ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 22 ottobre 2014

Vincenzo Vela ospite della nobiltà lombarda. Ad Arcore una mostra e un libro sulla Cappella Borromeo d’Adda

Le sue porte sono chiuse al pubblico per consentire una serie di lavori di miglioria e di modernizzazione ai sistemi di climatizzazione e di allarme, utili per accedere a rilevanti prestiti internazionali che richiedono condizioni di conservazione sempre più rigide. Ma l’attività di ricerca dello staff di Villa Vela a Lingoretto, ottocentesca casa-museo del Canton Ticino restaurata una decina di anni fa dall’architetto Mario Botta, è più viva che mai.
Durante la chiusura forzata degli spazi espositivi e del parco circostante, il team del museo diretto da Gianna Mina sta, infatti, occupandosi della stampa di cataloghi ragionati e di pubblicazioni scientifiche e sta proponendo mostre extra muros sul territorio italiano.
È il caso della rassegna «I fratelli Vela e la committenza d’Adda ad Arcore», allestita fino alla prossima domenica 9 novembre nelle Scuderie della Villa Borromeo d’Adda, uno dei più ricchi patrimoni monumentali della Brianza.
Nel cortile centrale dell’elegante residenza lombarda, realizzata a metà Settecento dall’abate Ferdinando d’Adda (1729-1808), sono esposte alcune fotografie delle opere realizzate da Vincenzo Vela (Ligornetto, 1820-1891) nel corso della sua vita, in un percorso che –dichiarano gli organizzatori nel pieghevole che accompagna la mostra- «vuole sottolineare l’evoluzione stilistica dell’autore: si susseguono così le tematiche di natura risorgimentale a quelle di area sociale, senza che siano trascurati i momenti di vita privata della committenza nobiliare».
Il primo piano ospita, invece, quattro busti in gesso, gentilmente concessi dal museo svizzero, quali espressione della produzione artistica di Vincenzo e del fratello Lorenzo (Ligornetto, 1812 - Milano, 1897). Il pubblico può, inoltre, visionare un album di stampe della cappella Borromeo d’Adda e il calco della mano danneggiato del monumento funebre a Maria Isimbardi, giovane moglie di Giovanni d’Adda, riprodotto mediante l’innovativa tecnica laser e stampa 3D.
Questo piccolo gioiello architettonico, un vero e proprio Gesamtkunstwerk, venne eretto tra il 1850 e il 1853 su progetto dell’architetto Giuseppe Balzaretto. L’edificio fu interamente decorato, seguendo un ardito programma iconografico, dallo scultore ornatista e animalista ticinese Lorenzo Vela. Al suo fianco il fratello minore Vincenzo realizzò lo spettacolare monumento funerario alla nobildonna, prematuramente scomparsa nel 1849, oltre alla splendida statua dell’«Addolorata», imponente ornamento dell’altare, una figura che a sua volta vibra tra terra e cielo, espressione del dolore terreno di chi ha perso una persona cara.
La piccola mostra brianzola, che è soprattutto un invito a lasciarsi emozionare e meravigliare dalla stupefacente bellezza della Cappella Borromeo d’Adda, è nata in occasione della pubblicazione del quarto numero della collana «Saggi sulla scultura», edito dal museo ticinese di Lingornetto, al cui interno sono raccolti saggi e documenti sulla committenza dei conti d’Adda.
Gli studiosi Giorgio Zanchetti, Paolo Plebani e Omar Cucciniello sono stati incaricati di analizzare, in specifici saggi di approfondimento, non solo i capolavori monumentali eseguiti per la cappella di Arcore, ma anche i ritratti ritratti commissionati a Vincenzo Vela da svariati membri della famiglia.
A questi saggi si aggiunge una panoramica più ampia sulle vicende legate ai possedimenti d’Adda nel comune e ai membri più illustri del casato, per mano di Beatrice Crippa e Antonella Sala. Da tutto ciò -afferma Gianna Mina- «si ricava il quadro completo di uno straordinario e fecondo mecenatismo, che affondava le radici in amicizie sincere tra artisti e committenti, e in condivisi ideali politici e civili, così cari ai fratelli Vela e alle cerchie da loro frequentate negli anni in cui l’emancipazione della giovane Italia stava avanzando non solo attraverso campagne militari, ma ugualmente per mezzo di sodalizi privati e affinità culturali».
Particolare cura è stata prestata alla parte iconografica della pubblicazione che, oltre a illustrazioni in grande scala delle principali opere discusse, riproduce nella parte finale tutti i numeri riferiti alle committenze d’Adda presenti nelle collezioni del museo Vela.
In occasione della pubblicazione, è in fase di studio anche una mostra presso Villa Carlotta a Tremezzo, nella suggestiva cornice del lago di Como, dove nella primavera 2015 verrà esposta una piccola, ma preziosa galleria di ritratti della famiglia D’Adda.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Vincenzo Vela, Monumento funerario a  Maria Isimbardi d’Adda, 1851-52. Marmo. Arcore, cappella Borromeo d’Adda; [fig. 2] Vincenzo Vela, Ritratto di Leopoldina d’Adda, 1852-1854. Marmo, cm 105 x 70 x 70. Collezione privata;[fig. 3] Vista di insieme della Cappella d’Adda di Arcore, con il Monumento funerario a  Maria Isimbardi d’Adda e la statua dell’«Addolorata»

