ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 5 maggio 2011

Dai «Viva Maria» ai Palii di fine ‘800: in mostra tutti i volti del Risorgimento senese

Sono quattro le mostre con le quali i Musei civici senesi, nell'ambito del progetto «150 Storie d'unita, il Risorgimento nelle terre di Siena», intendono approfondire il ruolo assunto dalla patria di Simone Martini e Duccio di Boninsegna nella creazione dell’Italia unita.
Il percorso, che si può compiere fino a domenica 3 luglio, parte da Asciano, dove è allestita la mostra «Amos Cassioli e il Risorgimento» cura di Francesca Petrucci e Milena Pagni. Attraverso documenti inediti, fotografie, disegni e gio
Sono varie le esposizioni che compongono l’interessante rassegna «Risorgimento nelle Terre di Siena», promossa dalla Fondazione rnali è possibile approfondire il ruolo che l’artista toscano ebbe nella realizzazione di una delle imprese decorative più importanti realizzate in Italia per celebrare i fatti del Risorgimento, la sala Vittorio Emanuele II nel Palazzo pubblico di Siena, sala nella quale lavorarono anche Luigi Mussini, Cesare Maccari e Pietro Aldi.
Amos Cassioli venne incaricato di realizzare gli unici due affreschi con scene di battaglia presenti nella stanza, quelli dedicati a Palestro (combattuta il 31 maggio 1859) e a San Martino (combattuta il 24 giugno 1859). Opere, queste, conosciute ed apprezzate insieme con altre due tele al centro della mostra di Asciano: «Il Giuramento di Pontida», del quale è esposto un bozzetto, e «La Battaglia di Legnano», della quale vengono presentati rari documenti.
A Buonconvento, negli spazi del Museo della Mezzadria, va, invece, in scena la mostra «L’anti-Risorgimento nelle campagne senesi. Dal «Viva Maria» al plebiscito», a cura di Gianfranco Molteni. Il percorso espositivo, frutto di un’attenta ricerca d’archivio, racconta le reazioni del «popolo delle campagne» di fronte al processo di unificazione nazionale, focalizzando l’attenzione sul fenomeno del «Viva Maria», così chiamato per lo stendardo che ne era il simbolo, sul quale campeggiava l’immagine della Madonna del Conforto. Un fenomeno, questo, in difesa delle tradizioni religiose e dello Stato pontificio, che per lungo tempo, fino al plebiscito del 1860, oppose contadini e mezzadri senesi alle truppe di Napoleone, ma anche alle armate “italiche”.
Infine, Siena propone, negli spazi del Complesso museale Santa Maria della Scala, la mostra «Insieme sotto il tricolore. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento», con documenti inediti, volumi, dipinti, timbri, bandiere, uniformi, manifesti e giornali, selezionati da Alessandro Leoncini e presentati in un raffinato allestimento a cura di Andrea Milani.
Otto le sezioni espositive, che trovano il loro cuore pulsante nella parte dedicata alla partecipazione degli studenti senesi alla celebre battaglia di Curtatone e Montanara, nella Prima guerra d’indipendenza. Tra i cimeli esposti si segnalano la divisa indossata da Carlo Corradino Chigi, una litografia appartenuta a Cesare De Laugier de Bellecur, la medaglia col ritratto del granduca Leopoldo II di Lorena, assegnata ai reduci dell’impresa bellica e donata all’Ateneo da Augusto Barazzuoli, ma anche la bandiera della Guardia universitaria (unico tricolore conservato a Siena con lo stemma granducale inserito nel campo bianco) e il celebre stendardo dei «Croda Frates». Non poteva mancare, inoltre, un omaggio al Palio, del quale, grazie alla particolare disponibilità degli Onorandi Priori, saranno esposti alcuni dei drappelloni vinti in quegli anni, dai quali emerge chiaramente l’effetto di una nuova iconografia pre-unitaria, i bozzetti e le monture “alla piemontese”, realizzate tra il 1851 e il 1856 secondo la moda dell’epoca.
In contemporanea, il Complesso museale Santa Maria della Scala apre le porte, fino al 19 giugno, alla mostra «L’anima e la musica», a cura di Sergio Carrubba, Orietta Rossi Pinelli e Roberto Venuti: un percorso multisensoriale, tra arte e nuove tecnologie, che propone opere di Ingres, Blechen, Friedrich, Constable, Vernet e Caffi, ma che racconta anche la rivoluzione dei gusti e della cultura di un periodo, quello del Romanticismo, attraverso il prisma dei generi musicali propri dell’epoca (notturni, mazurche, ballate, polacche, valzer, preludi, concerti) e del loro intreccio con temi quali il contrasto tra ingenuo e sentimentale, la scoperta dei miti e delle leggende, il ruolo del sogno, il grottesco, il sublime, il senso della patria.
«Il viaggio nel mondo romantico e risorgimentale avverrà –si legge nella nota stampa- attraverso una grande esperienza virtuale il cui sfondo e contesto saranno le sale di una casa ottocentesca che permetterà di rivivere i personaggi, i quadri, le musiche, le parole legate insieme attorno ai temi del viaggio, del popolo, della nazione, dei notturni, dell’amore. Il visitatore si troverà immerso nella biblioteca, nel salotto, in un giardino d'inverno e nell’«alcova dell'amore» di questa suggestiva casa ottocentesca, mentre schizzi e appunti di viaggio, lo accompagneranno come in un viaggio, di cui la musica sarà il filo conduttore. E proprio la musica avrà un ruolo centrale nel percorso espositivo perché diffusa in ogni sala e in alcune sale, le campane sonore riprodurranno voci narranti di viaggi e brani tratti da opere di poeti e viaggiatori del tempo».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Bandiera della Guardia universitaria. Opera esposta nella mostra «Insieme sotto il tricolore. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento»; [fig. 2] Pietro Senno, «I Toscani a Curtatone», 1861, olio su tela, Collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze. Opera esposta nella mostra «Insieme sotto il tricolore. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento»; [fig. 3] Amos Cassioli, «La battaglia di Palestro», 1864. Affresco per la sala Vittorio Emanuele II nel Palazzo pubblico di Siena; [fig. 4] Luca Abete, «L'esercito del «Viva Maria» marcia verso Siena». Opera esposta nella mostra «L’anti-Risorgimento nelle campagne senesi. Dal «Viva Maria» al plebiscito»; [fig. 5] John Henry Füssli,
«Amleto e il fantasma del padre», 1793, olio su tela, Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (Parma). Opera esposta nella mostra «L'anima e la musica. L'esperienza romantica e l'età del Risorgimento».

