ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 12 giugno 2020

Teatri e Covid-19, il coraggio di riaprire. Da Milano a Bologna, da Novara ad Ancona, gli spettacoli di chi il 15 giugno alza il sipario

È un momento difficile per il settore dello spettacolo dal vivo. Pensare che il lockdown dovuto all’emergenza Coronavirus sia stato solo un intervallo tra il primo e il secondo tempo di una stessa pièce potrebbe essere fatale per il mondo del teatro e della musica. Lo sostengono in molti.
Sono le stesse norme presenti nel Decreto del presidente del Consiglio, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 17 maggio, a far capire che quella che dovrebbe essere la «nuova quotidianità» per chi sale sul palco o si siede in platea, almeno fino alla scoperta del vaccino, presenta non poche criticità.
Sulla carta la ripresa delle attività è prevista per lunedì 15 giugno; ma le misure di contingentamento, che di fatto diminuiscono drasticamente i posti a sedere, e altre norme contenute nel Decreto -dalla sanificazione quotidiana di tutti gli ambienti alla predisposizione di apposita segnaletica per il distanziamento fisico di almeno un metro tra le persone, senza dimenticare gli investimenti per un’adeguata areazione degli spazi e per la protezione del personale- rendono la riapertura poco sostenibile economicamente per molte realtà, soprattutto per le più piccole.

Musei versus teatri: la «Fase 2 della cultura» in una ricerca della Bocconi
A evidenziare la situazione è stato di recente l’SDA Bocconi Arts and Culture Knowledge Centre con una ricerca coordinata da Andrea Rurale, che ha messo a confronto musei e teatri. I primi, durante la quarantena, hanno fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nel 48,7% dei casi, gli altri per il 76,5% del campione preso in esame formato da fondazioni liriche sinfoniche, teatri di tradizione e associazioni indipendenti.
Le percentuali, molto diverse, parlano anche di una differente ripresa. «I musei avranno più facilità a riaprire -racconta Andrea Rurale, presidente anche del Fai Lombardia e del Conservatorio di Cremona-. Il distanziamento sociale è impensabile in una sala teatrale sia tra il pubblico, dove metà della platea risulterebbe vuota, sia sul palcoscenico dove si potrebbero mettere in scena solo monologhi. Inoltre nei musei le opere sono già presenti ed esposte e ci si può organizzare per limitare gli accessi e predisporre nelle sale percorsi obbligatori. I teatri, invece, devono interagire con manager e artisti oltre che con il pubblico». A supporto di questa considerazione, la ricerca presenta un dato che parla da solo: il 73,5% dei teatri ha risolto, o pensa di risolvere, contratti per causa di forza maggiore; i musei solo nel 17,9 dei casi.

Gli italiani e la cultura durante la quarantena: #iorestoacasa, ma vado a teatro in streaming
Anche il rapporto con il web è stato differente: i musei hanno creato un vero e proprio storytelling con curiosità sulle loro collezioni, lezioni di storia dell’arte e visite virtuali; i teatri hanno, nella maggior parte dei casi, pescato dai loro archivi per creare contenuti offrendo, a titolo gratuito, spettacoli delle passate stagioni. Basti pensare all’esperienza del Carlo Felice di Genova, che ogni sera sulla sua web tv ha proposto concerti e balletti, o al San Carlo di Napoli, alla Fenice di Venezia, al Piccolo di Milano e al teatro dell’Opera di Roma, che hanno aperto virtualmente, e sempre gratuitamente, i loro sipari sui social.
Molte sono, poi, le piccole compagnie che hanno usato il web per mantenere un contatto, una relazione, un filo con il pubblico offrendo intrattenimento e lettere performative a titolo gratuito, proposte in molti casi da dimenticare per il collegamento incerto o per la pochezza dei contenuti.
L’offerta gratuita di spettacoli sul web «ha sottolineato ulteriormente la precarietà di un modello di business che dipende troppo dagli introiti dei biglietti e dalle sponsorizzazioni, che - ricorda Andrea Rurale- in questa fase sono state quasi interamente riversate sul fronte sanitario». Tanto è vero che molti teatri italiani hanno chiesto al loro pubblico di rinunciare a voucher e rimborsi degli abbonamenti e dei biglietti per gli spettacoli non andati in scena, manifestando così concretamente la propria solidarietà nei confronti di un settore che più di altri sta subendo la crisi.
Lo streaming, ma a pagamento, con la creazione di una sorta di Netflix della cultura, è stata la prima proposta del ministro Dario Franceschini per una ripresa del settore. Ma l’idea non è piaciuta agli addetti ai lavori perché il teatro, quello vero, è un linguaggio di prossimità e di contatto che vive del rapporto e dell’affiatamento tra gli attori, tra i musicisti, tra chi sta sul palco e il pubblico, tra chi recita e lo spazio circostante: elementi, questi, che rendono lo stesso spettacolo differente e unico ogni sera.

