«Uno spazio, unico nel panorama nazionale dei premi d’arte, in grado di promuovere il libero confronto tra giovani emergenti e autori già affermati sulla scena nazionale ed europea come momento di ricognizione dei fermenti e delle novità dello scenario artistico italiano e allo stesso tempo come momento di valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e turistico del territorio che lo ospita»: con queste parole l’associazione culturale Agazzi ars di Mapello presenta la ventiquattresima edizione del premio Agazzi, concorso di pittura, acquerello e grafica che da oggi, venerdì 25, a domenica 27 aprile avrà come palcoscenico vari comuni della provincia di Bergamo: Calusco d’Adda, Mapello, Presezzo, Solza e Carvico.
Le opere in mostra -che verranno esposte nei prossimi mesi in Olanda, Francia e Germania- sono state valutate da una giuria di esperti composta da Monique Hunot, Graziella Quintiens, Ferdinando Traversi, Claudio Rizzi e Jos Van de Kerkhof. Il primo premio è andato alla tela Lusinga opera n. 7 di Beniamino Piantoni, con la seguente motivazione: «Il dipinto propone con forte sintassi di impianto una freschezza di grande risalto, determinata dal ritmo di colori e dalla compostezza dei toni nel tessuto omogeneo di un segno raffinato nell’immediatezza del gesto». Gli altri lavori segnalati portano la firma di Bernardo Peruta (sezione I volti di Arlecchino), Claudia Marusic (sezione Acquarello), Paola Gamba (sezione Arte sacra), Salvatore Roggio (sezione Grafica) ed Ester Negretti (sezione estemporanea da Internet).
Tra le iniziative collaterali, merita una segnalazione la mostra Multicolored Puppets School (You SchoolTube),organizzata da Giorgio Sorti dell’associazione A come Arlecchino, curata da Davide Magri (Indifferent Studio) & PuppetsPride.com e realizzata dal collettivo artistico TheBag, che propone una riflessione sulla maschera di Arlecchino nel suo tentativo di ricrearsi in un contesto nuovo, quello contemporaneo. Una mostra, questa, allestita presso la scuola media di Mapello, che arricchisce la sezione I volti di Arlecchino, demone dantesco o angelo popolare?, novità di questa edizione del premio Agazzi. La scuola media di Mapello farà, inoltre, da vetrina alle attività della nuova galleria Brucanio d’arte, che presenterà opere di Simon Pasini, Michael Alford, Emanuela Fera, Patrizia Masserini e, in particolare, di Pierantonio Volpini.
Il premio Agazzi prosegue, infine, nell’attenzione specifica al mondo della scuola: non solo mettendo a disposizione borse di studio, ma anche organizzando visite guidate e laboratori didattici.
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Bernardo Peruta, Il risveglio, 2008. Opera premiata nella sezione I volti di Arlecchino; (fig. 2) Beniamino Piantoni, Lusinga opera 7, 2008. Opera premiata nella sezione Pittura.
Informazioni utili
Premio Agazzi 2008. XXIV concorso nazionale di pittura, acquerello e grafica. Mapello, Calusco d’Adda, Presezzo, Solza e Carvico (Bergamo), sedi varie. Dal 25 al 27 aprile 2008. Orari: 9.00-12.00 e 14.00-19.00 (le mostre a Calusco, Presezzo, Carvico e Solza saranno chiuse domenica 27 aprile alle 12.00). Sito web: www.premioagazzi.org. Informazioni allo 035 908350.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 25 aprile 2008
lunedì 14 aprile 2008
Violetta e Alfredo, gli amanti immortali di Verdi in scena a Busto Arsizio
«Faccio la Dame aux Camelias che avrà per titolo, forse, Traviata. Un soggetto dell’epoca. Un altro forse non l’avrebbe fatto per i costumi, pei tempi, e per mille altri goffi scrupoli (…) Io lo faccio con tutto il piacere»: scriveva il compositore Giuseppe Verdi all’amico Cesare de Sanctis nel gennaio 1853. Nasceva così La traviata, opera in tre atti e quattro scene su libretto di Francesco Maria Piave, che viene unanimemente considerata «uno dei drammi in musica più importanti a livello universale» e, grazie alla sua raffinata vena intimistica e al suo elegante dialogo tra eros e thanatos, il capolavoro della celebre «trilogia popolare verdiana» (della quale fanno parte anche il Rigoletto e Il trovatore).
