di un Michelangelo quindicenne, il «Bruto tirannicida» del Bargello di Firenze, la «Caduta di Fetonte» delle Gallerie dell’Accademia di Venezia, il «Caracalla» dei Musei Vaticani, lo «Studio di testa di Sibilla Cumana» della Biblioteca reale di Torino, e una selezione dei preziosi disegni di Casa Buonarotti , tra i quali il bellissimo «Studio per la testa di Leda».
Roma accontenta anche gli amanti del teatro con la mostra «Signore e signori... Alberto Lionello», a cura di di Chiara Ricci e AG Book Publishing, che attraverso foto, locandine, ricordi, documenti originali e video ricostruisce, negli spazi di Villa Doria Pamphilj, quel meraviglioso, prezioso e complesso mosaico che sono state la vita e la carriera del grande attore milanese, nato nel 1930 e scomparso nel 1994, la cui attività si è divisa tra teatro, televisione, radio e cinema.
Rimangono insuperate le sue interpretazioni di Giacomo Puccini nell’omonimo sceneggiato televisivo, di Rodolfo Valentino in «Ciao Rudy», di Leone Gala ne «Il giuoco delle parti» e di Shylock in un’edizione memorabile de «Il mercante di Venezia», lavori che prendono forma lungo il percorso espositivo, dove si trova anche qualche piccola chicca come il frac confezionato dal padre sarto per uno dei debutti o lo spartito, il 33 giri e la «paglietta» utilizzata durante l’esecuzione del celebre motivetto «La La La» nell’edizione di «Canzonissima» del 1960.
Agli appassionati di arte contemporanea la capitale offre, invece, una retrospettiva su Andy Warhol con centocinquanta opere tra tele, disegni, serigrafie e foto, tutte provenienti dalla Brant Foundation, che, negli spazi di Palazzo Cipolla, rivisitano l'intera parabola creativa del padre della Pop art americana, a partire dagli anni Cinquanta con il debutto nella commercial art e l'attività di illustratore per riviste prestigiose come «Harperʼs Bazar» e il sofisticato «New Yorker». Tra i pezzi esposti, ordinati da Peter Brant con Francesco Bonami, ci sono una coloratissima e precoce «Liz» del 1963, una suadente «Marilyn» del 1962, un grande ritratto di «Mao» del 1972, e poi opere famose come le «Brillo Box», le «Campbell's Sup», i primi «Flowers», senza dimenticare un «Blue Shot Marilyn» del 1964, ovvero un dipinto della famosa attrice americana con in mezzo agli occhi il segno restaurato di uno dei colpi di pistola sparato in studio da un'amica del fotografo Billy Name, e un lavoro della serie «Last Supper» (1986), dedicato all'«Ultima cena» di Leonardo Da Vinci.
Spazio in mostra viene dato anche alle polaroid dell'artista che formano una sorta di gotha della New York anni '60: la fama era del resto un'ossessione di Andy Warhol e non a caso fu lui a coniare la famosa, e terribilmente profetica frase, sempre citata e spesso storpiata, «15 minuti di celebrità» a cui in futuro nessuno avrebbe rinunciato.
Altra mostra romana da non perdere per gli amanti del contemporaneo è quella che le Scuderie del Quirinale dedicano alla grande pittrice messicana Frida Kahlo. Centosessanta opere tra dipinti, disegni e collage, selezionati da Helga Prignitz Poda, ripercorrono la parabola creativa dell'artista, icona indiscussa del Novecento così libera e rivoluzionaria da essere considerata un'eroina proto-femminista e così ribelle e anticonformista da raccontare a tocchi di pennello, con un'originalità creativa disinteressata alle mode e agli stili in voga, il proprio dolore fisico e la propria passione politica e amorosa.
Tra i pezzi esposti, visibili fino al 31 agosto, si trovano indiscussi capolavori provenienti da collezioni di Europa, Stati Uniti e Messico, tra i quali il celeberrimo «Autoritratto con collana di spine e colibrì» del 1940 (per la prima volta in Italia) e «Diego nei miei pensieri» (1943), che restituiscono il fascino ammaliante di una pittrice capace di rappresentare lo spirito e la cultura del suo Paese e di intersecare il proprio inedito linguaggio figurativo con tutti i principali movimenti culturali internazionali che attraversarono l'America latina del tempo: dal Pauperismo rivoluzionario all'Estridentismo, dal Surrealismo a quello che decenni più tardi avrebbe preso il nome di Realismo magico.
