«Lo schermo dell’arte», film festival fiorentino diretto da Silvia Lucchesi, ritorna a Venezia. Da giovedì 2 a domenica 5 marzo il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà, per il quarto anno consecutivo, la rassegna che indaga le relazioni esistenti tra cinema e arte contemporanea. Dieci i film d’artista e i documentari in agenda a cominciare dal lungometraggio «Eva Hesse» di Marcie Begleiter, in cartellone alle ore 18 di giovedì 2 marzo.
Il film ricostruisce la storia dell’artista americana, figura fondamentale nella definizione dell’estetica minimalista, attraverso i diari, la corrispondenza con l’amico e mentore Sol LeWitt e le testimonianze di artisti che la conobbero e la frequentarono come Carl Andre, Robert e Sylvia Mangold, Richard Serra e Dan Graham. Ne emerge la figura di una donna forte che, con la sua tenacia, è stata capace di lasciare un segno indelebile a New York, in un ambito dominato da artisti pop e minimalisti di sesso maschile.
La sua breve carriera -Eva Hesse morirà di tumore all'età di 34 anni- è stata contrassegnata da una produzione complessa nella quale la pittura è contraddistinta non come una superficie bidimensionale, ma come objets trouvés fatti di materiali di vario tipo come corde, spago, fili, gomma e vetroresina che si protendono nello spazio dell’osservatore. Le sue sculture realizzate in lattice, fibra di vetro e plastica hanno contribuito alla nascita del minimalismo degli anni ’60 e ’70 e hanno influenzato una nuova generazione di artisti.
La programmazione proseguirà, alle ore 20, con le proiezioni dei film «A Brief Story of Princess X» di Gabriel Abrantes e «Ismyrne» del duo artistico libanese composto da Joana Hadjithomas e Khalil Joreige. Il primo film racconta la storia dell’eccentrica e altezzosa principessa Marie Bonaparte, pronipote di Napoleone, che fu scrittrice, psicoanalista e pioniera della libertà sessuale. Di lei rimane la nota opera «Principess X» (1916), firmata da Costantin Brâncuși, ovvero una testa ovoidale leggermente inclinata e dal collo lungo che termina in un busto pieno, dall’ambiguo significato: una sinuosa forma fallica in bronzo specchiante. Il secondo film indaga, invece, sui concetti di identità e appartenenza raccogliendo le parole della poetessa e artista Etel Adnan.
Venerdì 3 marzo, dalle ore 18, il teatrino di Palazzo Grassi ospiterà due proiezioni. Si incomincerà con il documentario «Hockney» di Randall Wright, ritratto dell’artista britannico David Hockney, esponente negli anni Sessanta della pittura Pop britannica, conosciuto anche per le sperimentazioni figurative tramite l’uso di Polaroid, fax, iPhone e iPad. Seguirà la visione di «Where is Rocky II? », nuova opera del premio Oscar francese Pierre Bismuth, narrazione in bilico tra diversi generi cinematografici, basata sulla ricerca ossessiva di un finto masso dipinto e in seguito nascosto nel Mojave Desert da Ed Ruscha nel 1979.
Sabato 4 marzo, sempre alle ore 18.00, il programma è introdotto da «#Artoffline» di Manuel Correa, una riflessione sulle modalità di fruizione on-line delle opere e su come queste abbiano modificato il nostro approccio nei confronti dell’arte. A seguire è in agenda la proiezione di «Sudan», il documentario di Luca Trevisani che racconta l’esistenza dell’ultimo esemplare vivente di rinoceronte bianco settentrionale, attraverso inquadrature lente e ravvicinate che ne descrivono il prezioso corpo come se si trattasse di un’opera d’arte morente. Conclude la serie «Remainder», il primo lungometraggio di finzione firmato da Omer Fast, che riflette sulle oscillazioni tra verità e realtà fittizia, svelando la natura effimera della mente umana, a partire dall’omonimo romanzo di Tom McCarthy.
Il programma si chiuderà domenica 5 marzo con la proiezione di due titoli dedicati al mondo dell’arte contemporanea. Si inizierà con «The Chinese Lives of Uli Sigg» di Michael Schindhelm, che tratta la vicenda del grande collezionista svizzero che per primo si è interessato alla nuove generazioni cinesi. La cinepresa ci accompagnerà nella visita agli atelier di artisti come Ai Weiwei, Wang Guangyi e Fang Lijun, per poi far vedere il cantiere del nuovo progetto per M +, museo progettato da Herzog & de Meuron, che aprirà nel 2019 a Honk Kong, al quale Uli Sigg ha ceduto la maggior parte delle opere di arte cinese contemporanea della sua raccolta.
