ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 16 febbraio 2021

«Progetto Pop-App»: Torino celebra il libro animato con un centro studi, un museo, quattro mostre, un convegno e una rivista

Un centro studi, un convegno internazionale, una rivista on-line, un nuovo spazio espositivo e quattro mostre temporanee da visitare in modalità digitale: è ricco il programma dell’edizione 2021 del progetto «Pop-App», lanciato nel 2019 dalla Fondazione Tancredi di Barolo e dall’università «La Sapienza» di Roma non solo per evidenziare le potenzialità artistiche, creative ed educative dei libri animati, ma anche per sottolinearne i legami con le tecnologie e le applicazioni digitali, sempre più presenti nel nostro quotidiano. 
Dopo la sospensione dello scorso febbraio, a causa della pandemia, il progetto riprende il suo cammino e trova anche una sede permanente nella città di Torino, all’interno della Fondazione Tancredi di Barolo, che conserva al suo interno il Musli – Museo della scuola e del libro d’infanzia, la più importante collezione di libri animati a disposizione del pubblico presente in Italia, con oltre mille esemplari tra Otto e Novecento.
Il nuovo centro studi, che vedrà alla direzione Gianfranco Crupi e Pompeo Vagliani, verrà presentato nell’ambito del convegno «Pop-App. International conference on description, conservation and use of movable books» in programma dal 16 al 19 febbraio (tutti i giorni, dalle 15.30 alle 18.30) in modalità on-line dal Salone d’onore di Palazzo Barolo. L’evento - riservato a cinquecento partecipanti registrati sulla piattaforma Zoom (il link di riferimento è https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg), ma aperto a tutti tramite il canale YouTube (dove rimarranno visibili le registrazioni degli interventi in programma) - vedrà la presenza di trenta relatori italiani e stranieri, fra cui le statunitensi Suzanne Karr Schmidt, della Newberry Library di Chicago, e Jacqueline Reid-Walsh, della Pennsylvania State University, considerate tra le massime esperte mondiali per quanto riguarda rispettivamente il libro animato antico e quello moderno.
«È la prima conferenza internazionale di questo genere realizzata in Europa – assicurano Pompeo Vagliani e Gianfranco Crupi –; si parlerà di antico e moderno del libro animato e dell’apertura verso le nuove frontiere dell’interattività multimediale e del pop-up design contemporaneo, grazie anche all’apporto di Massimo Missiroli. Vi saranno focus su descrizione, catalogazione, restauro e valorizzazione di questi beni. Vogliamo coinvolgere non solo studiosi, ma anche studenti e appassionati di libri e libri animati».
Il nuovo centro studi permanente nasce a Torino per coordinare a livello nazionale e internazionale le ricerche scientifiche, le attività di conservazione e valorizzazione del libro animato e avrà come oggetto sia i volumi di interesse storico che la multimedialità e il libro d’artista. Nello specifico l’istituzione vuole, inoltre, contribuire a definire gli standard di catalogazione e le modalità di conservazione e restauro, favorendo la fruibilità anche on-line del patrimonio di libri animati, sviluppando una rete di collegamento e di confronto con i fondi conservati nelle istituzioni pubbliche, private, collezionisti ed esperti, coinvolgendo il mondo della scuola, favorendo l’utilizzo del libro animato come mezzo per lo sviluppo della creatività.
«In occasione del convegno internazionale – sottolinea Pompeo Vagliani – il Musli presenterà un allestimento inedito, con l’inaugurazione di una nuova sala espositiva messa a disposizione dall’Opera Barolo e realizzata anche con il contributo degli eredi di Emilio Clara, grande bibliofilo torinese. Verranno esposte nuove acquisizioni relative a preziosi libri animati antichi e a materiali del pre-cinema, fruibili anche attraverso postazioni e applicativi multimediali realizzati ad hoc».
