È il 1141 quando a Prato, grazie al mercante e pellegrino Michele Dagomari, giunge da Gerusalemme la Sacra cintola, reliquia che la tradizione, mutuata da un testo apocrifo del V-VI secolo, ritiene essere stata donata dalla Vergine Maria a San Tommaso nel momento in cui veniva assunta in cielo. Dal Duecento questa preziosa cintura, donata nel 1172 alla pieve pratese e oggi custodita nella cattedrale di Santo Stefano, è oggetto di venerazione ed è considerata, sia dal punto di vista spirituale che civile, il tesoro più prezioso della città, contribuendo a rafforzarne il prestigio e l’identità in un avvincente intreccio di devozione, arte e tradizione.
Alla Sacra cintola -una striscia di ottantasette centimetri di lana finissima dalle tonalità verdoline, broccata in filo d'oro con ai capi due cordicelle per legarla- è dedicata la mostra allestita fino al 14 gennaio al Museo di Palazzo Pretorio, negli spazi espositivi recuperati dell’ex Monte dei Pegni.
L’esposizione, a cura di Andrea De Marchi e Cristina Gnoni Mavarelli, prende spunto da questo prezioso simbolo dalla storia pratese per intrecciare i fili di un racconto che parla della città toscana e del suo ricco patrimonio di cultura e bellezza custodito sul territorio e riconoscibile anche al di fuori dei confini locali.
È ad esempio attorno alla Sacra cintola, disputata per secoli fra chiesa e comune, che crebbe per gradi la fabbrica gotica dell’allora prepositura di Santo Stefano, nella quale fu realizzata una cappella apposita per il manufatto, affrescata da Agnolo Gaddi tra 1392 e 1395 e arricchita da una statua di Giovanni Pisano, e per la quale Donatello e Michelozzo realizzarono tra il 1428 e il 1438 il pulpito per l’ostensione periodica, sull’angolo della nuova facciata. Quest’ultimo manufatto, definito da Gabriele D’Annunzio «il grande nido», è stato recentemente sottoposto a restauro e «riconsegnato alla città -raccontano gli organizzatori della rassegna- nel pieno della sua bellezza d’insieme, un fascino generato dal perfetto, equilibrato rapporto fra le parti: il ricco basamento retto dal capitello bronzeo, il parapetto coi putti danzanti, fino all’elegante baldacchino che lo protegge».
Il percorso espositivo della mostra pratese, il cui allestimento è stato curato da Francesco Procopio, si apre con una delle prime attestazioni in Occidente della Madonna assunta che dona la Cintola, con il rilievo eponimo del Maestro di Cabestany, scultore romanico attivo nel Roussillon e in Toscana che lavorò anche a Prato, nei capitelli del chiostro dell’antica prepositura di Santo Stefano.
Cuore pulsante della rassegna è, però, la ricomposizione della pala dell’«Assunta» di Bernardo Daddi, uno dei più eleganti allievi di Giotto. L’opera fu realizzata tra il 1337 e 1338 in seguito al nuovo allestimento della Sacra cintola, posizionata in una cappella a lato della maggiore, dopo il furto del 1312 ad opera del pistoiese Musciattino. Nel tempo è stata smembrata e la mostra pratese permette di tornare ad ammirarla nel suo complesso, riunendo tutti i suoi componenti che originariamente comprendevano una doppia predella con la storia del viaggio della cintola e del suo approdo a Prato (questa custodita nel museo toscano) e la parallela migrazione del corpo di Santo Stefano da Gerusalemme a Roma, oltre a una tavola con San Lorenzo (custodita nei Musei Vaticani) e a una terminazione con la «Madonna assunta che cede la Cintola a San Tommaso» (conservata al Metropolitan Museum di New York).
Il percorso espositivo continua con un nucleo scelto di cintole profane del XIV secolo, preziosamente decorate, che fanno capire la carica simbolica di un simile oggetto, esibito anche dall’elegantissima Santa Caterina dipinta da Giovanni da Milano nel polittico per lo Spedale della Misericordia, uno dei capolavori del museo di Palazzo Pretorio.
Segue in mostra una rassegna esemplificativa delle diverse elaborazioni nell'arte toscana del Trecento dell'iconografia dedicata alla morte della Vergine e alla sua Assunzione: dipinti, miniature, sculture che consentono di apprezzare la diversa interpretazione del tema in area fiorentina, dove San Tommaso afferra la cintola, e in area senese, dove la cintola è lasciata cadere dalla Madonna in volo.
Chiudono il percorso espositivo testimonianze documentarie e visive che accompagnarono, nel corso dei secoli, il culto della stessa cintola e la sua ostensione: preziose custodie, suppellettili e arredi della cappella in cattedrale.
Ma la mostra esce in realtà anche fuori dalle mura di Palazzo Pretorio, forziere delle memorie e delle vicende storiche della città che conserva al suo interno opere, tra gli altri, di Luca Signorelli, Andrea Della Robbia, Mattia Preti e Ardengo Soffici. Il Duomo di Prato è, infatti, parte integrante di un percorso che permette ai visitatori di entrare nella Cappella della Cintola, abitualmente preclusa alla visita e di ammirare da vicino il ciclo di affreschi realizzati da Agnolo Gaddi. Qui il visitatore può vedere anche le «Storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista», una delle più alte espressioni della produzione di Filippo Lippi per qualità e complessità della pittura. Il lavoro, eseguito dal 1452 al 1465, fu caratterizzato da lunghe pause legate agli altri impegni della bottega e alle umanissime vicende sentimentali dell’artista. Data, infatti, intorno al 1456 il «rapimento», dal vicino convento di Santa Margherita, della monaca Lucrezia Buti, dalla cui unione nacque Filippino, il più grande dei pittori pratesi. Il maestro fiorentino rimase così incantato dalla «bellissima gratia et aria» della donna, per usare le parole di Giorgio Vasari, da usarla come modella per dipingere la Santa Margherita raffigurata nella pala d’altare «La Madonna della Cintola», oggi conservata a Palazzo Pretorio. Una storia, dunque, interessante che intreccia i fili di storia e devozione, arte e tradizione quella in mostra a Prato.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giovanni Pisano, Madonna col Bambino, parata con dalmatica e mantellino del 1775, Diocesi di Prato; [fig. 2] Bernardo Daddi, L'Assunzione della Vergine, 1337-39, The Metropolitan Museum of Art, Robert Lehman Collection, 1975 (1975.1.58); [fig. 3] Bernardo Daddi, Storie della sacra Cintola, 1337-39, tempera e oro su tavola, Prato, Museo di Palazzo Pretorio; [fig. 4] Filippo Lippi-Fra' Diamante, La Madonna de la Cintola a S.Tommaso, 1456-65. Prato, Museo di Palazzo Pretorio
Informazioni utili
Legati da una cintola. L’Assunta di Bernardo Daddi e l’identità di una città. Palazzo Pretorio, piazza del Comune – Prato. Orari: tutti i giorni, dalle ore 10.30 alle ore 18.30; chiuso il martedì; la biglietteria chiude alle ore 18.00. Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 10,00. Informazioni e prenotazioni : tel. 0574.19349961 (dal lunedì al venerdì, ore 9.00-18.00, il sabato, ore 9.00-14.00) o museo.palazzopretorio@comune.prato.it. Sito internet: www.palazzopretorio.prato.it. Fino al 14 gennaio 2018.
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