«Mondi impossibili per una solidarietà possibile»: è così che l'agenzia «Tramite» di Carate Brianza presenta la mostra fotografica di Giancarlo Cazzaniga attualmente allestita al Cam di Monza. Dopo aver sostenuto le attività culturali della biblioteca San Gerardo, l’artista lombardo, direttore creativo dell’agenzia «Publitrust» e appassionato di smartphone art, dà vita a una nuova tappa del progetto benefico «Mondi (im)possibili».
In questa seconda edizione i proventi saranno devoluti a favore di un’altra eccellenza monzese: l'associazione Vital Italy onlus, organizzazione no profit fondata da Allegra Viganotti, Federica Gironi, Anna Dossi e Katia Ambrosini a sostegno dei bambini bisognosi di Calcutta, città nella quale vivono oltre duecentocinquanta mila street children.
Particolare il taglio del lavoro di Giancarlo Cazzaniga, che mette in mostra al Centro di analisi mediche di viale Elvezia scatti fotografici realizzati e rivisti con l’ausilio dello smartphone e di qualche app di fotoritocco.
Uno sguardo obliquo e geometrico sulla città di Monza, ma anche fresche e inaspettate riletture visive di scorci ripresi in tante località turistiche internazionali, come il Battistero di san Giovanni a Firenze o la tour Eiffel di Parigi, è quello che offre al pubblico l’autore. Trascurando l’ovvio, l’occhio di Giancarlo Cazzaniga si è, infatti, lasciato sedurre da dettagli solo apparentemente minori e da prospettive inconsuete, che hanno il potere di svelare realtà inaspettate. «Mediante audaci trattamenti cromatici, i paesaggi -scrive Ilaria Barzaghi, nella presentazione del progetto - si colorano letteralmente di nuove identità, che ci raccontano la gioia di vivere, la fanciullesca curiosità e anche l’ironia del fotografo. Mondi impossibili, ricreati da uno sguardo trasfigurante e amorevole: luoghi familiari o distanti, la rinnovata scoperta di architetture frequentate quotidianamente e le sorprese riservate dalle mete di viaggio».
Giancarlo Cazzaniga si è prestato alla causa di Vital Italy accettando di donare incondizionatamente le opere esposte per la vendita: l’intero ricavato servirà per sostenere le attività dell’associazione, una delle poche onlus a garantire che il 100% delle donazioni ricevute vadano direttamente ai bambini. Tutti i costi amministrativi e operativi dell’organizzazione sono, infatti, coperti dalle socie e ogni sei mesi i soldi raccolti sono spediti a destinazione. Tra i numerosi programmi sostenuti, c'è il mantenimento della casa-rifugio «Keertika» a Calcutta, in India, dove sono ospitate diciotto bambine tra i 6 e i 17 anni, alle quali è stato offerto un riparo dalle situazioni di estrema violenza e degrado da cui provenivano. L'iniziativa assicura loro la soddisfazione dei bisogni primari (vitto, alloggio, vestiti, etc.), un’istruzione, una formazione professionale e, soprattutto, assistenza psicologica continuativa e attività terapeutiche.
La mostra al Cam di Monza rimarrà aperta fino alle festività natalizie e così le fotografie esposte diventano anche un’ottima occasione per un regalo all’insegna della solidarietà. Un regalo che donerà un sorriso a un bambino sofferente e un sogno a occhi aperti per chi entrerà in possesso di uno dei tanti «mondi (im)possibili» di Giancarlo Cazzaniga.
