La rassegna, in cartellone fino al prossimo 21 novembre, è già stata definita la «Biennale dei record». I numeri, d’altronde, parlano chiaro: le sedi istituzionali, i Giardini e l’Arsenale, e quelle dei più di trenta «Eventi collaterali» studiati per l’occasione, il cui percorso si articola tra il centro storico e le isole di San Servolo, San Lazzaro degli Armeni e Sant’Erasmo, accolgono un esercito di oltre quattrocento artisti provenienti dai quattro angoli del pianeta. Settantasei sono, nello specifico, le partecipazioni nazionali, con alcuni esordi come l’Azerbaijan, il Libano, il Messico, la Repubblica di Moldova e il Tajikistan, e con due ritorni, la Bulgaria e la Repubblica Araba Siriana.
Importante novità di questa edizione della Biennale è il ripristino del Padiglione italiano, arbitrariamente soppresso nel 1999 da Herald Szeemann e riallestito lo scorso anno, in occasione della 10° Mostra internazionale di architettura, presso le Tese delle Vergini all’Arsenale, in un magazzino ottocentesco di oltre mille metri quadrati, originariamente utilizzato per la conservazione del carbone. In questa ampia sala, ristrutturata da Franco Purini e affidata alla cura di Ida Giannelli, coabitano l’installazione Sculture di linfa di Giuseppe Penone (Garessio, Cuneo, 1947), composta da opere di grandi dimensioni in legno e marmo di Carrara che si interrogano sulla natura e sui suoi processi formativi, e il video Democrazy di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971), con due (falsi) spot, prodotto in collaborazione con gli ex media advisor di George W. Bush e Bill Clinton, nei quali è simulato un confronto fra due ipotetici candidati alla presidenza degli Stati Uniti, impersonati dall’attrice americana Sharon Stone e dal filosofo francese Bernard Henry- Lévy.
Sempre sul fronte dell’arte italiana, alla cinquantaduesima edizione della Biennale d’arte ritorna, con l’obiettivo di promuovere la creatività artistica del territorio veneto, anche il Padiglione Venezia. La mostra d’esordio, a cura di Luca Massimo Barbero, Chiara Bertola e Angela Vettese, è dedicata a Emilio Vedova (Venezia, 1919–2006), Leone d’oro alla carriera nel 1997, e raccoglie attorno ad un grande disco, simbolo della maturità espressiva dell’artista – l’opera Senza Titolo (Als ob) del 1996- sei tele inedite di George Baselitz (Deutschbaselitz, Germania,1938), simbolici teleri di tre metri per due e mezzo, che ripropongono le linee astratte dell’iconografia “vedoviana”.
Un’altra iniziativa firmata Robert Storr è la rassegna Check List Luanda Pop alle Artiglierie dell’Arsenale: un’intera sezione dedicata all’arte africana, dove trovano posto opere provenienti dalla Sindika Dokolo African Collection of Contemporary Art, selezionate da Fernando Alvim e Simon Njami, come il libro di fumetti Une éternitè a Tanger (2003) di Eyoum Ngangué (Yaoundé, Camerun, 1967) e Faustin Titi (Blolequin, Costa d’Avorio, 1971) o l’installazione L’écriture infini (2007) di Bili Bidjocka (Douala, Camerun 1962).
Dal Continente nero giunge anche il Leone d’oro di questa edizione della kermesse: il fotografo Malick Sidibé (Soloba, Mali, 1936), che per l’occasione presenta il progetto Les Africains chantent contre le SIDA/ Africans Sing Against AIDS. Accanto a questo lavoro, nelle sale del vecchio Padiglione Italia, il cui allestimento ordinato e lineare esibisce un certo timbro museale, si trovano opere di Robert Ryman (Nashville, Usa, 1930), Gerhard Richter (Dresda, Germania, 1932), Sol LeWitt (Hartford, Usa, 1928-New York, Usa, 2007) ed Elsworth Kelly (Newburgh, Usa, 1923), che ben evidenziano il penchant per la pittura non figurativa di Robert Storr. Una nota di rilievo meritano anche le due grandi teste-calchi-fontane di Bruce Nauman (Fort Wayne, Usa, 1941), la video-animazione Dread di Joshua Mosley (Dallas, Usa, 1974), nel quale Pascal e Rosseau dialogano sul senso della natura e dell’umanità, e la pioggia di capi mozzati di Nancy Spero (Cleveland, Usa, 1926), ennesima riflessione sull’«ineffabile oscenità della guerra».
