ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

giovedì 30 marzo 2017

Giorgio Morandi e Tacita Dean, un dialogo tra artisti in mostra a Mantova

Che cosa accade quando un’artista guarda e incorpora nel proprio lavoro quello di un altro artista, magari distante da sé nello spazio e nel tempo? Che opportunità viene offerta al pubblico quando questa inclusione si fa a sua volta opera d’arte? Sono queste due domande a fare da filo rosso alla mostra «Giorgio Morandi e Tacita Dean. Semplice come tutta la mia vita», allestita a Mantova, negli spazi del Centro internazionale d’arte e di cultura di Palazzo Te, per la curatela di Massimo Mininni e Augusto Morari e con il supporto di Cristiana Collu.
L’esposizione mette a confronto, fino al prossimo 4 giugno, i film «Day for Night» e «Still life», che l’artista inglese ha realizzato nel 2009 nello studio bolognese del pittore, e una raccolta di circa cinquanta opere del maestro novecentesco: dipinti, disegni, acquarelli e grafiche, concessi da importanti musei e collezioni private, che illustrano la sua ricerca relativa alla natura morta nel periodo dal 1915 al 1963.
L’intero percorso espositivo, che si apre con una ricostruzione in grandezza naturale dello studio dell’artista, mette in luce il legame tra due artisti, raccontando non solo la linfa che alimenta il lavoro di Tacita Dean, ma facendo anche splendere la contemporaneità del lavoro di ricerca sviluppato per tutta la vita -con pazienza, attenzione e sensibilità- da Giorgio Morandi.
L’artista inglese si sofferma sugli oggetti dell’universo poetico del maestro bolognese e sulle tracce lasciate su un piano dalle basi degli oggetti stessi, tracce composte dalla matita del pittore che calcolava, centrava, affiancava, spostava, ricollocava, aggregava, insisteva, con un’attenzione matematica, sperimentale, priva di casualità plausibilmente in rapporto con le ore del giorno, le luci, i colori dell’aria.
Partendo dagli oggetti cari a Morandi - bottiglie, lumi, caffettiere, tazze, porcellane e vetri -, il processo di creazione artistica attivato dall’osservazione e dalla meditazione sulle cose è il punto di incontro dei lavori dei due artisti. I film di Tacita Dean esprimono l’intuizione della necessità di guardare alle cose e alle tracce involontarie del processo della pittura. La sua opera non è un documentario: non antologizza Morandi, non analizza il suo contesto e il suo tempo, ma lo guarda con semplicità e permette allo spettatore di sperimentare come il suo lavoro sia ben vivo nel presente.
Le nature morte di Giorgio Morandi esposte nello spazio delle Fruttiere mostrano come l’elaborazione del colore nelle sue composizioni si sia arricchita sino a raggiungere gli ultimi raffinatissimi accordi dei toni più alti. Forme, cromie e valori spaziali sono associati a una musica di luce: la luce e l’ombra, presenti nelle stanze abitate dal pittore, sono appunto alla base della sua espressione grafica e coloristica.
Tacita Dean ci restituisce con chiarezza nei suoi lavori le atmosfere e gli ambienti morandiani: le ombre delle bottiglie, dei vasi appaiono in una pallida penombra. I film raccontano un mondo limitato, polveroso, dimesso e domestico, dove cose umili affiorano in una luce fioca e rendono magiche le stanze, il carattere del luogo e l’arte di Morandi. Si avverte che l’artista si è soffermata a indagarle, cercando di scoprire la rigorosa ricerca di quel mondo plastico, di quel vedere e sentire per volumi e parallele, di quel comporre con chiarezza l’ordine con il quale Morandi procedeva nel misurare e disporre gli oggetti, qualità sostanziali nelle nature morte che metteva in scena.

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Giorgio Morandi, Natura morta con brocca e bottiglia, 1921; [Fig.2] Giorgio Morandi, Natura morta, 1921 

Informazioni utili 
«Giorgio Morandi e Tacita Dean. Semplice come tutta la mia vita». Museo civico di Palazzo Te, viale Te, 19 – Mantova. Orari: fino a sabato 25 marzo 2017 – lunedì, dalle ore 13.00 alle ore 18.30; da martedì a domenica, dalle ore 9.00 alle ore 18.30 (ultimo ingresso alle ore 17.30) | da domenica 26 marzo 2017 - lunedì, dalle ore 13.00 alle ore 19.30; da martedì a domenica, dalle ore 9.00 alle ore 19.30 (ultimo ingresso 18.30). Ingresso: intero € 12,00, ridotto € 8,00, ridotto studenti € 4,00 (visitatori tra i 12 e i 18 anni, studenti universitari). Informazioni: tel. 0376.323266. Sito web: www.centropalazzote.it. Fino al 4 giugno 2017.

