ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 21 febbraio 2017

Renato Pozzetto sul palco del Manzoni di Busto

Dieci anni di cabaret, quindici anni di teatro e trent’anni di cinema con più di sessanta film: sono questi i numeri della carriera di Renato Pozzetto, il noto comico lombardo che venerdì 3 marzo, alle ore 21, sarà in scena al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio con l’one man show «Siccome l’altro è impegnato».
Lo spettacolo, inserito nel cartellone cittadino «BA Teatro», è il sesto appuntamento della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», ideata da Maria Ricucci dell’agenzia «InTeatro» di Opera (Milano) con l’intento di offrire al pubblico occasioni di riflessione, ma anche di divertimento leggero, attraverso otto spettacoli di prosa con noti personaggi della scena contemporanea, da Stefania Sandrelli a Sebastiano Somma, da Anna Galiena a Enzo Decaro.
Con questo nuovo progetto teatrale, che lo vede vestire anche i panni dell’autore e del regista, Renato Pozzetto porterà in scena nella sala bustese di via Calatafimi un nuovo e originale esperimento teatrale: il cine-cabaret. Si tratta di «un viaggio -afferma la produzione dello spettacolo- dentro tutte le sue più celebri risate con videoproiezioni e commenti, inediti e stralci dei suoi più famosi successi cinematografici».
Spezzoni ripresi da alcune delle pellicole più fortunate come «È arrivato mio fratello» e «Il ragazzo di campagna», dialogheranno, infatti, con sketch e battute dal linguaggio surreale e stralunato, ripercorrendo così, in due ore di sorprendente comicità, l’intera carriera del comico lombardo. Dagli inizi degli anni Sessanta, sul palcoscenico del Derby di Milano, alle grandi collaborazioni e amicizie degli anni a venire, come quella con Enzo Jannacci, tutto l’universo creativo di Renato Pozzetto va, dunque, in scena con lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato», dove l’altro è Cochi, suo partner storico.
Cornice indispensabile della serata sarà la musica, eseguita dal vivo da un’orchestra formata da quattro elementi, che permetterà al pubblico di riassaporare brani evengreen del cabarettista come «Bella bionda», «Nebbia in Val Padana» e «La vita l’è bela».
La programmazione del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio continuerà nella serata di giovedì 23 marzo, alle ore 21, con Gianluca Ramazzotti e Antonio Cornacchione protagonisti dello spettacolo «Ieri è un altro giorno», versione italiana, a firma di Luca Bercellona e David Conati, di una divertente commedia francese scritta da Silvain Meyniac e Jean Francois Cros, vincitrice del Premio Molière nel 2014, che vede alla regia Eric Civanyac.
Il costo del biglietto per lo spettacolo «Siccome l’altro è impegnato» è fissato ad euro 30,00 per la poltronissima, euro 26,00 (intero) o euro 24,00 (ridotto) per la poltrona, euro 25,00 (intero) o euro 23,00 (ridotto) per la galleria. Le riduzioni sono previste per studenti, over 65 e per gruppi (Cral, scuole, biblioteche e associazioni) composti da minimo dieci persone. Il diritto di prevendita è di euro 1,00.
Il botteghino del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio sarà aperto da venerdì 24 febbraio con i seguenti orari: dal lunedì al venerdì, dalle ore 17 alle ore 19. I biglietti sono già acquistabili on-line sul sito www.cinemateatromanzoni.it, da poco rinnovato nella grafica e migliorato nell’usabilità grazie alla professionalità dell’azienda Crea Informatica Srl di Milano.

Informazioni utili 
«Siccome l'altro è impegnato», con Renato Pozzetto. Cinema teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 – Busto Arsizio (Varese). Ingresso: poltronissima € 30,00 , poltrona € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto), galleria € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto). Orari botteghino: da venerdì 24 febbraio, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: tel. 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o info@cinemateatromanzoni.it. Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it. Venerdì 3 marzo 2017. 


