Il 2017 sarà, per Siena, l’anno di Giovanni Duprè. La Contrada capitana dell’Onda, dove l’artista nacque il 1° marzo 1817, ha deciso, infatti, di festeggiarne i duecento anni dalla nascita con una serie di eventi, promossi in collaborazione con il Comune di Siena.
Le celebrazioni si apriranno il 4 marzo con un pomeriggio di studi nella Cripta della Chiesa di San Giuseppe, al quale interverranno Ettore Spalletti, massimo esperto dell’artista, e Carlo Sisi, relatore di un approfondimento dal titolo «Il dibattito in Accademia - La cultura artistica del Duprè».
All’incontro saranno presenti anche Silvestra Bietoletti, la quale traccerà una mappa delle opere senesi dello scultore ondaiolo, e Bruno Santi, già soprintendente delle Belle arti a Siena, che parlerà del Duprè fiorentino e delle sue sculture per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Mentre a fare gli onori di casa saranno il priore della Contrada, Massimo Castagnini, e Simonetta Losi, presidente dell’associazione «Policarpo Bandini».
Tra le altre iniziative in programma ci sono, inoltre, una mostra di Amalia Ciardi Duprè, realizzata in collaborazione con l’omonima fondazione , e un concorso di scultura che coinvolgerà gli studenti del liceo artistico «Duccio di Buoninsegna di Siena».
In occasione delle celebrazioni per i duecento anni di Giovanni Duprè, sarà anche possibile visitare il «MOnd», nuovo museo della Contrada ondaiola -ubicato nella cripta della chiesa di San Giuseppe, a pochi passi da piazza del Campo- che conserva la gipsoteca dell’artista toscano e le opere dei suoi discendenti.
Nato a Siena il 1° marzo 1817, al numero 10 della via che oggi porta il suo nome e che gli venne dedicata quando era ancora in vita, Giovanni Duprè si trasferì giovanissimo a Firenze, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti per, poi, iniziare la sua carriera di scultore. A rileggere i suoi «Ricordi autobiografici» ne emerge il ritratto di un personaggio schivo, «modernista saldo come insegnante e maestro», amico di Gioachino Rossini e Tommaseo, ma soprattutto artista scomodo, comunque da discutere, osannato o misconosciuto a seconda delle occasioni o degli schieramenti di parte.
La sua carriera fu improntata allo stile naturalistico; mentre l’opera che gli dette la fama è l’«Abele morente», realizzata nel 1842 e oggi conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo.
Le sue sculture sono sparse in varie città d’Europa, da Roma a Torino, da Firenze all’antica capitale degli Zar. La sua fama, che lo portò addirittura a vedersi dedicare una locomotiva in servizio fra Empoli e Siena, gli valse nella sua città l’appellativo di «lustro e decoro dell’arte e del Rione».
Informazioni utili
www.contradacapitanadellonda.com/giovanni-dupre/
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 15 febbraio 2017
martedì 14 febbraio 2017
«Uno sguardo dal ponte», Sebastiano Somma racconta l'immigrazione italiana al Manzoni di Busto Arsizio
Ci sono pagine di storia destinate a ripertersi. Non è, infatti, molto lontano il tempo in cui il sogno di un futuro migliore spinse milioni di italiani a cercare fortuna in America. La loro speranza venne tradita dalla realtà dei fatti, che li vide vivere in condizioni disagiate e avere difficoltà a inserirsi in un nuovo contesto socio-culturale. Ce lo ricorda Sebastiano Somma con lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico e con la regia di Eugenio Maria Lamanna, in cartellone nella serata di giovedì 16 febbraio, alle ore 21, al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.
La piéce, inserita nel programma della rassegna cittadina «BA Teatro», è il quinto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea come Stefania e Amanda Sandrelli, Enzo De Caro, Anna Galiena, Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione.
Sul palco per questa nuova produzione teatrale, realizzata con il contributo del Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali, saliranno, oltre a Sebastiano Somma, gli attori Sara Ricci e Gaetano Amato, con Cecilia Guzzardi, Edoardo Coen, Maurizio Tesei, Matteo Mauriello e Antonio Tallura. Le musiche portano la firma di Pino Donaggio. Le scene sono firmate da Massimiliano Nocente e i costumi da Ilaria Carannante; mentre il disegno luci è opera di Stefano Pirandello.
