ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 2 dicembre 2021

A Bologna torna BilBOlbul, il festival del fumetto

Compie quindici anni BilBOlbul, il festival internazionale di fumetto, ideato e organizzato da Hamelin, con il sostegno del Gruppo Hera, che dal 2 al 5 dicembre animerà Bologna con un calendario che alterna grandi nomi a nuovi talenti e omaggia una tradizione, quella del graphic novel italiano, nata vent’anni fa proprio all’ombra delle Due Torri grazie a realtà editoriali come Coconino Press, Phoenix, Kappa Edizioni, Black Velvet e PuntoZero.
Proprio al romanzo a fumetti, un genere che ha il suo precursore nel romano Guido Buzzelli (1927-1992), l’autore del racconto «La rivolta dei racchi» (1967), definito il «Michelangelo dei mostri» nel 1974 e il «Goya italiano» nel 1978, è dedicato l’appuntamento inaugurale del festival. Giovedì 2 dicembre, alle ore 9, l’Accademia di belle arti di Bologna, che è stata a lungo l’unica in Italia a ospitare un corso di fumetto e illustrazione, formando molte firme che troviamo ora in libreria, ospita il convegno «Ieri, oggi, domani: 20 anni di graphic novel in Italia». Igort, Vanna Vinci, David B., Paolo Bacilieri, Daniele Brolli, Ratigher dialogheranno con le generazioni più giovani rappresentate da Fumettibrutti, Maurizio Lacavalla, Eliana Albertini, Alice Milani, Lorenzo Ghetti e con gli autori e docenti della scuola felsinea, tra cui Sara Colaone, Otto Gabos, Onofrio Catacchio e Gianluca Costantini. L’intento del convegno, visibile in streaming anche sul sito www. bilbolbul.net (così come tutti gli appuntamenti principali del festival), è quello di ripercorrere le maggiori trasformazioni provocate dal graphic novel nel panorama del fumetto in Italia, di esplorare i generi che ne hanno segnato la storia, dal fumetto di realtà alle sue forme più romanzesche, e di riflettere sulle nuove estetiche e i nuovi approcci narrativi.
Il dialogo tra passato e futuro è anche al centro del progetto «Invisible Lines. Landscapes, borders, revelations», finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del programma Creative Europe, che raccoglie le opere realizzate durante un viaggio di formazione in tre tappe – Italia (Venezia), Francia (il centro di accoglienza Bernanos di Strasburgo) e Repubblica Ceca (i boschi di Broumov) – da dodici giovani artisti under 30: Clara Chotil, Omar Cheikh, Bim Eriksson, Lode Herregods, Lucie Lučanská, Katarzyna Miechowicz, Mia Oberländer, Lisa Ottenburgh, Elena Pagliani, Léopold Prudon, Marco Quadri e Barbora Satranská. Sotto la guida di Stefano Ricci, Juraj Horváth e Yvan Alagbé, i ragazzi, i cui lavori sono in mostra dal 4 al 21 dicembre all’Accademia di belle arti di Bologna, si posti l’obiettivo ambizioso di disegnare l’invisibile nelle sue più diverse diramazioni i: i segni del tempo sul paesaggio, i confini e le migrazioni, il mistero del quotidiano.
Tra le mostre da non perdere c’è anche «Giorni felici» di Zuzu, un nome imprescindibile della nuova generazione di fumettiste italiane, che presenterà le sue tavole sulla storia di una ragazza in bilico tra la tentazione di annullarsi nell’amore e la paura di perdere sé stessa allo Squadro Stamperia Galleria d’arte. 
