ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 5 marzo 2021

«Un seme di collina», in un libro di Mudima la Sicilia «sensuale e misteriosa» di Nerina Toci

Sensuali e misteriose: sono questi i primi due aggettivi che vengono in mente guardando le fotografie che Nerina Toci (Tirana, 21 gennaio 1988), artista vincitrice nel 2016 del concorso «Guido Orlando - Premio fotografico Peppino Impastato», ha scattato tra il 2017 e il 2020 in Sicilia, la terra adottiva dove trascorre gran parte del suo tempo.
Questo suo work in progress, realizzato principalmente tra i versanti asimmetrici dei monti Nebrodi, è al centro del volume «Un seme di collina», appena pubblicato da Mudima.
Il libro, per la curatela di Davide di Maggio, contiene saggi critici di Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella, oltre a un testo della stessa fotografa, protagonista in questi giorni a Milano della collettiva «La Face autre de l'autre Face» (visibile fino al 12 marzo), che raccoglie, proprio negli spazi espositivi di Mudima (le gallerie private sono aperte anche in zona arancione scuro), le opere di ventuno artisti, in prevalenza italiani, tra cui Gabriele Basilico, Francesco Jodice, Christiane Löhr, Uliano Lucas, Sabrina Mezzaqui, Ugo Mulas e Nicola Samorì.
La giovane fotografa albanese, originaria di Tirana, che per molti anni ha vissuto in Sicilia e che ora divide la sua vita tra Palermo e Milano, si occupa di fotografia dal 2015 e riserva da sempre, nel suo lavoro, un ruolo centrale alla sua terra di adozione.
Se all’inizio del suo percorso di ricerca artistica, lo sguardo era condizionato dai sogni e dall’emotività ed era focalizzato sull’indagine della sua identità, oggi Nerina Toci si propone di catturare, con il suo lavoro, l’identità universale attraverso l’esperienza del sensibile. Questo sentire ha portato l'artista a una graduale eliminazione della figura umana dagli scatti.
L’interesse antropologico – con la costante riflessione sulla figura femminile, sul senso del luogo e del confine – e l’interrogazione sul reale spostano, poi, la funzione della fotografia da quella estetica a quella reale: «la vera risposta -afferma la stessa artista - sta non nel catturare e possedere la realtà, ma nell'accettazione della sua esistenza».
Nei sui lavori – dei quali anche Letizia Battaglia ha sottolineato l’inquietudine e la grazia –, Nerina Toci riesce a dare forma alla sua immaginazione sconfinata, che varca i confini della fotografia e ci porta in un mondo incantato. La chiave per capire il suo lavoro va cercata nel fatto che, applicando leggi proprie, supera la visione monoculare che la fotografia impone. 
Il lavoro di Nerina Toci parte, dunque, dalla fotografia ma prende subito altre rotte, diventando opera d’arte. La macchina fotografica è semplicemente un mezzo che le consente di esprimere quello che per un fotografo è impossibile: uscire dalla realtà che ci circonda per addentrarsi in una sorta di Wunderkammer – una realtà personale che diventa universale – nella quale entriamo insieme a lei.
Davide di Maggio, curatore del volume, dice di Nerina Toci: «Il fotografo blocca un istante in eterno, lei apre quell’istante all’infinito. Le sue fotografie non hanno a che fare con l’effimero della nostra società, ma hanno piuttosto quella 'perennità' delle opere che si tramandano nel tempo. Il tempo non è un limite ma diventa suo alleato». 
Nerina Toci non è interessata alla realtà che ci circonda: «la sua - prosegue lo studioso - è un instancabile ricerca di un mondo che non trova, ma che è ben chiaro nella sua lucidissima immaginazione e che riesce a esprimere nelle sue fotografie anche grazie ad un grandissimo talento. Questa è la forza di Nerina Toci, il suo fascino, il suo magnetismo. E questo è il sogno dell’arte che grazie a lei si avvera».
Nerina Toci ci porta così dentro un mondo incantato dove la fantasia è libera di viaggiare, dove il dato oggettivo si trasforma in poesia.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cover del libro Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020; [fig. 2] Nerina Toci, ritratto; [fig. 3] Untitled, 2020 © Nerina Toci. Courtesy Fondazione Mudima