A chiudere la programmazione sarà, invece, la proiezione di «Don’t Blink Robert Frank», un esclusivo ritratto del celebre fotografo e documentarista americano che per la prima volta accetta di lasciarsi intervistare dalla sua collaboratrice e montatrice Laura Israel. Il film narra della sua vita come artista e, soprattutto, come uomo: le sperimentazioni cinematografiche oltre il documentario, i progetti fotografici, la vita privata, le amicizie e la drammatica perdita della figlia. Ne scaturisce uno straordinario ritratto, poetico e ruvido insieme, assimilabile ai lavori stessi di uno dei più celebri fotografi del nostro tempo.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena di «Eva Hesse» di Marcie Begleiter; [fig. 2] Una scena di «Hockney» di Randall Wright; [fig. 3] Una scena di «A Brief Story of Princess X» di Gabriel Abrantes; [fig. 4] Una scena di «The Chinese Lives of Uli Sigg» di Michael Schindhelm
Informazioni utili
«Lo schermo dell’arte». Teatrino di Palazzo Grassi, San Marco 3260 – Venezia. Ingresso libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili. Informazioni: www.schermodellarte.org o www.palazzograssi.it. Dal 2 al 5 marzo 2017.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
giovedì 16 febbraio 2017
mercoledì 15 febbraio 2017
Duecento anni di Duprè. Siena e la Contrada dell’Onda celebrano lo scultore
Il 2017 sarà, per Siena, l’anno di Giovanni Duprè. La Contrada capitana dell’Onda, dove l’artista nacque il 1° marzo 1817, ha deciso, infatti, di festeggiarne i duecento anni dalla nascita con una serie di eventi, promossi in collaborazione con il Comune di Siena.
Le celebrazioni si apriranno il 4 marzo con un pomeriggio di studi nella Cripta della Chiesa di San Giuseppe, al quale interverranno Ettore Spalletti, massimo esperto dell’artista, e Carlo Sisi, relatore di un approfondimento dal titolo «Il dibattito in Accademia - La cultura artistica del Duprè».
All’incontro saranno presenti anche Silvestra Bietoletti, la quale traccerà una mappa delle opere senesi dello scultore ondaiolo, e Bruno Santi, già soprintendente delle Belle arti a Siena, che parlerà del Duprè fiorentino e delle sue sculture per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Mentre a fare gli onori di casa saranno il priore della Contrada, Massimo Castagnini, e Simonetta Losi, presidente dell’associazione «Policarpo Bandini».
Tra le altre iniziative in programma ci sono, inoltre, una mostra di Amalia Ciardi Duprè, realizzata in collaborazione con l’omonima fondazione , e un concorso di scultura che coinvolgerà gli studenti del liceo artistico «Duccio di Buoninsegna di Siena».
In occasione delle celebrazioni per i duecento anni di Giovanni Duprè, sarà anche possibile visitare il «MOnd», nuovo museo della Contrada ondaiola -ubicato nella cripta della chiesa di San Giuseppe, a pochi passi da piazza del Campo- che conserva la gipsoteca dell’artista toscano e le opere dei suoi discendenti.
Nato a Siena il 1° marzo 1817, al numero 10 della via che oggi porta il suo nome e che gli venne dedicata quando era ancora in vita, Giovanni Duprè si trasferì giovanissimo a Firenze, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti per, poi, iniziare la sua carriera di scultore. A rileggere i suoi «Ricordi autobiografici» ne emerge il ritratto di un personaggio schivo, «modernista saldo come insegnante e maestro», amico di Gioachino Rossini e Tommaseo, ma soprattutto artista scomodo, comunque da discutere, osannato o misconosciuto a seconda delle occasioni o degli schieramenti di parte.
La sua carriera fu improntata allo stile naturalistico; mentre l’opera che gli dette la fama è l’«Abele morente», realizzata nel 1842 e oggi conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo.
Le sue sculture sono sparse in varie città d’Europa, da Roma a Torino, da Firenze all’antica capitale degli Zar. La sua fama, che lo portò addirittura a vedersi dedicare una locomotiva in servizio fra Empoli e Siena, gli valse nella sua città l’appellativo di «lustro e decoro dell’arte e del Rione».
Informazioni utili
www.contradacapitanadellonda.com/giovanni-dupre/
Le celebrazioni si apriranno il 4 marzo con un pomeriggio di studi nella Cripta della Chiesa di San Giuseppe, al quale interverranno Ettore Spalletti, massimo esperto dell’artista, e Carlo Sisi, relatore di un approfondimento dal titolo «Il dibattito in Accademia - La cultura artistica del Duprè».