Il testo, considerato uno dei capolavori della drammaturgia americana del Novecento, fu scritto nel 1955 e riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati nella New York degli anni Cinquanta alla ricerca di un futuro migliore. Lo scrittore americano racconta, infatti, -si legge nella scheda di presentazione dello spettacolo- «la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano: questo porta ad una tragedia annunciata fin dall’inizio, perché quelle condizioni sommate a quei sentimenti, a quelle passioni, non possono portare che ad un unico risultato, un risultato tragico».
Lo spettacolo riprende, nello specifico, il dramma interiore di Eddy Carbone (interpretato da Sebastiano Somma), un immigrato siciliano che vive nella New York degli anni Cinquanta con la moglie Beatrice e la nipote Katerine, accolta in casa dopo la morte della madre come fosse una figlia naturale. Nonostante le asperità economiche, l’idillio familiare procede scorrevolmente fino all’arrivo di due cugini approdati negli Stati Uniti in maniera clandestina: Marco, padre di famiglia desideroso di lavorare, e Rodolfo, un giovane attratto dalle luci di Broadway e dalla delicatezza di Katerine.
L’equilibrio familiare si rompe ed Eddy Carbone prova gelosia per quella giovane nipote che vede crescere ed emanciparsi. «La ama -si legge ancora nella scheda di presentazione dello spettacolo- e la mette al riparo come una ceramica preziosa da non scalfire. Un sogno da coccolare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza».
Sul palcoscenico non si consumerà, però, solo la tragedia di un uomo e dei suoi affetti personali ma anche, e soprattutto, lo scontro fra diverse culture e tradizioni, il dramma dell’emarginazione sociale: temi vivi ieri esattamente come oggi.
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di venerdì 3 marzo, alle ore 21, con Renato Pozzetto che porterà in scena, insieme con un’orchestra di quattro elementi, lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato». Si tratta di un nuovo e originale esperimento teatrale, il cine-cabaret, con il quale il comico lombardo propone «un viaggio dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici, in un percorso artistico che attraversa dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema».
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è aperto con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono acquistabili anche on-line sul sito della sala, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
Informazioni utili
«Uno sguardo dal ponte», con Sebastiano Somma. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Giovedì 16 febbraio 2017.
La piéce, inserita nel programma della rassegna cittadina «BA Teatro», è il quinto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea come Stefania e Amanda Sandrelli, Enzo De Caro, Anna Galiena, Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione.
Sul palco per questa nuova produzione teatrale, realizzata con il contributo del Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali, saliranno, oltre a Sebastiano Somma, gli attori Sara Ricci e Gaetano Amato, con Cecilia Guzzardi, Edoardo Coen, Maurizio Tesei, Matteo Mauriello e Antonio Tallura. Le musiche portano la firma di Pino Donaggio. Le scene sono firmate da Massimiliano Nocente e i costumi da Ilaria Carannante; mentre il disegno luci è opera di Stefano Pirandello.
Il testo, considerato uno dei capolavori della drammaturgia americana del Novecento, fu scritto nel 1955 e riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati nella New York degli anni Cinquanta alla ricerca di un futuro migliore. Lo scrittore americano racconta, infatti, -si legge nella scheda di presentazione dello spettacolo- «la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano: questo porta ad una tragedia annunciata fin dall’inizio, perché quelle condizioni sommate a quei sentimenti, a quelle passioni, non possono portare che ad un unico risultato, un risultato tragico».
Lo spettacolo riprende, nello specifico, il dramma interiore di Eddy Carbone (interpretato da Sebastiano Somma), un immigrato siciliano che vive nella New York degli anni Cinquanta con la moglie Beatrice e la nipote Katerine, accolta in casa dopo la morte della madre come fosse una figlia naturale. Nonostante le asperità economiche, l’idillio familiare procede scorrevolmente fino all’arrivo di due cugini approdati negli Stati Uniti in maniera clandestina: Marco, padre di famiglia desideroso di lavorare, e Rodolfo, un giovane attratto dalle luci di Broadway e dalla delicatezza di Katerine.