Didascalie delle immagini
[fig. 1] Giancarlo Cazzaniga, «Mondi (im)possibili 2» - Vicolo di Monza; [fig. 2] Giancarlo Cazzaniga, «Mondi (im)possibili 2» - Installazione di Mimmo Paladino davanti al Palazzo Reale di Milano; [fig. 3] [fig. 1] Giancarlo Cazzaniga, «Mondi (im)possibili 2» - Il duomo di Firenze
Informazioni utili
«Mondi (im)possibili 2» - Fotografie di Giancarlo Cazzaniga. Cam – Centro analisi mediche, viale Elvezia – Monza. Orari: lunedì-venerdì, ore 8.00-20.00 e sabato, ore 8.00-12.00. Ingresso libero. Informazioni: «Publitrust», tel. 039.329586. Sito internet: www.mondimpossibili.it. Fino al 4 gennaio 2014.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 13 novembre 2013
lunedì 11 novembre 2013
«Above/Below Ground», l’arte di Mark Dion e Amy Yoes per il patrimonio scientifico di Siena
«L'unico vero viaggio verso la scoperta non consiste nella ricerca di nuovi paesaggi, ma nell'avere nuovi occhi». Siena fa proprie queste parole di Marcel Proust e guarda con una prospettiva inedita alle collezioni scientifiche dei suoi musei, da quello dell'Accademia dei Fisiocritici a quelli del Simus-Sistema museale universitario, che comprende, tra l’altro, raccolte di preistoria e di archeologia classica e medievale, uno spazio dedicato agli studi sull’Antartide e un Dipartimento di scienze fisiche, della terra e dell'ambiente.
Fino al prossimo 31 gennaio, la città del Palio ospita, infatti, un'inedita installazione di Mark Dion e Amy Yoes, primo esito del progetto «Above/Below Ground», promosso dal Siena Art Institute (polo d'eccellenza per la formazione e la ricerca per l'arte contemporanea fondato da Paul Getty III), in partnership con la Fondazione musei senesi e il Castello di Ama. L’iniziativa, che gode del sostegno della Regione Toscana e del patrocinio della Provincia di Siena e della Camera di Commercio, sta coinvolgendo dallo scorso settembre, insieme ai due artisti americani, anche dodici studenti provenienti dalle migliori accademie d’arte di Stati Uniti, Inghilterra e Italia.
L’evento espositivo, allestito al Museo dell'Accademia dei Fisiocritici, fonde, ricontestualizzandoli e creando tra loro connessioni inedite, alcuni dei più affascinanti esemplari delle collezioni scientifiche senesi e gli elaborati artistici da loro ispirati, che hanno visto all’opera tutti i protagonisti di «Above/Below Ground». Sotto gli occhi dei visitatori scorrono così strumenti di misurazione scientifica del Cutvap (Centro Universitario per la tutela e la valorizzazione del patrimonio scientifico senese), rocce e preziosi esemplari di meteoriti provenienti dal Museo nazionale dell'Antartide, disegni e collage che Mark Dion e Amy Yoes hanno realizzato in maniera collaborativa, ma anche opere di piccolo formato frutto del lavoro che gli studenti residenti stanno svolgendo all'interno dei musei e che continueranno a svolgere in un working space allestito all'ingresso dell’Accademia dei Fisiocritici.
Giocando con l'idea che esistano due mondi, speculari ma diversi – uno sopra, l'altro sotto terra - e utilizzando il disegno come mezzo espressivo, i due artisti americani hanno analizzato, con questo lavoro, le caratteristiche geologiche e naturali della città ed esplorato il suo patrimonio scientifico per reinterpretarlo e rileggerlo in una prospettiva nuova. Una prospettiva capace di coinvolgere i più giovani in un’avventura creativa stimolante e coinvolgente.
La mostra sarà, infatti, anche uno strumento educativo a disposizione delle scuole del territorio, grazie a una serie di laboratori didattici che, fino a maggio dell'anno prossimo, coinvolgeranno gli studenti dei licei di Siena e provincia. Un'iniziativa, questa, pensata per dare ai ragazzi l'opportunità di entrare in contatto diretto con la pratica artistica contemporanea e di rileggere il patrimonio storico-scientifico del loro luogo di appartenenza attraverso lo sguardo di artisti internazionali, lavorando in modo collaborativo a progetti che andranno a dialogare con le opere in mostra.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mark Dion e Amy Yoes al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine; [fig. 2] Mark Dion and Amy Yoes, Above/Below Ground: Eagle, Parrot, Moth Cabinet. Collage, 40,5 cm x 30,5 cm, 2013; [fig. 3] Una studentessa del Siena Art Institute al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine; [fig. 4] Una studentessa del Siena Art Institute al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine
[Si ringrazia Natascia Maesi dell'ufficio stampa del Siena Art Institute per le immagini fotografiche]
Informazioni utili
«Above/Below Ground». Accademia dei Fisiocritici, piazzetta Silvio Gigli, 2 - Siena. Orari: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, ore 9.00-13.00 e ore 15.00-18.00; giovedì, ore 9.00-13.00; chiuso il sabato e la domenica. Ingresso libero e gratuito. Sito internet: http://abovebelowground.tumblr.com/. Fino al 31 gennaio 2014.