mercoledì 29 marzo 2017

Teatro Manzoni di Busto Arsizio, ad aprile il pranzo è servito in scena

Si apre all’insegna della solidarietà il mese di aprile del cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio. Sabato 1° aprile, alle ore 21, la sala di via Calatafimi ospiterà la compagnia amatoriale «I ragazzi dell’altro ieri» di Magenta con la commedia brillante «Mistero a Villa Gaia», per la drammaturgia e la regia di Francesco Cuccaro.
L’appuntamento teatrale, che gode del patrocinio dell’Amministrazione comunale, si propone di raccogliere fondi a favore del progetto «Borsa di studio Guatemala», un’iniziativa di solidarietà rivolta ai ragazzi in età scolare nata dall’esperienza di alcuni giovani dell’oratorio «San Filippo Neri» di Busto Arsizio nel centro «Manos Amigas», situato nel Sud America, nella campagna di San André Itzapa, tra Città del Guatemala e Antigua. Il costo del biglietto per questo spettacolo, per il quale sarà disponibile anche un servizio di baby sitting, è fissato ad euro 10,00 per l’intero ed euro 5,00 per il ridotto, riservato ai bambini fino ai 12 anni.
All’insegna del sorriso sarà anche l’altro appuntamento teatrale in cartellone nella sala di via Calatafimi per queste prime settimane primaverili. Venerdì 21 aprile, alle ore 21, la stagione «Mettiamo in circolo la cultura», inserita nel cartellone cittadino «BA Teatro», si chiuderà, infatti, con lo spettacolo «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici» (biglietti da € 30,00 a € 23,00, in vendita al botteghino da venerdì 14 aprile).
Il testo drammaturgico, scritto da Chiara Boscaro e Marco Di Stefano, ha vinto la quarta edizione del concorso «Una commedia in cerca d'autori», con il quale il cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio prosegue la propria collaborazione con la Bilancia Produzioni, realtà che gestisce il teatro Martinitt di Milano e il teatro de’ Servi di Roma, e con altre sale di comunità del territorio come il cine-teatro Cristallo di Cesano Boscone, la Sala Argentia di Gorgonzola e il teatro San Rocco di Seregno.
Cinque giovani e talentuosi attori professionisti -Roberta Azzarone, Caterina Gramaglia, Franco Mirabella, Lorenzo Parrotto e Arturo Scognamiglio- porteranno il pubblico tra i tavoli del ristorante «La Tonnara di Toni», un locale siciliano a Milano che, per sconfiggere la crisi, cerca di trasformarsi in un’azienda di ristorazione particolarmente all’avanguardia, dove i capisaldi della gastronomia isolana vengono trasformati in piatti sushi-fusion.
Con uno stile comico e fluido, lo spettacolo, sapientemente diretto da Roberto Marafante, porta così il pubblico alla scoperta di tanti temi attuali: dai «problemi mai risolti tra il nostro nord e il nostro sud» alla crisi delle attività commerciali, dalla «spasmodica ricerca del nuovo ‘a tutti i costi’» all’improbabile culto del mondo degli chef e molto altro.
Ricco è anche il cartellone della rassegna «Mercoledì d’essai – Stagione 2016/2017», promossa dal cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nell’ambito del progetto «Sguardi d’essai – Sale cinematografiche culturali a Busto Arsizio». Quattro i film in agenda per questo mese di aprile, con l’usuale doppia programmazione alle ore 16 e alle ore 21.
Si inizia mercoledì 5 aprile con «Non c’è più religione» di Luca Miniero, commedia incentrata sull'incontro-scontro fra diverse etnie e relative confessioni, che vede nel cast Claudio Bisio, Alessandro Gassmann e Angela Finocchiaro. Sarà, quindi, la volta, nella giornata di mercoledì 12 aprile, del film «Il viaggio di Fanny» di Lola Doillon, vincitore dell'ultimo Giffoni Film Festival, nel quale si racconta la storia vera di Fanny Ben-Ami, oggi 86enne, che nel 1943 riuscì a portare, senza adulti, un gruppo di bambini come lei dalla Francia alla Svizzera, fuggendo all’esercito tedesco.
Mercoledì 19 aprile l’atmosfera si tingerà dei colori dell’Oscar con «La la land» di Damien Chazelle, interpretato da Ryan Gosling ed Emma Stone, film che si è aggiudicato sette Golden Globe, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile alla settantatreesima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il premio del pubblico al Toronto International Film Festival e sei statuette alla notte degli Oscar, tra cui quelle per la miglior regia e la miglior colonna sonora. «La storia -si legge nella sinossi- è quella di due sognatori che cercano la fama a Los Angeles, si incontrano e si innamorano: sono un'aspirante attrice che si sente sola nella città caotica e un carismatico e sfacciato pianista jazz che impara a sue spese la difficoltà di conciliare una relazione amorosa e la carriera».
A chiudere la programmazione per questa edizione di «Mercoledì d’essai» sarà, nella giornata di mercoledì 26 aprile, la commedia «Mister Felicità» di Alessandro Siani, con Diego Abatantuono e Carla Signoris, che racconta la storia di un giovane napoletano, residente in Svizzera, che si finge assistente del dottor Gioia, un mental coach specializzato nel motivare le persone e nel far ritrovare loro l’ottimismo per affrontare le avversità della vita.
Tutte le proiezioni del cineforum saranno corredate da schede di approfondimento; all’appuntamento pomeridiano, pensato specificatamente per il pubblico della terza età, seguirà sempre un momento conviviale con tè e dolci. Le schede e i trailer dei film in programmazione -comprese le prime visioni, il cui calendario viene diffuso ogni giovedì- sono consultabili sul sito www.cinemateatromanzoni.it. Nel mese di aprile la sala di via Calatafimi ospiterà, inoltre, nella serata di venerdì 7 aprile, alle ore 21, l’associazione «La mia voce ovunque» con lo spettacolo «Io, padrona di me stessa», per le coreografie di Elisa Valentino, Lucia Urgese, Alessio Campanelli ed Angelica Masla. Il costo del biglietto per questo appuntamento, presentato da Massimo Brugnone e patrocinato dal Comune di Busto Arsizio, è fissato ad euro 5,00; per informazioni è possibile contattare Monica Guanzini al numero 347.8148673.
Per maggiori informazioni sulla programmazione della sala è possibile contattare il numero 339.7559644 o lo 0331.677961 (negli orari di apertura del botteghino e in orario serale, dalle ore 20.30 alle ore 21.30, tranne il martedì) o scrivere all’indirizzo info@cinemateatromanzoni.it.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Una scena del film «Il viaggio di Fanny» di Lola Doillon [figg.2, 3, e 4] Una scena del film «La la land»[fig. 5] Immagine promozionale dello spettacolo «Bedda Maki – Come reSUSHItare il ristorante e vivere felici»