Informazioni utili

«Amos Cassioli e il Risorgimento». Museo Cassoli, via Goffredo Mameli -Asciano (Siena). Orari: giovedì-domenica ore 10.30-13.00 e 15.00-18.00. Ingresso: intero € 4,50, ridotto € 3,00. Informazioni: tel. 0577.718745 o museocassioli@gmail.com. Fino al 3 luglio 2011.

«L’anti-Risorgimento nelle campagne senesi. Dal «Viva Maria» al plebiscito». Museo della mezzadria senese, piazzale Garibaldi, 1 - Buonconvento (Siena). Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-13.00; sabato e domenica, ore 10.00-13.00 e 15.00 -18.00. Informazioni: tel. 0577.809075 e tel. 0577.530164. Sito web: www.museisenesi.org. Fino al 3 luglio 2011.

«Insieme sotto il tricolore. Studenti e professori in battaglia. L’Università di Siena nel Risorgimento». Complesso museale Santa Maria della Scala - Siena. Orari: 10.00-18.30. Ingresso: intero € 6,00, ridotto € 4,50. Informazioni: tel. 0577.534571. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Sito web: www.santamariadellascala.com. Fino al 3 luglio 2011.

«L'anima e la musica. L'esperienza romantica e l'età del Risorgimento». Complesso museale Santa Maria della Scala - Siena. Orari: 10.30-19.30. Ingresso: intero € 8,00, ridotto € 6,00 (gruppi minimo 15 massimo 25 persone, minori di 18 anni e maggiori di 65), convenzioni € 4,00 (detentori di appositi coupon e possessori di tessera Aci, Tci, Coop, Unpli), studenti € 2,00, Informazioni: tel. 0577.534571. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Sito web: www.santamariadellascala.com. Fino al 19 giugno 2011.

