ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 21 maggio 2013

Venezia, «Copertine» d'autore per il debutto della Marignana/arte

Saranno duecentotrenta «Copertine» di Stefano Arienti a tenere a battesimo, nella giornata di sabato 25 maggio, la galleria Marignana/arte.
In attesa che Venezia si animi per la vernice della cinquantacinquesima edizione della Biennale, intitolata «Il palazzo enciclopedico», il sestiere di Dorsoduro si arricchisce di un nuovo spazio espositivo: una finestra sulle più recenti ricerche, ma anche un archivio per la documentazione -attraverso libri, cataloghi e opere grafiche- di quanto accade nel circuito internazionale dell’arte contemporanea.
Dalla seconda guerra mondiale, con l’insediamento della collezione di Peggy Guggenheim a Palazzo Venier dei Leoni, questo angolo della città è stato considerato una vera e propria «officina del contemporaneo». Qui si sono confrontate le migliori espressioni delle avanguardie artistiche lagunari, che hanno avuto per protagonisti personaggi del calibro di Emilio Vedova, Armando Pizzinato, Tancredi Parmeggiani, Edmondo Bacci e Léon Gischia.
La recente apertura al pubblico degli spazi di Punta della Dogana e della Fondazione Vedova hanno completato l’identificazione di questi luoghi come un vero e proprio «cuneo» delle arti contemporanee rivolto verso i Giardini della Biennale.
Ora il sestiere di Dorsoduro ha un nuovo punto di riferimento per chi vuole approfondire la coeva ricerca artistica: la Marignana/arte, che per i primi quattro mesi di apertura proporrà al pubblico un percorso nell’opera di Stefano Arienti (Asola, 1961). La mostra raccoglie, nello specifico, alcuni lavori recenti dell’artista lombardo, che, nei giorni frenetici della vernice ‘biennalesca’, sarà possibile vedere anche a Ca’ Rezzonico, nella collettiva «A very light», dove porterà una piccola foresta di rami di platano, da cui pendono delle candele votive e dei fiori di cartapesta.
Quella alla Marignana/arte è, invece, un’installazione ambientale costituita da duecentotrenta fogli di carta traforata, che vanno a ricreare una collezione di immagini tese a rivelare graficamente, riattivandone geometrie e modalità percettive, le immagini dei volumi di una ideale ‘biblioteca’.
Allo stesso tempo, la mostra veneziana propone il lavoro di foratura su dischi di vinile e nuove esperienze dell’artista su formelle di terracotta -opere in bilico tra pittura, disegno, scultura– che invitano a scoprire, come in una quinta teatrale, i segreti, la complessità, la vitalità di semplici oggetti e immagini che circondano ognuno di noi quotidianamente.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Stefano Arienti, «Copertine», 2012. Argilla e traforatura su fotocopie, 230 fogli cm 42 x 29,7 cad. Foto di Niccolò Gandolfi; [fig. 2] gli spazi della Marignana/arte di Venezia. 

Informazioni utili
Stefano Arienti.  «Copertine». Galleria Marignana /arte, Dorsoduro 141 - 30123 Venezia. Orari: lunedì-sabato, ore 10.00-13.00 e ore 15.00-19.30. Ingresso libero. Informazioni: cell. 347.1828553 o info@marignanaarte.it. Sito internet: www.marignanaarte.it. Inaugurazione: sabato 25 maggio, ore 18.00. Da lunedì 27 maggio a  sabato 21 settembre 2013. 


