ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 28 maggio 2014

Il mito di Maria Antonietta secondo Desideria Corridoni

In principio fu Federico Fellini. Il primo lavoro di Desideria Corridoni nel mondo del cinema data, infatti, al 1980 quando il regista riminese la scelse come aiuto parrucchiera per il film «La città delle donne», con Marcello Mastroianni, presentato fuori concorso al 33° Festival di Cannes. Da allora l’artista romana, originaria di una famiglia di cinematografari di alto profilo, ha collaborato con alcuni dei più importanti costumisti del cinema, come i premi Oscar Piero Tosi, Danilo Donati, Milena Canonero e Gabriella Pescucci. Ha ricevuto due nomination agli Emmy Award per gli sceneggiati televisivi «Cleopatra» e «My House in Umbria» e altrettanti premi «Chioma Di Berenice» per le fiction «Coco Chanel» e «Baciamo le mani». È stata la parrucchiera personale di Heath Ledger nella pellicola «Casanova». E ha legato il suo nome e la sua raffinata artigianalità al film cult «Marie Antoinette» di Sofia Coppola, per il quale è stata Hair and Wig Designer, creando acconciature appariscenti ed estrose, dal verticalismo tipico del Settecento, alte più di mezzo metro e decorate con oggetti frivoli come piume, fiori e cappellini.
Proprio dal lavoro per questa pellicola prende spunto la prima mostra personale di Desideria Corridoni, «Maria Antonietta c’est moi», allestita nell’accattivante ipogeo dello spazio polifunzionale Isola Gallery, nel cuore più antico del centro storico di Roma, in quegli spazi dell’isola Tiberina che furono sede, dal 1957 al 1964, della storica Rome New York Art Foundation e che sono stati sapientemente restaurati dagli attuali proprietari, Salvatore Savoca e Giovanni Minio, mantenendo in vista i preziosi resti romani e medievali che si trovano nell’ambiente sotterraneo.
Curata da Barbara Martusciello e allestita da Paolo Di Pasquale, l’esposizione presenta inedite sculture-installazioni che rivelano l’importante esperienza cinematografica dell’artista, la cui manualità è ricca di quella funambolica capacità illusionistica di chi sa dare forma ai sogni.
Le opere sono realizzate usando materiali tra i più disparati e originali, spesso di riciclo: capelli sintetici, stoffe, tulle, crinoline, lacci, fili di lana, rafia, gabbiette di metallo, uccellini di plastica, fiori di stoffa e vetri colorati. Questi elementi sono mescolati insieme, dipinti, dorati o argentati e manipolati in forma di busti scultorei. Nascono così veri e propri monumenti giocosi e luccicanti, nei quali si riconosce l’interesse dell’artista per la cultura settecentesca.
Le opere di Desideria Corridoni hanno l’aspetto di creature fantasmagoriche e baroccheggianti. Sono «apparizioni felliniane -si legge nella nota stampa- che salgono come minareti di un ideale paese delle meraviglie che, dunque, sapientemente e liberamente mescola linguaggio del cinema e linguaggio dell’arte». 

Informazioni utili 
Maria Antonietta c’est moi - Mostra personale di Desideria Corridoni. Isola Gallery, piazza San Bartolomeo all'Isola, 20 - (Isola Tiberina) Roma. Orari: lunedì-sabato, ore 10.00-19.00 e su appuntamento. Inaugurazione: giovedì 29 maggio 2014, ore 18.30. Informazioni: cell. 333.1378223 o cell. 339.4423786.Web: www.facebook.com/pages/Isola-Gallery_Lab/633418953365974. Dal 30 maggio al 15 giugno 2014.

