«Uno storico potrebbe descriverli come “soffici corazze” del Medioevo. Un botanico potrebbe vederli come corolle giganti dalle quali si irradiano petali di seta in toni orientali. Un matematico commenterebbe indubbiamente sulle drammatiche forme geometriche impiegate nel disegno». Non ci sono parole migliori di quelle usate da Germano Celant, in un numero di Interview del 1991, per descrivere gli abiti di Roberto Capucci (Roma, 1930), uno dei più grandi maître couturier italiani, le cui creazioni sartoriali trascendono la funzione di mera copertura del corpo per diventare meraviglie degli occhi, curiose costruzioni in tessuto, che sembrano far proprio l'aneddoto di Oscar Wilde: «O si è un'opera d'arte o la si indossa».
Ne dà prova la mostra Sovrana eleganza, curata dallo stesso stilista e allestita, fino alla prossima domenica 13 dicembre, nell’area museale di uno dei manieri più maestosi d’Europa, il quattrocentesco Castello Odescalchi di Bracciano, i cui responsabili si sono occupati per l’occasione anche del restauro di un’opera della collezione: un prezioso dipinto raffigurante Cristina di Svezia in abiti regali, la cui azione conservativa ha restituito al pubblico la ricchezza e la magnificenza delle sete, dei gioielli, delle perle che incorniciano la sovrana.
Tra il secondo piano dell’ala nobile, il loggiato e l’antica sala del guardaroba, in un suggestivo dialogo con lo sfarzo dei velluti e broccati dei grandi ritratti e le armi lucenti in acciaio della raccolta del museo laziale, sessantasei abiti-sculture, che all'esuberanza delle forme coniugano la vivacità cromatica, raccontano la vicenda creativa del maestro romano, che ha fatto proprio il motto di Friedrich Schiller, lo stesso prescelto da Gustav Klimt a commento di un suo celebre dipinto, Nuda veritas: «se quello che fai o crei non piacerà alle folle, cerca di deliziare i pochi. È un errore voler piacere a tutti».
Sin dal 1951, anno della sua prima sfilata a Firenze per iniziativa del marchese Giovanni Battista Giorgini, Roberto Capucci ha, infatti, prodotto abiti sofisticati, magici che nulla hanno a che fare con la serialità e la riproducibilità, con i diktat dell'industria della moda. Le raffinate e pregevoli creazioni del sarto-artista che ha vestito, tra le tante, Silvana Mangano, Esther Williams, Valentina Cortese e il premio Nobel Rita Levi Montalcini sembrano anzi inespugnabili e inabitabili fortezze con le loro spirali vertiginose, i multiformi ventagli, gli ingombranti pannelli multicolori e le macchinazioni sartoriali di enfasi barocca. Eppure i vestiti dell'archivio Capucci, frutto di centinaia e centinaia di ore di lavoro, sono stati indossati almeno una volta; hanno fatto, anche solo per pochi istanti, sognare a una donna di essere la regina di una favola a lieto fine.
Sensazione da fiaba sarà anche quella provata da chi entrerà nei prossimi mesi al Castello di Bracciano, trasformato per l’occasione in una coloratissima e magica «wunderkammer», stanza delle meraviglie, in cui organze satinate, rasi, lamè e sete -«studi di forme e di colore», come afferma lo stesso stilista- discorrono silenziosamente tra loro per raccontare mezzo secolo di couture.
Tra l’altro, sfilano in mostra sette abiti da sposa, uno rosso donato dal museo Fortuny di Venezia, il vestito Fuoco con il volume del plissé verso l’alto, gli abiti-scultura «a scatola» della fine degli anni Cinquanta e quelli ispirati ai capitelli corinzi. Tratto distintivo di questa esposizione è, però, lo studio dei rapporti di Roberto Capucci con le altre arti, in primis la musica e il teatro. Ecco così che in un’ala del castello, nella sezione conclusiva del percorso espositivo della mostra, si ritrovano a sorpresa le note di Armando Trovajoli per la commedia musicale Vacanze Romane, andata in scena nel 2004 al teatro Sistina di Roma e tratta dal celebre film di William Wyler che aveva come indimenticabile protagonista l’icona della moda sofisticata e dello stile, Audrey Hepburn. Mentre nella sala della Loggia fanno mostra di sé venticinque disegni di costumi teatrali, fino ad ora inediti e presentati in catalogo da Luca Ronconi. Bozzetti, questi, pensati non per una specifica produzione, ma nati da un esercizio creativo e tesi a illustrare il desiderio del sarto-artista di misurare il proprio caleidoscopico immaginario con le potenzialità espressive e comunicative dell’abito, che diviene costume quando usa la propria forma e la propria materia per descrivere un carattere e costruire un personaggio.
Il tutto concorre a dimostrare come Roberto Capucci abbia guardato ai grandi maestri del Rinascimento, Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, Carpaccio e Tiziano, meditandone il senso del colore, i volumi delle stoffe e le architetture degli abiti. Ne emerge, dunque, il ritratto di uno stilista anticonformista, capace di dar luogo a una meravigliosa sinfonia di colori, a un grande affresco dall'opulenza rinascimentale, a uno stile inconfondibile che «come un verso di Dante o Shakespeare -scriveva Francesco Alberoni, nel 1990- si riconosce in mezzo a tutti gli altri».
Didascalie delle immagini
[fig. 1] 1984, Parigi Ambasciata d’Italia. Abito-scultura in crepe seta rosso, maniche in gazaar multicolori effetto petali. Loggia Corte d’Onore Castello Odescalchi di bracciano. Foto: Claudia Primangeli; [fig. 2] 1992, Berlino Teatro Schauspielhaus. Abito scultura taffetas verde scuro vari colori nel motivo a farfalla. Giardino del granaio Castello Odescalchi di Bracciano. Foto: Claudia Primangeli; [fig. 3] 1984, Parigi Ambasciata d’Italia. Abito-scultura in crepe seta rosso, maniche in gazaar multicolori effetto petali. Loggia Corte d’Onore Castello Odescalchi di Bracciano – Foto: Claudia Primangeli; [fig. 4] 1992, Berlino Teatro Schauspielhaus. Abito scultura taffetas nero e bianco sovrapposizioni multicolori – Saloni del Piano Nobile Castello Odescalchi di Bracciano – Foto: Claudia Primangeli; [fig. 5] Abito scultura con corpino in stile capitello corinzio:Foto: Claudia Primangeli.
Informazioni utili
Sovrana eleganza. Castello Odescalchi, piazza Mazzini, 14 - Bracciano (Roma). Orari: da martedì a domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17. Biglietti: intero € 7.00, riduzione per gruppi € 5.00. Catalogo: Allemandi, Torino. Infoline: tel. 06.99802379. Web Site: www.odescalchi.it. Fino al 13 dicembre 2009.
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