L’equilibrio familiare si rompe ed Eddy Carbone prova gelosia per quella giovane nipote che vede crescere ed emanciparsi. «La ama -si legge ancora nella scheda di presentazione dello spettacolo- e la mette al riparo come una ceramica preziosa da non scalfire. Un sogno da coccolare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza».
Sul palcoscenico non si consumerà, però, solo la tragedia di un uomo e dei suoi affetti personali ma anche, e soprattutto, lo scontro fra diverse culture e tradizioni, il dramma dell’emarginazione sociale: temi vivi ieri esattamente come oggi.
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di venerdì 3 marzo, alle ore 21, con Renato Pozzetto che porterà in scena, insieme con un’orchestra di quattro elementi, lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato». Si tratta di un nuovo e originale esperimento teatrale, il cine-cabaret, con il quale il comico lombardo propone «un viaggio dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici, in un percorso artistico che attraversa dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema».
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è aperto con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono acquistabili anche on-line sul sito della sala, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
Informazioni utili
«Uno sguardo dal ponte», con Sebastiano Somma. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Giovedì 16 febbraio 2017.
lunedì 13 febbraio 2017
A Nuoro la prima antologica italiana su Berenice Abbott
Sarà il Man di Nuoro ad ospitare la prima grande antologica che il nostro Paese dedica a Berenice Abbott (1917-1991), una delle più originali e controverse protagoniste della storia fotografica del Novecento. L’esposizione, realizzata grazie al contributo della Regione Sardegna e della Fondazione di Sardegna, si intitola «Topografie» e raccoglie ottantadue stampe originali realizzate tra la metà degli anni Venti e i primi anni Sessanta, che Anne Morin ha suddiviso in tre macrosezioni intitolate «Ritratti», «New York» e «Fotografie scientifiche».
Nata a Springfield, in Ohio, nel 1898, Berenice Abbott si trasferisce a New York nel 1918 per studiare scultura. Qui entra in contatto con Marcel Duchamp e con Man Ray, esponenti di punta del movimento dada. Con quest’ultimo, in particolare, stringe un rapporto di amicizia che la spingerà a seguirlo a Parigi e a lavorare come sua assistente tra il 1923 e il 1926.
Sono di questo periodo i primi ritratti fotografici dedicati ai maggiori protagonisti dell’avanguardia artistica e letteraria europea, da Jean Cocteau a James Joice, da Max Ernst ad André Gide.
Allontanatasi dallo studio di Man Ray per aprire il proprio laboratorio di fotografia –frequentato da un circolo di intellettuali come Jane Heap, Sylvia Beach, Eugene Murat, Janet Flanner, Djuna Barnes e Betty Parson – la Abbott entra in contatto con il fotografo francese Eugène Atget, conosciuto per le sue immagini delle strade di Parigi, volte a catturare la scomparsa della città storica e le mutazioni nel paesaggio urbano.
Per l’artista è un punto di svolta. La fotografa decide di abbandonare la ricerca portata avanti fino a quel momento e di fare propria la poetica del negletto Atget – del quale, alla morte, acquisterà gran parte dell’archivio, facendolo conoscere in Europa e negli Stati Uniti - dedicandosi, da quel momento in poi, al racconto della metropoli di New York.
Tutti gli anni Trenta, dopo il rientro negli Stati Uniti, sono, infatti, dedicati alla realizzazione di un unico grande progetto, volto a registrare le trasformazioni della città in seguito alla grande depressione del 1929. La sua attenzione si concentra sulle architetture, sull’espansione urbana e sui grattacieli che progressivamente si sostituiscono ai vecchi edifici, oltre che sui negozi e le insegne. Il risultato è un volume, tra i più celebri della storia della fotografia del XX secolo, intitolato «Changing New York» (1939), che raccoglie una serie straordinaria di fotografie caratterizzate da forti contrasti di luci e ombre e da angolature dinamiche, a esaltare la potenza delle forme e il ritmo interno alle immagini.