Alla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna è, invece, possibile vedere, dal 4 dicembre al 5 gennaio, la collettiva «Prendere posizione. Il corpo sulla pagina», con una selezione di opere di Émilie Gleason, Rikke Villadsen, Nicoz Balboa e Alice Socal. Mentre al Museo internazionale della musica è in programma, dal 4 dicembre al 9 gennaio, la rassegna «One step inside» di Tommi Parrish, rivelazione del fumetto statunitense con «La bugia e come l’abbiamo raccontata», che a Bologna presenterà le tavole originali di un graphic novel pubblicato per Diablo Edizioni: la storia di due amici che si incontrano per caso dopo anni e hanno così un pretesto per fare un bilancio della loro esistenza. Il tutto è raccontato attraverso uno stile originalissimo fatto di vignette incompiute o semi-smontate, disegni lasciati a metà, e un uso spettacolare del colore.
Arricchisce il cartellone delle esposizioni il «BBB Off», ventiquattro appuntamenti che animeranno vari angoli della città - gallerie, librerie, musei, negozi e spazi associativi – proponendo i lavori di Noemi Vola, Miguel Vila, Martina Sarritzu, Percy Bertolini, Andrea Seri e molti altri ancora.
Il festival ha in programma anche un ciclo di presentazioni, che metterà in dialogo quattro esordienti internazionali – David Marchetti, Lina Ehrentraut, Percy Bertolini e Juta – con altrettanti grandi nomi del fumetto: Manuele Fior, Nicoz, Francesco Cattani, Emilie Gleason. Sono, poi, in agenda quattro «Ritratti d’autore» con altrettanti ospiti internazionali: Anders Nilsen, Antoine Cossé, Gabriella Giandelli e Frederik Peeters, pluripremiato fumettista svizzero noto soprattutto per i graphic novel «Pillole Blu» e «Castello di sabbia», autore del manifesto di BilBOlbul 2021. Infine, Paul Gravett, uno dei più importanti critici europei, porterà uno sguardo sulle tendenze più interessanti del fumetto internazionale nell’incontro «Fumetti dal mondo».
Al festival si parlerà anche del fumetto come mestiere con l’associazione MeFu, nata nel 2020, che porta avanti un’indagine su mercati editoriali, fiscalità, tutele legali, riconoscimento pubblico e rappresentanza. Venerdì 3 dicembre, alle ore 11, al Das – Dispositivo arti sperimentali è in programma l’incontro «Ti sei trovato un lavoro vero?», rivolto a professionisti che desiderano indagare la situazione economica dell’industria del fumetto italiana. Di mestieri del fumetto parla anche l’incontro «All critics are bastards» (venerdì 3 dicembre, alle ore 17:30, al Das), con Andrea Benei, Matteo Contin e Virginia Tonfoni.
Per i più piccoli ci saranno i laboratori di BBB Kids a cura di Emma Lidia Squillari, Andrea Antinori e Noemi Vola. Non mancheranno, poi, le proiezioni alla Cineteca di Bologna in collaborazione con «Schermi e Lavagne», gli incontri dedicati alle classi delle scuole secondarie, le portfolio review per gli studenti dell’Accademia di Belle arti.
BilBOlbul 2021 farà, infine, la sua consueta tappa al Phi Hotel Bologna - Al Cappello Rosso, il primo «FumettHotel» d’Italia con le sue 33 camere d’artista. A chiusura del festival verranno presentate le due ultime stanze decorate da tre giovani artisti: il duo formato da Noemi Vola e Andrea Antinori, che ha dato vita a una giocosa rielaborazione dei personaggi che popolano le loro storie per l’infanzia, ed Emma Lidia Squillari, che ha creato rimandi a decorazioni di ambienti e carte da parati giocando con motivi naturalistici e con i toni dell’azzurro. Vario, dunque, anche quest’anno il cartellone del festival, che fa il punto sul passato e sul futuro del fumetto, «l'arte dell'ellissi», per usare una felice espressione di Daniel Pennac, che condensa «venti pagine di un romanzo» in una sola immagine, unica e indimenticabile.

