ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 14 luglio 2025

«Le stanze di Luchino Visconti», sul Lago di Como un percorso multimediale tra storia e cinema

«Giorni felici in riva al Lario. Facevamo progetti con i miei fratelli e scoppiava puntuale il temporale. Contrariati restavamo in silenzio attaccati ai vetri già rigati di pioggia. Qualche volta si dormiva sull’erba, nel letargo pomeridiano in un fremito di grilli e di cicale. A sera porgevamo ai genitori il viso stanco di sonno. Poi veniva l’autunno e noi ragazzi eravamo tristi per la riapertura delle scuole». Fu subito amore fra il regista Luchino Visconti e il Lago di Como, sulle cui sponde, nella cittadina di Cernobbio, si trovava la residenza estiva di famiglia: la sfarzosa e monumentale Villa Erba, gioiello architettonico concepito secondo l'ispirazione di tipo manierista alessiano da Angelo Savoldi e Giovan Battista Borsani, con al suo interno le ricche decorazioni di Angelo Lorenzoli e gli affreschi di carattere figurativo di Ernesto Fontana, e tutto intorno un parco con alberi secolari e lussureggianti giardini a filo d’acqua.

Voluta da Anna Brivio e realizzata tra il 1898 e il 1901 da Luigi Erba, erede dell’industriale farmaceutico Carlo Erba, a rappresentanza dello status e del prestigio della famiglia, la villa venne ereditata dalla figlia Carla, che sposò proprio a Cernobbio il duca Giuseppe Visconti di Modrone, il padre di Luchino, la cui stirpe, dalle tradizioni secolari, era indissolubilmente legata alla storia della città di Milano.

In questo incantevole scenario, il regista lombardo, padre del Neorealismo italiano, trascorse le lunghe estati dell'infanzia tra passeggiate nella natura, corse in bicicletta, bagni nel lago, letture, lezioni di pianoforte e giocose schermaglie con i suoi sei fratelli.
In questa elegante residenza nobiliare, sorta sui terreni di un'antica casa cluniacense riservata alla vita delle suore benedettine e dedicata a santa Maria Assunta, il cineasta di «Senso» (1954) e «Bellissima» (1951) soggiornò più volte anche da adulto, ospitando amici e colleghi come Franco Zeffirelli, Helmut Berger, Alain Delon. E vi ritornò, nell’ultima parte della vita, ormai minato nella salute, per farne il suo rifugio creativo, riadattando l’ex scuderia a sala di montaggio per completare la lavorazione del celeberrimo «Ludwig» (1973).

Mai apparsa in uno dei suoi film, Villa Erba fu, in realtà, una vera e propria musa per Luchino Visconti, un’inesauribile fonte di ispirazione per le atmosfere e le ambientazioni da lui create. La celebre e sontuosa scena del ballo nel «Gattopardo» (1962), con il principe Fabrizio di Salina (Burt Lancaster), Angelica Sedara (Claudia Cardinale) e Tancredi Falconeri (Alain Delon), seppure girata nelle sale di Palazzo Gangi a Palermo, è una reminiscenza delle soirée che si tenevano nella villa lariana, simbolo di prestigio sociale e di vivacità culturale con il loro brulicare di politici, artisti e intellettuali del tempo.
L’ambientazione della triste darsena nella placida località termale della Baviera, Bad Wiessee, nel quale è ambientato il film «La caduta degli dei» (1969), è volutamente simile allo specchio d’acqua antistante alla dimora di Cernobbio.
Il paesaggio malinconico di «Morte a Venezia» (1971), con le sue foschie che rendono palpabile il disagio interno vissuto dal protagonista, non può non richiamare alla mente l’atmosfera crepuscolare del Lago di Como nei giorni d’autunno. E anche in «Ludwig», il film sulla vita di Ludovico II di Baviera, il «re pazzo» morto per annegamento, è possibile riscoprire le atmosfere lariane care al regista, quelle che ammirava dalle stanze della sua abitazione, veri e propri capolavori improntati al gusto Liberty di inizio Novecento, dove ogni finestra era - ed è - un quadro che raffigura uno scorcio del lago, con il suo paesaggio verdeggiante e l’azzurro dell’acqua.