«Alexander Museum Palace Hotel», soggiorni d'arte a Pesaro

Dormire fra opere d’arte, avvolti dal bello, senza spendere una fortuna. Fare una vacanza low cost, senza rinunciare all’unicità dell’esperienza del viaggio e a un’«esperienza estetica» capace di appagare la mente. Ecco quanto offrono i dieci migliori design hotel d’Europa a prezzi accessibili, segnalati lo scorso novembre dal portale «Trivago».
Tra di loro c’è anche una struttura italiana: l’«Alexander Museum Palace Hotel», il museo-albergo di Pesaro nato per iniziativa dell’eclettico conte Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina, artista, scrittore e collezionista d’arte, già proprietario dei «Vip Hotels» nelle Marche, che si è avvalso per questo suo curioso progetto della consulenza di noti critici quali Vittorio Sgarbi, Philippe Daverio, Achille Bonito Oliva, Marisa Vescovo e Armando Ginesi.
L’albergo, la cui costruzione è iniziata nel 2004 ed è durata quattro anni, ha coinvolto nel progetto due architetti, tre ingegneri e un centinaio di artisti emergenti e famosi, tra i quali Arnaldo Pomodoro, Enzo Cucchi, Mimmo Paladino e Sandro Chia. E’ nato così un hotel-installazione, che propone un’originale contaminazione tra soggiorno turistico ed evento culturale, che si configura -per usare le parole del suo stesso proprietario- come una «performance di 365 giorni all’anno, per 24 ore al giorno», godibile anche grazie a un volume per immagini della milanese Electa Mondadori.
Nove i piani sui quali è articolato questo elegante albergo, affacciato sul lungomare di Pesaro, introdotto da una stele in bronzo, alta 16 metri, di Enzo Cucchi. L’opera, la più grande mai realizzata dal maestro della Transavanguardia, racconta la storia della città dalla sua origine a oggi: si scorgono, per esempio, riferimenti alla distruzione da parte dei goti di Vitige, ma anche la suggestiva immagine del «sol che rugla ’in tel mont», ossia del sole che – come dicono i pesaresi-, tramontando, sembra quasi rotolare lungo il crinale del monte san Bartolo per poi sparire dentro il mare.
All’interno dell’edificio, tutto bianco e dallo stile minimal, si trovano sessantatre camere d’autore, ognuna diversa dall’altra. Sono state create da un gruppo di settantacinque artisti contemporanei, che è intervenuto in piena libertà ovunque (dalle pareti, ai mobili, al bagno) e ne ha decorato, a mo’ di firma, la porta. In ogni stanza sono stati utilizzati materiali differenti, dal plexiglass alla resina, e tecniche svariate, dal dripping al découpage, ma soprattutto si vivono esperienze sensoriali diversissime tra loro. Il progetto «Vento» della torinese Luisa Valentini fa dormire l’ospite in un rassicurante letto bianco, la cui struttura sembra ispirarsi all’intreccio dei rami di un albero; mentre «Squiddiva» del trentino Bruno Pegoretti immerge il visitatore in una stanza totalmente blu, dominata dalla figura di uno “spaventoso” polipo gigante.
Al mondo marino guardano anche Jacqueline Crapanzano con le sue sculture pop di pesci e granchi per l’intervento decorativo «La sirena», e Terry May con le sue «Conchiglie»; Marisa Mola propone, invece, disegni di una danza tribale dalle calde tonalità ocra e marrone. Ci sono, poi, un omaggio al cinema con «Element» di Roberto Pagliani e uno alla musica con la stanza che Silvia Forlani ha dedicato a Rossini.
Naturalmente anche le parti comuni dell’albergo (diciotto corridoi, tre sale da pranzo e una piscina esterna) sono state concepite su modello di un museo (non a caso l’«Alexander Museum Palace Hotel» fa parte di Amaci) ed hanno visto all’opera altri venticinque artisti contemporanei, tra i quali Primo Fomenti e Gino Marotta che, con Mimmo Paladino ed Enzo Cucchi, hanno disegnato gli spazi del ristorante «ilManico-mio».

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Enzo Cucchi, Stele Marcucci Pinoli all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina [fig. 2] Bruno Pegoretti, Squiddiva. Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina [fig. 3] Silvia Forlani, Omaggio a Rossini, Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina; [fig. 4] Luisa Valentini, Vento, Stanza all’«Alexander Museum Palace Hotel» di Pesaro, © Alessandro-Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina

Informazioni
Alexander Museum Palace Hotel, viale Trieste 20 – Pesaro. Informazioni: tel. 0721.34441 ed e-mail alexandermuseum@viphotels.it. Sito web: www.alexandermuseum.it.