Informazioni utili
Nerina Toci. Un seme di collina, Edizioni Mudima, Milano 2020. A cura di: Davide Di Maggio. Contributi di: Davide Di Maggio, Achille Bonito Oliva, Lorand Hegyi, Dominique Stella. E uno scritto di: Nerina Toci. Pagine: 178. Lingua: Italiano/Inglese. Copertina in brossura cartonata. Dimensioni: 22x26 cm. Prezzo: 30 Euro. Il libro è acquistabile sul sito di Fondazione Mudima (www.mudima.net | sezione Shop) e in libreria

giovedì 4 marzo 2021

Punta Conterie, una pausa tra arte e cibo nel cuore di Murano

(Aggiornato il 27 aprile 2020, alle ore 11.00) -Non è stata una ripartenza facile quella di Punta Conterie, l’hub frutto dell’impegno e della visione di Alessandro Vecchiato e Dario Campa nato due anni fa nel cuore di Murano, l’isola simbolo della tradizione vetraria a livello internazionale. Nel 2019 i due imprenditori non solo hanno restituito al comprensorio veneziano, un patrimonio architettonico inestimabile - una delle costruzioni più rappresentative dell’edilizia industriale muranese nel crocevia di navigazione tra il Canale Grande e il Canale San Donato - ma hanno anche dato vita a uno spazio fluido in cui le arti e il cibo, la creatività e l’enogastronomia, si compenetrano stimolando percorsi visivi, culturali e del gusto inusuali.
La riapertura graduale di Punta Conterie, inizialmente prevista per marzo e poi posticipata per l'aggravarsi della situazione sanitaria, si chiuderà sabato 1° maggio con la proposta food and wine dei nuovi menù - à la carte, degustazione, classico o del territorio, vegano - studiati per il «Vetri Restaurant / Bistrot» e per il «Vetri Café» dallo chef, di origini filippine, Johnmark Nanit, sotto la supervisione di Dario Campa. La valorizzazione della materia prima e la ricerca dell’equilibrio di sapori e consistenze giustapposti saranno alla base di piatti unici tra stagionalità e sperimentazione da assaporare in un angolo di Murano carico di storia: il complesso tra Palazzo Giustinian e la Basilica di San Donato che, nel 1891, iniziò a ospitare la Società veneziana per l’industria delle conterie, le minute perle in pasta vitrea ricavate dal taglio di una lunga e sottilissima canna forata arrotondata a caldo in particolari contenitori metallici.
Stessa scuola di pensiero si respira anche nella pasticceria del pastry chef Allaraj Selam: un mix di sapori in equilibrio e consistenze sorprendenti per delle proposte sfiziose solo in apparenza semplici, come un Babà-raj al rum con cannella, liquirizia e gelato al mascarpone o un Bonet e amaretti, gelato al cioccolato fondente 72% con barolo chinato, da accompagnare a centrifugati e estratti di frutta e verdura.
Con l'apertura di Punta Conterie ritornano accessibili al pubblico anche i due store dell’hub muranese: «InGalleria Shop» e «Fioraio Green Boutique».
Con una vasta selezione di prodotti a firma Punta Conterie, il cui filo conduttore è rappresentato dal vetro: piccoli oggetti di design, perle in vetro di Murano, gioielli contemporanei e accessori moda tra tradizione lagunare e alto artigianato, che da qualche mese sono disponibili anche sul nuovo canale di e-commerce di Punta Conterie.
«Fioraio Green Boutique» è, invece, l’angolo green dove poter scegliere tra piante stagionali, composizioni floreali uniche, piccoli oggetti e fragranze d’ambiente ispirati a profumi e colori della natura.
Ad affascinare i visitatori non è solo l’offerta alternativa di questo hub nel cuore di Murano, ma anche la sua costruzione. Il rapporto tra spazi esterni e interni si articola in modo naturale sui due livelli della struttura rinnovandosi in ogni ambiente. Situato al piano terra il «Vetri Café» gode di un ampio plateatico esterno cinto dai tipici mattoni industriali dell’epoca, accanto si apre lo spazio dedicato al green design con affaccio sulle aree industriali delle antiche Conterie. Al primo piano — dove si trovano l’area espositiva «InGalleria» e il «Vetri Restaurant / Bistrot» — la luce naturale rivela i dettagli originali dello spazio come il pavimento in rovere a spina di pesce completamente recuperato e restaurato, le travi a vista del soffitto, i cassonetti alla «sansovino» con i decori floreali anch’essi recuperati e restaurati e i toni grigio scuro e sabbia alle pareti che donano ulteriore profondità alle stanze.
Punta Conterie è anche sinonimo di mostre temporanee di caratura internazionale che raccontano le relazioni tra vetro e design negli spazi di «InGalleria Art Gallery».
Da sabato 10 aprile sono riprese le attività espositive di questa realtà con l'anteprima di «Murano in focus», mostra fotografica con protagonisti Luigi BussolatiMassimo Gardone e Roberta Orio.
Coordinato da Alessandro Vecchiato - anima artistica di Punta Conterie - il progetto presenta complessivamente ventuno opere sull’isola veneziana del vetro, frutto di tre sguardi molto diversi per contenuto, per supporto, per messaggio.
Luigi Bussolati
, chiamato a rappresentare le architetture industriali – che sono i luoghi di lavoro di chi ha costruito la fortuna artistica e commerciale di Murano –, suona le corde dello strumento che più gli è congeniale, e attraverso il suo peculiarissimo uso della luce ci restituisce delle immagini che, pur mantenendo un loro grande peso concreto, ci appaiono come realtà sospese, mondi sconosciuti e al tempo stesso rivelati finalmente nella loro interezza.
Massimo Gardone racconta, invece, mondi immaginari portandoci dentro i suoi «Orizzonti», facendoci sognare immersi negli oceani per poi proiettarci in prospettive costruite da riflessi. Il suo lavoro, stampato su una superficie specchiante, porta lo spettatore dentro l’immagine, permettendogli così di mettere in atto un proprio personale sguardo sulla poetica dell’opera.
Infine, il lavoro di Roberta Orio, punto di unione tra queste due letture – e ponte tra due mondi – concentra la sua visione nelle tracce di chi Murano la vive perché ci abita, perché ci lavora, ci passa del tempo della propria vita, e restituisce segni, parti, sezioni del modo che l’isola veneziana oggi rappresenta. Punta Conterie presenta, dunque, tre mostre in una per uno sguardo corale che è anche un grande omaggio a Murano e alle sue vetrerie, attività che, essendo strettamente connesse al turismo internazionale, hanno risentito più di altre la crisi per il Covid-19.