Fino al prossimo 31 gennaio, la città del Palio ospita, infatti, un'inedita installazione di Mark Dion e Amy Yoes, primo esito del progetto «Above/Below Ground», promosso dal Siena Art Institute (polo d'eccellenza per la formazione e la ricerca per l'arte contemporanea fondato da Paul Getty III), in partnership con la Fondazione musei senesi e il Castello di Ama. L’iniziativa, che gode del sostegno della Regione Toscana e del patrocinio della Provincia di Siena e della Camera di Commercio, sta coinvolgendo dallo scorso settembre, insieme ai due artisti americani, anche dodici studenti provenienti dalle migliori accademie d’arte di Stati Uniti, Inghilterra e Italia.
L’evento espositivo, allestito al Museo dell'Accademia dei Fisiocritici, fonde, ricontestualizzandoli e creando tra loro connessioni inedite, alcuni dei più affascinanti esemplari delle collezioni scientifiche senesi e gli elaborati artistici da loro ispirati, che hanno visto all’opera tutti i protagonisti di «Above/Below Ground». Sotto gli occhi dei visitatori scorrono così strumenti di misurazione scientifica del Cutvap (Centro Universitario per la tutela e la valorizzazione del patrimonio scientifico senese), rocce e preziosi esemplari di meteoriti provenienti dal Museo nazionale dell'Antartide, disegni e collage che Mark Dion e Amy Yoes hanno realizzato in maniera collaborativa, ma anche opere di piccolo formato frutto del lavoro che gli studenti residenti stanno svolgendo all'interno dei musei e che continueranno a svolgere in un working space allestito all'ingresso dell’Accademia dei Fisiocritici.
Giocando con l'idea che esistano due mondi, speculari ma diversi – uno sopra, l'altro sotto terra - e utilizzando il disegno come mezzo espressivo, i due artisti americani hanno analizzato, con questo lavoro, le caratteristiche geologiche e naturali della città ed esplorato il suo patrimonio scientifico per reinterpretarlo e rileggerlo in una prospettiva nuova. Una prospettiva capace di coinvolgere i più giovani in un’avventura creativa stimolante e coinvolgente.
La mostra sarà, infatti, anche uno strumento educativo a disposizione delle scuole del territorio, grazie a una serie di laboratori didattici che, fino a maggio dell'anno prossimo, coinvolgeranno gli studenti dei licei di Siena e provincia. Un'iniziativa, questa, pensata per dare ai ragazzi l'opportunità di entrare in contatto diretto con la pratica artistica contemporanea e di rileggere il patrimonio storico-scientifico del loro luogo di appartenenza attraverso lo sguardo di artisti internazionali, lavorando in modo collaborativo a progetti che andranno a dialogare con le opere in mostra.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Mark Dion e Amy Yoes al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine; [fig. 2] Mark Dion and Amy Yoes, Above/Below Ground: Eagle, Parrot, Moth Cabinet. Collage, 40,5 cm x 30,5 cm, 2013; [fig. 3] Una studentessa del Siena Art Institute al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine; [fig. 4] Una studentessa del Siena Art Institute al lavoro sul territorio senese e nelle istituzioni museali cittadine
[Si ringrazia Natascia Maesi dell'ufficio stampa del Siena Art Institute per le immagini fotografiche]
Informazioni utili
«Above/Below Ground». Accademia dei Fisiocritici, piazzetta Silvio Gigli, 2 - Siena. Orari: lunedì, martedì, mercoledì e venerdì, ore 9.00-13.00 e ore 15.00-18.00; giovedì, ore 9.00-13.00; chiuso il sabato e la domenica. Ingresso libero e gratuito. Sito internet: http://abovebelowground.tumblr.com/. Fino al 31 gennaio 2014.
venerdì 8 novembre 2013
I doni persiani alla Serenissima: diplomazia e arte ai tempi dello Shah Abbas il Grande
Venezia e l’Oriente, una storia fatta di scambi commerciali, viaggi e omaggi diplomatici: ecco quanto racconta la mostra «I doni di Shah Abbas il Grande alla Serenissima», allestita nella Sala dello scrutinio di Palazzo ducale per la curatela di Elisa Gagliardi Mangilli e con il coordinamento di Camillo Tonini.