mercoledì 4 maggio 2011

«Venezia che spera», l'omaggio del museo Correr all'Italia unita

E' ispirato a un celebre quadro di Andrea Appiani jr. (Milano, 1814-1865), proveniente dal Museo del Risorgimento di Milano, il titolo della mostra «Venezia che spera. L'unione all'Italia (1859-1866)», allestita presso gli spazi del museo Correr, per iniziativa della Fondazione Musei civici veneziani e con la curatela di Giandomenico Romanelli e Camillo Tonini.
In occasione delle celebrazioni per i centocinquant'anni dell'unità d'Italia, il prestigioso spazio espositivo lagunare apre, dunque, le porte a un'esposizione che documenta gli avvenimenti più significativi del periodo compreso tra il 1859 e il 1866, ovvero tra la seconda Guerra d’Indipendenza e l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, attraverso la presentazione di un ricco apparato iconografico e di una cospicua selezione di documenti storici provenienti per lo più da importanti collezioni civiche risorgimentali, oltre che dal Castello di Miramare di Trieste e dai Musei civici di Udine e di Pordenone.
A partire dal Salone da ballo della Reggia che, con l'annessione all'Italia, divenne la dimora ufficiale di casa Savoia a Venezia, sfilano oltre duecento lavori tra dipinti, ritratti istituzionali, esempi di cartografia pre-unitaria, monete, medaglie e distintivi, ma anche una ricca serie di suggestive foto d’epoca, disegni, manifesti, bozzetti per i monumenti commemorativi degli eroi risorgimentali e tanti altri cimeli e rarità, tra cui molti inediti.
Non fu il solo Andrea Appiani jr., con la sua tela «Venezia che spera», a rappresentare in forma allegorica la città lagunare irredenta e desiderosa di riscatto. A partire dal biennio rivoluzionario del 1848-49, sono, infatti, numerose le immagini che mettono in evidenza la passione per il tricolore durante alcuni riti civici, ma anche nei tragici momenti in cui la città subì l’assedio e la capitolazione nell’estate del 1849.
Dagli straordinari reporter d’epoca Ippolito Caffi (Belluno,1809- Lissa, 1866) e Luigi Querena (Venezia, 1824-1887), che documentarono con lavori vivacizzati dai colori bianco, rosso e verde, luoghi e avvenimenti emblematici della Venezia del '48-'49, si giunge ad artisti che raffigurarono l’immagine personificata della città, esprimendo con grande forza evocativa le spente speranze di annessione, dopo il trattato di Villafranca (1859), con il quale solo la Lombardia passava al nuovo Regno sabaudo. È il caso, per esempio, di Giacomo Casa (Conegliano Veneto, Treviso,1823- Roma, 1887), che, con il grande telero dell’«Unione di Venezia all'Italia», celebra l'avvenuta annessione al Regno sabaudo attraverso una “veronesiana” personificazione della città inginocchiata dinanzi al Re d'Italia, mentre, tra la folla che assiste all'evento, sono riconoscibili i protagonisti del Risorgimento italiano.
Le sale espositive al secondo piano accolgono la seconda sezione, «L’Austria a Venezia», dedicata al periodo della terza dominazione austriaca (1849-1866), evocato da alcuni ritratti istituzionali e dalla cartografia d'epoca, che illustrano la situazione dell'Italia pre-unitaria, in particolare quella dei possedimenti della monarchia asburgica all'apice della sua potenza.
Un argomento di particolare interesse riguarda la costruzione del ponte ferroviario translagunare, che così profondamente avrebbe inciso sul tessuto urbano della città strappandola dalla sua insularità, incrementando il polo commerciale e industriale anche attraverso gli imponenti lavori per lo sviluppo portuale dell'alto Adriatico.
Inoltre, dalle ricche raccolte numismatiche civiche, vengono presentate alcune monete di grande interesse, come quelle di Francesco Giuseppe (che furono le ultime coniate nella Zecca di Venezia, dimessa dopo l'annessione), oltre a medaglie che immortalano eventi riguardanti la corte imperiale a Venezia e ad alcuni interessanti distintivi che offrono una vasta panoramica del ricco apparato burocratico veneziano dell'epoca.
A catalogo sono allegati stralci di un puntuale, quanto riservato testimone, Emmanuele Antonio Cicogna (Venezia, 1789-1868), che nei suoi «Diari», conservati presso la Biblioteca del Museo Correr, annotava i quotidiani episodi di censura austriaca e di fermento patriottico che in quegli anni erano diffusi in città.
La terza sezione, «Venezia nei documenti fotografici dell’epoca», presenta alcuni straordinari documenti fotografici provenienti dagli archivi della Fondazione Musei civici di Venezia. Si tratta di vedute della città durante l'occupazione austriaca, ma anche di numerosi ritratti di protagonisti, testimoni dell'epoca (Napoleone III, Vittorio Emanuele II, Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Giuseppe Mazzini, Nicolò Tommaseo, Anna Maria Marsich Bandiera…) ed alcune eccezionali riprese di avvenimenti.