Sotto l'occhio di bue del palcoscenico la bella e scostante Violetta Valery, una prostituta parigina d’alto bordo realmente esistita con il nome di Alphonsine Plessis, che Alexandre Dumas figlio consegnò a futura memoria nel romanzo e, quindi, nella «comédie mêlée d’ariettes» Le dame aux camélias come Margherite Gautier, donna che, dopo una vita trascorsa nel vizio, si innamora, ricambiata, di un giovane di buona famiglia, cui è costretta a rinunciare in nome delle convenzioni sociali del tempo e che ritroverà sul letto di morte, riappacificandosi solo poco prima di spirare, appena ventitreenne, per colpa della tisi.
A far rivivere sul palcoscenico del teatro Sociale di Busto Arsizio, nell’ambito della rassegna BA Teatro–Stagione cittadina 2007/2008, la romantica e struggente storia di Violetta e del suo amato Alfredo Germont saranno, alle 21 di giovedì 17 aprile, il coro lirico del BelCanto e l’orchestra Filarmonìa di Milano, sotto la direzione del maestro Pierangelo Gelmini. In scena ci saranno anche i danzatori Lino Villa, Roberta Corva e Stefania Barina. Firma la regia Gianfranco Ronconi.
La traviata, il cui debutto risale al 6 marzo 1853 presso il teatro La Fenice di Venezia, si configura come un’«opera di carattere morale», con al centro diversi ingredienti tipici della librettistica ottocentesca: dall’amore inteso come legame che supera ogni limite imposto dalle regole della convenienza sociale alla preminenza del valore della famiglia su qualsiasi altro. Nuova è, invece, la scelta di trattare una vicenda legata alla cronaca contemporanea, per giunta mutuata da un best-seller della cosiddetta letteratura scandalistica, laddove la librettistica prediligeva il più delle volte ambientazioni lontane nel tempo e nello spazio, se non addirittura mitiche. Non è un caso che solo nell’edizione del 1906 l’opera verdiana venisse rappresentata in abiti ottocenteschi; le prime repliche retrodatarono, infatti, la storia all’epoca di Luigi XIV per non incorrere nella censura, ma anche per motivi pratici: «abituati ai costumi, difficilmente i coristi, che cantavano per arrotondare lo stipendio, -ricorda il musicologo Gianni Ruffin- avrebbero indossato con disinvoltura gli abiti di lusso dell’aristocrazia e alta borghesia del tempo».
La grande innovazione di questo melodramma, unanimemente considerato l’«ultima opera belcantistica di Giuseppe Verdi», sta, però, nelle soluzioni drammaturgico-musicali adottate, che ne hanno fatto il perfetto spartiacque fra il modello di inizio Ottocento, ancora legato a una dimensione vocale idealizzata, e la nuova via «realistica», percorsa dal compositore di Busseto con i suoi lavori successivi. La parte di Violetta Valery ne è l’immagine con la sua esuberante ornamentazione virtuosistica del primo atto («tutta quanta risolta con picchi, acuti, scalette e arpeggi», per usare le parole di Renato Bossa), cui segue un finale quasi recitato, giocato su intensi momenti di declamazione, in cui incide più il sentimento del bel canto, dove si respirano tutte le mille sfaccettature dell’animo della protagonista, in bilico tra gioia, dolore, vergogna, pentimento, malinconia. Una novità, questa, che fu colta dal critico dell’Italia musicale nei giorni antecedenti la sfortuna “prima” (l’opera verdiana raggiunse il successo solo nella seconda edizione, quella presentata il 6 maggio 1854 al teatro San Benedetto di Venezia): «La traviata è la migliore o almeno la più progressiva delle opere moderne […] D'ora innanzi [...] si anderà al teatro d'opera con quella medesima disposizione con cui si va al teatro del dramma. [...] Verdi è inventore di un nuovissimo genere di musica, egli ha moltiplicato i suoi mezzi e vuole che essa sia capace di esprimere non solo i pensieri e i sentimenti in generale, ma anche tutte le loro modificazioni».