lunedì 20 maggio 2013

La light art di Arthur Duff illumina la Biennale di Venezia

Ha ‘illuminato’, con le sue installazioni laser, il Macro di Roma, il Complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia e il museo di Castelvecchio a Verona. Ora Arthur Duff (Wiesbaden - Germania, 1973) è pronto a incantare il pubblico della Biennale. Da martedì 28 maggio a martedì 4 giugno, nei giorni intensi della vernice della cinquantacinquesima Esposizione internazionale d'arte di Venezia, l’artista americano, che da anni vive tra Vicenza e Marghera, sarà, infatti, ospite di Palazzo Malipiero Barnabò con la sua opera «Precious Objects – Extraordinary Individuals».
Il progetto, promosso da Studio Oredaria di Roma e da Studio la Città di Verona, richiama, nel suo titolo, ai cliché critici tipici della produzione artistica, secondo i quali all'artista è richiesto di essere un individuo straordinario capace di creare oggetti preziosi, e nel contenuto, induce lo spettatore a confrontarsi con il concetto e la percezione di spazio.
Arthur Duff proietterà sul palazzo veneziano e nell'area del suo magnifico giardino interno i risultati dell'indagine che ha compiuto negli ultimi due mesi, quando ha chiesto via e-mail a decine di persone di raccontare nel modo che era loro più congeniale un oggetto prezioso e un individuo straordinario.
La parte descrittiva di queste risposte è stata estrapolata e trasformata in scritte laser, montate in un loop senza fine, visuale e concettuale, che si offrirà sempre differente allo sguardo di chi transiterà lungo il Canal Grande.
«L'osservatore potrà sperimentare un senso fisico e palpabile di relazione con l'immagine proiettata, creata da raggi laser verdi. Una penetrazione nel paesaggio urbano veneziano che è in contrasto con la facciata continua che il Canal Grande solitamente offre allo sguardo del visitatore – spiega l’artista – dal momento che il giardino di palazzo Malipiero crea una dimensione che è, al contempo, privata e pubblica, essendoci una separazione molto sottile tra i due spazi. Il lavoro, quindi, sottolinea proprio la membrana che unisce e separa le due dimensioni e vuole evidenziare la distanza tra il privilegio di accedere a uno spazio intimo, e quindi inaccessibile, e l'esaltazione pubblica del privilegio stesso».
Ancora una volta sarà, dunque, la luce a caratterizzare il lavoro di Arthur Duff, che tutte le sere, dalle 19.30 alle 24.00, proporrà sul Canal Grande le sue parole orbitanti attorno a un asse invisibile, le sue frasi sospese nell'aria. Un'installazione di pura emozione tra i tesori, spesso inaccessibili, di una delle città più belle del mondo: Venezia.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Arthur Duff, Studio per l’installazione <i>site-specific</i> «Precious Objects – Extraordinary Individuals», 2003. Venezia, Palazzo Malipiero Barnabò; [fig. 2] Arthur Duff, «Gas Light», 2012. Neon. Roma, Oredaria 

Informazioni utili
Precious Objects – Extraordinary Individuals. Installazione site specific di Arthur Duff. Palazzo Malipiero Barnabò e giardino interno, campo San Samuele – Venezia. Orari: ore 19.30-24.00. Informazioni: Studio la Città di Verona, tel 045.597549 oinfo@studiolacitta.it; Studio Oredaria di Roma, tel. 06.97601689 o info@oredaria.it. Sito web: http://arthurduffvenice.com/. Da martedì 28 maggio a martedì 4 giugno 2013. 

venerdì 17 maggio 2013

Polidoro da Caravaggio, in un libro di Gangemi il restauro delle decorazioni per il Casino del Bufalo

