Un viaggio attraverso i secoli, verso terre lontane, per scoprire l’origine di uno dei filati più preziosi e misteriosi della storia tessile: ecco quanto propone la mostra «La seta dall’Asia alla Zegna», progettata da Marco Strina per Casa Zegna, archivio storico e polo di aggregazione culturale di Trivero, località del Biellese.
Attraverso un percorso multimediale, con contributi video di Studio Azzurro, il visitatore potrà ripercorrere l’avventura millenaria dell’impalpabile e magico tessuto, a partire dalla metamorfosi del baco da seta (nome comune per indicare la larva di Bombix mori) per giungere ai sapienti gesti artigianali che hanno dato vita alle collezioni di Ermenegildo Zegna.
Si volerà così virtualmente in Cina, dove si dice che nel 2640 a.C. sia nata la bachicoltura per iniziativa dell’imperatrice Xi Ling Shi, per poi fare tappa in Giappone, dove i primi bachi da seta giunsero nel 300 d.C., e in Europa, i cui principali poli di sviluppo dell’industria serica furono, in Italia, Catanzaro, Como e Palermo a partire dal XII secolo, e, in Francia, Lione, sul finire del Seicento. In questo viaggio, da Oriente ad Occidente, si farà tappa anche a Biella, città che ha vissuto il suo periodo d’oro dei bachi e dei gelsi nel Settecento, e in un altro centro piemontese, Caraglio, il cui «Filatoio Rosso», costruito intorno al 1670 da Giovanni Francesco e Giovanni Girolamo Galleani, è indicato come «il più antico setificio ancora esistente in Europa».
Largo spazio nella mostra ha ovviamente l’avventura ideativa della seta Zegna, esempio di sinergia vincente tra tradizione e innovazione.
Nel 2009, il gruppo manifatturiero piemontese ha acquisito la Tessitura di Novara, fondata nel 1932; la storia feconda e il know how di questa azienda hanno stimolato nuovi progetti e nuove sfide. Sino ad allora, infatti, la «Ermenegildo Zegna» aveva utilizzato la seta solo come elemento di caratterizzazione e decorazione dei suoi tessuti o in ambiti specifici, come la maglieria intima o quella sportiva. Oggi il gruppo ha totalmente rivoluzionato il modo di intendere questo filato, visto non più e non solo come materia estiva e leggera per antonomasia.
Il lanificio rimane, infatti, il più importante partner nella nuova storia della Tessitura di Novara ed è questa joint venture interna al gruppo piemontese a rappresentare un connubio industriale che vede, ad oggi, nella seta cardata, realizzata per la stagione autunno/inverno 2013, il suo più apprezzabile e inedito risultato tecnico-creativo.
Il prezioso tessuto che evoca ricordi di antichi viaggi sulle rotte dell'estermo Oriente viene così lanciato verso utilizzi nuovi, anche invernali, con aspetti e colori simili al più pregiato cashmere.
Attraverso una ricerca sulla lavorazione della fibra, il lanificio è stato anche in grado di sviluppare di recente, in collaborazione con la centenaria casa automobilistica Maserati, un tessuto per l’auto che mantenesse non solo l’aspetto di un abito da uomo con un pattern tipico, lo spigato, del look maschile e della tradizione tessile, ma tutta la sensorialità tattile, la morbidezza, la sofficità e la preziosità di un tessuto Zegna in 100% seta.
«Elegante, dandy, easy, colorata, sempre sofisticata», per usare le parole di una pubblicità del gruppo, la seta che esce dalla Tessitura di Novara ha ancora molte carte in tavola da giocare, ma ora è tempo di celebrare il passato per progettare il futuro.