martedì 27 maggio 2014

Vania Russo, un «impressionista digitale» innamorato di Bergamo

Ha firmato per anni le vignette del quotidiano «L’Eco di Bergamo», inventando anche il personaggio di Orobik. Ha curato come grafico pubblicitario, a partire dagli anni Settanta, le campagne di comunicazione della Banca popolare. E ora la sua città lo ricorda, a un anno dalla morte, con una mostra antologica nei suggestivi spazi dell’ex chiesa della Maddalena. Stiamo parlando di Vania Russo (1937-2013), artista per il quale la creatività era sperimentazione continua di strumenti e materiali antichi e contemporanei, dal pennello al mouse, dalla tela alla tavolozza virtuale.
Una quarantina di opere, selezionate dalla figlia Giovanna, ripercorrono l’itinerario poetico e visionario di questo «grafico con sbandamenti verso la pittura», che si è fatto affascinare dalla computer grafica e che è stato definito, per la sua capacità di «rimescolare colori e disegni», un «impressionista digitale».
Nella prima sezione della mostra, intitolata «Preludio», è documentata la prima fase pittorica di Vania Russo, in una serie di acrilici su tela che già raccontano in nuce quelle che saranno le sue chiavi di ricerca future. Poetici «assoli» di alberi sospesi sulla linea tagliente di un orizzonte che divide solo apparentemente cieli e terre abitano gli spazi espositivi bergamaschi, disegnando una potente «geografia dell’anima», in cui il segno entra in gioco a sfibrare i contorni certi della visione e nella quale dominano colori accesi più emotivi che reali.
Nella successivo segmento espositivo, intitolato «Interludio», le tele diventano campi cromatici di energia. A partire dal 2000, l’artista procede, infatti, sulla strada dell’astrazione: i segni migrano liberamente sulla tela e si aboliscono le prospettive, al punto che è difficile stabilire quale sia il punto di vista da cui osservare i soggetti raffigurati.
In questo periodo, Vania Russo individua anche nel computer potenzialità che si possono incrociare con la sua immaginazione pittorica. Prende così il via la serie dei monotipi digitali stampati su tela, dove il mouse si sostituisce al pennello. Si approda così a «Sinfonia», l’ultima sezione della mostra nella quale viene analizzata la maturità creativa dell’artista bergamasco che, senza timore di allontanarsi dal rapporto fisico con la pittura per esplorare nuovi territori creativi, comincia a sperimentare una sua pittura digitale, incrociando strumenti che potrebbero essere considerati agli antipodi fra loro. Da un lato, quindi, l’artista fa ricorso a supporti antichi come la tela juta e la tavola, preparati a gesso secondo una consuetudine di secoli, dall’altro usa il mouse per tracciare il disegno e il computer per accendere le sue visioni di luci irreali e di colori carichi di emozioni. Con la scelta, tuttavia, di conservare l’unicità dell’opera d’arte, rinunciando, quindi, alla riproducibilità offerta dal mezzo digitale per realizzare monotipi, ossia pezzi unici.
Mentre Vania Russo accoglie il digitale nel suo iter creativo, affiora definitivamente nelle opere anche la sua magnifica ossessione, ossia «Bergamo infinita». Lo skyline della città alta appare inconfondibile, ma ogni volta diverso, sospeso ancora una volta sulla linea di un orizzonte che abolisce i confini della tela. Infuocata o notturna, cristallina o colorata dal sogno, Bergamo diventa per Vania Russo la chiave di accesso all’infinito: una città da percorrere e ripercorrere avanti e indietro, senza alcuna soluzione di continuità, in un viaggio pittorico che ognuno può intraprendere in maniera personale.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Vania Russo, «Le 4 stagioni #01», 2012. Particolare, monotipo digitale su tela, cm 50x180. Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 2] Vania Russo, «Il temporale», anni '90. Acrilico su tela con serigrafia, cm 25x60.Foto: Francesca Garavaglia; [fig. 3] Vania Russo, «Bergamo infinita #014», 2009. Monotipo digitale su tela, cm 90 x 180. Foto: Francesca Garavaglia; 

Informazioni utili 
Vania Russo. Bergamo infinita e altre storie. Ex chiesa della Maddalena, via Sant'Alessandro, 39 - Bergamo. Orari: martedì-venerdì, ore 16.00-19.30; sabato e domenica, ore 10.00-12.30 e ore 16.00-19.30. Ingresso libero. Catalogo: Monti edizioni. Sito internet:  www.vaniarusso.org. Fino all'8 giugno 2014. 