All’incontro saranno presenti anche Silvestra Bietoletti, la quale traccerà una mappa delle opere senesi dello scultore ondaiolo, e Bruno Santi, già soprintendente delle Belle arti a Siena, che parlerà del Duprè fiorentino e delle sue sculture per la facciata della Cattedrale di Santa Maria del Fiore. Mentre a fare gli onori di casa saranno il priore della Contrada, Massimo Castagnini, e Simonetta Losi, presidente dell’associazione «Policarpo Bandini».
Tra le altre iniziative in programma ci sono, inoltre, una mostra di Amalia Ciardi Duprè, realizzata in collaborazione con l’omonima fondazione , e un concorso di scultura che coinvolgerà gli studenti del liceo artistico «Duccio di Buoninsegna di Siena».
In occasione delle celebrazioni per i duecento anni di Giovanni Duprè, sarà anche possibile visitare il «MOnd», nuovo museo della Contrada ondaiola -ubicato nella cripta della chiesa di San Giuseppe, a pochi passi da piazza del Campo- che conserva la gipsoteca dell’artista toscano e le opere dei suoi discendenti.Nato a Siena il 1° marzo 1817, al numero 10 della via che oggi porta il suo nome e che gli venne dedicata quando era ancora in vita, Giovanni Duprè si trasferì giovanissimo a Firenze, dove frequentò l’Accademia di Belle Arti per, poi, iniziare la sua carriera di scultore. A rileggere i suoi «Ricordi autobiografici» ne emerge il ritratto di un personaggio schivo, «modernista saldo come insegnante e maestro», amico di Gioachino Rossini e Tommaseo, ma soprattutto artista scomodo, comunque da discutere, osannato o misconosciuto a seconda delle occasioni o degli schieramenti di parte.
La sua carriera fu improntata allo stile naturalistico; mentre l’opera che gli dette la fama è l’«Abele morente», realizzata nel 1842 e oggi conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo.
Le sue sculture sono sparse in varie città d’Europa, da Roma a Torino, da Firenze all’antica capitale degli Zar. La sua fama, che lo portò addirittura a vedersi dedicare una locomotiva in servizio fra Empoli e Siena, gli valse nella sua città l’appellativo di «lustro e decoro dell’arte e del Rione».
Informazioni utili
www.contradacapitanadellonda.com/giovanni-dupre/
martedì 14 febbraio 2017
«Uno sguardo dal ponte», Sebastiano Somma racconta l'immigrazione italiana al Manzoni di Busto Arsizio
Ci sono pagine di storia destinate a ripertersi. Non è, infatti, molto lontano il tempo in cui il sogno di un futuro migliore spinse milioni di italiani a cercare fortuna in America. La loro speranza venne tradita dalla realtà dei fatti, che li vide vivere in condizioni disagiate e avere difficoltà a inserirsi in un nuovo contesto socio-culturale. Ce lo ricorda Sebastiano Somma con lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico e con la regia di Eugenio Maria Lamanna, in cartellone nella serata di giovedì 16 febbraio, alle ore 21, al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio.
La piéce, inserita nel programma della rassegna cittadina «BA Teatro», è il quinto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea come Stefania e Amanda Sandrelli, Enzo De Caro, Anna Galiena, Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione.
Sul palco per questa nuova produzione teatrale, realizzata con il contributo del Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali, saliranno, oltre a Sebastiano Somma, gli attori Sara Ricci e Gaetano Amato, con Cecilia Guzzardi, Edoardo Coen, Maurizio Tesei, Matteo Mauriello e Antonio Tallura. Le musiche portano la firma di Pino Donaggio. Le scene sono firmate da Massimiliano Nocente e i costumi da Ilaria Carannante; mentre il disegno luci è opera di Stefano Pirandello.
Il testo, considerato uno dei capolavori della drammaturgia americana del Novecento, fu scritto nel 1955 e riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati nella New York degli anni Cinquanta alla ricerca di un futuro migliore. Lo scrittore americano racconta, infatti, -si legge nella scheda di presentazione dello spettacolo- «la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano: questo porta ad una tragedia annunciata fin dall’inizio, perché quelle condizioni sommate a quei sentimenti, a quelle passioni, non possono portare che ad un unico risultato, un risultato tragico».
Lo spettacolo riprende, nello specifico, il dramma interiore di Eddy Carbone (interpretato da Sebastiano Somma), un immigrato siciliano che vive nella New York degli anni Cinquanta con la moglie Beatrice e la nipote Katerine, accolta in casa dopo la morte della madre come fosse una figlia naturale. Nonostante le asperità economiche, l’idillio familiare procede scorrevolmente fino all’arrivo di due cugini approdati negli Stati Uniti in maniera clandestina: Marco, padre di famiglia desideroso di lavorare, e Rodolfo, un giovane attratto dalle luci di Broadway e dalla delicatezza di Katerine.