Dal 18 febbraio il Pop-App Musli sarà visibile in presenza così come le quattro mostre ideato in occasione di questo importante appuntamento inaugurale, durante il quale verrà presentata anche la rivista on-line «Journal of Interactive Books», diretta da Gianfranco Crupi, con cui il centro studi piemontese racconterà ai lettori, a partire dal prossimo autunno, i libri animati. In febbraio il museo sarà aperto: giovedì 18 e venerdì 19 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30, e da lunedì 22 a giovedì 25 febbraio, dalle 15.00 alle 17.30. In base alla situazione epidemiologica verranno, in seguito, indicate nuove date di apertura. 
Le mostre in cartellone, visitabili virtualmente a partire dal 17 febbraio, si aprono con la rassegna «Made in China. New trends in new environment», a cura degli studiosi Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, che si sono avvalsi per l'occasione della collaborazione di Guan Zhongping della Chongqing University of Education. Diciannove libri pop up contemporanei, destinati all’infanzia, pubblicati in Cina e visibili per la prima volta in Italia, consentono di avvicinarsi al mondo, in parte sconosciuto, degli artisti, paper-engineer ed editori cinesi. Questi volumi, molto avanzati dal punto di vista cartotecnico, trattano tematiche specifiche quali la natura, il fantasy e i festeggiamenti per ricorrenze tipiche come il Capodanno. Il 2020, anno del Topo, ha visto, per esempio, la pubblicazione del primo pop up cinese raffigurante Topolino, prodotto dalla Disney.
La mostra «Italian Style. 10 opere di 10 artisti del libro animato italiano contemporaneo», a cura di Massimo Missiroli e Pompeo Vagliani, presenta, invece, una selezione di lavori editi e inediti di autori che hanno in comune l’utilizzo creativo di soluzioni cartotecniche originali, esempio significativo dello stato dell’arte del libro animato in Italia.
Mentre «Pop up for creativity» è un’esposizione di dieci libri animati realizzati dagli studenti del liceo artistico Passoni di Torino. Infine, la mostra «Tante teste tanti cervelli. Lanterna magica delle facce umane», realizzata in collaborazione con il Museo nazionale del cinema, allinea circa settanta libri animati, illustrati, abbecedari e giochi dell’Ottocento e del primo Novecento provenienti dall’archivio e dalla biblioteca della Fondazione Tancredi di Barolo. L’esposizione, per la curatela di Pompeo Vagliani, esplora i rapporti tra libri animati e pre-cinema, con un focus specifico sul tema delle metamorfosi del volto. 
Un programma, dunque, ricco e completo quello del «Progetto Pop-App», che permette al pubblico di ammirare la magia del libro animato, piccolo gioiello d’arte tutto da sfogliare. 

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Coverdi «Progetto Pop-App»; [fig. 2] Esempi delle opere esposte nella mostra «Made in China. New trends in new environment»; [fig. 3] Sebastianus Theodoricus, Nouae quaestiones sphaerae, hoc est, de circulis coelestibus & primo mobili, in gratiam studiosae iuuentutis scriptae, VVitebergae, 1578; [fig. 4] The History and Adventure of Little Henry, exemplified in a series of figures, 4a ed., London, S. & J. Fuller, 1810 ; [fig. 5] Allestimento della sala del MUSLI con diorami teatrali e libri teatro. Roberto Cortese © ASCT 2020 ; [fig. 6] Globo meccanico di carta da costruire, produzione tedesca di inizio Ottocento

Informazioni utili
Per assistere al convegno di «Progetto Pop-App» è necessario registrarsi (gratuitamente), utilizzando il seguente link: https://zoom.us/webinar/register/WN_k_XYLLrnQ7KkisGHsdpseg. A registrazione avvenuta, gli iscritti riceveranno il link zoom per accedere alle quattro sessioni del convegno come attendees, che permetterà loro di interagire tramite chat durante le fasi di dibattito. Per tutti i partecipanti sarà disponibile in formato pdf, prima del convegno, l’insieme degli abstract e dei curricula dei relatori. Le mostre saranno visitabili virtualmente, a partire dal 17 febbraio sul sito www.pop-app.org. Altre informazioni su: www.fondazionetancredidibarolo.com

lunedì 15 febbraio 2021

«In compagnia del lupo»: Sky Arte racconta «il cuore nero delle fiabe» anche con illustrazioni animate

«Le conosciamo bene, le fiabe. Ce le hanno raccontate così tante volte, sempre le stesse, da bambini, per farci addormentare, che non hanno più segreti. Conosciamo i meccanismi, i colpi di scena, i personaggi, la morale, sappiamo perfettamente chi è il buono e chi il cattivo: il lupo, naturalmente. Ma è davvero così? O forse c’è qualcosa, sotto, dietro, addirittura prima, che non ci hanno mai detto? Qualcosa di diverso, di strano, o anche di oscuro, più bello o più inquietante, che non conosciamo? Insomma: siamo davvero sicuri che il cattivo sia proprio il lupo?» Sono queste le parole scelte da Sky Arte per presentare il suo nuovo progetto televisivo: «In compagnia del lupo. Il cuore nero delle fiabe», ciclo di otto puntate che vede la conduzione di Carlo Lucarelli e la regia di Antonio Monti.