Il percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Marsilio editore, prende spunto dalla tela «Il doge Marino Grimani che riceve gli Ambasciatori persiani» (1603), esposta nella Sala delle quattro porte: un’opera, questa, nella quale sono illustrati i rapporti amichevoli e proficui tra Venezia e il Persia Safavide, terre unite dal comune obiettivo di contrastare la minacciosa espansione ottomana.
Le relazioni diplomatiche, con l’invio di delegazioni e omaggi preziosi reciproci, rappresentarono, infatti, una prassi strategica molto diffusa nei rapporti tra la Serenissima e le grandi potenze, soprattutto d’Oriente, per evitare eventi bellici, ma anche per sviluppare o mantenere rotte commerciali. Un esempio emblematico in tal senso è rappresentato dagli scambi intercorsi in età moderna tra la Repubblica e lo Shah Abbas il Grande (r. 1587-1629), durante il cui regno, a partire dal 1600, sono almeno tre i periodi che videro doni e relative contropartite quali strumenti per avviare un vero e proprio commercio.
Questa storia viene raccontata dalla mostra allestita fino a domenica 12 gennaio a Palazzo Ducale, anche grazie al patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, della Fondazione Bruschettini per l’arte Islamica e asiatica e dell’Università degli Studi di Udine.
Incisioni, mappe, portolani, monete e manufatti, insieme con lettere di presentazione e i documenti con i quali questi oggetti sono giunti in Laguna, compongono l’esposizione, che prevede anche un percorso attraverso le stanze di Palazzo ducale, indirizzando il visitatore all’Armeria e alla Sala delle mappe, in una sorta di «caccia la tesoro», dove si possono ammirare le opere relative alla Persia presenti nella collezione permanente.
Il percorso espositivo si apre con alcune incisioni, provenienti dal Gabinetto dei disegni e delle stampe e dalla Biblioteca del museo Correr, in cui sono illustrati i volti dei protagonisti dell’epoca, dettagliatamente ritratti da artisti europei. La cura dei particolari, degni di un trattato di fisiognomica, permettono di comprendere quali fossero i costumi presso la corte Safavide e di apprezzare preziosi dettagli quali la foggia delle vesti, la qualità dei tessuti impiegati e dei gioielli.
Non meno interessante è la sezione dedicata alla rappresentazione cartografica della Persia, nella quale vengono presentati mappe e portolani utilizzati dai viaggiatori per orientarsi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente, tra i quali la variante ridotta in forma piccola del «Theatrum orbis terrarum» di Abramo Ortelio, il primo atlante di moderna concezione in formato tascabile. La qualità di questi lavori rivela la straordinaria capacità tecnico-scientifica dei cartografi di tracciare, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, i profili di territori della cui esistenza ben pochi all’epoca erano a conoscenza.
A testimonianza delle buone relazioni intercorse tra Venezia e la Persia Safavide viene, poi, presentata una serie di i documenti del XVII secolo, tra i quali spiccano i firmani originali col sigillo dello Shah conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, nei quali viene costantemente rinnovata la promessa di collaborazione ed amicizia, suggellata dall’invio di doni diplomatici e dalla richiesta dettagliata da parte persiana della fornitura di alcuni manufatti veneziani, sia di grande pregio, sia destinati all’uso quotidiano.
Importante esempio della sontuosità e preziosità di queste regalie sono, per esempio, due manufatti offerti al doge Marino Grimani, in occasione dell’ambasceria persiana del 5 marzo 1603: un tappeto in seta, broccato in oro con motivi floreali a nastro, conservato al museo di San Marco, e un velluto, anch’esso di seta broccato in oro, raffigurante «La Vergine e il Bambino» e proveniente da Palazzo Mocenigo, quasi sicuramente prodotto da maestranze specializzate armene nei laboratori di Nuova Giulfa ad Isfahan.