Tina Modotti e Gianni Berengo Gardin: fotografia come denuncia sociale
Come per Frida Kahlo, anche per Tina Modotti furono alcuni passaggi della sua biografia romanzesca, come l'essere stata attrice di cinema muto con Rodolfo Valentino e l'aver amato il rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella, a creare un alone di leggenda intorno alla sua figura.
Alla fotografa messicana, con natali friulani, è dedicata questa estate un'esaustiva monografica a Torino, negli spazi di Palazzo Madama, che in contemporanea ospita anche la bella mostra «Tesori del Portogallo. Architetture immaginarie dal Medioevo al Barocco», un avvincente percorso espositivo che -attraverso pregevoli dipinti, sculture, manoscritti miniati, oreficerie, disegni e trattati provenienti da musei, chiese e raccolte private portoghesi- documenta come pittori, scultori, orafi, ricamatori e scenografi abbiano guardato al vocabolario architettonico per creare oggetti di alto valore estetico e decorativo.
Dai primi scatti, influenzati dal compagno Edward Weston, alle ultime misconosciute foto scattate a Berlino, quando ormai la Modotti ammetteva l’impossibilità di continuare la propria carriera con strumenti tecnici troppo moderni, che non le consentivano un approccio metodico e posato nei confronti del soggetto ritratto, passando per immagini di impronta sociale come «Bambina che prende il latte» (Messico, 1926) o «Marcia di campesinos» (Messico, 1928), gli oltre cento lavori selezionati restituiscono un ritratto a tutto tondo di una delle donne più affascinanti del Novecento, attivista politica nel partito comunista e protagonista della rivoluzione messicana, ma anche della guerra civile spagnola, che, tra i primi, capì la potenza di denuncia di una fotografia.
Uno scatto può, infatti, far luce su una situazione che deve essere modificata per il bene nostro e delle generazioni future. Lo dimostra chiaramente una delle rassegne più interessanti dell'estate milanese: «Mostri a Venezia», promossa dal Fai (Fondo per l'ambiente italiano), con la Fondazione Forma e l'agenzia Contrasto, negli spazi di villa Necchi Campiglio, dove Gianni Berengo Gardin espone ventisette fotografie in bianco e nero, selezionate tra le oltre trecento realizzate tra il 2012 e il 2014 per denunciare il quotidiano passaggio di mastodontiche navi da crociera nel canale della Giudecca, una pratica che logora le delicate fondamenta della città e che aggredisce un equilibrio ambientale già molto fragile.
A Venezia e nel Veneto non c'è solo Biennale di architettura
Quelle esposte sono immagini fuori scala, tanto assurde da sembrare ritoccate con photoshop, eppure tragicamente vere, che mostrano come in nome del marketing si minacci il volto di una delle città d'arte più belle del mondo, uno dei luoghi da visitare anche in questi mesi estivi non solo per la quattordicesima edizione della Biennale di architettura e per la riapertura al pubblico di Palazzo Cini a San Vio, ma anche per le tante mostre promosse da istituzioni pubbliche e private, come quella di Hiroshi Sugimoto all'isola di San Giorgio o quella sulle porcellane di Marino Nani Mocenigo a Ca' Rezzonico.
Vale, dunque, la pena perdersi tra calli e campielli, abbandonare i flussi turistici, per imbattersi, per esempio, in una rassegna curiosa come «Art of sound» a Ca' Corner della Regina, curata da Germano Celant per Fondazione Prada.
Oltre duecento opere, realizzare tra il Seicento e i giorni nostri, affrontano le problematiche del rapporto tra arte e suono e degli aspetti iconici dello strumento musicale, nonché del ruolo dell’artista musicista e degli ambiti in cui arti visive e musica si sono incontrate e confuse.
Dalle chitarre e dai violini realizzati con materiali inusuali e preziosi da Michele Antonio Grandi e Giovanni Battista Cesarini, si dipana un percorso espositivo che affianca gli automi musicali creati nel Settecento dall’orologiaio svizzero Pierre Jaquet-Droz e i celebri «Intonarumori» (1913) del futurista Luigi Russolo con le sperimentazioni sonore di artisti degli anni Sessanta quali Nam June Paik, John Cage, Bruce Nauman, Robert Rauschenberg e Laurie Anderson, ma anche con lavori recenti di Anri Sala e Haroon Mirza.
Un appuntamento da non perdere, che coinvolgerà anche la città di Venezia con le Gallerie dell'Accademia, il Palazzo Ducale e un'altra quindicina di realtà lagunari, è il progetto «Il Veneto di Paolo Veronese»: cinque mostre e un itinerario turistico in trentadue luoghi della regione tra chiese, ville e palazzi storici che permetteranno ai turisti di conoscere la figura del grande maestro rinascimentale che si è distinto per la peculiarità delle sue tinte limpide, brillanti e giocose, per la trasparenza delle sue atmosfere e per la sontuosità delle sue scenografie dalla prospettiva perfetta.
