ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

venerdì 12 febbraio 2021

«Le plaisir de vivre», in scena al museo Davia Bargellini di Bologna la moda e l’arte del Settecento veneziano

«Fruscii di sete e filati preziosi, fogge e accessori dall’infinita gamma cromatica, sontuosi arredi dai bagliori dorati, inchini leggiadri tra dame agghindate e gentiluomini in spadino»: c’è questo e molto altro all’interno della mostra «Le plaisir de vivre - Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione musei civici di Venezia», che è stata appena inaugurata al Museo Davia Bargellini di Bologna.
Il progetto espositivo - curato da Mark Gregory D’Apuzzo, Massimo Medica e Chiara Squarcina- costituisce l'apice conclusivo delle celebrazioni per il centenario del museo bolognese, fondato il 30 maggio 1920 da Francesco Malaguzzi Valeri, all’epoca direttore della Pinacoteca di Bologna e Soprintendente alle Gallerie di Bologna e della Romagna.
Affascinato dalle grandi raccolte museali di arti applicate e industriali che si andavano moltiplicando in Europa sul modello del South Kensington Museum fondato a Londra nel 1852, lo studioso bolognese concepì, cent’anni fa, l’idea di istituire, all'interno di Palazzo Bargellini, un museo autonomo dedicato alle arti decorative, in cui fossero riunite, per scopi didattici e divulgativi, le più alte espressioni della locale tradizione artigianale di pregio.
Per l’allestimento il sovrintendente bolognese propose la strategia espositiva dell'«ambientazione», rievocando gli interni e gli arredi dei palazzi senatori con «oggetti, mobili, quadri legati alle abitudini di vita di cavalieri e dame affaccendati nei rituali della mondanità», ovvero tutte quelle suppellettili emblematiche del «magnifico barocco in cui Bologna trionfò su tutte le città per originalità e freschezza». Per facilitare la comprensione delle opere, Francesco Malaguzzi Valeri scelse, dunque, la rappresentazione quotidiana di «un mondo scomparso» che poteva così «rivivere vividamente nell’immaginazione» dei visitatori nei modi codificati del vivere, parlare, atteggiarsi, divertirsi.
In un’affascinante trama di intrecci e rispondenza, lo «sforzoso e fastoso» Settecento conservato nel museo bolognese, con il suo corredo di «ricchi mobili» e di «ori corruschi», incontra ora modelli di abbigliamento e accessori della moda sia femminile che maschile - abiti, calzature e copricapi d’epoca -, esemplari nel rappresentare lo spirito frivolo e spensierato dei veneziani nel XVIII secolo. Come ospiti attesi e perfettamente a loro agio, questi modelli di abbigliamento - provenienti dal Centro studi di storia del tessuto e del costume annesso al Museo di Palazzo Mocenigo a Venezia - dialogano così con consoles, cornici, mobili, servizi da tavola in vetro di Murano, oltre al celebre Teatrino delle marionette, tutte testimonianze frutto dell’abilità di artigiani, ebanisti e vetrai operanti nelle botteghe veneziane del XVIII secolo.
Realizzati in tessuti impreziositi da ricami e merletti, i manufatti provenienti dal museo veneziano documentano la straordinaria perizia degli artigiani del tempo nella creazione della lussuosa eleganza per la quale il patriziato della Serenissima andava celebre, così come la solennità del potere ecclesiastico rappresentato da raffinati paramenti sacri prodotti nel territorio lagunare.
Non vi è dubbio che quello del costume costituisca un punto di vista privilegiato per comprendere molti aspetti della vita politica e culturale del periodo, quando, per effetto di una diffusione sempre più ampia dell’influsso della cultura francese e in un momento in cui si afferma la massima esposizione sociale dell’individuo, il gusto per la fastosità del Barocco si evolve in decoro raffinato non privo di leziosità.
L’immagine della vita quotidiana, osservata «dal naturale» e «al vero» nelle calli e negli interni dei palazzi nobiliari, viene ricreata, in mostra, da alcuni dipinti di Pietro Longhi e della sua scuola, tra cui la celebre tela «Lo svenimento» (1760 circa), di proprietà della Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia al Palazzo Leoni Montanari di Vicenza, che testimonia l'importanza del gioco e la centralità della figura femminile nei riti dei salotti veneziani.
Il tono fra l’ironico e il gioviale, oltre alla presenza in queste «scene di costume», che raccontano le abitudini e i gusti delle famiglie patrizie veneziane, di persone di altri ceti sociali - servitori, domestici, ma anche il sarto, il parrucchiere, il maestro di ballo, di musica o di geografia – richiama alla mente le opere del coevo commediografo Carlo Goldoni, cantore della «piacevolezza del vivere» scandita da buone maniere, buon gusto e divertimento.
Il teatro è un irrinunciabile divertimento per la nobiltà del tempo, anche per quella bolognese, come prova la figura di Francesco Albergati Capacelli per cui lo scrittore veneziano scrisse le commedie brevi «La donna bizzarra», «L’apatista o l’indifferente», «Il cavaliere di spirito», «L’osteria della posta» e «L’avaro».
In questo completo racconto del Settecento trova così collocazione anche il Teatrino delle marionette, acquisito sul mercato antiquario nel 1922. La struttura, dotata di cinque cambi di scena, appare di indubbia matrice bolognese e bibienesca, come attesta lo stemma della famiglia forlivese degli Albicini presente sul prospetto. Di manifattura veneziana sono, invece, le settantaquattro marionette abbigliate con i costumi dell’epoca, coeve, anche se appartenenti a serie diverse. La molteplicità dei personaggi presenti – dame, servette, cavalieri – unitamente alle maschere della Commedia dell’arte – Arlecchino, Pulcinella, Balanzone – lascia chiaramente intendere quanto ampia potesse essere la varietà di spettacoli che poteva prendere vita sul piccolo palcoscenico. Nel suo complesso, la collezione si distingue per essere senza ombra di dubbio la più importante in Italia, insieme a quella di casa Grimani ai Servi a Venezia, ora conservata al Museo Casa di Carlo Goldoni.
Alla fama di Venezia è anche indissolubilmente legata l’arte fragile e luminosa della lavorazione del vetro; la mostra al museo Davia Bargellini diventa così anche l’occasione per presentare in anteprima al pubblico otto pregevoli manufatti, di varia tipologia e funzione, appartenenti alla collezione di vetri Cappagli-Serretti, recentemente donata al Comune di Bologna con la finalità di incrementare le collezioni cittadine. Realizzati da fornaci veneziane e muranesi, questi manufatti documentano in gran parte la diffusione nella prima metà del Settecento del cosiddetto cristallo «ad uso di Boemia», un tipo di vetro con notevoli percentuali di ossido di piombo in aggiunta all’ossido di potassio, lavorabile a caldo secondo la tradizione muranese, da cui si ottiene una maggiore brillantezza.
Grazie alla generosa collaborazione prestata da 8cento Aps, la mostra si prolunga on-line, sulla pagina Facebook dei Musei civici d’arte antica di Bologna, con una serie di quattordici video-clip in cui figuranti in costume danno vita a una suggestiva rievocazione del Settecento attraverso momenti di racconto, danza e lettura. Nelle sale del museo si animano così brevi scene di vita quotidiana con accessori d’epoca, accompagnate da spiegazioni di dipinti e curiosità sui numerosi passatempi settecenteschi. Ogni video è incentrato su un aspetto specifico: il gioco, la vestizione, il trucco, il ventaglio e il suo linguaggio, la musica e i momenti della giornata, oltre a note introduttive sulle ragioni della mostra e le particolarità del museo.
Passeggiando tra le sale del Davia Bargellini sembra così di rivivere quel mondo lontano caratterizzato dalla «piacevolezza del vivere», dalla nobile arte della conversazione frivola, da un’eleganza a tratti leziosa, dagli ultimi sfavillanti sforzi della grandeur veneziana, ridotta ormai a una gabbia dorata che, dietro i ventagli e le maschere del Carnevale, sapeva di volgere al tramonto, lasciando spazio alle suggestioni illuministiche.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ignoto bibienesco, Teatrino per marionette, 1770 circa. Boccascena: legno dipinto, cm 130 × 218. Fondale: tempera su tela, cm 82 × 172. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 34,5. Coppia di quinte: tempera su tela, cm 81 × 25,1. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 2] Pietro Longhi (Pietro Falca) (Venezia, 1701-1785), Lo svenimento, circa 1760. Olio su tela, cm 54 x 65. Collezione Intesa Sanpaolo Vicenza, Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari; [fig. 3] Manifattura veneziana, Sopravveste femminile (andrienne), 775-80 circa. Pékin (cannellato e gros de Tours), broccato. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 5] Manifattura veneta, Dama. Metà XVIII secolo. Legno, seta, paillettes, piombo, filo di ferro, passamaneria. Figura cm 35,5; testa cm 7; braccia cm 14; gambe cm 16. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 6] Manifattura veneziana, Copricapo, XVIII secolo. Gros de Tours, tela, metallo. Venezia, Museo di Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo. Foto Roberto Serra; [fig. 7] Manifattura veneziana, Cassettone, Metà XVIII secolo. Legno intagliato e dorato, h. cm 86 x largh. cm 115 x prof. cm 57,5. Bologna, Museo Davia Bargellini; [fig. 8]  Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Veduta di allestimento della mostra. Bologna, Museo Davia Bargellini. Foto Roberto Serra. Courtesy Istituzione Bologna Musei