Fra i passaggi più popolari del capolavoro verdiano, il motivo Amami, Alfredo, amami quanto io t’amo, diventato un topos della lirica, oltre al celeberrimo brindisi Libiamo ne’ lieti calici, alla cabaletta Sempre libera degg’io, all’aria Addio, del passato bei sogni redenti e al duetto Parigi, o cara, noi lasceremo. Tutti brani entrati prepotentemente nel comune sentire e capaci di emozionare, con il loro pathos e il loro romanticismo, non solo i melomani, ma anche un pubblico non esperto.
Dopo Busto Arsizio, La traviata prodotta dalla compagnia del BelCanto di Milano sarà, nella serata del 19 aprile, a Cabiate (Como).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Compagnia del BelCanto; (fig. 2 e fig. 3) Veduta interna del teatro Sociale di Busto Arsizio.
Informazioni utili
La traviata. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - 21052 Busto Arsizio (Varese). Orari: giovedì 17 aprile 2008, ore 21.00. Biglietto: intero € 30.00, ridotto € 25.00. Informazioni: tel. 0331 679000 (lunedì-venerdì, 16.00-18.00; sabato, ore 10.00-12.00). Sito web: www.teatrosociale.it.
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La compagnia del BelCanto
Sotto l'occhio di bue del palcoscenico la bella e scostante Violetta Valery, una prostituta parigina d’alto bordo realmente esistita con il nome di Alphonsine Plessis, che Alexandre Dumas figlio consegnò a futura memoria nel romanzo e, quindi, nella «comédie mêlée d’ariettes» Le dame aux camélias come Margherite Gautier, donna che, dopo una vita trascorsa nel vizio, si innamora, ricambiata, di un giovane di buona famiglia, cui è costretta a rinunciare in nome delle convenzioni sociali del tempo e che ritroverà sul letto di morte, riappacificandosi solo poco prima di spirare, appena ventitreenne, per colpa della tisi.
A far rivivere sul palcoscenico del teatro Sociale di Busto Arsizio, nell’ambito della rassegna BA Teatro–Stagione cittadina 2007/2008, la romantica e struggente storia di Violetta e del suo amato Alfredo Germont saranno, alle 21 di giovedì 17 aprile, il coro lirico del BelCanto e l’orchestra Filarmonìa di Milano, sotto la direzione del maestro Pierangelo Gelmini. In scena ci saranno anche i danzatori Lino Villa, Roberta Corva e Stefania Barina. Firma la regia Gianfranco Ronconi.
La traviata, il cui debutto risale al 6 marzo 1853 presso il teatro La Fenice di Venezia, si configura come un’«opera di carattere morale», con al centro diversi ingredienti tipici della librettistica ottocentesca: dall’amore inteso come legame che supera ogni limite imposto dalle regole della convenienza sociale alla preminenza del valore della famiglia su qualsiasi altro. Nuova è, invece, la scelta di trattare una vicenda legata alla cronaca contemporanea, per giunta mutuata da un best-seller della cosiddetta letteratura scandalistica, laddove la librettistica prediligeva il più delle volte ambientazioni lontane nel tempo e nello spazio, se non addirittura mitiche. Non è un caso che solo nell’edizione del 1906 l’opera verdiana venisse rappresentata in abiti ottocenteschi; le prime repliche retrodatarono, infatti, la storia all’epoca di Luigi XIV per non incorrere nella censura, ma anche per motivi pratici: «abituati ai costumi, difficilmente i coristi, che cantavano per arrotondare lo stipendio, -ricorda il musicologo Gianni Ruffin- avrebbero indossato con disinvoltura gli abiti di lusso dell’aristocrazia e alta borghesia del tempo».