La rassegna principale di questo vasto programma -che in autunno interesserà le città di Padova, Bassano del Grappa e Castelfranco Veneto- è già visibile ed è «Paolo Veronese. L’illusione della realtà», allestita fino al 5 ottobre al Palazzo della Gran Guardia di Verona, per la curatela di Paola Marini e Bernard Aikema.
La monografica, la più ampia dedicata in Italia all'artista dopo quella memorabile curata da Rodolfo Pallucchini a Venezia nel 1939, allinea un centinaio di opere, tra dipinti e disegni, provenienti dai più prestigiosi musei italiani ed internazionali, tra cui gli Uffizi di Firenze, il Prado di Madrid, la Pinacoteca di Brera a Milano, il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, i Musei vaticani di Roma e il Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Attraverso sei sezioni espositive viene ripercorsa l'intera parabola creativa del Veronese, dalla formazione ai suoi fondamentali rapporti con l’architettura e gli architetti del tempo (da Michele Sanmicheli a Jacopo Sansovino e Andrea Palladio), dai temi allegorici e mitologici alla religiosità. Tra i lavori in mostra ci sono «La cena in casa di Levi» dall’Accademia di Venezia, restaurata per l'occasione, i «Santi Vescovi» dall’Estense, il «Ritratto di uomo» dal Getty Museum di Los Angeles, il «Ratto d’Europa» dai Musei civici di Venezia e il «Miracolo della conversione di San Pantalon» del Patriarcato veneziano.
A Vincenza, negli spazi del Palladio Museum, va, invece, in scena la mostra «Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate», a cura di Giovanni Agosti, Guido Beltramini e Vittoria Romani, nella quale vengono presentate quattro opere dell'artista veneto appartenute probabilmente a un palazzo pubblico veneziano e disperse già in epoca antica. I dipinti, presubilmente realizzati intorno al 1553, facevano parte di un ciclo documentato da varie copie, tra cui le quattro oggi conservate al Musée des Beaux-Arts di Chartres. Nel 1974 due delle quattro tele originali, emerse nel frattempo sul mercato antiquario, furono acquistate dal Los Angeles County Museum of Art. Le due ancora mancanti all'appello (l'allegoria della Scultura e quella dell'Astronomia) sono state, invece, scoperte nei mesi scorsi in una villa del Lago Maggiore, a Verbania Pallanza, dalla giovane studentessa Cristina Moro, impegnata in una tesi di laurea sulla collezione di Villa San Remigio.
La «Deposizione dalla Croce» di Rosso Fiorentino, riflettori puntati a Volterra e Lecce
Altro appuntamento da non perdere per i globetrotter della cultura, oltre all'itinerario messo in cantiere tra Marche ed Abruzzo dal network «Arte in Centro», è l'omaggio a Michelangelo, nei quattrocentocinquanta anni dalla morte, promosso dalla Fondazione Casa Buonarroti di Firenze e dalla Galleria civica di Modena, che ordina nelle due sedi espositive i lavori di artisti del Novecento come Alberto Giacometti, Renato Guttuso, Vassily Kandinsky, Arturo Martini, Henry Matisse e Jan Fabre che hanno guardato alla lezione del maestro di Caprese.
In Toscana merita una visita anche la mostra diffusa «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo», allestita a Volterra per la curatela di Vittorio Sgarbi e la regia di Alberto Bartalini. Sei le sedi espositive coinvolte in questa iniziativa organizzata da Arthemisia Group, con la collaborazione del Comune e della Diocesi, che durerà fino alla fine del 2015: il Palazzo dei Priori, la Pinacoteca civica, il Museo etrusco Guarnacci, il Battistero di San Giovanni, il Teatro romano e l'Ecomuseo dell'alabastro.
Cuore del progetto è la famosa «Deposizione dalla Croce», capolavoro cinquecentesco del manierista Rosso Fiorentino per la chiesa di San Francesco, il cui innaturale verismo, giocato su colori freddi ma abbaglianti e su un disegno fluido ma angoloso, ha stimolato la fantasia di molti artisti. Ecco così che il visitatore, passeggiando tra le varie sedie espositive volterrane, potrà vedere dei disegni di Lorenzo Viani, un cavallo in bronzo di Marino Marini, uno splendido marmo di Adolfo Wildt con le forme algide della «Vergine», due sculture sul tema della Crocifissione di Igor Mitoraj, oltre a lavori di Giuliano Vangi, Osvaldo Licini, Domenico Gnoli, Gino De Dominicis e Ugo Nespolo. Insuperabile nel gioco dei parallelismi tra antico e moderno è, però, la tela «Donne alla scala» (1934) di Fausto Pirandello, nel cui impianto concettuale sono riproposte le scelte eccentriche e innovative di Rosso Fiorentino, definito da Vittorio Sgarbi il «padre dell'anticonformismo» pittorico.