Da lunedì 15 febbraio, alle ore 21.15, il pubblico andrà alla scoperta di che cosa si svela dietro ai più classici «c'era una volta», alle storie che hanno accompagnato la nostra infanzia, scoprendo – con l’accompagnamento di illustrazioni animate – i risvolti insoliti, avventurosi, talvolta terribili e spaventosi che si celano al loro interno, nella vita dei loro autori, nei fatti di cronaca che le hanno ispirate, nei costumi delle epoche in cui sono nate.
«Da scrittore di noir– racconta il conduttore emiliano, autore di personaggi da romanzo come l’ispettrice Grazia Negro e il commissario De Luca – ho sempre ammirato il lato horror delle fiabe; una concezione un po’ terroristica di una certa pedagogia le riempiva di mostri e fattacci di sangue che hanno sempre fatto fare un salto sulla sedia a tutti i bambini. Dentro però, c’è molto di più. Oltre a personaggi bellissimi e una tecnica narrativa sempre efficace, nelle fiabe c’è la capacità di raccontare il contesto storico in cui sono nate, con le sue problematiche e le sue contraddizioni, attuali adesso come allora. Uno specchio dei tempi e del cuore umano». 
Basti pensare che dietro la storia di «Cappuccetto rosso» - al centro della prima puntata, che avrà come ospite la sociologa Rosa Tiziana Bruno - si nasconde l’ossessione seicentesca per la licantropia. Mentre in «Peter Pan» -di cui si parlerà lunedì 15 marzo, con la scrittrice Simona Vinci - si ritrova il fenomeno delle frequenti morti premature dei bambini nell’Ottocento e il protagonista è un malinconico angelo della morte.
Nella prima puntata, quella del 15 febbraio, a a partire dalle ore 21.45, si andrà anche alla scoperta, in compagnia dell’aviatore e scrittore Alessandro Soldati, di un altro classico amato da grandi e bambini: «Il piccolo principe» di Antoine de Saint-Exupéry. La puntata offrirà l’occasione anche per parlare della misteriosa scomparsa dell’autore del libro, probabilmente morto in un incidente aereo.
Si andrà, quindi, alla scoperta, nella serata del 22 febbraio, con lo psichiatra e scrittore Massimo Picozzi, di un personaggio che è diventato un vero e proprio archetipo: «Barbablù», l’uomo che nella fiaba uccide una dopo l’altra le mogli disobbedienti, figura che si ispira alla vita di Gilles de Rais, il serial killer vissuto in Francia nel 1400, raccontato in tante ballate bretoni.
Il 1° marzo è, quindi, in calendario una puntata dal titolo «La Bella E Pedro La Bestia» , che vedrà la presenza dell’antropologo Duccio Canestrini. Durante l’appuntamento si parlerà della storia di un bimbo dal corpo pieno di peli e dall’intelligenza vivace, donato a Enrico II e fatto sposare, all’età di trentasei anni, con la bellissima figlia di una domestica di Caterina de’ Medici, che alla vista del giovane svenne.