Informazioni utili
«La seta dall’Asia alla Zegna». Casa Zegna, via Marconi, 23 - Trivero (Biella). Orari: domenica, ore 14.00-18.00. Ingresso gratuito. Informazioni: tel. 015.7591463 o archivio.fondazione@zegna.com. Sito internet: www.casazegna.org. Inaugurazione: sabato 17 maggio, dalle ore 16.00, con laboratori gratuiti per bambini. Da domenica 18 maggio a domenica 29 giugno 2014.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
venerdì 16 maggio 2014
giovedì 15 maggio 2014
Venezia, Bollani mette in musica i «Tondi» di Vedova
Bollani «sostiene» Vedova. Si potrebbe riassumere così, parafrasando il titolo della trasmissione musicale di Rai Tre andata in onda lo scorso autunno, l’appuntamento in programma giovedì 16 maggio a Venezia, nei suggestivi spazi dei Magazzini del Sale alle Zattere, a pochi passi dalla collezione Pinault di Punta Dogana e dalla Guggenheim, in quello che è stato ribattezzato il «chilometro dell’arte veneziano».
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini, ha, infatti, deciso di affidare al talentuoso ed eclettico pianista jazz, che ha suonato con prestigiose orchestre sinfoniche e che ha collaborato con artisti pop come Jovanotti e Claudio Baglioni, l’evento di inaugurazione (rigorosamente a numero chiuso, per comprensibili motivi di spazio) della nuova mostra dedicata al maestro veneziano, in programma dal 17 maggio al 2 novembre, nei giorni della quattordicesima edizione della Biennale d’architettura.
Dopo gli eccezionali appuntamenti che hanno visto fianco a fianco le opere di Emilio Vedova (1919-2006) con i lavori di Louise Bourgeois, le installazioni di Anselm Kiefer, l’architettura dei teatri di Aldo Rossi e le sculture di Roy Lichtenstein, sarà, infatti, nuovamente attivata la straordinaria macchina espositiva progettata da Renzo Piano, in funzione dal giugno 2009 quando i cinquecenteschi Magazzini del Sale sono stati riaperti alla fruizione del pubblico, dopo un accurato intervento di restauro che ne ha preservato le originarie pareti in mattoni e le capriate a sostegno della copertura.
L’occasione è offerta dalla mostra «Vedova in tondo», che propone al pubblico un aspetto peculiare della ricerca artistica del maestro veneziano, ovvero il passaggio alla pittura e alla scultura circolare, sviluppatosi a partite dal 1984.
Cinque grandi «Tondi», realizzati nel biennio 1985-1987, sono stati collocati lungo le pareti del magazzino, in dialogo con un «Disco» del ciclo «Non dove ’86», posto sul pavimento, e una selezione di opere della serie «Oltre» e di grandi teleri degli anni Ottanta, molti dei quali inediti, movimentati dalle navette robotizzate nello spazio della grande navata che fu deposito di sale ai tempi della Serenissima.
Stefano Bollani darà voce, con la sua curiosità creativa e la sua forza vitale, alla mostra alle Zattere, ovvero ai «Tondi» di Emilio Vedova, con alcune improvvisazioni in loco, per le quali il presidente della fondazione veneziana, Alfredo Bianchini, ha parlato di «Quadri da un’esposizione», citando per assonanza la partitura di Modest Musorgskij che esprime il tentativo di tradurre in musica alcuni disegni e acquerelli dell’amico artista Viktor Aleksandrovic Hartmann.
È la prima volta nella storia dell’istituzione lagunare che si propone un accostamento diretto con la musica, al fine di evocare l’attenzione particolare di Emilio Vedova per questa forma di espressione artistica che lo ha visto coprotagonista, nel 1984, dell’indimenticabile «Prometeo» di Luigi Nono, assieme, ancora una volta, a Renzo Piano.
La performance di Stefano Bollani verrà registrata e il video della serata sarà, poi, riproposto per l’intera durata della mostra. Un modo, questo, per far vivere l’emozione di uno specialissimo incontro tra l’astrattismo della pittura vedoviana e il virtuosismo delle sette note bollaniane anche a chi non potrà entrare, il giorno dell’inaugurazione, negli splendidi spazi dei Magazzini del Sale.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Ritratto di Stefano Bollani. Foto di Valentina Cenni; [fig. 2] Emilio Vedova, «Tondo '85 - 2», 1985. Pittura su tela, diametro 280 cm. Foto di Vittorio Pavan. Magazzini del Sale, Venezia; [fig. 3] La macchina di Renzo Piano in funzione. Foto di Michele Crosera
Informazioni utili
«Vedova in tondo». Magazzino del Sale, Zattere 266 – Venezia. Orari: 10.30-18.00; chiuso il martedì. Informazioni: tel. 041.5226626 o info@fondazionevedova.org. Sito internet: www.fondazionevedova.org. Dal 17 maggio al 2 novembre 2014.
La Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, presieduta da Alfredo Bianchini, ha, infatti, deciso di affidare al talentuoso ed eclettico pianista jazz, che ha suonato con prestigiose orchestre sinfoniche e che ha collaborato con artisti pop come Jovanotti e Claudio Baglioni, l’evento di inaugurazione (rigorosamente a numero chiuso, per comprensibili motivi di spazio) della nuova mostra dedicata al maestro veneziano, in programma dal 17 maggio al 2 novembre, nei giorni della quattordicesima edizione della Biennale d’architettura.
Dopo gli eccezionali appuntamenti che hanno visto fianco a fianco le opere di Emilio Vedova (1919-2006) con i lavori di Louise Bourgeois, le installazioni di Anselm Kiefer, l’architettura dei teatri di Aldo Rossi e le sculture di Roy Lichtenstein, sarà, infatti, nuovamente attivata la straordinaria macchina espositiva progettata da Renzo Piano, in funzione dal giugno 2009 quando i cinquecenteschi Magazzini del Sale sono stati riaperti alla fruizione del pubblico, dopo un accurato intervento di restauro che ne ha preservato le originarie pareti in mattoni e le capriate a sostegno della copertura.
L’occasione è offerta dalla mostra «Vedova in tondo», che propone al pubblico un aspetto peculiare della ricerca artistica del maestro veneziano, ovvero il passaggio alla pittura e alla scultura circolare, sviluppatosi a partite dal 1984.
Cinque grandi «Tondi», realizzati nel biennio 1985-1987, sono stati collocati lungo le pareti del magazzino, in dialogo con un «Disco» del ciclo «Non dove ’86», posto sul pavimento, e una selezione di opere della serie «Oltre» e di grandi teleri degli anni Ottanta, molti dei quali inediti, movimentati dalle navette robotizzate nello spazio della grande navata che fu deposito di sale ai tempi della Serenissima.
Stefano Bollani darà voce, con la sua curiosità creativa e la sua forza vitale, alla mostra alle Zattere, ovvero ai «Tondi» di Emilio Vedova, con alcune improvvisazioni in loco, per le quali il presidente della fondazione veneziana, Alfredo Bianchini, ha parlato di «Quadri da un’esposizione», citando per assonanza la partitura di Modest Musorgskij che esprime il tentativo di tradurre in musica alcuni disegni e acquerelli dell’amico artista Viktor Aleksandrovic Hartmann.
È la prima volta nella storia dell’istituzione lagunare che si propone un accostamento diretto con la musica, al fine di evocare l’attenzione particolare di Emilio Vedova per questa forma di espressione artistica che lo ha visto coprotagonista, nel 1984, dell’indimenticabile «Prometeo» di Luigi Nono, assieme, ancora una volta, a Renzo Piano.
La performance di Stefano Bollani verrà registrata e il video della serata sarà, poi, riproposto per l’intera durata della mostra. Un modo, questo, per far vivere l’emozione di uno specialissimo incontro tra l’astrattismo della pittura vedoviana e il virtuosismo delle sette note bollaniane anche a chi non potrà entrare, il giorno dell’inaugurazione, negli splendidi spazi dei Magazzini del Sale.