La grande innovazione di questo melodramma, unanimemente considerato l’«ultima opera belcantistica di Giuseppe Verdi», sta, però, nelle soluzioni drammaturgico-musicali adottate, che ne hanno fatto il perfetto spartiacque fra il modello di inizio Ottocento, ancora legato a una dimensione vocale idealizzata, e la nuova via «realistica», percorsa dal compositore di Busseto con i suoi lavori successivi. La parte di Violetta Valery ne è l’immagine con la sua esuberante ornamentazione virtuosistica del primo atto («tutta quanta risolta con picchi, acuti, scalette e arpeggi», per usare le parole di Renato Bossa), cui segue un finale quasi recitato, giocato su intensi momenti di declamazione, in cui incide più il sentimento del bel canto, dove si respirano tutte le mille sfaccettature dell’animo della protagonista, in bilico tra gioia, dolore, vergogna, pentimento, malinconia. Una novità, questa, che fu colta dal critico dell’Italia musicale nei giorni antecedenti la sfortuna “prima” (l’opera verdiana raggiunse il successo solo nella seconda edizione, quella presentata il 6 maggio 1854 al teatro San Benedetto di Venezia): «La traviata è la migliore o almeno la più progressiva delle opere moderne […] D'ora innanzi [...] si anderà al teatro d'opera con quella medesima disposizione con cui si va al teatro del dramma. [...] Verdi è inventore di un nuovissimo genere di musica, egli ha moltiplicato i suoi mezzi e vuole che essa sia capace di esprimere non solo i pensieri e i sentimenti in generale, ma anche tutte le loro modificazioni».
Fra i passaggi più popolari del capolavoro verdiano, il motivo Amami, Alfredo, amami quanto io t’amo, diventato un topos della lirica, oltre al celeberrimo brindisi Libiamo ne’ lieti calici, alla cabaletta Sempre libera degg’io, all’aria Addio, del passato bei sogni redenti e al duetto Parigi, o cara, noi lasceremo. Tutti brani entrati prepotentemente nel comune sentire e capaci di emozionare, con il loro pathos e il loro romanticismo, non solo i melomani, ma anche un pubblico non esperto.
Dopo Busto Arsizio, La traviata prodotta dalla compagnia del BelCanto di Milano sarà, nella serata del 19 aprile, a Cabiate (Como).
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(fig. 1) Compagnia del BelCanto; (fig. 2 e fig. 3) Veduta interna del teatro Sociale di Busto Arsizio.
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La traviata. Teatro Sociale, piazza Plebiscito 1 - 21052 Busto Arsizio (Varese). Orari: giovedì 17 aprile 2008, ore 21.00. Biglietto: intero € 30.00, ridotto € 25.00. Informazioni: tel. 0331 679000 (lunedì-venerdì, 16.00-18.00; sabato, ore 10.00-12.00). Sito web: www.teatrosociale.it.
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La compagnia del BelCanto
mercoledì 2 aprile 2008
Kledi Kadiu, un Romeo sulle punte in tournée
Dalla Verona del Medioevo a un assolato e cupo paese dell'Italia meridionale, scampato alle devastazioni della seconda guerra mondiale, dove desuete tradizioni e leggi furibonde, feroci sentimenti d'odio ed estreme passioni d’amore convivono tra loro. E’ un’ambientazione fiammeggiante e mediterranea quella che il coreografo e metteur en scene Fabrizio Monteverde ha scelto per la sua rilettura danzata della più nota e rappresentata tragedia shakespeariana di tutti i tempi: la storia d’amore e di morte di Giulietta e Romeo. Una storia romantica e travagliata, in bilico tra sentimento e ragioni di famiglia, che alle 21.00 di giovedì 10 aprile rivivrà sul palcoscenico del teatro Sociale di Busto Arsizio, nell’ambito di BA Teatro–Stagione cittadina 2007/2008, grazie all’Ente nazionale del balletto–Balletto di Roma, compagnia capitolina diretta da Cristina Bozzolini e Walter Zappolini.