lunedì 20 febbraio 2017

Eliseo Mattiacci al Mart di Rovereto

«Vorrei che nel mio lavoro si avvertissero processi che vanno dall’età del ferro al Tremila». Sono queste parole a fare da filo rosso alla mostra di Eliseo Mattiacci allestita fino a domenica 12 marzo al Mart di Rovereto.
La rassegna, curata da Gianfranco Maraniello,fa dialogare le monumentali installazioni dell’artista di Cagli, classe 1940, con le raccolte del museo trentino, con la visione antitradizionale della scultura di Ettore Colla e con lo spazialismo di Lucio Fontana.
Il percorso antologico, che spazia dagli esordi degli anni Settanta a oggi, racconta la parabola dello scultore, presentando opere raramente allestite o mai esposte in un museo. Tra i lavori in mostra si trova, per esempio, «Locomotiva» (1964), un lavoro degli esordi, in cui sono presenti intuizioni e temi che saranno determinanti per lo sviluppo successivo della poetica dell’artista. Nel percorso di visita si incontrano, poi, sculture che per complessità e misura sono di difficile installazione, come la celebre «Motociclista» (1981) che, esposta solo due volte nell’81 e nell’82, preannuncia il passaggio dalla dimensione terrestre a quella cosmica. Sono esposte a Rovereto anche «La mia idea del cosmo» (2001), in cui emergono una dimensione sognante e contemplativa, e «Piattaforma esplorativa» (2008).
Sono, inoltre, presenti lungo il percorso espositivo lavori entrati nella storia delle Biennali veneziane del 1972 e del 1988, entrambe a cura di Giovanni Carandente. Nella prima delle due Biennali un’intera sala era dedicata a Mattiacci, che allestì quattro opere, due delle quali inserite nella mostra di oggi al Mart: «Cultura mummificata» e «Tavole degli alfabeti primari». A Venezia nell’88 fu, invece, esposta la scultura «Esplorazione magnetica».
L’esposizione presenta anche una ventina di disegni, eseguiti principalmente in inchiostro e grafite, contrappuntano la monumentalità delle installazioni. Quello del disegno è un linguaggio per il quale Mattiacci è meno noto. Questi lavori non hanno a che fare con la progettazione delle sculture, ma costituiscono una raccolta di idee e suggestioni che si relazionano, a livello tematico e semantico, con la cosmologia dell’artista.
Una costante del suo lavoro, sottolineato in mostra con decisione, è, infatti, la messa in questione delle tendenze culturali più diffuse. I lavori del maestro scardinano la convenzionalità della compiutezza dell’opera a favore dei gesti fondativi dell’arte e di una decostruzione dei paradigmi dominanti.
Con l’artista di Cagli, la scultura abbandona presto il piedistallo e si trasforma in dispositivo che appartiene allo spazio e, al medesimo tempo, eccede i suoi confini, muovendo verso dimensioni energetiche, esistenziali, cosmologiche.
«Gli interventi di Mattiacci indirizzano –si legge nella presentazione della mostra- a un’esperienza dell’universo che si compie nel disvelamento di potenze invisibili come quelle del magnetismo e della conduzione elettrica, in ritualità arcaiche, nella propagazione delle onde sonore di un gong, nella predisposizione di unità di misura umane, tracciati orbitali e vie di conoscenza all’ignoto attraverso scritture, metriche, strumenti meccanici e tecnologici in una tensione prometeica verso l’infinito».

Informazioni utili 
Eliseo Mattiacci. Mart, corso Bettini, 43 - Rovereto. Orari: ore 10.00-18.00; venerdì, ore 10.00-21.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 7,00. Informazioni: tel. 800.397760; tel. 0464.438887. Sito internet: www.mart.trento.it. Fino al 12 marzo 2017. 