15 giugno: le regole per la riapertura dei teatri
E così il 15 giugno, dopo quattro mesi di silenzio, il mondo del teatro riparte, o almeno prova a ripartire. Il sì alla nuova fase è legato a una serie di misure da rispettare «imprescindibilmente», tutte contenute nell’allegato numero 9 del Dpcm datato 17 maggio 2020: capienza di massimo mille posti all'aperto e duecento al chiuso, misurazione della temperatura corporea all'ingresso, posti a sedere preassegnati, utilizzo obbligatorio della mascherina per gli spettatori, distanziamento sociale per attori e pubblico, periodica igienizzazione degli spazi anche con gel sanificanti a disposizione degli utenti, adeguata aerazione naturale della sala e ricambio d'aria costante, limitazione dell'uso del contante, comunicazione, anche tramite video, delle misure di sicurezza da seguire all’interno del teatro.

Milano, Novara, Bologna: teatri ai nastri di partenza
Ci vuole una buona dose di coraggio a riaprire il sipario in queste condizioni e quel coraggio non manca a Emilio Russo, reduce da una lunga battaglia per la sopravvivenza della sua sala che rischiava di essere trasformata in un parcheggio.
«Ci sarà tempo per le lotte, per gli aggiustamenti, per il buon senso. Ora no! Ora è il tempo di esserci anche con 100, 10, 1 spettatore, non importa, davvero non importa», dice il direttore artistico del teatro Menotti di Milano. Da qui la decisione di riaprire subito: lunedì 15 giugno, un minuto dopo la mezzanotte, Andrea Mirò, Enrico Ballardini e Musica da ripostiglio saliranno in scena, nel rispetto delle norme sanitarie, con «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo.
Lo spettacolo, in replica alle 20.30 del 15 e del 16 giugno, «affronta -raccontano dal Menotti di Milano- i temi universali del disagio sociale e generazionale, puntando l’attenzione sull’essere schizoide dell’uomo contemporaneo. Da una parte pronto agli slanci ideali, dall’altra tenuto a terra dal proprio egoismo e dai finti bisogni materiali. Temi e contenuti quanto mai attuali in questo tempo post Covid».
Riparte subito anche il teatro Faraggiana di Novara, che in questi mesi di quarantena ha abbracciato virtualmente il suo pubblico con i «Vespri danteschi», una lettura della «Divina Commedia» a cura di Lucilla Giagnoni, e «I racconti da casa»; mentre l’altro teatro della città piemontese, il Coccia, sperimenta le potenzialità dell’on-demand a pagamento sulla nuovissima piattaforma digitale OnTheatre, con «Alienati – Opera Smart Working», storia di un gruppo di persone alle quali è richiesto di rimanere chiusi in casa a causa di un’invasione aliena.
«Magnificat nostop» è la proposta che il teatro Faraggiana fa al suo pubblico per la ripartenza: sette ore di performance, fino alle undici di sera, e tre repliche consecutive -alle 16, alle 19 e alle 21.30- per festeggiare una data simbolo, carica di speranze, come quella del 15 giugno e nello stesso tempo per ringraziare il personale medico e infermieristico, al quale sarà offerto il biglietto omaggio fino al raggiungimento dei centonovanta posti disponibili in sala per ogni replica.
Sul palco ci sarà ancora una volta Lucilla Giagnoni, che farà da guida in un avvincente viaggio attraverso la storia e gli archetipi del pensiero umano –dalla BibbiaSan Francesco, dai miti classici a Dante– alla riscoperta del principio femminile come armonia e forza rigeneratrice del mondo. Lo spettacolo -che prende a prestito le parole di testi come «La bella addormentata» di Charles Perrault, la «Clitemnestra» di Eschilo, il «Cantico delle creature» e, ovviamente, il «Magnificat»- assume la forza di una preghiera, che è insieme una poesia e una speranza verso il futuro.
Un segnale di speranza arriva anche dal teatro Lo Spazio di Roma, dove Attilio Fontana e Emiliano Reggente presenteranno il loro nuovo spettacolo «Fase Show», una maratona di teatro musicale, che proporrà brani di repertorio dei due artisti, gag, canzoni e «interazioni a norma con il pubblico». Per tre giorni e in fasce orarie divise, il duo andrà in scena per nove repliche della durata di un’ora, alle 18, alle 20 e alle 21, intervallate dalla sanificazione degli ambienti nel rispetto delle misure di sicurezza, con dovuto distanziamento sociale e per un massimo di trentacinque spettatori per replica. Il risultato -assicurano gli attori- sarà «un'occasione per cercare insieme a chi vorrà esserci, gli anticorpi per il virus gemello del Covid, ovvero la distanza umana ed empatica di cui stiamo per rimanere ostaggi, per far sì che il pubblico vada via con un sorriso e un'emozione».
Sorrisi ed emozioni non mancheranno anche a Bologna, al Duse, un teatro privato con una funzione pubblica da sempre, dove il 15 giugno, alle 21, salirà sul palco Gianni Morandi con un concerto-live gratuito, riservato a un numero contingentato di spettatori -duecento contro i novecentonovantanove che di solito trovano posto nella sala di via Cartoleria e gli oltre cinquemila che hanno chiesto di presenziarvi-, ma aperto a tutta la città grazie alla diretta radiofonica e televisiva di Radio Bruno (canali 256 e 71 del digitale terrestre).