Dalla Deposizione di Volterra rimase affascinato anche Pier Paolo Pasolini, che utilizzò l'opera come riferimento iconografico per i tableaux vivants del mediometraggio «La Ricotta» (1963), inserito all'interno del film ad episodi «Rogopag - Laviamoci il cervello». Lo racconta chiaramente la mostra-evento che Gianni Canova, Silvia Borsari e Paola Rampini curano al Castello Carlo V di Lecce, nell'ambito delle iniziative per la candidatura di Lecce Capitale europea della cultura 2019. Fotogrammi di film accostati alle riproduzioni delle opere pittoriche citate (dal «Cristo morto» del Mantegna al «Giudizio universale» di Giotto per la cappella degli Scrovegni), libri di poesia e di narrativa, video, documenti audio e una raffinata selezione di scatti del fotografo Roberto Villa che ha immortalato il backstage del film «Il fiore delle mille e una notte» compongono il percorso espositivo della rassegna pugliese, per la quale è stato scelto il titolo «L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith».
Un carnet ricco di proposte, dunque, quello che offre il nostro Paese a chi alle spiagge assolate e al refrigerio delle passeggiate in montagne preferisce regalarsi qualche ora di serenità e di bellezza nella quiete di un museo. Anche quest'anno l'arte, infatti, non va in vacanza, nemmeno il giorno di ferragosto, quando il Ministero per i beni e le attività culturali aprirà, come consuetudine, ai visitatori il suo ricco patrimonio di musei, gallerie, monumenti, palazzi, ville, castelli, templi, parchi, giardini, aree e siti archeologici, necropoli e scavi.
Didascalie delle immagini
Informazioni utili
* «Luoghi comuni. Vedutisti tedeschi a Roma tra il XVIII e il XIX secolo». Museo di Roma Palazzo Braschi, piazza Navona, 2 o piazza San Pantaleo 10 – Roma. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-20.00 (la biglietteria chiude un'ora prima); chiuso il lunedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8.00. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: el. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito web: www.museodiroma.it. Fino al 28 settembre 2014.
* «Signore & signori... Alberto Lionello». Casa dei teatri a Villa Doria Pamphilj-Villino Corsini, Arco dei Quattro Venti(ingresso ) – Roma. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; dal 1° ottobre, ore 10.00-17.00; la mostra sarà chiuso dal 4 al 25 agosto 2014. Ingresso libero. Informazioni: 060608 o tel. 06.45460693. Sito internet: www.casadeiteatri.culturaroma.it. Fino al 5 ottobre 2014.
* Warhol. Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla, via del Corso, 320 - Roma. Orari: lunedì, ore 14.00-18.00; martedì-domenica, ore 10.00-20.00; apertura straordinaria il 15 agosto. Ingresso: intero € 14,00, ridotto e 14,00, ridotto gruppi € 10,00, ridotto scuole € 5,00 o € 3,00, ridotto speciale (giornalisti e guide con tesserino) € 9,00, ingresso gratuito per gli aventi diritto per legge. Catalogo: 24 Ore Cultura - Gruppo 24 Ore. Informazioni e prenotazioni: tel. 06.98373328. Sito internet: www.warholroma.it. Fino al 28 settembre 2014.
* Frida Kahlo. Scuderie del Quirinale, via XXIV Maggio 16 - Roma. Orari: domenica-giovedì, ore 16.00-23.00; venerdì-sabato, ore 16.00-24.00 (l'ingresso è consentito fino a un'ora prima dell'orario di chiusura). Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 9.50, ridotto giornalisti € 7,00. Catalogo: Electa Mondadori, Milano. Informazioni: tel. 06.39967500. Sito internet: www.scuderiequirinale.it. Fino al 31 agosto 2014.
* Tina Modotti. Corte medievale di Palazzo Madama, piazza Castello – Torino. Orari: martedì-sabato, ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00); domenica, ore 10.00-19.00 (ultimo ingresso alle ore 18.00); chiuso il lunedì. Ingresso (con audioguida): intero € 8,00, ridotto € 5,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 011.4429523. Sito internet: www.palazzomadamatorino.it. Fino al 5 ottobre 2014.