La serie televisiva permetterà, poi, di scoprire che ci sono fiabe che nascondono personaggi molto più forti e valorosi di quanto li abbiamo sempre immaginati, come quelle dei fratelli Grimm, in cui le protagoniste sono bambine coraggiose che combattono per cambiare il loro destino. Se ne parlerà lunedì 8 marzo con la scrittrice Simona Vinci. Tra le protagoniste di questa puntata ci saranno anche Biancaneve, che a soli sette anni chiede al cacciatore di lasciarla viva e si avventura nel bosco, e Cenerentola, che si reca a un ballo al quale non è stata neppure invitata con l’intenzione di cambiare il proprio destino.
Infine, in alcuni casi, è la vita stessa degli autori che entra nelle fiabe, come per Hans Christian Andersen, il cui tormento, gli sbalzi di umore e il bisogno di approvazione lo portano a scrivere storie tristi con risvolti angoscianti, come «La piccola fiammiferaia» e «Il brutto anatroccolo». Se ne parlerà lunedì 22 marzo con Barbara Baraldi.
A chiudere la serie sarà, lunedì 29 marzo, una puntata su «Hansel e Gretel», con Duccio Canestrini, racconto dietro cui si nasconde la storia vera di Hans e Grete Metzler, non due bambini ma due fratelli adulti, pasticceri, che volevano appropriarsi della speciale ricetta del panpepato di Katharina Schraderin e che, per questo, l’avevano prima denunciata per stregoneria e poi uccisa, celando il cadavere nella bocca di un forno. Questa storia, come tante altre, ci fa pensare che mai avremmo immaginato da bambini che nelle fiabe, oltre al lupo, agli orchi e alle streghe, potesse esserci qualcosa di ancora più pauroso e inquietante. E invece c'era, anche se rimaneva nascosto: la realtà.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Carlo Lucarelli; [fig. 2] Illustrazione per la puntata su Cappuccetto rosso; [fig. 3] Illustrazione per la puntata su Peter Pan; [fig. 4] Illustrazione per la puntata sul Piccolo principe; [fig. 5] Illustrazione per la puntata sui fratelli Grimm

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venerdì 12 febbraio 2021

«Le plaisir de vivre», in scena al museo Davia Bargellini di Bologna la moda e l’arte del Settecento veneziano

«Fruscii di sete e filati preziosi, fogge e accessori dall’infinita gamma cromatica, sontuosi arredi dai bagliori dorati, inchini leggiadri tra dame agghindate e gentiluomini in spadino»: c’è questo e molto altro all’interno della mostra «Le plaisir de vivre - Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione musei civici di Venezia», che è stata appena inaugurata al Museo Davia Bargellini di Bologna.
Il progetto espositivo - curato da Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica e Chiara Squarcina- costituisce l'apice conclusivo delle celebrazioni per il centenario del museo bolognese, fondato il 30 maggio 1920 da Francesco Malaguzzi Valeri, all’epoca direttore della Pinacoteca di Bologna e Soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna.
Affascinato dalle grandi raccolte museali di arti applicate e industriali che si andavano moltiplicando in Europa sul modello del South Kensington Museum fondato a Londra nel 1852, lo studioso bolognese concepì, cent’anni fa, l’idea di istituire, all'interno di Palazzo Bargellini, un museo autonomo dedicato alle arti decorative, in cui fossero riunite, per scopi didattici e divulgativi, le più alte espressioni della locale tradizione artigianale di pregio.
Per l’allestimento il sovrintendente bolognese propose la strategia espositiva dell'«ambientazione», rievocando gli interni e gli arredi dei palazzi senatori con «oggetti, mobili, quadri legati alle abitudini di vita di cavalieri e dame affaccendati nei rituali della mondanità», ovvero tutte quelle suppellettili emblematiche del «magnifico barocco in cui Bologna trionfò su tutte le città per originalità e freschezza». Per facilitare la comprensione delle opere, Francesco Malaguzzi Valeri scelse, dunque, la rappresentazione quotidiana di «un mondo scomparso» che poteva così «rivivere vividamente nell’immaginazione» dei visitatori nei modi codificati del vivere, parlare, atteggiarsi, divertirsi.
