«La trasformazione dello Squero in sede di concerti attraverso un accurato ed elegante intervento, che mette in luce un’ottima acustica, è un appropriato riuso nel rispetto della struttura originale e, soprattutto, un ideale collegamento tra l’isola e la città attraverso la musica»: è questa la motivazione con la quale la Fondazione Giorgio Cini di Venezia si è aggiudicata la XXXIV Premio «Pietro Torta» per il restauro architettonico di Venezia, la cui commissione era presieduta da Maria Camilla Bianchini d’Alberigo.
L’intervento di recupero della struttura, di edificazione ottocentesca, che un tempo ospitava l’antica officina per la riparazione delle barche e che oggi è una sala concerti in grado di ospitare circa duecento persone è stato eseguito dallo studio di architettura veneziano Cattaruzza e Millosevich Architetti Associati, con il contributo del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche del Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e della Fondazione Virginio Bruni Tedeschi, ente dedicato al figlio del compositore Alberto Bruni Tedeschi di cui la fondazione Cini conserva l’archivio personale tra i fondi dell’Istituto per la Musica.
Il restauro dello Squero -che aggiunge un importante tassello nel piano di recupero del complesso architettonico dell’Isola di San Giorgio Maggiore, iniziato più di una decina di anni fa- si configura, dunque, come un perfetto esempio di collaborazione tra pubblico e privato. Oltre ai due enti già citati la riqualificazione dello spazio, la Fondazione Giorgio Cini ha potuto vantare l’aiuto di varie benefattori e della Fondazione Enzo Hruby, attraverso la progettazione di un sistema di sicurezza integrato di ultima generazione proseguendo, così, nell’impegno iniziato nel 2009 per la messa in sicurezza delle strutture.
Gli interventi conservativi hanno consentito il recupero integrale della spazialità dell’edificio ottocentesco: sono state eliminate tutte le parti interne, riaperti gli archi sulle facciate, eliminate le chiusure sui lati corti. È stata anche rifatta la copertura, dalla quale sono state eliminate le tegole marsigliesi, sostituite da coppi tradizionali. Grazie alla sua eccezionale acustica e alla sua posizione privilegiata che si affaccia direttamente sulla laguna, lo Squero dell’Isola di San Giorgio Maggiore è uno spazio unico che accorda perfettamente musica e immagine. Di fronte alla platea e alle spalle dei musicisti, infatti, le pareti di vetro, come quinte naturali, aprono uno straordinario scorcio sulla laguna offrendo allo spettatore la possibilità di vivere l'esperienza unica di un concerto «a bordo d'acqua».
Grande è la soddisfazione della Fondazione Giorgio Cini per questo riconoscimento. «Per noi il Premio Torta ha un significato speciale -ha, infatti, spiegato il presidente Giovanni Bazoli-. Nel 1975 lo stesso premio venne infatti assegnato a Vittorio Cini. Averlo vinto quest’anno significa anche avere la conferma che siamo stati all’altezza del suo modello. Ed è proprio a Vittorio Cini che dedichiamo questo riconoscimento, nella convinzione che non ci sia modo più degno di celebrare la ricorrenza dei quarant’anni dalla sua scomparsa».
Informazioni utili
Fondazione Giorgio Cini, Isola di San Giorgio Maggiore - Venezia, tel. 041.2710357, fax 041.2710221. Sito internet: www.cini.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 23 novembre 2017
martedì 21 novembre 2017
Riapre a Venezia la fornace Orsoni
Dagli smalti e dalle piastre d’oro antico per i mosaici che decorano la Basilica di San Marco a Venezia alle preziose tessere per il grande Buddha del Wat Phikhun Thong Temple in Thailandia, senza dimenticare le decorazioni per la Sagrada Familia fatta costruire dall’architetto Antoni Gaudì a Barcellona o le colorate realizzazioni per i meravigliosi palazzi da mille e una notte dei reali dell'Arabia Saudita: sono tante le referenze prestigiose legate al nome Orsoni.
La prestigiosa fornace, nata nel lontano 1888 a Cannaregio e unica di questo tipo in centro storico, è tornata da poco a brillare dopo un importante lavoro di restauro architettonico a firma dello studio Duebarradue, già noto in città per aver contribuito al recupero conservativo del Fondaco dei Tedeschi e delle Procuratie Vecchie.
Veneziani e turisti potranno così tornare ad ammirare la Biblioteca del Colore, una sala espositiva che conserva più di tremila e cinquecento colori, debitamente codificati in un numero sconfinato di tonalità e sfumature: un luogo di rara bellezza che, in un’epoca velocizzata e spesso semplificata dal digitale, è uno strumento di comunicazione fortissimo per i progettisti, per gli artisti ma anche per gli appassionati di arte storia e cultura.