Didascalie delle immagini
[fig.1 ] Ritratto di Stefano Bollani. Foto di Valentina Cenni; [fig. 2] Emilio Vedova, «Tondo '85 - 2», 1985. Pittura su tela, diametro 280 cm. Foto di Vittorio Pavan. Magazzini del Sale, Venezia; [fig. 3] La macchina di Renzo Piano in funzione. Foto di Michele Crosera
Informazioni utili
«Vedova in tondo». Magazzino del Sale, Zattere 266 – Venezia. Orari: 10.30-18.00; chiuso il martedì. Informazioni: tel. 041.5226626 o info@fondazionevedova.org. Sito internet: www.fondazionevedova.org. Dal 17 maggio al 2 novembre 2014.
mercoledì 14 maggio 2014
Milano Asian Art, nove mostre che profumano d’Oriente
Raffinati manufatti di arte buddhista antica del nord India e del Gandhara storico, colorati tappeti Kilim tessuti da comunità nomadi della Persia, preziose sculture cinesi in terracotta e giada realizzate tra il II secolo a.C. e il Seicento, eleganti opere di design giapponese datate al primo Novecento: è ricco il carnet di proposte messo in cantiere per la quinta edizione della Milano Asian Art, unico evento italiano che mira a promuovere l’arte orientale.
Da giovedì 15 a sabato 24 maggio, per dieci giorni, il capoluogo lombardo si ammanterà, dunque, delle atmosfere esotiche ed eteree che caratterizzano lo stile e il gusto asiatici grazie alla collaborazione di otto gallerie cittadine: Dalton Somarè, David Sorgato, Giuseppe Piva, Illulian, La Galliavola, Mirco Cattai, Renzo Freschi e Gracis, dove verrà proposta la mostra di oggetti in ceramica e bronzo «Japanese Design of the 20th century», a cura di Joost van den Bergh e di Ben Janssens, uno dei maggiori specialisti internazionali di arte asiatica e, per anni, chairman antiquairs del Tefaf di Maastricht.
A queste realtà si unirà, anche per l’edizione 2014, una delle istituzioni milanesi che da sempre ha con il mondo del collezionismo un legame molto forte, il museo Poldi Pezzoli, nel quale l’attenzione sarà focalizzata su un oggetto particolarmente interessante della sua raccolta: un Bruciaprofumi a forma di tapiro in bronzo dorato decorato a smalti cloisonné, proveniente dalla Cina della dinastia Qing (XVII – XVIII secolo).
Dalle moderne lacche giapponesi di Tomizo Saratani (Kyoto, 1949), in mostra da Giuseppe Piva, alle memorie di viaggio del milanese Roberto Meazza, ovvero una trentina di immagini scattate in India tra gli anni Settanta e Ottanta, esposte da Renzo Freschi, questa edizione della Milano Asian Art offrirà al pubblico una visione articolata sia dal punto di vista cronologico, muovendo dall’antichità al periodo contemporaneo, sia da quello culturale, spaziando dal vicino all’estremo Oriente e attraversando il sub-continente indiano e il sud-est asiatico.
Attraverso nove rassegne, il collezionista o il semplice curioso potranno avere anche una visione completa per tecniche e materiali, accostandosi a marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, bronzi e tappeti, opere in legno e, novità di questo quinto appuntamento, la fotografia nella duplice veste di arte e testimonianza storico-sociale. È il caso della mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» che racconterà usi e costumi in voga nella Cina della Prima Repubblica, in quel frammento di millennio chiamato appunto Minguo (1936-1940), attraverso un album di più di cento scatti realizzati da un giovane marinaio imbarcatosi nel 1936 sulla nave «Lepanto», al quale saranno accostati oggetti d’epoca come, per esempio, una piccola coppa millefleurs in porcellana, datata ai primi del Novecento, e una scatola decorata a smalti cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820).
Nel molteplice mondo dell’espressività artistica asiatica, la galleria Dalton-Somaré ha, invece, scelto di focalizzare il proprio interesse sull’arte antica buddhista del nord India e del Gandhara storico, proponendo un viaggio alle radici dell’iconografia del pantheon e del buddhismo mahayanico attraverso splendide e rilevanti sculture in bronzo, pietra e terracotta come un «Buddha in predicazione» (II secolo) e un «Ercole - Vajrapani» (IV secolo circa).
Mentre altre due gallerie, la David Sorgato e la Illulian, omaggeranno l’antica arte asiatica della tessitura di tappeti, l’una proponendo la mostra «Il tesoro dei monti Zagros» con preziosi Kilim Qashqa’i e vivaci Sofreh di fattura persiana, l’altra allestendo l’esposizione «Zaronim», che permetterà di ammirare meravigliosi manufatti caucasici come un inusuale Alpan Kuba dal raro fondo color zafferano, un caratteristico Cane Foo cinese, un rarissimo Suzani uzbeko in seta con il suo sole raggiante e un Tibetano tigrato usato come giaciglio.