A vestire i panni dei due leggendari amanti veronesi saranno la giovanissima, ma capace Noemi Arcangeli e il ballerino albanese Kledi Kadiu, noto al grande pubblico per i suoi interventi in programmi televisivi di grande ascolto come Buona domenica, C'è posta per te e Amici di Maria De Filippi, oltre che per la sua partecipazione alla fiction Rai Ma chi l’avrebbe mai detto (2006) e al film Passo a due (2005) di Andrea Barbini.
Nata nel 1989 in seno al Balletto di Toscana, compagnia straordinaria che s'impose per la bravura e per una strategia produttiva che puntava all’innovazione e alla danza d'autore, la coreografia di Fabrizio Monteverde, suddivisa in due atti e venti scene di forte impatto emotivo, cui fanno da colonna sonora le splendide musiche composte da Sergej Prokofiev nel 1940, «modernizza» il racconto shakespeariano. L’eterno astio tra le famiglie Montecchi e Capuleti viene trasferito da Verona a un qualsiasi paese del Meridione italiano, dal Medioevo al secondo dopoguerra, come ben dimostra la scenografia di desolata essenzialità ideata dallo stesso coreografo romano, con il fondamentale apporto del light designer Carlo Cerri, che ricrea sullo sfondo del palco un muro decrepito, un accumulo di macerie, simbolo della tragedia e degli orrori lasciati alle spalle.
La coreografia portata in scena dall’Ente nazionale del balletto–Balletto di Roma propone anche una Giulietta diversa dallo stereotipo restituitoci dalle numerose riduzioni musicali e cinematografie del capolavoro shakespeariano, dai balletti di Pëtr Il'ič Čajkovskij e Sergej Sergeevič Prokof'ev ai film di Franco Zeffirelli e Baz Luhrmann, passando per il musical West Side Story. La protagonista femminile pensata da Fabrizio Monteverde non è, infatti, l’adolescente timida, innocente e impacciata cui siamo abituati, ma una giovane ribelle, inquieta e passionale, simbolo di un irresistibile desiderio di sfuggire alle regole di un mondo piccolo e provinciale che impone alla donna un ruolo di sudditanza rispetto all’uomo.
Romeo, invece, è un ragazzo timido, introverso, solitario, totalmente aperto al desiderio e all’amore, vittima consapevole della volitiva irruenza di Giulietta, ma anche del livore che alberga nei cuori delle due madri, la sua e quella dell’amata, figure solo sinteticamente “affrescate” da William Shakespeare, che in questa rilettura diventano i veri motori della vicenda con la loro presenza ossessiva e opprimente, con i loro odi tessuti in silenzio. L’una, la Capuleti, è la tipica donna-oggetto sottomessa, «beghina» e sciocca; l’altra, la Montecchi, è una figura onnipresente, asfissiante e grintosa, «inchiodata istericamente a una sedia a rotelle».
Una scrittura d’autore di danza originale, dunque, quella proposta dall’Ente nazionale balletto-Balletto di Roma. Una scrittura serrata, dal ritmo cinematografico, «non soggiogata –si legge nella nota di presentazione- dai temibili riferimenti "storici", ma autonoma e sicura nel mettere a fuoco dal plot shakespeariano, scavando con ispirazione "rabbiosa" nei sentimenti e nei caratteri dei personaggi gli aspetti più consoni all'umore e all'immaginario del coreografo romano, fortemente influenzato da echi cinematografici (da qui il riferimento nell'ambientazione e nei costumi, al cinema neorealista di Rossellini e Visconti), ma anche da riferimenti letterari (così che la governante di Giulietta ha inquietudini e fremiti che ricordano l'omonima creatura di Brancati), o da citazioni di usanze e costumi nostrani (tanto che il ballo diventa una "vasca" da struscio cittadino, con le donne in piena "esposizione" delle proprie "mercanzie" e Giulietta morta indossa il virginale abito da sposa dei funerali meridionali)».