Informazioni utili 
«I fratelli Vela e la committenza d’Adda ad Arcore». Scuderie di Villa Borromeo D’Adda, largo Vela, 1 - Arcore. Orari: sabato e domenica, ore 15.00-19.00. Ingresso gratuito. Catalogo: disponibile in mostra. Informazioni: Comune di Arcore, tel. 039.6017400; Biblioteca di Arcore,  tel. 039.616158. Sito web:  www.comune.arcore.mb.it.  Fino al 9 novembre 2014.

martedì 21 ottobre 2014

«Open the cages#»: un progetto di public art per la sede milanese del WWF

Milano si trasforma in un museo a cielo aperto grazie alla seconda edizione di BrerArt 2014, iniziativa promossa dal consorzio Fia – Fabbrica di idee e di azioni, che gode del patrocinio della Commissione europea. Per quattro giorni, dal 22 al 25 ottobre, più di una quarantina di spazi cittadini tra musei, istituzioni pubbliche e private, fondazioni, associazioni culturali, gallerie, palazzi storici e showroom del noto distretto milanese dell’arte apriranno le proprie porte a mostre personali e collettive, ma anche ad interventi di muralismo e di public art. È questo il caso, per esempio, della sede del WWF Italia in via Tommaso Da Cazzaniga, a due passi da corso Garibaldi, dove si svolgerà «Open the cages#», evento ideato da Cristina Trivellin e promosso da Undicesima, nuova società di editoria e comunicazione, nell’ambito della rassegna «The CURA - Contemporary Urban Art Scene».
Tre gli artisti coinvolti, tutti provenienti dal mondo della street art: lo spagnolo Kraser e gli italiani ReFreshInk e Orticanoodles.
L’iniziativa «Open the cages#», espressione che significa letteralmente «aprire le gabbie», «intende sottolineare -spiegano gli organizzatori- l’urgenza di rivedere la posizione specista che pone l’uomo in posizione centrale, autorizzandolo a commettere, in nome del profitto e di questa presunta superiorità, crimini inauditi contro la natura, gli animali, l’ambiente, deturpando gli equilibri e ignorando il rispetto per gli altri esseri viventi con i quali spartiamo -in maniera iniqua- le risorse e la bellezza del pianeta».
I graffiti che occuperanno i muri della sede milanese del WWF, realizzati anche grazie a Sikken, sponsor tecnico che metterà a disposizione le proprie vernici a basso impatto ambientale, vogliono, dunque, propiziare una maggior consapevolezza e rispetto per gli altri esseri viventi.
Altro tema portante dell’iniziativa è, poi, la divulgazione del valore artistico e sociale della street art, «una forma espressiva -spiegano ancora gli organizzatori- che può essere un mezzo di coinvolgimento della cittadinanza per una visione costruttiva e consapevole degli spazi urbani, soprattutto del pubblico più giovane che avrà la possibilità di seguire il work in progress dell’evento e interagire con gli artisti all’opera».
Foto e video della tre giorni di live painting saranno, infatti, disponibili sulla pagina Facebook dell’evento e pubblicati su www.darsmagazine.it, media partner dell’iniziativa.
Nell’ambito di BrerArt 2014, sono previsti altri due interventi di arte urbana. Alessandro Mantovani cura, per esempio, il progetto «Memory», che sarà dedicato al ricordo di quelle persone che hanno perso la vita lottando contro tutte le mafie che affliggono il nostro Paese, con i volti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, appunto, graffitati da Kayone e Acme 107. Mentre Giorgia Sarti e Marta Menegon propongono «Breakout», un progetto che «abita la strada» grazie ai lavori di Mr.Wany, Pao, Willow e Art of Sool. Un’occasione, dunque, quella offerta da Breart 2014 per vedere la città con occhi diversi.

Per saperne di più
www.brerart.com
www.ilkraser.com
www.orticanoodles.com
www.flickr.com/photos/refreshink/

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Opera di Kraser; [fig. 2] Opera di Orticanoodles; [fig. 3] Opera di ReFreshInk 

Informazioni utili 
«Open the cages#». Interventi di: Orticanoodles, Kraser, reFreshInk. WWF Italia, via Tommaso da Cazzaniga, Quartiere Brera - Milano. Undicesima editoria e comunicazione, tel. 02860290 o info@undicesima.net. Sito internet: www.undicesima.net/portfolio/open-the-cages.  Dal 22 al 25 ottobre 2014.  

lunedì 20 ottobre 2014

«Arte Veneta», una nuova veste grafica per la rivista della Fondazione Cini di Venezia