 
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] PuntaConterie. Foto di Maris Croatto; [fig. 2] PuntaConterie, terrazza del «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Maris Croatto; [fig. 3] PuntaConterie, «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Valentina Cunja; [fig. 4] Punta Conterie. Foto di Roberta Orio; [figg. 5 e 6] Punta Conterie, «In Galleria Shop». Foto di Valentina Cunja; [fig. 7] Punta Conterie, «Vetri Restaurant / Bistrot». Foto di Maris Croatto 

Informazioni utili
Punta Conterie, Fondamenta Giustinian, 1 Venezia. Informazioni: tel. 041.5275174, info@puntaconterie.com. Sito internet: www.puntaconterie.com

mercoledì 3 marzo 2021

«Dear you», nella cassetta postale le lettere d’artista del Mambo di Bologna

«Caro amico, ti scrivo così mi distraggo un po’ / E siccome sei molto lontano, più forte ti scriverò…». Era il 1978 e Lucio Dalla, nel brano «L’anno che verrà», celebrava il piacere della scrittura epistolare. Oggi, con i social e le piattaforme di messaggistica sempre più imperanti nella nostra vita, abbiamo perso l’abitudine di prendere in mano carta e penna per mettere nero su bianco i nostri pensieri. A riscoprire il piacere della corrispondenza attraverso la spedizione postale è il Mambo di Bologna con il progetto «Dear you», a cura di Caterina Molteni, la cui identità visiva è firmata da Mattia Pajè.
Dopo aver esplorato nel 2020 la dimensione digitale, come molti musei in Italia colpiti dalla pandemia, l’istituzione felsinea si sposta, dunque, verso un medium più tradizionale con l’intento di accrescere le potenziali interazioni con il pubblico, dandogli e dandosi la possibilità di creare un rapporto tangibile con le opere, che sebbene non avvenga nello spazio espositivo non rinuncia a una fisicità non mediata dal digitale.
«Dear you» nasce da una riflessione sui confini e sulle potenzialità dello spazio intimo. Considerando le attuali condizioni di semi-isolamento a cui la popolazione mondiale è costretta, il progetto si sofferma sull'intimità non solo come sofferta solitudine, ma come luogo di una possibile e vitale auto-determinazione.
«Dear you» intende, dunque, osservare l’indagine introspettiva e il suo esercizio come spazio di trasformazione, concependo l’identità come una dimensione in divenire, possibile fonte di importanti rivoluzioni politiche e sociali, ma anche emotive e sentimentali.
Il progetto ideato da Caterina Molteni si propone, nello specifico, di rivalutare condizioni ed esperienze emotive come la fragilità e l'emotività, esaltandone gli elementi generativi. Incita a nuove forme di amore, erotismo, amicizia e lealtà, riflettendo su possibili risorse emotive e fisiche capaci di espandere il nostro spettro di auto rappresentazione e di desiderio personale e collettivo.
Questa particolare tipologia di mostra si struttura tramite sei interventi di artiste e artisti internazionaliHamja Ahsan (Londra, 1981), Giulia Crispiani (Ancona, 1986), Dora García (Valladolid, 1965), Allison Grimaldi Donahue (Middletown, 1984), David Horvitz (Los Angeles, 1982) e Ingo Niermann (Biefeled, 1969), che sono accomunati da una pratica fortemente legata alla poesia, alla scrittura e alla performance
La corrispondenza postale è la forma di comunicazione e di ricezione delle opere prescelta per il progetto.
Concepiti come poesie, brevi racconti, istruzioni per atti performativi e come dispositivi relazionali, i lavori che verranno realizzati dialogheranno con la dimensione creatrice del linguaggio, guardando alla lettura come un’esperienza trasformativa.