Il risultato è una coreografia nervosa, scattante, asciutta e lineare, che cede spesso il posto a passi a due di intima dolcezza e nella quale le forze espressive della formazione modern di Fabrizio Monteverde si fondono in un legato continuo agli spunti e alle linee della danza neoaccademica. Semplici e senza fronzoli anche i costumi di Eve Kohler, che mai fanno rimpiangere i ricchi merletti e gli improbabili corpetti d’oro e d’argento, da falso Medioevo, dei balletti del grande repertorio, soprattutto ottocentesco.
La tournée di Giulietta e Romeo toccherà anche le città di Comiso (teatro Naselli, 5 aprile 2008), Faenza (teatro Masini, 8 aprile 2008), Carpi (teatro Comunale, 11 aprile 2008), Viareggio (teatro Politeama, 14 aprile 2008), Castiglione delle Stiviere (teatro Sociale, 15 aprile), Bologna (teatro delle Celebrazioni, dal 17 al 19 aprile 2008), San Severo (teatro Verdi, 23 e 24 aprile 2008), Mantova (piazza Castello, 26 aprile 2008) e Cosenza (teatro Rendano, 30 aprile 2008).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Kledi Kadiu, (fig. 2) Kledi Kadiu e Noemi Arcangeli, (fig. 3) kledi Kadiu. Tutte le immagini pubblicate sono di Cristiano Castaldi e sono state fornite dall'Ente nazionale del balletto - Balletto di Roma
Informazioni utili
Giulietta e Romeo. Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 1 – Busto Arsizio (Varese). Orari botteghino: lunedì-venerdì 16.00-18.00. Ingresso: intero € 30,00, ridotto (riservato a giovani fino a 26 anni, militari, over 65, Cral, scuole, biblioteche, associazioni con minimo dieci persone) € 25.00. nformazioni: tel. 0331 679000. Sito web: www.teatrosociale.it.
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A vestire i panni dei due leggendari amanti veronesi saranno la giovanissima, ma capace Noemi Arcangeli e il ballerino albanese Kledi Kadiu, noto al grande pubblico per i suoi interventi in programmi televisivi di grande ascolto come Buona domenica, C'è posta per te e Amici di Maria De Filippi, oltre che per la sua partecipazione alla fiction Rai Ma chi l’avrebbe mai detto (2006) e al film Passo a due (2005) di Andrea Barbini.
Nata nel 1989 in seno al Balletto di Toscana, compagnia straordinaria che s'impose per la bravura e per una strategia produttiva che puntava all’innovazione e alla danza d'autore, la coreografia di Fabrizio Monteverde, suddivisa in due atti e venti scene di forte impatto emotivo, cui fanno da colonna sonora le splendide musiche composte da Sergej Prokofiev nel 1940, «modernizza» il racconto shakespeariano. L’eterno astio tra le famiglie Montecchi e Capuleti viene trasferito da Verona a un qualsiasi paese del Meridione italiano, dal Medioevo al secondo dopoguerra, come ben dimostra la scenografia di desolata essenzialità ideata dallo stesso coreografo romano, con il fondamentale apporto del light designer Carlo Cerri, che ricrea sullo sfondo del palco un muro decrepito, un accumulo di macerie, simbolo della tragedia e degli orrori lasciati alle spalle.
La coreografia portata in scena dall’Ente nazionale del balletto–Balletto di Roma propone anche una Giulietta diversa dallo stereotipo restituitoci dalle numerose riduzioni musicali e cinematografie del capolavoro shakespeariano, dai balletti di Pëtr Il'ič Čajkovskij e Sergej Sergeevič Prokof'ev ai film di Franco Zeffirelli e Baz Luhrmann, passando per il musical West Side Story. La protagonista femminile pensata da Fabrizio Monteverde non è, infatti, l’adolescente timida, innocente e impacciata cui siamo abituati, ma una giovane ribelle, inquieta e passionale, simbolo di un irresistibile desiderio di sfuggire alle regole di un mondo piccolo e provinciale che impone alla donna un ruolo di sudditanza rispetto all’uomo.