Informazioni utili 
Le plaisir de vivre. Arte e moda del Settecento veneziano dalla Fondazione Musei Civici di Venezia. Museo Davia Bargellini, Strada Maggiore 44 – Bologna. Orari (in vigore salvo ulteriori disposizioni governative): martedì, mercoledì, giovedì h 10-15; venerdì, ore 14-18; sabato, domenica e festivi su prenotazione obbligatoria effettuata entro le 24 ore precedenti la visita ore 10-18.30; chiuso il lunedì. Nota: dal lunedì al venerdì sarà possibile accedere ai musei sia su prenotazione, tramite il sito Mida Ticket (www.midaticket.it/eventi/musei-civici-di-bologna), sia direttamente alle casse (solo con carte e bancomat). Il sabato, la domenica e nei festivi infrasettimanali la prenotazione sarà sempre obbligatoria e dovrà essere effettuata entro le ventiquattro ore precedenti la visita, sempre sul sito Mida Ticket.  Ingresso gratuito Informazioni: tel. +39.051.236708, museiarteantica@comune.bologna.it. Informazioni su modalità di accesso e misure di sicurezza Covid-19: http://www.museibologna.it/arteantica/documenti/102119. Sito internet: www.museibologna.it/arteantica. Facebook: Musei Civici d'Arte Antica. Twitter: @MuseiCiviciBolo. Fino al 12 settembre 2021

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