venerdì 17 febbraio 2017

Mart di Rovereto, un anno tra grandi mostre e promozione del territorio

Si preannuncia ricco il calendario espositivo del Mart per il 2017. Dopo il successo della passata stagione, che ha visto un aumento dei visitatori e una riorganizzazione delle collezione museali, l’istituzione trentina lavorerà quest’anno seguendo tre principali direttive: la valorizzazione del patrimonio e dell’architettura, la produzione di grandi mostre e la promozione del territorio.
A quattordici anni dalla sua inaugurazione, si rende necessario un restyling della struttura per migliorarne gli standard museali e la qualità della fruizione; il lavoro sarà eseguito ancora una volta da Mario Botta, che, progettando il museo, ne ha definito la forte identità architettonica.
Grande spazio nella programmazione avranno soprattutto le collezioni permanenti, che permettono di attraversare centocinquanta anni di storia dell’arte, dalla fine del XIX secolo a oggi, attraverso opere di autori quali Alberto Burri, Lucio Fontana, Pietro Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Mario Merz e Salvatore Scarpitta.
In questo quadro si preannunciano focus tematici sulle opere provenienti dalle raccolte di Alessandra Allaria, Panza di Biumo e Gemma De Angelis Testa che fanno parte e entreranno a far parte del patrimonio museale dell’istituzione roveretana.
La prima collezione, quella di Alessandra Allaria, porterà con sé un nucleo significativo di lavori firmati da Mario Sironi (dal 5 marzo all’11 giugno 2017); mentre la mostra «Collezione Panza di Biumo. La materia della forma» (dal 2 aprile 2017) permetterà una miglior messa a fuoco della scuola minimalista e concettuale attraverso la presentazione di opere come «43 Drawings» (1971-1972) di Hanne Darboven, «Wall Drawing No.152» (1973) di Sol LeWitt e «An Eleven Day Wandering Walk. Australia» (1982) di Hamish Fulton, solo per fare qualche esempio. La collezione di Gemma De Angelis Testa permetterà, invece, di confrontarsi con artisti come Fischli & Weiss, Adrian Paci e Mark Leckey.
All’interno della politica di valorizzazione del patrimonio museale, risultano chiaramente centrali la figura di Fortunato Depero e la Casa d’arte futurista a lui intitolata, che sarà anche essa oggetto di interventi tecnici volti ad aumentare gli standard museali. L’opera dell’artista trentino verrà promossa con particolare attenzione nella programmazione roveretana, ma anche in grandi mostre organizzate altrove come la monografica «Depero il Mago» alla Fondazione Magnani Rocca (18 marzo – 2 luglio 2017) o l’esposizione «Art Déco. Gli anni ruggenti in Italia» ai Musei San Domenico di Forlì (11 febbraio- 18 giugno 2017).
A Casa Depero è, invece, visibile per la prima volta la celebre scenografia ideata dall’artista per «Le chant du Rossignol», il balletto ispirato alla fiaba di Hans Christian Andersen, musicata da Igor Strawinskij. La scenografia fu commissionata a Depero nel 1916 da Sergej Pavlovič Djagilev, impresario dei Balletti Russi, ma venne realizzata solo nel 2000 quando il teatro Massimo di Palermo decise di proporre lo spettacolo e costruì quadri scenici e costumi partendo da materiali originali deperiani.
Ricco è anche il programma delle grandi mostre che verranno proposte durante il 2017 dal Mart, confermando l’impegno del museo sui fronti della ricerca e della qualità della proposta. La primavera porterà, per esempio, a Rovereto la grande e attesa mostra «Grazia Toderi e Orhan Pamuk. Words and stars» (dal 2 aprile al 2 luglio 2017), a cura di Gianfranco Maraniello, nella quale il premio Nobel per la letteratura 2006 dialogherà con la nota artista contemporanea sulle affinità esistenti tra ingenue domande metafisiche e la gioia di guardare le stelle.
L’estate sarà, invece, dedicata alla mostra «Un’eterna bellezza - Capolavori dell’arte italiana nel primo Novecento» (dal 2 luglio al 5 novembre 2017), realizzata in collaborazione con la Fundación Mapfre di Madrid. L’idea di classicità e la ricerca di un canone volti a creare una nuova modernità sono i due temi che faranno da filo conduttore alla rassegna, a cura di Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari. Sempre nei mesi estivi sarà possibile vedere una mostra su Armando Testa (dal 22 luglio al 15 ottobre 2017), il più importante pubblicitario italiano del secolo scorso, a cura di Gianfranco Maraniello.
Mentre durante l’autunno il Mart proporrà, in collaborazione con il Madre di Napoli, la prima retrospettiva italiana su Carlo Alfano, per la curatela di Denis Isaia e Gianfranco Maraniello, e una mostra, a cura di Alberto Salvadori, sulla breve e densa esperienza creativa di Francesco Lo Savio.
L’anno si chiuderà con una grandiosa esposizione internazionale, che accompagnerà i visitatori nel 2018: «Realismo Magico: l'arte italiana tra metafisica e nuova oggettività 1920-1930» (3 dicembre 2017 – 4 marzo 2018), a cura di Gabriella Belli, Valerio Terraroli e Alessandra Tiddia.
La promozione del territorio sarà, invece, centrale nella sede della Galleria civica di Trento, dove peraltro viene portata avanti l’attività dell’Adac, l’Archivio degli artisti attivi in Trentino.
Una prima mostra sulle pratiche architettoniche e artistiche degli anni Settanta a Trento è quella curata insieme a Campomarzio. Con «Almanacco 70», l’istituzione culturale narra il territorio e la sua storia più recente, mettendo in campo una sinergia con un giovane collettivo indipendente il cui nome ha superato da tempo i confini provinciali per giungere fino alla Biennale di Architettura di Venezia. La seconda mostra, «Legno | Lën | Holz», a cura di Gabriele Lorenzoni, porterà a Trento le rinomate sculture lignee degli artisti regionali più rilevanti attualmente attivi nell’area dolomitica, con una particolare attenzione alla scuola gardenese, che per quantità e qualità non ha pari in Europa. Chiude l’anno la prima personale di Jacopo Mazzonelli, curata da Margherita de Pilati e da Luigi Fassi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Christiane Löhr, Zusammentreffen (Incontro), 2003, semi di edera e semi di caglio, Panza Collection, Mendrisio. Photo: Alessandro Zambianchi - Simply .it, Milano; [fid. 2] Menabò originale di Documento Sud n. 5, 1960, Mart, Archivio del '900, fondo Martini; [fig. 3] Felice Casorati Ritratto di Renato Gualino, 1923-1924 olio su compensato, 97 x 74,5 cm Istituto Matteucci, Viareggio

Informazioni utili 
www.mart.trento.it