Del pittore e fotografo Domenico Bresolin sono esposte le stampe fotografiche su carta salata di edifici e architetture (del 1857 ca); ma importanti sono anche gli scatti di Carlo Ponti e Carlo Naya, il più noto fotografo del periodo, autore di uno sterminato catalogo fotografico di monumenti, opere d'arte, scorci e vedute, oltre alla rarissima foto di Beniamino Giuseppe Coen, che ritrae nel 1853 ca. alcuni soldati austriaci in piazzetta San Marco in servizio durante la festa del Corpus Domini.
Il ciclo di quattro dipinti di Vincenzo Giacomelli (Grizzo, Pordenone,1814- Venezia,1890), pittore-soldato durante l'eroica resistenza di Venezia (1848-1849), apre la quarta sezione, dedicata a «L’Attesa». Questi raffigurano alcuni episodi delle tre guerre di indipendenza ma soprattutto documentano la presenza sabauda nell’epopea risorgimentale. Qui si trova anche un ritratto del garibaldino Pietro Cortes (Venezia, 1831 – 1908), uno dei tanti patrioti-esuli che dedicarono tutta la vita all'indipendenza italiana, prima lottando per la liberazione di Venezia dagli austriaci, poi cospirando lontano dal Veneto, i cui cimeli risorgimentali furono donati alla Municipalità di Venezia. Tra questi, ricco di valenza simbolica è anche il «Ritratto femminile di una sconsolata giovane con in mano il Trattato di Villafranca», che, concluso tra Napoleone III re di Francia e Francesco Giuseppe d'Austria, sanciva la cessione della Lombardia al re di Sardegna Vittorio Emanuele II, mentre il Veneto restava agli Asburgo.
Di Ippolito Caffì, patriota esule e pittore di storia, oltre all’«Autoritratto», proveniente dalla Cassa di Risparmio di Venezia, viene presentata una serie di appunti grafici tratti dai suoi taccuini. In questi sono annotati alcuni momenti salienti, come l'incontro di Vittorio Emanuele con Garibaldi a Napoli, usato come studio preparatorio per un grande quadro oggi alla Galleria Sabauda di Torino, gli schizzi che lo vedono recluso nelle carceri veneziane di San Severo, fino al piccolo disegno della «Re d'Italia», la nave ammiraglia italiana sulla quale l’artista trovò la morte nella battaglia di Lissa (1866).
Dopo gli esiti favorevoli della terza Guerra di Indipendenza e con il plebiscito del 20-21 ottobre 1866, il Veneto arriva il momento di entrare nel Regno d'Italia. L'entusiasmo popolare per la nuova situazione politica viene evocato nella quinta e ultima sezione della mostra, «Venezia all’Italia», attraverso l'iconografia dell’epoca e documenti conservati nelle raccolte civiche.
La celebrazione dell'epopea risorgimentale attraverso alcuni monumenti cittadini che ricordano i protagonisti del Risorgimento sono oggetto di una parte di questa sezione, dove vengono documentati attraverso bozzetti preparatori, dipinti e suggestive foto d'epoca, i monumenti eretti per celebrare Daniele Manin, Vittorio Emanuele II, Niccolò Tommaseo e Giuseppe Garibaldi.
Completa l’offerta espositiva un ricco apparato didascalico con pannelli esplicativi, tavole sinottiche e didascalie che rendono più agevoli e comprensibili al pubblico i temi trattati in mostra, oltre a un ampio e articolato programma di attività didattiche, curato dai Servizi educativi, rivolto a differenti fasce scolastiche.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Andrea Appiani jr. (Milano, 1814 - 1865), «Venezia che spera», 1861. Olio su tela. Milano, Museo del Risorgimento; [fig. 2] Luigi Querena (Venezia, 1824 -1887), «Il primo giorno della rivoluzione 22 marzo 1848». Tempera su tela, 105x163 cm. Venezia, Museo Correr

Informazioni utili
Venezia che spera. L'unione all'Italia (1859-1866). Museo Correr, Piazza San Marco - Venezia. Ingresso (biglietto I musei di piazza san Marco): intero 14,00 euro, ridotto 8,00 euro (bambini dai 6 ai 14 anni; studenti * dai 15 ai 25 anni; accompagnatori (max. 2) di gruppi di ragazzi o studenti, i cittadini over 65; * personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali; titolari di Carta Rolling Venice; FAI iscritti); ingresso libero veneziani residenti, bambini 0-5 anni, disabili con accompagnatore; guide autorizzate; interpreti che accompagnano i gruppi, 1 biglietto gratuito ogni 15 biglietti previa prenotazione, membri ICOM. Informazioni: info@fmcvenezia.it; call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero). Sito web: www.museiciviciveneziani.it. Fino a domenica 29 maggio 2011. Prorogata fino a sabato 31 dicembre 2011.