Completano il percorso espositivo altri preziosità come l’edizione a stampa dei «Viaggi» di Pietro della Valle e uno scudo e un bracciale facenti parte di un’armatura e giunti fino a noi incompleti, ovvero senza l’incastonatura di gemme e turchesi che in passato è stata rimossa, ma della quale rimane testimonianza in un disegno acquerellato da Giovanni Grevembroch.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Gabriele Caliari, Il doge Marino Grimani riceve i doni degli ambasciatori persiani nel 1603. Olio su tela, 367 x 527 cm. Venezia, Palazzo Ducale, Sala delle Quattro Porte; [fig. 2] Filips Galle, Persia in Abraham Ortelius, Filips Galle (incisore, editore). Theatro d'Abrahamo Ortelio ridotto in forma piccola, tradotto in italiano da Giovanni Paulet, in Anversa nella stamperia Platiniana, 1593. Stampa calcografica, 7,5 x10,6 cm. Venezia, Biblioteca del Museo Correr; [fig. 3] Velluto figurato con la Vergine e il Bambino. Persia, Isfahan, fine XVI – inizio XVII secolo. Velluto tagliato operato a più corpi, broccato, lanciato, 136 x 136 cm. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo
Informazioni utili
I doni di Shah Abbas il Grande alla Serenissima. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Venezia e la Persia Safavide. Palazzo Ducale – San Marco, 1 – Venezia. Orari: Ore 8.30-17.30 (Ingresso Fino Alle 16.30). Ingresso (Biglietto I musei di piazza San Marco): intero € 16,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; cittadini oltre 65 anni; personale del Ministero per i beni e le attività culturali; titolari di Carta Rolling Venice; soci Fai) € 8,00; gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia, membri Icom, bambini da 0 a 5 anni, portatori di <i>handicap</i>, guide e interpreti turistici con gruppi. Catalogo: Marsilio editore, Venezia-Mestre. Informazioni: info@fmcvenezia.it, call center 848082000 (dall’Italia), +39.041,42730892 (dall’estero). Sito internet: palazzoducale.visitmuve.it. Fino a domenica 12 gennaio 2014.
Il percorso espositivo, di cui rimarrà documentazione in un catalogo pubblicato da Marsilio editore, prende spunto dalla tela «Il doge Marino Grimani che riceve gli Ambasciatori persiani» (1603), esposta nella Sala delle quattro porte: un’opera, questa, nella quale sono illustrati i rapporti amichevoli e proficui tra Venezia e il Persia Safavide, terre unite dal comune obiettivo di contrastare la minacciosa espansione ottomana.
Le relazioni diplomatiche, con l’invio di delegazioni e omaggi preziosi reciproci, rappresentarono, infatti, una prassi strategica molto diffusa nei rapporti tra la Serenissima e le grandi potenze, soprattutto d’Oriente, per evitare eventi bellici, ma anche per sviluppare o mantenere rotte commerciali. Un esempio emblematico in tal senso è rappresentato dagli scambi intercorsi in età moderna tra la Repubblica e lo Shah Abbas il Grande (r. 1587-1629), durante il cui regno, a partire dal 1600, sono almeno tre i periodi che videro doni e relative contropartite quali strumenti per avviare un vero e proprio commercio.
Questa storia viene raccontata dalla mostra allestita fino a domenica 12 gennaio a Palazzo Ducale, anche grazie al patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, della Fondazione Bruschettini per l’arte Islamica e asiatica e dell’Università degli Studi di Udine.
Incisioni, mappe, portolani, monete e manufatti, insieme con lettere di presentazione e i documenti con i quali questi oggetti sono giunti in Laguna, compongono l’esposizione, che prevede anche un percorso attraverso le stanze di Palazzo ducale, indirizzando il visitatore all’Armeria e alla Sala delle mappe, in una sorta di «caccia la tesoro», dove si possono ammirare le opere relative alla Persia presenti nella collezione permanente.