L’equilibrio familiare si rompe ed Eddy Carbone prova gelosia per quella giovane nipote che vede crescere ed emanciparsi. «La ama -si legge ancora nella scheda di presentazione dello spettacolo- e la mette al riparo come una ceramica preziosa da non scalfire. Un sogno da coccolare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza».
Sul palcoscenico non si consumerà, però, solo la tragedia di un uomo e dei suoi affetti personali ma anche, e soprattutto, lo scontro fra diverse culture e tradizioni, il dramma dell’emarginazione sociale: temi vivi ieri esattamente come oggi.
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di venerdì 3 marzo, alle ore 21, con Renato Pozzetto che porterà in scena, insieme con un’orchestra di quattro elementi, lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato». Si tratta di un nuovo e originale esperimento teatrale, il cine-cabaret, con il quale il comico lombardo propone «un viaggio dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici, in un percorso artistico che attraversa dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema».
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è aperto con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono acquistabili anche on-line sul sito della sala, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
Informazioni utili
«Uno sguardo dal ponte», con Sebastiano Somma. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Giovedì 16 febbraio 2017.
La piéce, inserita nel programma della rassegna cittadina «BA Teatro», è il quinto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea come Stefania e Amanda Sandrelli, Enzo De Caro, Anna Galiena, Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione.
Sul palco per questa nuova produzione teatrale, realizzata con il contributo del Mibac – Ministero per i beni e le attività culturali, saliranno, oltre a Sebastiano Somma, gli attori Sara Ricci e Gaetano Amato, con Cecilia Guzzardi, Edoardo Coen, Maurizio Tesei, Matteo Mauriello e Antonio Tallura. Le musiche portano la firma di Pino Donaggio. Le scene sono firmate da Massimiliano Nocente e i costumi da Ilaria Carannante; mentre il disegno luci è opera di Stefano Pirandello.
Il testo, considerato uno dei capolavori della drammaturgia americana del Novecento, fu scritto nel 1955 e riprende realisticamente una delle pagine più drammatiche del sogno americano vissuto da milioni di italiani approdati nella New York degli anni Cinquanta alla ricerca di un futuro migliore. Lo scrittore americano racconta, infatti, -si legge nella scheda di presentazione dello spettacolo- «la miseria degli immigrati italiani, la loro difficoltà ad adattarsi al nuovo mondo, l’incapacità di comprendere un sistema di leggi che ritengono differente dall’ordine naturale delle cose e, soprattutto, la vacuità del sogno americano: questo porta ad una tragedia annunciata fin dall’inizio, perché quelle condizioni sommate a quei sentimenti, a quelle passioni, non possono portare che ad un unico risultato, un risultato tragico».
Lo spettacolo riprende, nello specifico, il dramma interiore di Eddy Carbone (interpretato da Sebastiano Somma), un immigrato siciliano che vive nella New York degli anni Cinquanta con la moglie Beatrice e la nipote Katerine, accolta in casa dopo la morte della madre come fosse una figlia naturale. Nonostante le asperità economiche, l’idillio familiare procede scorrevolmente fino all’arrivo di due cugini approdati negli Stati Uniti in maniera clandestina: Marco, padre di famiglia desideroso di lavorare, e Rodolfo, un giovane attratto dalle luci di Broadway e dalla delicatezza di Katerine.
L’equilibrio familiare si rompe ed Eddy Carbone prova gelosia per quella giovane nipote che vede crescere ed emanciparsi. «La ama -si legge ancora nella scheda di presentazione dello spettacolo- e la mette al riparo come una ceramica preziosa da non scalfire. Un sogno da coccolare al di là del ponte, sotto un cielo di stelle misto ad un mare dove si naufraga in una voglia di tenerezza».
Sul palcoscenico non si consumerà, però, solo la tragedia di un uomo e dei suoi affetti personali ma anche, e soprattutto, lo scontro fra diverse culture e tradizioni, il dramma dell’emarginazione sociale: temi vivi ieri esattamente come oggi.
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di venerdì 3 marzo, alle ore 21, con Renato Pozzetto che porterà in scena, insieme con un’orchestra di quattro elementi, lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato». Si tratta di un nuovo e originale esperimento teatrale, il cine-cabaret, con il quale il comico lombardo propone «un viaggio dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici, in un percorso artistico che attraversa dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema».
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Uno sguardo dal ponte» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio è aperto con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono acquistabili anche on-line sul sito della sala, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.
Informazioni utili
«Uno sguardo dal ponte», con Sebastiano Somma. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì e nei giorni di apertura del botteghino) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Giovedì 16 febbraio 2017.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)