Venezia, Treviso, Padova e Ancona: il teatro e la musica vanno in piazza 
Riparte dalla musica anche il Teatro stabile del Veneto, che il 15 giugno sposta la sua attività all’aperto, in piazza, proponendo tre eventi live gratuiti (che verranno trasmessi anche in diretta streaming): «Teatro e musica» con Fabio Sartor e il primo violoncello dell’Orchestra di Padova e del Veneto nel cortile di Palazzo Moroni a Padova (ore 18.30), «La musica non si ferma» con Red Canzian (musicista dei Pooh) in piazza dei Signori a Treviso (ore 19.00) e «Sotto la maschera» dei comici Carlo & Giorgio, che per l’occasione saranno introdotti dalle voci della Big Vocal Orchestra e dei Vocal Skyline, in Campo San Polo a Venezia (ore 18.30).
Si sposta in piazza anche il teatro delle Muse di Ancona, che riparte con una performance che rappresenta perfettamente l’attuale condizione del mondo del teatro in cui artisti e pubblico devono rigorosamente mantenersi separati. Si tratta dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, nato da un’idea di Velia Papa.
Per mettere in scena il senso di spaesamento e solitudine causato negli individui dal lockdown, due attori reciteranno in altrettanti cubi di vetro dove, accennando passi di danza, declameranno alla rinfusa brandelli di testi e brani di canzoni per non perdere la memoria del loro antico mestiere.
È, dunque, ricco il cartellone del primo giorno dei teatri italiani e forse aveva ragione William Shakespeare, quando diceva che «siamo fatti della sostanza dei sogni». Quel sogno, oggi, è di ripartire. Ci sarà tempo per rispondere ai tanti quesiti che rimangono aperti in questa «Fase 2 della cultura». Fino al vaccino sarà possibile mettere in scena solo monologhi o mini-produzioni di breve durata, concerti da camera e assoli di danza? Il contingentamento del pubblico, con un massimo di duecento spettatori, farà lievitare il prezzo dei biglietti? L’offerta on-demand -di fatto più sicura per la salute, anche se meno affascinante- toglierà spettatori ai teatri?
Fra tutti questi dubbi, c’è solo una certezza e la racconta bene Emilio Russo, il direttore del Menotti di Milano: «chi fa questo lavoro sa benissimo che è destinato all’eternità finché ci sarà qualcuno che abbia voglia di raccontare una storia e qualcun altro che abbia voglia di ascoltarla».