Informazioni utili 

mercoledì 1 dicembre 2021

Torna in libreria «Milano Moderna» di Fulvio Irace

Ritorna in libreria, in una versione aggiornata, il volume «Milano Moderna» di Fulvio Irace, storica e ormai introvabile pubblicazione uscita in libreria nel 1996 per i tipi Federico Motta Editore. A ripubblicare il volume, che allarga ora la pionieristica ricerca sull’architettura della ricostruzione nel capoluogo lombardo del secondo dopoguerra alla nuova città di inizio millennio, è 24 Ore Cultura, che per l'occasione ha organizzato una presentazione al pubblico per la serata di giovedì 2 dicembre, alle ore 18:30, alla Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, alla quale prenderanno parte, con l’autore, l’architetto Mario Botta e il giornalista Giangiacomo Schiavi.
Pubblicato originariamente grazie al decisivo contributo di Enrico Baleri che ne condivise l’entusiasmo e l’impianto, «Milano Moderna» voleva essere un omaggio alla forza del capoluogo lombardo, alla sua capacità di proporsi, nelle contingenze più difficili del suo sviluppo, come laboratorio di una cultura non convenzionale, pragmatica e anti-ideologica, che si apprezza sia nell’efficacia dei singoli edifici che nel carattere di una diffusa e colta coralità. Il successo del libro si può misurare dalla risposta degli studiosi e dall’interesse dei lettori, che in breve tempo videro esaurita la prima edizione, rendendolo inaccessibile sul mercato.
24 Ore Cultura ha deciso così di ripubblicare il volume in una versione rivista e allargata a comprendere l’intera portata delle trasformazioni che hanno caratterizzato il costruirsi di una nuova città negli ultimi due decenni. Appariva chiaro allora, infatti, ed è apparso ancora più evidente oggi, che il tema principale del libro sta nella definizione dei mutevoli concetti dell’idea stessa di modernità, un contributo – come afferma Fulvio Irace - «alla capacità della metropoli lombarda di proporsi come laboratorio di una cultura non convenzionale del cambiamento».
L’ossessione di «essere assolutamente moderni» è, infatti, il motore che caratterizza Milano già all’indomani dell’Unità d’Italia, a partire dalla costruzione della sua celebre Galleria, che rimise in moto il cuore di piazza Duomo e avviò la profonda ristrutturazione del centro. Nel 1881 l’Esposizione nazionale ne consacrò il ruolo di capitale industriale, così come l’Expo del 2015 ne ha rilanciato il carisma di città mondo.
«Non perdono tempo questi birboni – scriveva Emilio De Marchi nel romanzo «Demetrio Pianelli» – non hanno ancora il gas che già vogliono la luce elettrica; non hanno ancora finito una casa che già la buttano giù per farne una più grande e più bella»: era il lontano 1890, ma questa definizione sembra attagliarsi alla perfezione anche alla Milano di oggi, con il glamour delle sue nuove architetture e l’esuberanza delle sue nuove torri.
Quando fu semidistrutta dai bombardamenti del 1943, la città non tardò a sollevarsi dalle ceneri di guerre, pensando in grande a quella ricostruzione che doveva avere i caratteri quasi di una nuova costruzione: il vento della modernità era di nuovo cambiato e al posto della Milano di pietra del ventennio, cominciò a delinearsi un nuovo panorama di edifici leggeri e trasparenti. Era la modernità dei «costumi semplificati» auspicata da Gio Ponti: il preludio di una vita all’insegna della velocità, ma anche vetrina che mostrava al mondo la sorpresa di una città che si era completamente reinventata. Dopo il declino del ciclo industriale e la chiusura della cintura di fabbriche che ne avevano fatto la ricchezza, Milano ha dovuto confrontarsi ancora una volta con una serie di traumatici cambiamenti, da cui è uscita però rinnovata e pronta a competere nella sfida delle capitali del XXI secolo.
All’interno del volume l’analisi storica e il racconto delle trasformazioni urbane in tre quarti di secolo si svolge secondo un doppio piano di lettura, testuale e visivo. I testi firmati da Fulvio Irace, uno dei più autorevoli critici e studiosi italiani di architettura, docente al Politecnico di Milano, sono accompagnati da un ricco atlante visivo con immagini di grande formato, affidato per la parte moderna alle fotografie di storici maestri come Gabriele Basilico e Paolo Rosselli e per quella contemporanea all’occhio di «paesaggisti» della nuova generazione come Marco Introini, Filippo Romano e Giovanna Silva.
Suddiviso in sette capitoli il libro racconta il bisogno di Milano di ricostruire, ma ancora di più di costruire una nuova maniera di abitare, partendo dall’operato di Luigi Moretti e l’exploit di Corso Italia, passando per l’invenzione del condominio milanese come simbolo di ordine e modernità con i progetti architettonici di Asnago & Vender, di Ponti, di Magistretti e di tanti master builders che hanno configurato il suo ineguagliabile fascino di elegante modernità. A questa hanno contribuito anche numerosi e importanti artisti - Fontana, Somaini, Pomodoro, Dova, Ramous e altri ancora.- che hanno impreziosito in maniera unica le facciate e gli interni delle case milanesi. Dopo la «stagione dell’inquietudine» tipica degli anni Settanta, l’attenzione si sposta sulla rigenerazione di vecchi quartieri e sulla creazione di nuove isole di urbanità, grazie anche al contributo di alcuni dei più brillanti talenti dell’architettura internazionale. Ieri come oggi, Milano è moderna.

Informazioni utili 
Titolo: Milano Moderna. Architettura, arte e città 1947-2021. Autore: Fulvio Irace. Editore: 24 ORE Cultura, Milano 2021. Formato: cartonato 24,5 x 28,5 cm. Pagine: 240 pagine con 150 illustrazioni. Prezzo: € 65,00. Codice ISBN: 978-88-6648-577-3. In vendita in libreria e online. Sito web: www.24orecultura.com