Il prologo della mostra all’Arsenale è, invece, firmato da Luca Buvoli (Brescia, Italia, 1963), artista italo-americano che rilegge, in chiave teatrale e fumettistica, il mito del futurismo. Questo lavoro, un omaggio al grande Filippo Tommaso Marinetti e un inno alla joie de vivre del primo ‘900, lascia il posto, per uno strano gioco di opposti, a serie di opere che meditano sulla caducità della vita umana. Memento mori sembra, infatti, il motto di tutta questa sezione espositiva, nella quale spiccano le grandi fotografie di Gabriele Basilico (Milano, Italia, 1944) scattate in una Beirut silenziosa e spettrale, il video di Paolo Canevari (Roma, Italia, 1963) con un bambino che gioca a calcio in uno sterrato dell’ex quartiere generale di Belgrado, usando come palla un teschio, o, ancora, il Cristo in croce su un aereo da combattimento di León Ferrari (Buenos Aires, Argentina, 1920) e la skyline post-moderna dell’opera Airplanecrashclock di Charles Gaines (Charleston, Usa, 1944), datata 1997, profetica rievocazione dell’11 settembre.
Tra i padiglioni nazionali, merita una segnalazione quello francese, dove è esposta l'installazione Prenez soin de vous di Sophie Calle (Parigi, Francia, 1953), che prende spunto da una e-mail d'addio che l'artista ha ricevuto e girato a centosette donne, tra cui la nostra Luciana Litizzetto, chiedendo di interpretare la frase conclusiva, "Abbia cura di sé", dal punto di vista della propria professione.
La Gran Bretagna presenta, invece, il lavoro di Tracey Emin (Londra, Regno Unito, 1963), uno dei personaggi più eccentrici della Young British Art, con un percorso fatto di disegni, giochi di neon, ricami e dipinti, che raccontano la sua tragica esperienza di ragazzina violentata ed emarginata. Una tappa del lungo grand tour della Biennale di Venezia va, infine, fatta al padiglione della Germania, dove Isa Genzken (Bad Oldesloe, Germany, 1948) mette in scena una delle installazioni più sorprendenti di questa edizione della kermesse lagunare: la sala d'attesa di un aeroporto da incubo con animali impagliati che pendono dal soffitto, maschere veneziane, vestiti d'astronauta e trolley stracolmi di abiti ed oggetti.
Didascalie
[fig. 1] Leon Ferrari, La Civilización Occidental y Cristiana, 1965. Tecnica mista / Mixed media, cm 200x120x50. Colección Alicia y León Ferrari. Photo: Ramiro Larraín. Courtesy of the artist; [fig. 2]Paolo Canevari, Bouncing Skull, 2007, Video, Cortesy; Paolo Canevari, Galleria Christian Stein, Milano; [fig. 3] Les Africains chantent contre le Sida. Photographs by Malick Sidibé. Les Africains chantent contre le Sida. Fotografie di Malick Sidibé; [fig. 4] Tracey Emin, Not so difficult to understand, 2002. Neon blu e rosa / Blue and pink neon, 19 x 61 15/16 in. (48.2 x 157.4 cm). © the artist. Photo: Stephen White. Courtesy Jay Jopling/ White Cube (London); [ fig. 5] Isa Genzken, Fahnenstange, 2006. Legno, tubo di plastica, foglio di plastica, figura gonfiabile di Anubi, slitta di legno, scatole di bevande, coniglio di pezza, bambola di pezza, catena di luci, stampa a colori, colore, spray / Wood, plastic tube, plastic foil, inflatable figure of Anubis, wooden sledge, drinks box, soft toy rabbit, paint box, soft toy doll, chain of lights, c-print. Colour, spray, 190 x 410 x 115 cm. Courtesy neugerriemschneider, Berlin. © Isa Genzken, 2007;
Informazioni utili
52° Esposizione Internazionale di Arti visive. Giardini della Biennale, Arsenale e sedi varie - Venezia . Orari: 10-18; chiusura: lunedì > Giardini della Biennale; martedì > Arsenale. Biglietti: intero e 15.00, ridotto € 12.00, studenti/giovani € 8.00, formula family (2 adulti e 2 bambini under 14) € 34.00, gruppi adulti € 10.00, gruppi studenti € 6.00, permanent pass € 40.00, ingresso gratuito per i bambini fino ai 6 anni. Informazioni: tel. 041.271 9020/041.5218828. Catalogo: Marsilio editore (3 volumi). Web Site: www.labiennale.org. Fino al 21 novembre 2007.
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