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Rendering per la disposizione del pubblico in occasione dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», su testo e per la regia di Marco Baliani, in programma al teatro delle Muse di Ancona; [fig. 2 e fig 3] Gianni Morandi all'interno del teatro Duse di Bologna; [fig. 4] Locandina dello spettacolo «Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano;   [fig. 5] Andrea Mirò, tra i protagonisti dello spettacolo Far finta di essere sani» di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, nell’adattamento e per la regia di Emilio Russo, in scena al teatro Menotti di Milano; [fig. 6 e fig. 7] Attilio Fontana e Emiliano Reggente, in scena al teatro Lo Spazio di Roma; [fig. 8] Marco Baliani, regista dello spettacolo «L’attore nella casa di cristallo», in scena ad Ancona;  [fig. 9] Emilio Russo, direttore del teatro Menotti di Milano 

Per saperne di più
Teatro Menotti di Milano
Teatro Faraggiana di Novara
Teatro Lo Spazio di Roma
Teatro Duse di Bologna
Teatro stabile del Veneto
Marche Teatro 

giovedì 11 giugno 2020

«Action reaction», un progetto di public art per la Fase 3 di Milano

Peripezie acrobatiche, contrazioni, sbilanciamenti, torsioni, flessioni, cadute e rialzi. Corpi in tensione muscolare, aggrovigliati e contorti, impegnati in azioni che ricordano la miglior stagione della Performing Art. Sono questi i soggetti di «Action Reaction. Billboard Project», speciale progetto di arte pubblica ideato da Alessio Bolzoni (Crema, 1979) per la città di Milano. Il fotografo lombardo, da tempo residente a Londra, ha passato la quarantena all’ombra della Madonnina e, una volta uscito di casa, passeggiando per le strade restituite alla libera circolazione, ha avvertito l’esigenza di una corrispondenza con le persone, proprio nel momento delicato della ripartenza.
Sono nati così ventisei cartelloni pubblicitari di grande formato che, dall’11 al 21 giugno, saranno collocati nei luoghi più rappresentativi del tessuto cittadino, in sedici punti espositivi -da viale Forlanini a corso Lodi, da piazzale Aquileia a via Carlo Farini-, che vanno a strutturare un percorso diffuso e circolare fruibile al pubblico attraverso una mappa dedicata grazie alla quale sarà possibile intercettare le opere lungo il proprio cammino.
Quelle di Alessio Bolzoni sono immagini minimal e di grande pulizia formale, realizzate nell’asetticità di uno studio fotografico, in cui compaiono corpi che, contorcendo i propri arti in un alternarsi di forze opposte e contrarie, creano -raccontano gli organizzatori- «l’idea di un corpo immaginario che si fonde con il corpo della città e che ne afferra e ne mastica il sentimento reattivo», la voglia di azione che caratterizza questa fase di rinascita e di ripartenza dopo l’emergenza sanitaria per il Covid-19. «Per un processo empatico, quasi una magia, - scrive Teresa Macrì, la curatrice del progetto espositivo, nel suo tempo critico- la stampa fotografica vuole fondersi con la pelle della città, prolungarsi in essa e coglierne il soffio».