Era il 1947 quando all’Università di Padova nasceva, sotto la presidenza di Giuseppe Fiocco e la direzione scientifica di Rodolfo Pallucchini, la rivista «Arte Veneta», periodico trimestrale dedicato all’arte della Serenissima, «tra le zone più vitali della tradizione artistica italiana ed europea», come sottolineava l’editoriale del primo numero.
Punto di riferimento imprescindibile per gli studi storico-artistici, annoverabile tra le più importanti pubblicazioni specialistiche sull’arte veneta, il periodico ebbe il suo primo “quartier generale” all’Istituto universitario di storia dell’arte padovano. L’anno successivo la rivista cambiava la propria periodicità, optando per un’uscita a cadenza annuale, che le conferiva, come si può leggere nella «Nota al lettore» del 1956, il carattere di «una raccolta organica di studi», ovvero una sorta di annuario, arricchito da un bollettino bibliografico riguardante tutto ciò che potesse avere attinenza con l’arte di ambito veneto.
Il trasferimento a Venezia, in seno alla Fondazione Giorgio Cini, avvenne, invece, nel 1954, anche grazie al fatto che il professor Giuseppe Fiocco fu nominato direttore dell’istituzione lagunare, nata per rispondere alle istanze di rinnovamento, metodologico e critico, nello studio delle arti figurative, soprattutto in relazione agli ingenti danni bellici subiti dal patrimonio culturale.
Risale, invece, al 1976 lo spostamento della redazione sull’isola di San Giorgio negli scenografici spazi della Fondazione Cini, che ha sede presso la biblioteca seicentesca del Longhena e la quattrocentesca “manica lunga” del Buora.
La prestigiosa rivista, che insieme a «Saggi e Memorie» (altra pubblicazione della Fondazione Giorgio Cini) rappresenta uno strumento e un punto di riferimento imprescindibile per gli studi storico-artistici, ha da poco editato, in collaborazione con Electa Mondadori, il suo sessantanovesimo numero, presentato nei giorni scorsi da Lionello Puppi e Luca Massimo Barbero.
In occasione dei sessant’anni dalla nascita dell’Istituto di storia dell’arte della Fondazione Cini, la rivista si presenta a studiosi e lettori in una veste editoriale e grafica profondamente rinnovata con un impaginato che ne migliora la leggibilità e un più ricco apparato di illustrazioni a colori. Allo stesso tempo ribadisce con forza l’impianto scientifico di alto livello che da sempre contraddistingue la pubblicazione, la ricchezza ed eterogeneità dei contenuti (architettura, pittura, scultura, miniatura, grafica e arti decorative), la varietà dei materiali proposti (saggi, segnalazioni, carte d’archivio, letture, mostre e restauri) e la tradizionale struttura che organizza i saggi critici secondo una scansione cronologica.
Gli argomenti trattati nel numero sessantanove di «Arte veneta» spaziano dal Trecento al Settecento, con importanti contributi scientifici che danno conto di alcune preziose scoperte. Szilárd Papp scrive, per esempio, un saggio sulla scoperta dell’inedita scultura con Cristo dello Szépművészeti Múzeum di Budapest, attribuita al veneziano Andriolo de’Santi e proveniente dalla chiesa di Sant’Agostino di Cremona; mentre Matthias Wivel racconta alcune novità sul giovanile «Ritratto di uomo» di Tiziano conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen, che accurate indagini e convincenti confronti portano a identificare con l’effigie di Giovanni Bellini.
La ricostruzione dello straordinario e singolare «gabinetto degli specchi» di Ca’ Corner del ramo di San Polo, decorato da Giambattista Tiepolo nel 1741-1742, è, invece, spiegata dalla raffinata penna di Massimo Favilla. Si segnalano, infine, per il Settecento la pubblicazione di documenti inediti sui rapporti dal pittore napoletano Francesco Solimena e la committenza veneziana, e l’analisi degli ‘appunti’ del Taccuino italiano di Francisco Goya, dai quali emergono nuove notizie sui legami dell’aragonese con Venezia e Ca’ Farsetti.
Novità importante per facilitare l’accesso a questo strumento fondamentale per gli studi dell’arte della Serenissima è, poi, la pubblicazione in digitale, tramite e-book scaricabile gratuitamente, della Bibliografia dell’arte veneta, l’appendice della rivista dedicata all’informazione bibliografica relativa ad argomenti di interesse storico-artistico veneto, alla quale gli studiosi hanno sempre fatto riferimento come strumento di aggiornamento e orientamento.

Didascalie delle immagini
[Figg. 1 e 2] Cover del numero 69 di «Arte Veneta»; [fig. 3] Copertina della «Bibliografia dell'arte veneta (2011)», allegato al numero 69 di «Arte Veneta»

Informazioni utili
AA.VV., «Arte Veneta» # 69, Fondazione Giorgio Cini - Mondadori Electa, Venezia- Milano, 2014.  ISBN: 9788891800664. Dati tecnici: cartonato, pp. 220, ill. e tavv. b/n col., cm 23,5x31,5.Prezzo:  € 95,00. Informazioni:  Redazione «Arte Veneta» - Istituto di storia dell'arte, Fondazione Giorgio Cini onlus, tel. 041.2710272, fax. 041 .5205842, chiara.ceschi@cini.it. Sito internet: www.cini.it