martedì 30 novembre 2021

Tutankhamon, Botticelli, Leonardo, Rembrandt: la «grande arte» torna al cinema

Artisti dalle vite bizzarre, trasgressive e imprevedibili. Quadri dai destini avventurosi. Storie che hanno il sapore della leggenda. Sono questi gli elementi che animano la nuova edizione del progetto «La grande arte al cinema», che vedrà in agenda nei primi mesi del 2022 quattro nuovi titoli, tutti distribuiti da Nexo Digital.
Il viaggio inizierà nella giornata del 24 gennaio con il primo dei tre giorni di proiezione del film «Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza», diretto da Marco Pianigiani. Lo spettatore verrà trasportato nella città toscana all’epoca di Lorenzo de' Medici, detto il Magnifico, in pieno Rinascimento. La bellezza che usciva dalle botteghe degli artisti aveva il suo contraltare nelle lotte per il potere e in intrighi di efferata violenza. Un artista, più di tutti, seppe proiettare nelle sue opere, le luci e le ombre di quegli anni indimenticabili: Sandro Botticelli (1445-1510). Dall’esordio sotto l’ala dei Medici, l’artista, raffinato disegnatore e ritrattista rivoluzionario, si impose come l’inventore di una bellezza ideale, che trovò la sua massima espressione in opere come «Primavera» e «Nascita di Venere».
La morte di Lorenzo Il Magnifico, le prediche apocalittiche di Girolamo Savonarola e i falò delle vanità segnarono la parabola discendente del maestro fiorentino, destinato a un oblio di oltre tre secoli. La sua riscoperta da parte dei preraffaelliti diede inizio a un’autentica Botticelli-mania, che dal XIX secolo si protrae fino a oggi. Da Salvador Dalí a Andy Warhol, da David LaChapelle a Jeff Koons e a Lady Gaga, nessuno sembra immune al fascino eterno del maestro fiorentino e delle sue opere, continuamente re-immaginate dagli artisti di ogni sorta, fino a entrare nell’immaginario collettivo.
La programmazione proseguirà dal 21 al 23 febbraio con il documentario «Tutankhamon. L’ultima mostra», diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital. Lo spettatore cinematografico verrà trasportato nell’imponente e misterioso Egitto dei faraoni e scoprirà la storia dell’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter che, con ostinazione e passione, scoprì cento anni fa, nel 1922, a Luxor la camera sepolcrale della tomba di una delle figure più leggendarie di quel periodo storico: Tutankhamon. Sul grande schermo sarà possibile ammirare i centocinquanta manufatti che nel 2019 furono esposti prima a Los Angeles e poi in Francia, alla Grande Halle de la Villette di Parigi, per essere, quindi, presentati anche a Londra e in altre sedi museali di tutto il pianeta, in quello che è stato definito il loro «ultimo tour mondiale», prima di trovare una sede stabile al Cairo.
Il film si avvale della collaborazione del fotografo Sandro Vannini e, per la versione italiana, della voce di Manuel Agnelli, frontman degli Afterhours, al quale era già stata affidata in passato la voce dell’io interiore di Caravaggio, in un’altra produzione Nexo.
Si proseguirà, quindi, con la proiezione del film «Leonardo. Il capolavoro perduto» di Andreas Koefoed, presentato in anteprima, con grande successo, alla Festa del cinema di Roma. Il documentario, in agenda dal 21 al 23 marzo, racconta la storia del «Salvator Mundi», il dipinto più costoso mai venduto (450 milioni di dollari la sua quotazione) ritenuto un capolavoro perduto gel genio toscano. 
«Dal momento in cui viene acquistato da una casa d'aste di New Orleans e i suoi acquirenti scoprono magistrali pennellate sotto un restauro a buon mercato, - si legge nella presentazione - il destino del «Salvator Mundi» è guidato da un'insaziabile ricerca di fama, denaro e potere. Ma man mano che il suo prezzo sale, aumentano anche i dubbi sulla sua autenticità. Questo dipinto multimilionario è davvero di Leonardo o semplicemente alcuni uomini di potere vogliono che lo sia? Svelando i piani segreti di alcuni tra i personaggi più ricchi del mondo e di alcune delle più potenti istituzioni artistiche, «Leonardo: il capolavoro perduto» rivela come spesso gli interessi diventino cruciali e la verità solo un elemento secondario. Anche nel mondo dell’arte».
A chiudere la programmazione sarà, dal 9 all’11 maggio, «Il mio Rembrandt» di Oeke Hoogendijk, un mosaico di storie avvincenti in cui la passione sfrenata per i dipinti dell’artista olandese porta a sviluppi drammatici e colpi di scena inattesi. «Mentre – si legge nella sinossi - collezionisti d'arte come Eijk e Rose-Marie De Mol van Otterloo, l'americano Thomas Kaplan e lo scozzese Duca di Buccleuch mostrano il legame speciale che hanno con i ‘loro’ Rembrandt, il banchiere Eric de Rothschild mette in vendita due opere dell’artista, innescando una dura battaglia politica tra il Rijksmuseum e il Louvre. Il film segue anche l'aristocratico mercante d'arte olandese Jan Six sulle tracce di due «nuovi» dipinti di Rembrandt, uno snervante viaggio di scoperta che pare la realizzazione del suo più grande sogno d'infanzia. Ma quando è accusato di avere violato l’accordo con un altro mercante d'arte, il suo mondo collassa». Rembrandt diventa così un espediente per condurre lo spettatore dietro le quinte del mondo dell’arte, facendogli scoprire ciò che si nasconde dietro un quadro appeso.

Informazioni utili