Il percorso espositivo si apre con alcune incisioni, provenienti dal Gabinetto dei disegni e delle stampe e dalla Biblioteca del museo Correr, in cui sono illustrati i volti dei protagonisti dell’epoca, dettagliatamente ritratti da artisti europei. La cura dei particolari, degni di un trattato di fisiognomica, permettono di comprendere quali fossero i costumi presso la corte Safavide e di apprezzare preziosi dettagli quali la foggia delle vesti, la qualità dei tessuti impiegati e dei gioielli.
Non meno interessante è la sezione dedicata alla rappresentazione cartografica della Persia, nella quale vengono presentati mappe e portolani utilizzati dai viaggiatori per orientarsi nel Mediterraneo orientale e in Medio Oriente, tra i quali la variante ridotta in forma piccola del «Theatrum orbis terrarum» di Abramo Ortelio, il primo atlante di moderna concezione in formato tascabile. La qualità di questi lavori rivela la straordinaria capacità tecnico-scientifica dei cartografi di tracciare, tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, i profili di territori della cui esistenza ben pochi all’epoca erano a conoscenza.
A testimonianza delle buone relazioni intercorse tra Venezia e la Persia Safavide viene, poi, presentata una serie di i documenti del XVII secolo, tra i quali spiccano i firmani originali col sigillo dello Shah conservati presso l’Archivio di Stato di Venezia, nei quali viene costantemente rinnovata la promessa di collaborazione ed amicizia, suggellata dall’invio di doni diplomatici e dalla richiesta dettagliata da parte persiana della fornitura di alcuni manufatti veneziani, sia di grande pregio, sia destinati all’uso quotidiano.
Importante esempio della sontuosità e preziosità di queste regalie sono, per esempio, due manufatti offerti al doge Marino Grimani, in occasione dell’ambasceria persiana del 5 marzo 1603: un tappeto in seta, broccato in oro con motivi floreali a nastro, conservato al museo di San Marco, e un velluto, anch’esso di seta broccato in oro, raffigurante «La Vergine e il Bambino» e proveniente da Palazzo Mocenigo, quasi sicuramente prodotto da maestranze specializzate armene nei laboratori di Nuova Giulfa ad Isfahan.
Completano il percorso espositivo altri preziosità come l’edizione a stampa dei «Viaggi» di Pietro della Valle e uno scudo e un bracciale facenti parte di un’armatura e giunti fino a noi incompleti, ovvero senza l’incastonatura di gemme e turchesi che in passato è stata rimossa, ma della quale rimane testimonianza in un disegno acquerellato da Giovanni Grevembroch.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Gabriele Caliari, Il doge Marino Grimani riceve i doni degli ambasciatori persiani nel 1603. Olio su tela, 367 x 527 cm. Venezia, Palazzo Ducale, Sala delle Quattro Porte; [fig. 2] Filips Galle, Persia in Abraham Ortelius, Filips Galle (incisore, editore). Theatro d'Abrahamo Ortelio ridotto in forma piccola, tradotto in italiano da Giovanni Paulet, in Anversa nella stamperia Platiniana, 1593. Stampa calcografica, 7,5 x10,6 cm. Venezia, Biblioteca del Museo Correr; [fig. 3] Velluto figurato con la Vergine e il Bambino. Persia, Isfahan, fine XVI – inizio XVII secolo. Velluto tagliato operato a più corpi, broccato, lanciato, 136 x 136 cm. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo
Informazioni utili
I doni di Shah Abbas il Grande alla Serenissima. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Venezia e la Persia Safavide. Palazzo Ducale – San Marco, 1 – Venezia. Orari: Ore 8.30-17.30 (Ingresso Fino Alle 16.30). Ingresso (Biglietto I musei di piazza San Marco): intero € 16,00, ridotto (ragazzi da 6 a 14 anni; studenti dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti; cittadini oltre 65 anni; personale del Ministero per i beni e le attività culturali; titolari di Carta Rolling Venice; soci Fai) € 8,00; gratuito per residenti e nati nel Comune di Venezia, membri Icom, bambini da 0 a 5 anni, portatori di <i>handicap</i>, guide e interpreti turistici con gruppi. Catalogo: Marsilio editore, Venezia-Mestre. Informazioni: info@fmcvenezia.it, call center 848082000 (dall’Italia), +39.041,42730892 (dall’estero). Sito internet: palazzoducale.visitmuve.it. Fino a domenica 12 gennaio 2014.
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