In un’affascinante trama di intrecci e rispondenza, lo «sforzoso e fastoso» Settecento conservato nel museo bolognese, con il suo corredo di «ricchi mobili» e di «ori corruschi», incontra ora modelli di abbigliamento e accessori della moda sia femminile che maschile - abiti, calzature e copricapi d’epoca -, esemplari nel rappresentare lo spirito frivolo e spensierato dei veneziani nel XVIII secolo. Come ospiti attesi e perfettamente a loro agio, questi modelli di abbigliamento - provenienti dal Centro studi di storia del tessuto e del costume annesso al Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia - dialogano così con consoles, cornici, mobili, servizi da tavola in vetro di Murano, oltre al celebre Teatrino delle marionette, tutte testimonianze frutto dell’abilità di artigiani, ebanisti e vetrai operanti nelle botteghe veneziane del XVIII secolo.
Realizzati in tessuti impreziositi da ricami e merletti, i manufatti provenienti dal museo veneziano documentano la straordinaria perizia degli artigiani del tempo nella creazione della lussuosa eleganza per la quale il patriziato della Serenissima andava celebre, così come la solennità del potere ecclesiastico rappresentato da raffinati paramenti sacri prodotti nel territorio lagunare.
Non vi è dubbio che quello del costume costituisca un punto di vista privilegiato per comprendere molti aspetti della vita politica e culturale del periodo, quando, per effetto di una diffusione sempre più ampia dell’influsso della cultura francese e in un momento in cui si afferma la massima esposizione sociale dell’individuo, il gusto per la fastosità del Barocco si evolve in decoro raffinato non privo di leziosità.
L’immagine della vita quotidiana, osservata «dal naturale» e «al vero» nelle calli e negli interni dei palazzi nobiliari, viene ricreata, in mostra, da alcuni dipinti di Pietro Longhi e della sua scuola, tra cui la celebre tela «Lo svenimento» (1760 circa), di proprietà della Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia al Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, che testimonia l'importanza del gioco e la centralità della figura femminile nei riti dei salotti veneziani.
Il tono fra l’ironico e il gioviale, oltre alla presenza in queste «scene di costume», che raccontano le abitudini e i gusti delle famiglie patrizie veneziane, di persone di altri ceti sociali - servitori, domestici, ma anche il sarto, il parrucchiere, il maestro di ballo, di musica o di geografia – richiama alla mente le opere del coevo commediografo Carlo Goldoni, cantore della «piacevolezza del vivere» scandita da buone maniere, buon gusto e divertimento.
Il teatro è un irrinunciabile divertimento per la nobiltà del tempo, anche per quella bolognese, come prova la figura di Francesco Albergati Capacelli per cui lo scrittore veneziano scrisse le commedie brevi «La donna bizzarra», «L’apatista o l’indifferente», «Il cavaliere di spirito», «L’osteria della posta» e «L’avaro».
In questo completo racconto del Settecento trova così collocazione anche il Teatrino delle marionette, acquisito sul mercato antiquario nel 1922. La struttura, dotata di cinque cambi di scena, appare di indubbia matrice bolognese e bibienesca, come attesta lo stemma della famiglia forlivese degli Albicini presente sul prospetto. Di manifattura veneziana sono, invece, le settantaquattro marionette abbigliate con i costumi dell’epoca, coeve, anche se appartenenti a serie diverse. La molteplicità dei personaggi presenti – dame, servette, cavalieri – unitamente alle maschere della Commedia dell’arte – Arlecchino, Pulcinella, Balanzone – lascia chiaramente intendere quanto ampia potesse essere la varietà di spettacoli che poteva prendere vita sul piccolo palcoscenico. Nel suo complesso, la collezione si distingue per essere senza ombra di dubbio la più importante in Italia, insieme a quella di casa Grimani ai Servi a Venezia, ora conservata al Museo Casa di Carlo Goldoni.