Dal 1986 Villa Erba, oggi proprietà di un consorzio pubblico-privato, è un centro congressuale e un polo fieristico di fama mondiale, che non dimentica la sua storia e i suoi legami con il cinema, come dimostra il nuovo progetto culturale permanente, visitabile esclusivamente in occasione di eventi speciali, giornate dedicate o su prenotazione: «Le stanze di Luchino Visconti». Si tratta di un percorso espositivo multimediale e immersivo - a cura di OLO creative farm e con l’allestimento tecnologico di Neo Tech srl -, che, attraverso l’impiego di tecnologie digitali all’avanguardia, quali proiezioni immersive in 4K, videomapping e suono spazializzato, racconta la vita e l’opera del regista milanese, così come l’identità della villa che fu il suo «luogo del cuore» e la culla di una poetica cinematografica sontuosa, malinconica e irrimediabilmente elegante.
Le voci che accompagnano il visitatore sono frutto del lavoro congiunto di Stefano Dragone per la versione in italiano e di Peter Baker per quella inglese; la sonorizzazione è firmata da Massimo Colombo; i testi sono a cura di Joao Maria Figueira.

Sei sono le sale che ospitano il percorso espositivo. Si inizia con la «Stanza della storia», dove tre schermi con fotografie d’epoca e disegni architettonici originali, digitalizzati e restaurati in 4k, raccontano il passato ricco e stratificato dell’edificio lacustre, non solo scenario di vita quotidiana e mondana, ma anche fonte inesauribile di suggestioni per l’inconfondibile estetica viscontiana con quel suo sentore di aristocratica decadenza, che si respirava negli anni della Belle Époque, portato sul grande schermo nel «Gattopardo».
Questo film, Palma d’oro a Cannes, è al centro anche del racconto che anima la «Stanza del tempo», con una linea cronologica in forma di pellicola, che narra le principali tappe della vita di Luchino Visconti, dalla nascita agli esordi, dai grandi successi internazionali agli ultimi giorni. Ed è protagonista anche nella «Stanza delle emozioni», dove una proiezione panoramica a 360° e un sofisticato sistema di audio spazializzato avvolgono il pubblico in un flusso continuo di immagini e suoni, tratti da film come «Rocco e i suoi fratelli» o «Morte a Venezia», offrendo una lettura emotiva e sensoriale di un linguaggio cinematografico unico, sospeso «tra bellezza, memoria e tragico splendore».

Il viaggio prosegue con la «Stanza dei paesaggi», dove un videomapping trasforma arredi e architetture in un omaggio al «mito del Lario», mostrando come, fin dall’epoca romana, le ville affacciate sul lago siano state concepite non solo come luoghi di residenza, ma anche come strumenti di celebrazione della bellezza naturale. Davanti agli occhi dei visitatori scorrono così le immagini delle ville Pliniana, d’Este, Melzi e Carlotta, ma anche scorci con giardini all’italiana e all’inglese, colline, cime montuose e darsene, «dando vita a un mondo di proporzioni armoniche e atmosfere contemplative», che intende celebrare il paesaggio come costruzione culturale.

Mentre nella camera da letto è stata data realizzata, tramite un’installazione sonora, la «Stanza dei suoni e dei racconti», un luogo che ci immerge tra le voci, i rumori e i silenzi che hanno caratterizzato l’infanzia e la giovinezza di Luchino Visconti. «Le lezioni di pianoforte all’alba, prima del ginnasio, il suono deciso dei tacchi della sua insegnante, la formazione musicale della madre Carla Erba, pianista appassionata, e le indimenticabili sere d’estate a Villa Erba, quando dal salone al primo piano lei suonava con le finestre aperte, rimangono impressi – si legge nella presentazione del percorso espositivo - nella memoria del regista come impronte sonore indelebili».

Infine, la «Stanza della memoria dell’acqua» trasforma lo storico bagno in marmo della dimora lariana (uno dei primi, a inizio Novecento, a essere dotato di acqua calda corrente) in un «pozzo di luce», dove un’installazione visiva e sensoriale, con un flusso di «immagini liquide e cangianti», racconta i film del regista milanese nei quali è presente l’elemento acquatico, metafora, di volta in volta, di tormento, riflessione, passione e quiete.

Un’occasione, dunque, nuova, quella del percorso multimediale «Le stanze di Luchino Visconti», per conoscere storie, segreti e suggestioni di Villa Erba a Cernobbio, «una vera villa lombarda, tanto cara», per usare le parole del regista milanese, che, con le sue ampie scalinate digradanti verso il lago e la grande torretta panoramica, ha fatto da set a film come «Ocean’s Twelve» e «Murder Mistery», portando la bellezza del Lago di Como sui grandi schermi di tutto il mondo. 

Didascalie delle immagini
Fotografie di Andrea Butti

Informazioni utili 

Nessun commento:

Posta un commento