Infine, Mirco Cattai proporrà nella sua galleria un percorso tra dipinti del periodo Qing (XVIII-XIX secolo) e sculture che vanno dalla dinastia Han (II secolo a.C.) all’epoca Ming (XVII secolo d.C.), opere, queste, riunite sotto il titolo «Ma dao cheng gong», una frase dell’antica tradizione cinese che augurava prosperità e benessere con l’arrivo dell’anno del cavallo, animale che gli oroscopi orientali celebrano proprio quest’anno.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Brucia profumi a forma di tapiro, particolare. Cina, Dinastia Qing, XVII - XVIII secolo. Bronzo dorato e smalti cloisonné. Milano, Museo Poldi Pezzoli, inventario num. 1125. Opera esposta al Museo Poldi Pezzoli di Milano; [fig. 2] Takahashi Kaishu (attivo tra 1929-1982), «Colombe». Bronzo, h. cm. 12,5. Opera esposta alla galleria Gracis di Milano nella mostra «Japanese Design of the 20th century»; [fig. 3] Tomizo Saratani, «Scatola», 2013. Conchiglie e lacca, cm 4,5 x 8 x 8. Opera esposta nella mostra «L’anima nella lacca» alla galleria Giuseppe Piva di Milano; [fig. 4] Roberto Meazza, La moschea di Jama Masjid a Delhi, 1983. Fotografia esposta nella mostra «My indian memories» alla galleria Renzo Freschi di Milano, nell'ambito della V edizione della Milano Asian Art; [fig. 5] Una scatola cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820), h cm 14. Opera esposta nella mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» di Milano; [fig. 6] «Buddha in predicazione». Grande Gandhara, Valle dello Swat, II secolo. Scisto, 86 cm. Opera esposta nella mostra «Arte antica buddhista» alla galleria Dalton-Somaré di Milano; [fig. 7] Kilim Qashgah'i, Persia, circa 1986. Lana su lana, cm 236x145. Tappeto esposto nella mostra «Il tesoro dei monti Zagros» alla galleria David Sorgato di Milano.
Informazioni utili
Milano Asian Art.
«Japanese Design of the 20th century» - Galleria Gracis, piazza Castello, 16 – Milano (tel. 02.36564455 o gracis@gracis.com). «Arte antica buddhista» - Galleria Dalton - Somaré, via Borgonuovo, 5 – Milano (tel. 02.89096173 o info@daltonsomare.com); «Il tesoro dei monti Zagros» - Galleria David Sorgato, via Sant’Orsola, 13 – Milano (tel. 02.86453592 o info@davidsorgato.com); «L'anima nella lacca» - Giuseppe Piva, via San Damiano, 2 – Milano (tel. 02.36564455 o info@giuseppepiva.com); «Zarunin» - Illulian, via Manzoni, 37/41 - Milano (tel 02.6570108 o illulian@illulian.com); «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» - La Galliavola, via Borgogna, 9 – Milano (tel. 02.76007706 o info@lagalliavola.com); «Ma dao cheng gong» - Mirco Cattai, via Manzoni, 12 – Milano (tel. e fax 02.76008959 o info@mircocattai.com); «My indian memories» - Renzo Freschi, via Gesù, 17 – Milano (tel. 02.794574 o info@renzofreschi.com); Brucia profumi a forma di tapiro - Museo Poldi Pezzoli,Via Manzoni, 12 - Milano (tel. 02.794889 o 02.796334 o info@museopoldipezzoli.org).
Orari nelle gallerie del circuito: lunedì 15.00-19.00, martedì-sabato, ore 11.00-19.00; domenica chiuso.
Orari al museo Poldi Pezzoli: 10.00-18.00; chiuso il martedì.
Ingresso nelle gallerie del circuito: gratuito.
Ingresso al museo Poldi Pezzoli: intero € 9,00, ridotto € 6,00, scolaresche € 2,00.