Alla fama di Venezia è anche indissolubilmente legata l’arte fragile e luminosa della lavorazione del vetro; la mostra al museo Davia Bargellini diventa così anche l’occasione per presentare in anteprima al pubblico otto pregevoli manufatti, di varia tipologia e funzione, appartenenti alla collezione di vetri Cappagli-Serretti, recentemente donata al Comune di Bologna con la finalità di incrementare le collezioni cittadine. Realizzati da fornaci veneziane e muranesi, questi manufatti documentano in gran parte la diffusione nella prima metà del Settecento del cosiddetto cristallo «ad uso di Boemia», un tipo di vetro con notevoli percentuali di ossido di piombo in aggiunta all’ossido di potassio, lavorabile a caldo secondo la tradizione muranese, da cui si ottiene una maggiore brillantezza.
Grazie alla generosa collaborazione prestata da 8cento Aps, la mostra si prolunga on-line, sulla pagina Facebook dei Musei civici d’arte antica di Bologna, con una serie di quattordici video-clip in cui figuranti in costume danno vita a una suggestiva rievocazione del Settecento attraverso momenti di racconto, danza e lettura. Nelle sale del museo si animano così brevi scene di vita quotidiana con accessori d’epoca, accompagnate da spiegazioni di dipinti e curiosità sui numerosi passatempi settecenteschi. Ogni video è incentrato su un aspetto specifico: il gioco, la vestizione, il trucco, il ventaglio e il suo linguaggio, la musica e i momenti della giornata, oltre a note introduttive sulle ragioni della mostra e le particolarità del museo.
Passeggiando tra le sale del Davia Bargellini sembra così di rivivere quel mondo lontano caratterizzato dalla «piacevolezza del vivere», dalla nobile arte della conversazione frivola, da un’eleganza a tratti leziosa, dagli ultimi sfavillanti sforzi della grandeur veneziana, ridotta ormai a una gabbia dorata che, dietro i ventagli e le maschere del Carnevale, sapeva di volgere al tramonto, lasciando spazio alle suggestioni illuministiche.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ignoto bibienesco, Teatrino per marionette, 1770 circa. Boccascena: legno dipinto, cm 130 × 218. Fondale: tempera su tela, cm 82 × 172. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 34,5. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 25,1. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 2] Pietro Longhi (Pietro Falca) (Venezia, 1701-1785), Lo svenimento, circa 1760. Olio su tela, cm 54 x 65. Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari; [fig. 3] Manifattura veneziana, Sopravveste femminile (andrienne), 775-80 circa. Pékin (cannellato e gros de Tours), broccato. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 5] Manifattura veneta, Dama. Metà XVIII secolo. Legno, seta, paillettes, piombo, filo di ferro, passamaneria. Figura cm 35,5; testa cm 7; braccia cm 14; gambe cm 16. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 6] Manifattura veneziana, Copricapo, XVIII secolo. Gros de Tours, tela, metallo. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 7] Manifattura veneziana, Cassettone, Metà XVIII secolo. Legno intagliato e dorato, h. cm 86 x largh. cm 115 x prof. cm 57,5. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 8]  Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Veduta di allestimento della mostra. Bologna, Museo Davia Bargellini. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Informazioni utili 
Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Museo Davia Bargellini, Strada Maggiore 44 – Bologna. Orari (in vigore salvo ulteriori disposizioni governative): martedì, mercoledì, giovedì h 10-15; venerdì, ore 14-18; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita ore 10-18.30; chiuso il lunedì. Nota: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione, tramite il sito Mida Ticket (www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna), sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat). Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le ventiquattro ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket.  Ingresso gratuito Informazioni: tel. +39.051.236708, museiarteantica@comune.bologna.it. Informazioni su modalità di accesso e misure di sicurezza Covid-19: http://www.museibologna.it/arteantica/documenti/102119. Sito internet: www.museibologna.it/arteantica. Facebook: Musei Civici d'Arte Antica. Twitter: @MuseiCiviciBolo. Fino al 12 settembre 2021