lunedì 26 maggio 2014

«Archivio dei sogni», Antonia Ciampi racconta il principe Torlonia

Foglie secche e petali di fiori imprigionati in piccoli contenitori di vetro, uniti insieme a formare un insolito scacciaguai, ciondolano dal soffitto della Casina delle Civette, dimora novecentesca del principe Giovanni Torlonia junior, oggi inserita nel circuito espositivo di Roma Capitale.
La scenografica installazione, intitolata «Pioggia di riflessioni», è una delle opere che compongono il percorso espositivo della mostra «Archivio dei sogni», a cura di Claudio Strinati, con la quale Antonia Ciampi (Bologna, 1959) ha rivisitato espressivamente la storia della dépendance di Villa Torlonia, esempio incomparabile di arte Liberty, costruito su disegno dell’architetto Giuseppe Japelli e decorato, tra gli altri, da Duilio Cambellotti, Paolo Paschetto, Umberto Botazzi e Vittorio Grassi.
Recuperando scritti autografi, foto, ambientazioni originali e la biografia del proprietario di casa, il principe Giovanni Torlonia junior, l’artista bolognese ha costruito uno straordinario percorso sensoriale formato da wunderkammer (camere delle meraviglie) miniaturizzate, dove vita reale e dimensione esoterica, simbologia e storia si intrecciano in un affascinante colloquio che ha per attori principali l’arte, l’uomo e la natura.
Ad accogliere il visitatore nel portico di ingresso del Casino delle Civette, o meglio della sua Dipendenza, è una gigantesca ragnatela cristallizzata, simbolo e metafora della memoria umana e di tutte le relazioni che ognuno di noi intesse nella propria vita. Inizia così un viaggio onirico, suggestivo e carico di emozioni sensoriali, che porta lo spettatore indietro nel tempo, in un’epoca sospesa che si nutriva di bellezza come i primi anni del secolo scorso.
Un abito bianco chiuso in un vecchio armadio, un letto di piume con uova di rondini, un cuscino sgualcito su cui è impresso l’«Autoritratto» del principe Torlonia e «Birthday», un cielo astrale che connette l’uomo alle stelle, sono solo alcune delle installazioni site-specific, spesso di grandi dimensioni, che Antonia Ciampi ha realizzato per la mostra con materiali naturali, ma anche con vetro, piombo, tela e gommapiuma.
Dall’omaggio a Pablo Neruda, con l’opera «Mi piaci silenziosa», al cubo «Waterscape», dalla tappezzeria del «Fumoi» alla cassa matta della «Stanza del Chiodo», dalla pioggia delle riflessioni nel «Salottino delle 24 ore» ai dittici nella «Stanza dei pavoni»: tutto rievoca la figura di Giovanni Torlonia junior, che si fa addirittura presenza concreta grazie ad alcuni lavori. Il visitatore può, infatti, ‘conversare’ con il principe, sedersi sul divano e ascoltare con lui «Il Flauto Magico» e le sue melodie d’epoca preferite o, ancora, leggerne la «BioGrafia». L’arte apre così il cassetto dei ricordi.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonia Ciampi, «Pioggia di riflessioni»; [fig. 2]  Antonia Ciampi, «Autoritratto»; [fig. 3] Antonia Ciampi, «Nido di piume»

Informazioni utili
«Antonia Ciampi. Archivio dei sogni». Museo della Casina delle Civette e Dipendenza - Villa Torlonia, via Nomentana, 70 - Roma. Orari: 9.00-19.00; chiuso il lunedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima). Ingresso: intero € 5,00, ridotto € 4,00, gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Informazioni: tel. 060608 (tutti i giorni, ore 9.00 – 21.00). Sito internet: www.museivillatorlonia.itwww.museincomuneroma.it. Fino all'8 giugno 2014.