ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 12 giugno 2019

Depero, un artista tra futurismo e pubblicità

«Si piazzò sui muri, sulle facciate dei palazzi, nelle vetrine, nei treni, sui pavimenti delle strade, dappertutto. Si tentò perfino di proiettarla sulle nubi. È insomma un’arte viva che penetra e si diffonde ovunque, moltiplicata all’infinito e che non rimane sepolta nei musei. Arte libera da ogni freno accademico. Arte gioconda, spavalda ed esilarante». Così nel 1933, sulla rivista «Futurismo» di Roma, Fortunato Depero (Fondo, 30 marzo 1892 – Rovereto, 29 novembre 1960) esprimeva il proprio amore per la pubblicità, un linguaggio che lo aveva fortemente affascinato agli inizi degli anni Venti e che avrebbe ininterrottamente praticato fino alla fine degli anni Cinquanta, anche perché fonte di remunerazione irrinunciabile.
A questo aspetto della carriera dell’artista trentino, rappresentante di spicco del Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti, guarda la mostra allestita al Lu.C.C.A.-Lucca Center of Contemporary Art, in occasione del decennale dalla fondazione dello spazio espositivo.
La rassegna, aperta fino al 25 agosto, si avvale della curatela Maurizio Scudiero, storico dell’arte di riferimento per quanto riguarda la stagione futurista, e di Maurizio Vanni, museologo e direttore del centro lucchese, a cui si deve anche il salto nel mondo della tecnologia e dell’interattività di questa esperienza di visita, resa possibile dalla collaborazione delle aziende Thinkinside e Dimension, che hanno studiato un sistema di geolocalizzazione e uno chabot per ricevere informazioni, in italiano e in inglese, sulle opere che si stanno visionando in mostra.
A raccontare il mondo ironico, eclettico e visionario di Depero, un artista che seppe precorrere i tempi con la sua capacità di comprendere la svolta mercantilistica che stava allora prendendo il mondo dell’arte, sono ottanta lavori tra disegni, bozzetti e dipinti, realizzati a partire dal 1915 e fino al 1930, con una piccola incursione negli ultimi capolavori, come testimoniano le due belle maquette in legno verniciato «Pupazzo che beve il Campari soda» (1960) e «Pupazzo con cannuccia» (1960), provenienti dalla Galleria Campari di Sesto San Giovanni, nel Milanese.
«L’esposizione -commenta Maurizio Scudiero- ha un impianto che si potrebbe definire didattico in quanto accosta le opere pubblicitarie con i disegni esecutivi finali, o di progetto. Viene così svelato il procedimento della nascita dei prodotti artistici di Depero, ovvero dall’ideazione all’esecuzione finale, ma anche come le idee dell’artista si muovessero trasversalmente nel tempo: nessun progetto bocciato veniva buttato via, ma conservato in attesa di tempi migliori e quindi riproposto».
Il percorso espositivo si apre con un focus sugli inizi futuristi di Depero, in chiave interventista e astrattista, ma anche con un occhio attento agli studi sul movimento di Umberto Boccioni, come documentano il collage «Guerra! Italia» del 1915 e le tele «Corsa ippica tra le nubi» del 1924 e «Gondoliere» del 1927, tutte e tre di proprietà dell’Archivio Depero di Rovereto, che ha collaborato attivamente alla mostra toscana.
Tra le opere storiche dell’artista sono esposti a Lucca anche due disegni a carbone, «Ballerina Capri» (1917) e «Ballerina» (1917), che ne ricordano l’amore per il teatro, al quale Depero diede il suo contributo con la collaborazione, nel 1916, con Sergeij Diaghilev, impresario dei balletti russi, per la realizzazione delle scenografie e dei costumi per «Le chant du rossignol» di Igor Strawinskij, e, tra il 1917 e il 1918, con il poeta svizzero Gilbert Clavel per lo spettacolo «Balli plastici», dove gli attori vennero sostituiti da automi colorati.
Dagli inizi futuristi la mostra traghetta, quindi, il visitatore alla stagione in cui l’artista trentino aderì al Fascismo, come documentano le numerose copertine per la «Rivista illustrata del Popolo d’Italia» esposte.
Grande spazio, poi, è dato alla pubblicità con disegni, collage e grafiche per le campagne dell’Acqua San Pellegrino, del liquore Strega, del mandorlato Vido, dei mattoni Verzocchi, del tamarindo Erba, del cioccolato Unica, ma soprattutto per l’azienda Campari, a cui è dedicata un’intera sala, nella quale è esposta anche la tela «Squisito al selz», con cui l’artista partecipò nel 1926 alla Biennale di Venezia. Si dispiega così la storia dell’industria italiana, a cui Fortunato Depero diede il suo personale contributo rivoluzionando i criteri del manifesto pubblicitario e rivedendone anche l’impostazione puntando soprattutto sul carattere tipografico, considerato elemento caratterizzante e simbolo del prodotto.
L’esposizione, infine, racconta anche un lato poco conosciuto di Depero: la sua fase americana, risalente al biennio 1928-1930. A New York l’artista realizzò gli ambienti del ristorante «Zucca» e della sala da pranzo «Enrico and Paglieri» (ambedue distrutti neanche un anno dopo per far posto al Rockfeller Center), studiò soluzioni sceniche per il Roxy Teathre e per il balletto «American Sketches», lavorò come illustratore per libri d’infanzia (in mostra ci sono le opere per l’edizione americana di «Cappuccetto Rosso» del 1929) e riviste quali «The New Yorker», «Vogue», «Vanity Fair» e «Sparks».
New York fu per Fortunato Depero una sorta di nuova Babele più che «una città che sale». All'inizio la metropoli lo conquistò con le sue luci, gli incontri, la cultura e il progresso. Poi- complice anche la grande depressione del '29, che rese difficoltosa la vendita dei suoi quadri- la città americana mostrò all'artista tutte le sue crepe.
«Una baraonda di folle in cui tutte le razze ballano un brutale ballo della vita. Tram – automobili a milioni – treni sottoterra e aerei. Si balla, ci si spintona, ci si calpesta le scarpe e ci si sputa il fumo in faccia. Occorrono nervi d’acciaio»: così scriveva in una lettera a un amico parlando della Grande mela. Non restava che ritornare a casa, portando con sé il ricordo di due anni di «molte soddisfazioni e durezze all’infinito». Forse, dopo tutto, era meglio il suo Paese e per dirlo Fortunato Depero trovò un modo molto pubblicitario, uno slogan da cartellone: «America dollari. Italia sole. W il sole!».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Fortunato Depero, Squisito al selz, 1926. Olio, 70x100 cm. Collezione privata; [fig. 2] Fortunato Depero, Bitter Campari (Automa al tavolino che beve), 1928. Manifesto, 100x70 cm. Archivio Depero, Rovereto; [fig. 3] Fortunato Depero, Strega (Liquore), 1928. Collage, 46x34,5 cm. Collezione privata; [fig. 4] Fortunato Depero, Copertina per la rivista “Vanity Fair”, 1930. Cromolitografia, 33x25 cm. Archivio Depero, Rovereto; [fig. 5] Fortunato Depero. La Rivista (progetto per copertina), 1931/32. Collage, 46x32 cm. Studio 53 Arte, Rovereto

Informazioni utili
Fortunato Depero - Dal sogno futurista al sogno pubblicitario. Lu.C.C.A.-Lucca Center of Contemporary Art, via della Fratta, 36 – Lucca. Orari: da martedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 19.Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00. Informazioni: info@luccamuseum.com, tel. 0583.492180. Sito internet: www.luccamuseum.com. Fino al 25 agosto 2019

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