C’è un «Sepolcro» rinascimentale del 1538, dipinto sulla tela con la quale oggi si fanno i a blue jeans e proveniente dall’abbazia di San Nicolò del Boschetto a Cornigliano, tra gli oltre cento pezzi che compongono il percorso espositivo della mostra «Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie del sacro», allestita fino a domenica 25 agosto a Genova, presso lo scenografico appartamento del Doge di Palazzo ducale, per iniziativa della Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etno-antropologici della Liguria.
L’evento espositivo, curato da Franco Boggero e Alfonso Sista, è frutto di quasi trent’anni di ricerche d’archivio, di ricognizioni sul territorio e di campagne di restauro, alcune realizzate con fondi ministeriali, altre grazie al prezioso contributo della Fondazione Carige e di altre realtà locali come la Coop Liguria, alla quale si deve l’intervento conservativo su sette sagome in latta, dipinte ad olio nell’Ottocento, per i «Sepolcri» dell'Oratorio dei Bianchi di Nostra Signora dell'Assunta a Castelnuovo Magra, nello Spezzino.
I cartelami, detti anche décors o monumentos in altre regioni dell’Europa mediterranea, sono apparati scenografici effimeri, per lo più di gusto popolare, allestiti nel presbiterio o nelle cappelle delle chiese parrocchiali o degli oratori confraternali per particolari momenti del rito cristiano, quali la Settimana Santa e l'adorazione eucaristica delle Quarantore, o per eventi eccezionali, come, per esempio, la cerimonia di beatificazione della mistica santa Caterina Fieschi, avvenuta il 6 aprile del 1735. La loro produzione, datata tra la fine del XVI e i primi decenni del XIX secolo, ha diffusione in un’area geografica che comprende, oltre alla Liguria, anche territori vicini come la Toscana, la Sardegna, il Piemonte meridionale, la Corsica settentrionale, i Pirenei orientali, il Nizzardo, le Alpi Marittime e la Catalogna.
Costruiti prevalentemente in cartone, ma anche in altri materiali poveri come il legno di castagno, la latta, la cartapesta e la tela, i cartelami rappresentano un patrimonio particolare, e ancora poco conosciuto, dell’arte sacra, che spazia da libere composizioni formate da sagome raffiguranti personaggi della Passio Christi a veri e propri teatri, con tanto di boccascena, quinte e fondale, pensati per ambientarsi senza sforzo nello spazio architettonico di una chiesa. Emblematico è il caso dell’apparato di Ligo, nelle vicinanze di Albenga, o anche l’imponente scenario delle Quarantore per la parrocchiale di Ceriana, nell’Imperiese, scampato fortunosamente al terremoto del 1887, con epicentro a Bussana, che fece cadere la volta della chiesa.
Pezzo forte della mostra genovese, il cui allestimento è curato da Valerio Tunesi, è, senz’altro, il monumentale «Sepolcro» istoriato di Laigueglia, nel Savonese, donato da Giuseppe Musso nel 1835 al suo paese natale e considerato ad oggi il più grande e pregiato cartelame del Ponente ligure. Il manufatto, alto oltre quindici metri e totalmente smontabile, viene presentato al piano nobile del palazzo dei Dogi come se fosse in fase di montaggio; per vederlo nella sua interezza bisognerà, invece, attendere il 2014 quando verrà esposto nella sua sede abituale, la chiesa parrocchiale di san Matteo, in occasione dei cent’anni dall’ultimo utilizzo.
Dalla vicina Savona arriva un altro pezzo di notevole pregio, ma dimenticato per decenni in un deposito: la «Gloria d’angeli» della cattedrale dell’Assunta, un congegno neo-barocco dipinto sul principio dell’Ottocento da Paolo Girolamo Brusco, che sbalordì anche re Carlo Alberto di Savoia e che, dopo la mostra, troverà un’adeguata valorizzazione attraverso la sua esposizione permanente.
Un discorso analogo si può fare per uno straordinario apparato settecentesco dipinto da Giovanni Agostino Ratti e riscoperto di recente ad Albissola Marina. Si tratta di una sorta di reliquiario gigante composto di diversi materiali (legno, tela e cartapesta), raffigurante una nuvola animata da figurine angeliche recanti i simboli della Passione, utilizzato in passato anche come cassa processionale per una reliquia della Vera Croce che si esponeva il venerdì santo.
A sottolineare il valore e il significato dei numerosi apparati esposti sarà anche una colonna sonora creata ad hoc: una serie di suoni e rumori, ideati da Federico Bagnasco e Alessandro Paolini. In particolare, a Palazzo Ducale viene ricreata l'alta tensione emotiva legata a specifici riti pre-pasquali, come l'Ufficio delle Tenebre. Con strumenti originali come bàttole, raganelle, corni e trombe di corteccia viene, per esempio, riproposto lo strepito con cui le comunità chiamavano Barabba e allontanavano così antichissime paure ed angosce legate al buio e alla presenza del male.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Luigi Morgari (?), Angelo, 1909 (?). Metallo sagomato e dipinto. Cairo Montenotte (Savona), Cappella di San Rocco; [fig. 2] Pittore ligure, Cristo flagellato, secolo XVII. Olio su tela e cartone applicato su sagoma lignea. Villanova d'Albenga (Savona), chiesa di San Bernardo a Ligo di Villanova d'Albenga (Savona); [fig. 3] Giuseppe Massa (?), Cristo umiliato, primo quarto del secolo XVIII. Tempera su cartone, Sanremo (Imperia), fraz. Coldirodi, chiesa di
San Sebastiano.
Informazioni utili
«Il Gran Teatro dei Cartelami. Scenografie del sacro». Palazzo Ducale – Appartamento del Doge, piazza Giacomo Matteotti, 9 – Genova. Orari: martedì-domenica, ore 10.00-19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero € 7,00, ridotto € 6,00, scuole € 4,00. Catalogo: Silvana editoriale, Cinisello Balsamo (Milano). Informazioni: tel. 010.5574065 o biglietteria@palazzoducale.genova.it. Sito internet: www.cartelami.it. Fino a domenica 25 agosto 2013.
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