I corpi sui cartelloni pubblicitari, con le loro posizioni impossibili, sembrano sperimentare la nostra voglia di dimenticare questi ultimi mesi chiusi in casa. Sembrano volersi liberare «di una forza accumulata e trattenuta, per scrollarsi dallo stato di quiete e sottrarsi all’inazione – racconta ancora Teresa Macrì-. Nonostante essi non si configurino come inattivi, tantomeno assoggettati all’abbandono o al senso di caduta e di perdita ma si manifestano come corpi sensibilmente elettrici, inquieti e ansiosi. Nella loro seduzione estetica e nel loro flusso narrativo, esplicano una spinta al contrattacco e al loro farsi atto di resistenza».
Alessio Bolzoni continua così la sua ricerca sul corpo, avviata nel 2010. Dopo la riflessione sul corpo vegetale, documentata dalla serie «Abuse» del 2016, che sviluppava il concetto di uso e abuso attraverso la lente di una natura in lento consumo, costituita dai fiori della propria abitazione, il fotografo ha prodotto, nel 2018, un nuovo progetto incentrato sul corpo, «Abuse: the Uncanny», che raccoglie un’ampia selezione di scatti dedicati a una vitalità sospesa, ritratta attraverso le torsioni di individui su sfondi neutri.
«Action Reaction» nasce all’interno di questa nuovo ambito di ricerca, che Alessio Bolzoni ha voluto presentare in una dimensione pubblica, per le strade della città, vista la complessa situazione emergenziale globale di questi ultimi mesi.
Nel frattempo Milano ha iniziato a riaprire, con ingressi contingentati, i suoi luoghi della cultura, a partire dai musei civici. I primi ad accogliere i visitatori sono stati, dal 26 maggio, il Museo del Risorgimento, la Gam- Galleria d’arte moderna, il Museo di storia naturale e l’Acquario civico. Nei giorni subito successivi, dal 27 al 31 maggio, sono tornati di nuovo accessibili al pubblico anche la Casa museo Boschi di Stefano, lo Studio museo Francesco Messina, il Mudec – Museo delle culture e il Museo archeologico. Il 28 maggio è stata la volta di Palazzo Reale, che ha riaperto con nuovi orari (il giovedì dalle 11.00 alle 22.30, venerdì sabato e domenica dalle 11.0c0 alle 19.30), permettendo di ritornare a vedere le mostre chiuse a causa del lockdown: «Viaggio oltre le tenebre. Tutankhamon RealExperience», «Georges de La Tour: l’Europa della luce» e «Roberto Cotroneo. Nel teatro dell’arte». La Triennale e Fondazione Prada sono, invece, di nuovo accessibili l'una da giovedì 4, l'altra da venerdì 5 giugno. Mentre per la Pinacoteca di Brera e il Cenacolo, con «L’ultima cena» di Leonardo da Vinci, si è dovuto attendere il 9 giugno, una data simbolica per la Milano della cultura: settant’anni fa, nello stesso giorno, la Pinacoteca veniva riaperta dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Da questa settimana il pubblico è potuto così ritornare ad ammirare alcuni capolavori simbolo del patrimonio culturale italiano come il «Cristo morto» di Mantegna, la «Pietà» di Giovanni Bellini, la «Pala Montefeltro» di Piero della Francesca, «Lo sposalizio della Vergine» di Raffaello, la «Cena in Emmaus» di Caravaggio e il «Bacio» di Francesco Hayez. Un’occasione da non perdere, questa, soprattutto perché, per tutta l’estate, l’accesso sarà gratuito per tutti, previa prenotazione obbligatoria. Tante, dunque, le occasioni che la città offre ai suoi abitanti per ritornare ad approcciarsi alla cultura e all'arte, a partire dalla proposta fotografica di Alessio Bolzoni, tutta da scoprire cartina alla mano e scarpe comode ai piedi.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Alessio Bolzoni, Matthew, 2018; [fig. 2] Alessio Bolzoni, Dan, 2018; [fig. 3] Piantina del progetto «Action reaction»; [fig. 4] Pinacoteca di Brera 