Sarà una pubblicazione curata da Isabella Colucci, Patrizia Masini e Patrizia Miracola per i tipi di Gangemi editore a documentare il restauro delle decorazioni «a monocromo» di Polidoro Caldarara da Caravaggio e di un suo collaboratore, il disegnatore Maturino Fiorentino, per la facciata del Casino del Bufalo, a Roma.
Il volume, intitolato «Dal Giardino al museo», ricostruisce le vicende storiche e conservative dei sei affreschi cinquecenteschi superstiti, oggi di proprietà delle collezioni del Museo di Roma in Palazzo Braschi, attraverso una quindicina di saggi e più di centoquaranta pagine, arricchite da numerose immagini a colori.
Si conclude così un viaggio iniziato nel 1997, quando l’Iscr - Istituto superiore per la conservazione e il restauro di Roma iniziò, sotto la supervisione di Patrizia Miracola, Anna Maria Marinelli e Barbara Provinciali, un accurato intervento di restyling teso a riportare all’antico splendore le opere realizzate nel 1525 da Polidoro Caldarara da Caravaggio, allievo di Raffaello, per la facciata esterna del perduto Casino del palazzo del marchese del Bufalo-Cancellieri, edificio situato tra via della Chiavica del Bufalo e via del Nazareno, nei pressi di Fontana di Trevi, e demolito nel giugno del 1885 per consentire il prolungamento dell’asse viario del Tritone, previsto dal piano regolatore del 1883.
L’iconografia del ciclo, restaurato grazie a un contributo economico della Fondazione Paola Droghetti (che ha sostenuto con oltre 19mila euro cinque borse di studio per giovani restauratori dell’Iscr), era basata sulle «Metamorfosi» di Ovidio, privilegiando il tema delle storie di Perseo e Andromeda, come documentò anche Giorgio Vasari nelle sue «Vite».
Gli affreschi di Polidoro da Caravaggio, ufficialmente presentati al pubblico nella giornata di venerdì 17 maggio, rappresentano uno dei rari e preziosi esempi di pittura urbana, testimonianza del gusto archeologizzante e scenografico che animava la città di Roma nel Cinquecento, e di cui la tecnica ad affresco, che consente l’imitazione della scultura e che crea straordinari effetti illusionistici, si afferma come vincente.
Opere come «Sacrificio e nozze di Andromeda», «Perseo pietrifica Fineo con i suoi soldati», «Le Muse», « Pegaso e i poeti», la «Fortuna» si dimostrano, pertanto, importanti per ricostruire una straordinaria stagione pittorica, quella che vide le pareti di molte case dell'Urbe affrescate con scene mitiche e storiche, allegorie, trofei, fregi, rendendo le strade della città un museo a cielo aperto.
I dipinti a Palazzo Braschi rappresenterebbero, inoltre, le uniche parti superstiti della più ampia e articolata decorazione di Polidoro da Caravaggio per il Casino-ninfeo. Risulterebbe, infatti, dispersa la sequenza decorativa eseguita dall’artista su un altro prospetto che le fonti ricordano ornato con «Danae nella torre riceve Giove come pioggia d’oro», «Il Giardino delle Esperidi», «Perseo che pietrifica Atlante». Ricerche recenti hanno consentito di verificare che dell’intera decorazione di Polidoro per il Casino furono asportate esclusivamente le opere del Museo di Roma con l’intervento di strappo realizzato tra il 10 e il 17 giugno 1885 da Pietro Cecconi Principi su incarico della commissione archeologica.
A causa delle demolizioni postunitarie, gli affreschi sono rimasti per sempre avulsi dal contesto per il quale erano stati immaginati e realizzati, con funzione architettonica primaria di suddividere e movimentare lo spazio della facciata. Di contro, si sono salvati dal deperimento toccato in sorte alla quasi totalità delle decorazioni simili, rimaste nei luoghi per i quali erano nate.
L’obiettivo del restauro è stato riavvicinare le pitture, che, dopo l’estrazione ottocentesca e le modifiche subite nel tempo, avevano acquisito l’aspetto di dipinti su tela, alla loro natura di opera murale, facendo riemergere brandianamente l’immagine rispetto alle lacune e agli affioramenti dell’impasto del supporto.

Didascalie delle immagini
[fig. 1] Copertina del  libro «Dal Giardino al Museo. Polidoro da Caravaggio nel Casino del Bufalo. Studi e restauro», pubblicato da Gangemi editore; [fig. 2] Polidoro da Caravaggio, «Perseo libera Andromeda», 1525. Affresco riportato su tela dal Casino del Bufalo, Roma; [fig. 3] Disegno della facciata del Casino del Bufalo, Roma. 

Informazioni utili 
Isabella Colucci, Patrizia Masini, Patrizia Miracola (a cura di), «Dal Giardino al Museo. Polidoro da Caravaggio nel Casino del Bufalo. Studi e restauro», Gangemi editore, Roma 2003. Collana: Arte, Disegno, Rilievo, Design. Formato: 21 x 29,7 cm. Legatura: Filorefe. ISBN13: 9788849226515 978-88-492-2651-5. ISBN10: 8849226519 88-492-2651-9. Pagine: 144. Prezzo: € 24,00: Prezzo E-book PDF: € 19,00. Informazioni: tel. 06.6872774.