Nel 1940 Berenice Abbott diventa picture editor per la rivista «Science Illustrated». L’esperienza maturata nelle strade di New York la porterà a guardare con occhi diversi le immagini scientifiche, che diventano per lei uno spazio privilegiato di osservazione della realtà oltre il paesaggio urbano. In linea con le coeve ricerche artistiche sull’astrazione, l’artista realizza allora una serie di fotografie di laboratorio, concentrandosi sul dinamismo e sugli equilibri delle forme, con esiti straordinari.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Van De Graaff Generator, Cambridge, MA, c.1958 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York; [fig. 2] Nightview, New York, 1932 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York Dorothy Whitney, Paris, 1926 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York Fifth Avenue
Informazioni utili
Topografie. Antologica di Berenice Abbott .Museo Man, via S. Satta, 27- Nuoro. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-20.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00; gratuito per gli under 18 e la prima domenica del mese. Informazioni: tel. 0784.252110. Sito internet: www.museoman.it. Dal 17 febbraio al 21 maggio 2017.
Nata a Springfield, in Ohio, nel 1898, Berenice Abbott si trasferisce a New York nel 1918 per studiare scultura. Qui entra in contatto con Marcel Duchamp e con Man Ray, esponenti di punta del movimento dada. Con quest’ultimo, in particolare, stringe un rapporto di amicizia che la spingerà a seguirlo a Parigi e a lavorare come sua assistente tra il 1923 e il 1926.
Sono di questo periodo i primi ritratti fotografici dedicati ai maggiori protagonisti dell’avanguardia artistica e letteraria europea, da Jean Cocteau a James Joice, da Max Ernst ad André Gide.
Allontanatasi dallo studio di Man Ray per aprire il proprio laboratorio di fotografia –frequentato da un circolo di intellettuali come Jane Heap, Sylvia Beach, Eugene Murat, Janet Flanner, Djuna Barnes e Betty Parson – la Abbott entra in contatto con il fotografo francese Eugène Atget, conosciuto per le sue immagini delle strade di Parigi, volte a catturare la scomparsa della città storica e le mutazioni nel paesaggio urbano.
Per l’artista è un punto di svolta. La fotografa decide di abbandonare la ricerca portata avanti fino a quel momento e di fare propria la poetica del negletto Atget – del quale, alla morte, acquisterà gran parte dell’archivio, facendolo conoscere in Europa e negli Stati Uniti - dedicandosi, da quel momento in poi, al racconto della metropoli di New York.
Tutti gli anni Trenta, dopo il rientro negli Stati Uniti, sono, infatti, dedicati alla realizzazione di un unico grande progetto, volto a registrare le trasformazioni della città in seguito alla grande depressione del 1929. La sua attenzione si concentra sulle architetture, sull’espansione urbana e sui grattacieli che progressivamente si sostituiscono ai vecchi edifici, oltre che sui negozi e le insegne. Il risultato è un volume, tra i più celebri della storia della fotografia del XX secolo, intitolato «Changing New York» (1939), che raccoglie una serie straordinaria di fotografie caratterizzate da forti contrasti di luci e ombre e da angolature dinamiche, a esaltare la potenza delle forme e il ritmo interno alle immagini.
Nel 1940 Berenice Abbott diventa picture editor per la rivista «Science Illustrated». L’esperienza maturata nelle strade di New York la porterà a guardare con occhi diversi le immagini scientifiche, che diventano per lei uno spazio privilegiato di osservazione della realtà oltre il paesaggio urbano. In linea con le coeve ricerche artistiche sull’astrazione, l’artista realizza allora una serie di fotografie di laboratorio, concentrandosi sul dinamismo e sugli equilibri delle forme, con esiti straordinari.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Van De Graaff Generator, Cambridge, MA, c.1958 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York; [fig. 2] Nightview, New York, 1932 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York Dorothy Whitney, Paris, 1926 © Berenice Abbott/Commerce Graphics/Getty Images. Courtesy of Howard Greenberg Gallery, New York Fifth Avenue
Informazioni utili
Topografie. Antologica di Berenice Abbott .Museo Man, via S. Satta, 27- Nuoro. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-20.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 3,00; gratuito per gli under 18 e la prima domenica del mese. Informazioni: tel. 0784.252110. Sito internet: www.museoman.it. Dal 17 febbraio al 21 maggio 2017.
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