Per il restauro, lo studio Duebarradue si è avvalso di fornitori d’eccezione quali i tendaggi di Rodolfo Bevilacqua o i serramenti di Lunardelli o brand di punta del made in Italy nel settore arredo quali Roda e Cappellini.
Nella nuova visione della fornace ci sarà grande attenzione per la tradizione artigiana, cifra stilistica che ha resa questa azienda un’eccellenza nel mondo a partire dal lavoro del suo fondatore, Angelo Orsoni, un uomo realmente innamorato delle misteriose alchimie di un materiale nobile e prezioso come il mosaico, parte fondamentale nella storia artistica veneziana. Quella di Orsoni fu una scommessa caratterizzata fin dall'inizio dal successo. Le tessere della sua fornace, realizzate con tecniche ardite che coniugavano metodologia artigianale e innovazione, conquistarono, infatti, la mitica Esposizione Universale di Parigi, dove il pubblico poté scoprire il suo pannello multicolore della fornace, campionario di smalti e ori musivi. La nuova stagione, capitanata da Riccardo Bisazza, porterà anche a un rinsaldato dialogo con la città, rendendo questo luogo dal fascino senza tempo un punto di interesse per i giovani artisti dell’arte vetraria. Da qui è nata la collaborazione con la Biennale, che ha portato all’esposizione nel Padiglione Venezia del vetro con micro-diamanti, nella inedita tonalità black che segue la versione "chiara" che ha spopolato a Milano al FuoriSalone - Milano Design Week.
Turisti e veneziani potranno visitare la fornace in due appuntamenti fissi al mese, il primo e l’ultimo mercoledì, esclusi i giorni festivi. Le visite, tutte a titolo gratuito, si terranno su prenotazione a visit@orsoni.com e saranno riservate a gruppi di massimo venti persone, comprese le scolaresche a partire dalla prima media. La Orsoni offre così un'occasione al suo pubblico per accostarsi a progetto innovativo e rivoluzionario che interpreta al meglio la filosofia di una azienda che dalla sua prestigiosa storia trova slancio per un futuro di ricerca e sviluppo sempre nel segno dell'esclusività.
Informazioni utili
http://trend-group.com/orsoni/index.php
La prestigiosa fornace, nata nel lontano 1888 a Cannaregio e unica di questo tipo in centro storico, è tornata da poco a brillare dopo un importante lavoro di restauro architettonico a firma dello studio Duebarradue, già noto in città per aver contribuito al recupero conservativo del Fondaco dei Tedeschi e delle Procuratie Vecchie.
Veneziani e turisti potranno così tornare ad ammirare la Biblioteca del Colore, una sala espositiva che conserva più di tremila e cinquecento colori, debitamente codificati in un numero sconfinato di tonalità e sfumature: un luogo di rara bellezza che, in un’epoca velocizzata e spesso semplificata dal digitale, è uno strumento di comunicazione fortissimo per i progettisti, per gli artisti ma anche per gli appassionati di arte storia e cultura.
Per il restauro, lo studio Duebarradue si è avvalso di fornitori d’eccezione quali i tendaggi di Rodolfo Bevilacqua o i serramenti di Lunardelli o brand di punta del made in Italy nel settore arredo quali Roda e Cappellini.
Nella nuova visione della fornace ci sarà grande attenzione per la tradizione artigiana, cifra stilistica che ha resa questa azienda un’eccellenza nel mondo a partire dal lavoro del suo fondatore, Angelo Orsoni, un uomo realmente innamorato delle misteriose alchimie di un materiale nobile e prezioso come il mosaico, parte fondamentale nella storia artistica veneziana. Quella di Orsoni fu una scommessa caratterizzata fin dall'inizio dal successo. Le tessere della sua fornace, realizzate con tecniche ardite che coniugavano metodologia artigianale e innovazione, conquistarono, infatti, la mitica Esposizione Universale di Parigi, dove il pubblico poté scoprire il suo pannello multicolore della fornace, campionario di smalti e ori musivi. La nuova stagione, capitanata da Riccardo Bisazza, porterà anche a un rinsaldato dialogo con la città, rendendo questo luogo dal fascino senza tempo un punto di interesse per i giovani artisti dell’arte vetraria. Da qui è nata la collaborazione con la Biennale, che ha portato all’esposizione nel Padiglione Venezia del vetro con micro-diamanti, nella inedita tonalità black che segue la versione "chiara" che ha spopolato a Milano al FuoriSalone - Milano Design Week.