* «Mostri a Venezia». Villa Necchi Campiglio, via Mozart, 14 - Milano. Orari: mercoledì-domenica, ore 10.00-18.00; chiuso il lunedì e il martedì. Ingresso (con visita alla villa): adulti € 9,00; bambini (4-14 anni) € 4,00; studenti universitari fino ai 26 anni € 5,00; iscritti FAI gratuito. tel. 02.76340121, fax 02.76395526, fainecchi@fondoambiente.it. Fino al 28 settembre 2014.
* «Art of sound». Ca' Corner della Regina, Calle de Ca’ Corner/Santa Croce 2215 - Venezia. Orari: mercoledì-lunedì, ore 10.00-18.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: tel. 041.8109161 o tel. 02.54670515, info@fondazioneprada.org. Sito internet: www.fondazioneprada.org. Fino al 3 novembre 2014.
* «Paolo Veronese. L’illusione della realtà». Palazzo della Gran Guardia, piazza Bra - Verona. Orari: lunedì-giovedì, sabato e domenica, ore 10.00-21.00; venerdì, ore 10.00-22.00. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 9,00 (gruppi superiori alle 15 unità, minori di 18 e maggiori di 65 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo di Castelvecchio, possessori della Verona Card, possessori di carta Icom) o € 6,00 (minorenni 7 – 17 anni, scuole, accompagnatori di disabili); gratuito per bambini fino ai 6 anni, dipendenti Mibact, giornalisti tesserati e guide turistiche con patentino. Catalogo: Electa, Milano. Informazioni: call center: 848 002 008. Sito web: www.mostraveronese.it. Fino al 5 ottobre 2014.
* «Quattro Veronese venuti da lontano. Le allegorie ritrovate». Palladio Museum, Contra' Porti, 11 - Vicenza. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00 (ultimo ingresso ore 17.30). Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,00. Catalogo: Officina libraria. Informazioni: tel. 0444.323014 o accoglienza@palladiomuseum.org. Sito internet: www.palladiomuseum.org. Fino al 5 ottobre 2014.
* «Michelangelo e il Novecento». Casa Buonarroti, via Ghibellina, 70 - Firenze. Orari: 10.00-17.00; chiuso il martedì. Ingresso: intero € 6,50, ridotto € 4,50 (gruppi e scuole secondarie di secondo grado) o € 3,00 (scuole primarie e secondarie di primo grado). Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel 055.241752 o fond@casabuonarroti.it. Sito internet: www.casabuonarroti.it. Fino al 20 ottobre 2014.
*«Michelangelo e il Novecento». Galleria civica di Modena, corso Canalgrande 103 - Modena. Orari: fino all'11 settembre; giovedì-domenica, ore 19.00-23.00; dal 17 settembre al 19 ottobre, mercoledì-venerdì, ore 10.00-13.00 e ore 16.00-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-19.30. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo. Informazioni: tel. 059.2032911/2032940. Sito internet: www.galleriacivicadimodena.it. Fino al 19 ottobre 2014.
* «Rosso Fiorentino. Rosso Vivo. La Deposizione, la Storia, il '900, il Contemporaneo». Volterra - sedi varie (Pinacoteca civica ed Ecomuseo dell'alabastro, via dei Sarti; Museo etrusco Guarnacci,via Don Minzoni, 15; Battistero di San Giovanni, piazza San Giovanni, 2; Palazzo dei Piori, piazza dei Priori, 1). Orari: Pinacoteca civica, ore 9.00-19.00; Ecomuseo dell'alabastro, 9.30-19.00; Battistero di San Giovanni, 10.00-18.00; Palazzo dei Priori, ore 10.30-17.30; Museo etrusco Guarnacci, ore 9.00-19.00; Teatro romano, ore 10.30-17.30 (le biglietterie chiudono un'ora prima). Ingresso: intero € 14,00, ridotto € 12,00, gruppi € 10,00, scuole € 5,00, famiglia (2 adulti + 2 bambini) € 20,00. Informazioni: tel. 0588.028021. Sito internet: www.rossofiorentinovolterra.it. Fino al 31 dicembre 2015.
* «L’universo di Pier Paolo Pasolini. Arte e bellezza da Giotto a Patti Smith». Castello Carlo V, viale XXV luglio – Lecce. Orari: fino al 30 settembre, ore 9.00-21.00; dal 1° ottobre, ore 9.00-13.00 e ore 16.30-20.30. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 5,00, scuole € 3; famiglia (2 adulti, con bambini) € 15,00. Informazioni: tel. 0832.246517. Fino al 2 novembre 2014.