mercoledì 10 giugno 2020

«Scena natura», quando il teatro ha per palcoscenico un fienile e i colli bolognesi

Sui colli di Bologna c’è un luogo che si prepara ad aprire il sipario. È Fienile Fluò, ristorante e agriturismo con bed and breakfast, immerso tra alberi secolari, campi coltivati e vigneti, a pochi passi dal centro della città. Qui, ormai da qualche anno, dal 2008 per la precisione, l'associazione culturale Crexida/Anima Fluò, nata nel 2003 da un'idea dall’attrice e regista Angelica Zanardi, organizza «Scena madre», inusuale «dialogo tra le arti e il verde».
A partire dal 1° luglio spettacoli teatrali, concerti, performance di danza, mostre e passeggiate-racconto animeranno gli ambienti aperti della struttura sui colli di Paderno: dall’anfiteatro naturale tra i calanchi ai sentieri panoramici sulle colline, dai vigneti ai giardini.
Il tutto avverrà nel rispetto della distanza sociale e delle norme di sicurezza richieste dal Governo al mondo del teatro per contrastare l’epidemia da Coronavirus; per questo motivo rimarrà chiusa la piccola e suggestiva sala teatrale interna, di circa cento metri quadrati, e con un bella gradinata con cuscini, che normalmente ospita un pubblico di circa sessanta persone.
«Cambieranno i modi, non cambierà la qualità e l’unicità dell'esperienza», assicurano da Fienile Fluò, da sempre attento anche allo scambio culturale grazie a residenze d’artista.
Da Bologna arriva, dunque, un'idea per continuare a fare teatro, almeno questa estate, nel rispetto di tutti i vincoli imposti dal decreto del 17 maggio per la ripresa degli spettacoli dal vivo: capienza di massimo mille posti all'aperto e duecento al chiuso, misurazione della temperatura corporea all'ingresso, posti a sedere preassegnati, utilizzo obbligatorio della mascherina per gli spettatori, distanziamento sociale per attori e pubblico, periodica igienizzazione degli spazi anche con gel sanificanti a disposizione degli utenti, adeguata aerazione naturale della sala e ricambio d'aria costante, limitazione dell'uso del contante.
Oggi più che mai, dunque, tornare alla natura, portare l’opera fuori dai chiusi luoghi convenzionali e trasformare l'ambiente in un palcoscenico, può essere un'opportunità per affrontare la sfida sanitaria.
Angelica Zanardi spiega che a ispirare la ricerca artistica della sua compagnia è stata una frase di Carlo Rovelli: «siamo fatti degli stessi atomi e degli stessi segnali di luce che si scambiano i pini delle montagne e le stelle nelle galassie». «Scena madre» diventa così – per stessa ammissione della sua ideatrice- «una nuova prospettiva sull’ambiente che ci ospita, un palcoscenico in cui la natura è ispiratrice e l’arte diventa forma del nostro sguardo e del nostro passaggio».
La scrittura creativa e la messa in scena di testi originali, orientati a tematiche contemporanee, sono parte integrante del progetto, sempre più orientato a produzioni teatrali site specific, ovvero a drammaturgie pensate ad hoc, in cui audio, video e scenografia sono studiati nel rispetto dell’ambiente naturale. Lo spettatore viene così «accompagnato -racconta ancora Angelica Zanardi- in un viaggio sensoriale che lo coinvolge in maniera partecipativa, rendendolo parte di un’opera che mescola la realtà dello scenario alla creazione simulata oggetto dell’arte teatrale».
Ad aprire il cartellone sarà «Strade sui sassi» (1° luglio, ore 21.30), performance di teatro-danza itinerante a seguito della residenza artistica a Fienile Fluò del collettivo PaZo Teatro. Sarà, quindi, la volta di «Io sono natura» (8, 15, 22, 29 luglio - 5, 12 agosto h. 21.30), monologo/performance, scritto da Allegra De Mandato, che partendo dalle rivelazioni della fisica quantistica, risveglia interrogativi e riflessioni, grazie alla forza e alla libertà del teatro, all'uso immaginifico del video, e alla potenza della musica.
Saranno, poi, di scena tre coreografi di fama internazionale come Michal Mualem, storica interprete di Sasha Waltz, Giannalberto de Filippis e Ted Stoffer a dirigere gli artisti del progetto formativo Co-Lab2020 (2 agosto, ore 19.30).
Torna, poi, per la sua settima edizione «Running Up That Hill. Esperimenti coreografici in collina» (5-6 settembre, alle ore 18), un progetto di residenze e performance di danza contemporanea per gli spazi verdi di Fienile Fluò, proposto in collaborazione con il Festival danza urbana. In programma un’ora di spettacolo con performance inedite, create site specific, a cura di grandi coreografi come Fabrizio Favale e la sua compagnia Le supplici, Nuvola Vandini, Gioia Morisco, Mualem/de Filippis Dance Projects.
Importante novità di quest’anno nell’ambito danza contemporanea saranno, infine, i Laboratori site-specific nella natura (6-10 settembre), dedicati ai partecipanti alle residenze artistiche, a cura di Mualem/de Filippis Dance Projects. Un programma, dunque, ricco quello di questa edizione di «Scena natura»: un'occasione unica per immergersi nella bellezza del teatro all'interno di uno scenario naturale di grande fascino come l'anfiteatro naturale sui colli, noto per il ritrovamento della pietra fosforica bolognese, avvenuto nel 1602 grazie alle ricerche di Vincenzo Casciarolo, calzolaio bolognese che si dilettava di alchimia.

Per saperne di più 
www.fienilefluo.it