Romeo, invece, è un ragazzo timido, introverso, solitario, totalmente aperto al desiderio e all’amore, vittima consapevole della volitiva irruenza di Giulietta, ma anche del livore che alberga nei cuori delle due madri, la sua e quella dell’amata, figure solo sinteticamente “affrescate” da William Shakespeare, che in questa rilettura diventano i veri motori della vicenda con la loro presenza ossessiva e opprimente, con i loro odi tessuti in silenzio. L’una, la Capuleti, è la tipica donna-oggetto sottomessa, «beghina» e sciocca; l’altra, la Montecchi, è una figura onnipresente, asfissiante e grintosa, «inchiodata istericamente a una sedia a rotelle».
Una scrittura d’autore di danza originale, dunque, quella proposta dall’Ente nazionale balletto-Balletto di Roma. Una scrittura serrata, dal ritmo cinematografico, «non soggiogata –si legge nella nota di presentazione- dai temibili riferimenti "storici", ma autonoma e sicura nel mettere a fuoco dal plot shakespeariano, scavando con ispirazione "rabbiosa" nei sentimenti e nei caratteri dei personaggi gli aspetti più consoni all'umore e all'immaginario del coreografo romano, fortemente influenzato da echi cinematografici (da qui il riferimento nell'ambientazione e nei costumi, al cinema neorealista di Rossellini e Visconti), ma anche da riferimenti letterari (così che la governante di Giulietta ha inquietudini e fremiti che ricordano l'omonima creatura di Brancati), o da citazioni di usanze e costumi nostrani (tanto che il ballo diventa una "vasca" da struscio cittadino, con le donne in piena "esposizione" delle proprie "mercanzie" e Giulietta morta indossa il virginale abito da sposa dei funerali meridionali)».
Il risultato è una coreografia nervosa, scattante, asciutta e lineare, che cede spesso il posto a passi a due di intima dolcezza e nella quale le forze espressive della formazione modern di Fabrizio Monteverde si fondono in un legato continuo agli spunti e alle linee della danza neoaccademica. Semplici e senza fronzoli anche i costumi di Eve Kohler, che mai fanno rimpiangere i ricchi merletti e gli improbabili corpetti d’oro e d’argento, da falso Medioevo, dei balletti del grande repertorio, soprattutto ottocentesco.
La tournée di Giulietta e Romeo toccherà anche le città di Comiso (teatro Naselli, 5 aprile 2008), Faenza (teatro Masini, 8 aprile 2008), Carpi (teatro Comunale, 11 aprile 2008), Viareggio (teatro Politeama, 14 aprile 2008), Castiglione delle Stiviere (teatro Sociale, 15 aprile), Bologna (teatro delle Celebrazioni, dal 17 al 19 aprile 2008), San Severo (teatro Verdi, 23 e 24 aprile 2008), Mantova (piazza Castello, 26 aprile 2008) e Cosenza (teatro Rendano, 30 aprile 2008).
Didascalie delle immagini
(fig. 1) Kledi Kadiu, (fig. 2) Kledi Kadiu e Noemi Arcangeli, (fig. 3) kledi Kadiu. Tutte le immagini pubblicate sono di Cristiano Castaldi e sono state fornite dall'Ente nazionale del balletto - Balletto di Roma
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Giulietta e Romeo. Il teatro Sociale Srl, piazza Plebiscito 1 – Busto Arsizio (Varese). Orari botteghino: lunedì-venerdì 16.00-18.00. Ingresso: intero € 30,00, ridotto (riservato a giovani fino a 26 anni, militari, over 65, Cral, scuole, biblioteche, associazioni con minimo dieci persone) € 25.00. nformazioni: tel. 0331 679000. Sito web: www.teatrosociale.it.
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