Informazioni: presso le singole gallerie o sul sito www.asianart.milano.it.
Inaugurazione: giovedì 15 maggio, dalle ore 17.00. Da giovedì 15 a sabato 24 maggio 2014.
Da giovedì 15 a sabato 24 maggio, per dieci giorni, il capoluogo lombardo si ammanterà, dunque, delle atmosfere esotiche ed eteree che caratterizzano lo stile e il gusto asiatici grazie alla collaborazione di otto gallerie cittadine: Dalton Somarè, David Sorgato, Giuseppe Piva, Illulian, La Galliavola, Mirco Cattai, Renzo Freschi e Gracis, dove verrà proposta la mostra di oggetti in ceramica e bronzo «Japanese Design of the 20th century», a cura di Joost van den Bergh e di Ben Janssens, uno dei maggiori specialisti internazionali di arte asiatica e, per anni, chairman antiquairs del Tefaf di Maastricht.
A queste realtà si unirà, anche per l’edizione 2014, una delle istituzioni milanesi che da sempre ha con il mondo del collezionismo un legame molto forte, il museo Poldi Pezzoli, nel quale l’attenzione sarà focalizzata su un oggetto particolarmente interessante della sua raccolta: un Bruciaprofumi a forma di tapiro in bronzo dorato decorato a smalti cloisonné, proveniente dalla Cina della dinastia Qing (XVII – XVIII secolo).
Dalle moderne lacche giapponesi di Tomizo Saratani (Kyoto, 1949), in mostra da Giuseppe Piva, alle memorie di viaggio del milanese Roberto Meazza, ovvero una trentina di immagini scattate in India tra gli anni Settanta e Ottanta, esposte da Renzo Freschi, questa edizione della Milano Asian Art offrirà al pubblico una visione articolata sia dal punto di vista cronologico, muovendo dall’antichità al periodo contemporaneo, sia da quello culturale, spaziando dal vicino all’estremo Oriente e attraversando il sub-continente indiano e il sud-est asiatico.
Attraverso nove rassegne, il collezionista o il semplice curioso potranno avere anche una visione completa per tecniche e materiali, accostandosi a marmi e pietre, giade e lacche, porcellane e avori, bronzi e tappeti, opere in legno e, novità di questo quinto appuntamento, la fotografia nella duplice veste di arte e testimonianza storico-sociale. È il caso della mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» che racconterà usi e costumi in voga nella Cina della Prima Repubblica, in quel frammento di millennio chiamato appunto Minguo (1936-1940), attraverso un album di più di cento scatti realizzati da un giovane marinaio imbarcatosi nel 1936 sulla nave «Lepanto», al quale saranno accostati oggetti d’epoca come, per esempio, una piccola coppa millefleurs in porcellana, datata ai primi del Novecento, e una scatola decorata a smalti cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820).
Nel molteplice mondo dell’espressività artistica asiatica, la galleria Dalton-Somaré ha, invece, scelto di focalizzare il proprio interesse sull’arte antica buddhista del nord India e del Gandhara storico, proponendo un viaggio alle radici dell’iconografia del pantheon e del buddhismo mahayanico attraverso splendide e rilevanti sculture in bronzo, pietra e terracotta come un «Buddha in predicazione» (II secolo) e un «Ercole - Vajrapani» (IV secolo circa).
Mentre altre due gallerie, la David Sorgato e la Illulian, omaggeranno l’antica arte asiatica della tessitura di tappeti, l’una proponendo la mostra «Il tesoro dei monti Zagros» con preziosi Kilim Qashqa’i e vivaci Sofreh di fattura persiana, l’altra allestendo l’esposizione «Zaronim», che permetterà di ammirare meravigliosi manufatti caucasici come un inusuale Alpan Kuba dal raro fondo color zafferano, un caratteristico Cane Foo cinese, un rarissimo Suzani uzbeko in seta con il suo sole raggiante e un Tibetano tigrato usato come giaciglio.