Allo stesso tempo, le artiste e gli artisti riflettono su temi di fondamentale rilevanza nella nostra contemporaneità come la perdita di contatto fisico e le relative ripercussioni sulla vita emotiva, la diminuzione della vita sociale condivisa e la necessità di creare nuove strategie di relazione e di cura, al di là dell’esperienza digitale.
«Dear you» richiama espressamente la corrispondenza amorosa per accentuare il forte intimismo innescato dalla ricezione di una lettera. In particolare si vuole sottolineare come la corrispondenza postale sia capace di alimentare dinamiche di cura grazie alla capacità di trasformare una voce lontana in qualcosa di tangibile e prossimo.
Il progetto permette, inoltre, la comunicazione e fruizione di opere d’arte fisiche oltre i confini geografici nazionali oggi bloccati e fortemente regolamentati dalle restrizioni imposte dalla pandemia globale, favorendo così lo scambio di idee e di gesti di attenzione.
Il Mambo invita il suo pubblico a partecipare e diventare lo «you» destinatario di questa corrispondenza artistica.
Per ogni iscrizione, che ha un costo di 20,00 euro per il biglietto intero e di 12,00 euro per i titolari di Card Cultura, «Dear you» prevede la spedizione di sei lettereuna per ogni artista coinvolto. Ogni busta conterrà un’opera in forma di lettera e un testo di accompagnamento sul progetto. È previsto l’invio di una lettera ogni due settimane, indicativamente tra marzo e maggio.
È Incluso nell’iscrizione un biglietto d’accesso alle collezioni del MAMbo del quale usufruire entro il 2021.
L’adesione a «Dear you» avviene tramite iscrizione online dal sito del MAMbo (www.mambo-bologna.org) fino al 14 marzo.
Durante la registrazione sarà richiesto l’indirizzo di spedizione al quale verranno recapitate le lettere.
Il progetto si apre, inoltre, alla possibilità di promuovere la formula della lettera sospesa: chiunque (privati, aziende, istituzioni) può acquistare dei pacchetti di abbonamenti e, fornendo la lista completa degli indirizzi, mandarli a gruppi di persone, associazioni, strutture assistenziali e istituti scolastici.
Con questa opportunità, così come accade con le mostre temporanee ospitate negli spazi del museo, sarà possibile strutturare insieme al Dipartimento educativo Mambo attività didattiche legate a ciascuna opera. Grazie a questa formula, saranno forniti al personale scolastico strumenti effettivi per laboratori didattici da svolgere in classe in concomitanza con la ricezione delle singole lettere.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alexa Karolinski e Ingo Niermann, Oceano de amor, 2019. Video still; [fig. 2] David Horvitz, Letters sent by David Horvitz to Ruth Wolf-Rehfeldt. Courtesy l’artista e ChertLüdde, Berlino; [fig. 3] David Horvitz, Lessons, 1 ottobre 2020 – 31 maggio 2021. Nassauischer Kunstverein, Wiesbaden, 2020. Courtesy l’artista e ChertLüdde, Berlino; [figg. 4 e 5] Dora García, EXILE, 2014 – in corso. Veduta di allestimento dell’installazione presso Witte de With Art Center (ora Melly Art Center), Rotterdam. Foto di Dora García; [fig. 6] Giulia Crispiani

Informazioni utili
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni, 14 – Bologna, tel. +39.051.6496611 | Sito internet: www.mambo-bologna.org | Facebook: MAMboMuseoArteModernaBologna  | Instagram: @mambobologna | Twitter: @MAMboBologna | YouTube: MAMbo channel