Turisti e veneziani potranno visitare la fornace in due appuntamenti fissi al mese, il primo e l’ultimo mercoledì, esclusi i giorni festivi. Le visite, tutte a titolo gratuito, si terranno su prenotazione a visit@orsoni.com e saranno riservate a gruppi di massimo venti persone, comprese le scolaresche a partire dalla prima media. La Orsoni offre così un'occasione al suo pubblico per accostarsi a progetto innovativo e rivoluzionario che interpreta al meglio la filosofia di una azienda che dalla sua prestigiosa storia trova slancio per un futuro di ricerca e sviluppo sempre nel segno dell'esclusività.
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domenica 19 novembre 2017
Anton Domenico Gabbani e la pittura tardo-barocca toscana in mostra a Pistoia
Prosegue il cartellone di iniziative ideate per Pistoia Capitale Italiana della Cultura 2017. Il Museo civico ospita fino al prossimo 7 gennaio una mostra a cura di Riccardo Spinelli intorno all’opera «Presentazione di Gesù al Tempio» di Anton Domenico Gabbiani.
La tela, proveniente dalla chiesa benedettina di Santa Maria degli Angeli di Sala, venne commissionata all’artista nel 1709 ma consegnata solo dieci anni più tardi, nell’agosto del 1719. L’opera venne studiata e preparata dal pittore fiorentino in due tempi: una «prima idea» della composizione generale, veloce e abbreviata nel tratto, e un vero e proprio bozzetto su carta, finito e quadrettato per il riporto su tela. Entrambi vennero incisi per cura dall’allievo Ignazio Enrico Hugford nella «Raccolta di cento pensieri», edita nel 1762 a corredo di un’importante biografia del pittore nella quale si descrive e commenta anche il dipinto pistoiese.
Facendo perno sulla pala del Gabbiani, la mostra dà conto dell’importanza della cultura tardo-barocca fiorentina e romana a Pistoia: tale innesto è rappresentato dalla chiesa dell’antico monastero benedettino, che costituisce ancora oggi uno dei più interessanti esempi di interno settecentesco organicamente concepito, decorato fra il 1709 e il 1719 con affreschi, stucchi, sculture, dipinti dei più insigni artefici fiorentini, raccomandati per questa impresa dal Gran principe Ferdinando de’ Medici.
Oltre al capolavoro del celebre pittore, in mostra anche un’altra tela del Museo civico sempre proveniente dalla chiesa di Sala, opera del napoletano Jacopo Del Po, e altri materiali collegati al complesso pistoiese e alla sua storia come ricevute autografe degli artisti, memorie, cronache, studi preparatori e incisioni, in prestito dall’Archivio di Stato di Firenze, dalla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze e dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Per la prima volta, inoltre, il pubblico potrà ammirare altre due pale della chiesa delle benedettine, rimaste di proprietà delle religiose, conservate nella clausura del monastero per oltre un secolo e pertanto pressoché inedite, restaurate per l’occasione: la «Nascita della Vergine» (1712) di Alessandro Gherardini e l’«Annunciazione» (1710-1716) di Benedetto Luti.
Sede dell’esposizione, nel trecentesco Palazzo comunale, è il grande salone del Museo civico, dove la pittura fiorentina del Seicento e del Settecento è ampiamente rappresentata dalle opere dei principali interpreti del periodo.
Attraverso la ricostruzione puntuale del contesto originario delle opere (la chiesa di Santa Maria degli Angeli è attualmente sede della banda comunale e sarà visitabile nel periodo della mostra), il progetto espositivo costituisce anche l'occasione per riallacciare, quel legame col territorio su cui si fonda il carattere della raccolta d'arte antica della prima e maggiore istituzione museale cittadina, suggerendo connessioni in grado di abbattere idealmente le mura che tengono separato il museo dal territorio e di promuovere la conoscenza di un patrimonio diffuso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Anton Domenico Gabbiani (Firenze 1652 - 1726), Presentazione di Gesù al Tempio, 1709-1719. Olio su tela, 220x165 cm . Pistoia, Museo Civico, inv. 1975, n. 58; [fig. 2] Benedetto Luti (Firenze 1666 – Roma 1724), Annunciazione, 1710-1716. Olio su tela, 283x192 cm. Pistoia, monastero delle benedettine di Santa Maria degli Angeli di Sala; [fig. 3] Jacopo Del Po (Roma 1652 – Napoli 1726), Riposo durante la fuga in Egitto, 1675-1676 circa. Olio su tela, 220x165 cm. Pistoia, Museo Civico, inv. 1975, n. 663
Informazioni utili
Attorno all’opera: «La presentazione di Gesù al Tempio» di Anton Domenico Gabbiani. Museo civico - Palazzo comunale, piazza Duomo, 1 – Pistoia. Orari: dal lunedì al giovedì, ore 10.00-14.00; dal venerdì alla domenica e festivi, ore 10.00-18.00; Natale e Capodanno, ore 16.00-19.00. Ingresso: intero € 3,50, ridotto € 2,00, ingresso gratuito domenica 5 novembre, 3 dicembre e 7 gennaio. Catalogo: Gli Ori edizioni (€ 18,00). Sito internet: www.pistoia17.it | www.mostragabbianipistoia.it. Informazioni: tel. 0573.371214. Fino al 7 gennaio 2018.