Infine, Mirco Cattai proporrà nella sua galleria un percorso tra dipinti del periodo Qing (XVIII-XIX secolo) e sculture che vanno dalla dinastia Han (II secolo a.C.) all’epoca Ming (XVII secolo d.C.), opere, queste, riunite sotto il titolo «Ma dao cheng gong», una frase dell’antica tradizione cinese che augurava prosperità e benessere con l’arrivo dell’anno del cavallo, animale che gli oroscopi orientali celebrano proprio quest’anno.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Brucia profumi a forma di tapiro, particolare. Cina, Dinastia Qing, XVII - XVIII secolo. Bronzo dorato e smalti cloisonné. Milano, Museo Poldi Pezzoli, inventario num. 1125. Opera esposta al Museo Poldi Pezzoli di Milano; [fig. 2] Takahashi Kaishu (attivo tra 1929-1982), «Colombe». Bronzo, h. cm. 12,5. Opera esposta alla galleria Gracis di Milano nella mostra «Japanese Design of the 20th century»; [fig. 3] Tomizo Saratani, «Scatola», 2013. Conchiglie e lacca, cm 4,5 x 8 x 8. Opera esposta nella mostra «L’anima nella lacca» alla galleria Giuseppe Piva di Milano; [fig. 4] Roberto Meazza, La moschea di Jama Masjid a Delhi, 1983. Fotografia esposta nella mostra «My indian memories» alla galleria Renzo Freschi di Milano, nell'ambito della V edizione della Milano Asian Art; [fig. 5] Una scatola cloisonné del periodo Jiaqing (1795-1820), h cm 14. Opera esposta nella mostra «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» alla galleria «La Galliavola» di Milano; [fig. 6] «Buddha in predicazione». Grande Gandhara, Valle dello Swat, II secolo. Scisto, 86 cm. Opera esposta nella mostra «Arte antica buddhista» alla galleria Dalton-Somaré di Milano; [fig. 7] Kilim Qashgah'i, Persia, circa 1986. Lana su lana, cm 236x145. Tappeto esposto nella mostra «Il tesoro dei monti Zagros» alla galleria David Sorgato di Milano.
Informazioni utili
Milano Asian Art.
«Japanese Design of the 20th century» - Galleria Gracis, piazza Castello, 16 – Milano (tel. 02.36564455 o gracis@gracis.com). «Arte antica buddhista» - Galleria Dalton - Somaré, via Borgonuovo, 5 – Milano (tel. 02.89096173 o info@daltonsomare.com); «Il tesoro dei monti Zagros» - Galleria David Sorgato, via Sant’Orsola, 13 – Milano (tel. 02.86453592 o info@davidsorgato.com); «L'anima nella lacca» - Giuseppe Piva, via San Damiano, 2 – Milano (tel. 02.36564455 o info@giuseppepiva.com); «Zarunin» - Illulian, via Manzoni, 37/41 - Milano (tel 02.6570108 o illulian@illulian.com); «Minguo - Fermoimmagine di un'epoca» - La Galliavola, via Borgogna, 9 – Milano (tel. 02.76007706 o info@lagalliavola.com); «Ma dao cheng gong» - Mirco Cattai, via Manzoni, 12 – Milano (tel. e fax 02.76008959 o info@mircocattai.com); «My indian memories» - Renzo Freschi, via Gesù, 17 – Milano (tel. 02.794574 o info@renzofreschi.com); Brucia profumi a forma di tapiro - Museo Poldi Pezzoli,Via Manzoni, 12 - Milano (tel. 02.794889 o 02.796334 o info@museopoldipezzoli.org).
Orari nelle gallerie del circuito: lunedì 15.00-19.00, martedì-sabato, ore 11.00-19.00; domenica chiuso.
Orari al museo Poldi Pezzoli: 10.00-18.00; chiuso il martedì.
Ingresso nelle gallerie del circuito: gratuito.
Ingresso al museo Poldi Pezzoli: intero € 9,00, ridotto € 6,00, scolaresche € 2,00.
Informazioni: presso le singole gallerie o sul sito www.asianart.milano.it.
Inaugurazione: giovedì 15 maggio, dalle ore 17.00. Da giovedì 15 a sabato 24 maggio 2014.
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