La tela, proveniente dalla chiesa benedettina di Santa Maria degli Angeli di Sala, venne commissionata all’artista nel 1709 ma consegnata solo dieci anni più tardi, nell’agosto del 1719. L’opera venne studiata e preparata dal pittore fiorentino in due tempi: una «prima idea» della composizione generale, veloce e abbreviata nel tratto, e un vero e proprio bozzetto su carta, finito e quadrettato per il riporto su tela. Entrambi vennero incisi per cura dall’allievo Ignazio Enrico Hugford nella «Raccolta di cento pensieri», edita nel 1762 a corredo di un’importante biografia del pittore nella quale si descrive e commenta anche il dipinto pistoiese.
Facendo perno sulla pala del Gabbiani, la mostra dà conto dell’importanza della cultura tardo-barocca fiorentina e romana a Pistoia: tale innesto è rappresentato dalla chiesa dell’antico monastero benedettino, che costituisce ancora oggi uno dei più interessanti esempi di interno settecentesco organicamente concepito, decorato fra il 1709 e il 1719 con affreschi, stucchi, sculture, dipinti dei più insigni artefici fiorentini, raccomandati per questa impresa dal Gran principe Ferdinando de’ Medici.
Oltre al capolavoro del celebre pittore, in mostra anche un’altra tela del Museo civico sempre proveniente dalla chiesa di Sala, opera del napoletano Jacopo Del Po, e altri materiali collegati al complesso pistoiese e alla sua storia come ricevute autografe degli artisti, memorie, cronache, studi preparatori e incisioni, in prestito dall’Archivio di Stato di Firenze, dalla Biblioteca Forteguerriana di Pistoia, dalla Biblioteca nazionale centrale di Firenze e dal Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
Per la prima volta, inoltre, il pubblico potrà ammirare altre due pale della chiesa delle benedettine, rimaste di proprietà delle religiose, conservate nella clausura del monastero per oltre un secolo e pertanto pressoché inedite, restaurate per l’occasione: la «Nascita della Vergine» (1712) di Alessandro Gherardini e l’«Annunciazione» (1710-1716) di Benedetto Luti.
Sede dell’esposizione, nel trecentesco Palazzo comunale, è il grande salone del Museo civico, dove la pittura fiorentina del Seicento e del Settecento è ampiamente rappresentata dalle opere dei principali interpreti del periodo.
Attraverso la ricostruzione puntuale del contesto originario delle opere (la chiesa di Santa Maria degli Angeli è attualmente sede della banda comunale e sarà visitabile nel periodo della mostra), il progetto espositivo costituisce anche l'occasione per riallacciare, quel legame col territorio su cui si fonda il carattere della raccolta d'arte antica della prima e maggiore istituzione museale cittadina, suggerendo connessioni in grado di abbattere idealmente le mura che tengono separato il museo dal territorio e di promuovere la conoscenza di un patrimonio diffuso.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Anton Domenico Gabbiani (Firenze 1652 - 1726), Presentazione di Gesù al Tempio, 1709-1719. Olio su tela, 220x165 cm . Pistoia, Museo Civico, inv. 1975, n. 58; [fig. 2] Benedetto Luti (Firenze 1666 – Roma 1724), Annunciazione, 1710-1716. Olio su tela, 283x192 cm. Pistoia, monastero delle benedettine di Santa Maria degli Angeli di Sala; [fig. 3] Jacopo Del Po (Roma 1652 – Napoli 1726), Riposo durante la fuga in Egitto, 1675-1676 circa. Olio su tela, 220x165 cm. Pistoia, Museo Civico, inv. 1975, n. 663
Informazioni utili
Attorno all’opera: «La presentazione di Gesù al Tempio» di Anton Domenico Gabbiani. Museo civico - Palazzo comunale, piazza Duomo, 1 – Pistoia. Orari: dal lunedì al giovedì, ore 10.00-14.00; dal venerdì alla domenica e festivi, ore 10.00-18.00; Natale e Capodanno, ore 16.00-19.00. Ingresso: intero € 3,50, ridotto € 2,00, ingresso gratuito domenica 5 novembre, 3 dicembre e 7 gennaio. Catalogo: Gli Ori edizioni (€ 18,00). Sito internet: www.pistoia17.it | www.mostragabbianipistoia.it. Informazioni: tel. 0573.371214. Fino al 7 gennaio 2018.
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