Informazioni utili 
www.cinemateatromanzoni.it

martedì 28 marzo 2017

La via della Seta, un viaggio sulle rotte tra Oriente ed Europa

Un viaggio lungo rotte carovaniere, marittime e spirituali. Un punto di riferimento per le interconnessioni tra Occidente e Oriente. Una vasta e antica rete di scambi da sempre proiettata verso il futuro. Una sinfonia di civiltà dove far prevalere lo spirito di dialogo e di collaborazione in tutti i campi. Tutto questo è la via della Seta. A raccontarla, al Mao - Museo d’arte orientale di Torino, sarà fino al prossimo 2 luglio una mostra curata da Louis Godart, David Gosset e Maurizio Scarpari, con oltre settanta opere antiche e preziose a rappresentare la storia millenaria dei rapporti tra la Cina e l’Occidente.
«Dall’antica alla nuova Via della Seta», questo il titolo dell’esposizione, si propone di raccontare la storia di questo percorso che per almeno due secoli ha unito Oriente e Occidente e ha così permesso alle diverse culture di crescere, attingendo reciprocamente alle conquiste scientifiche e culturali degli uni e degli altri attraverso l’intermediazione e il dialogo. Mercanti, ambasciatori, monaci, esploratori, avventurieri e missionari di varie fedi, provenienti dai luoghi più disparati, si incontravano lungo le strade confrontando senza sosta usanze, pratiche e fedi religiose.
Dal Musée du Louvre di Parigi al Museo archeologico nazionale di Napoli, dalla Biblioteca Apostolica Vaticana alla Procuratoria della Basilica di San Marco di Venezia, sono numerose le istituzioni museali, bibliotecarie e archivistiche europee e italiane che hanno prestato le proprie opere per questa mostra che testimonia la varietà e la ricchezza degli scambi tra Oriente e Occidente, l’abilità dei maestri artigiani e la velocità di circolazione delle informazioni.
Accanto a questi lavori è esposta anche una ventina di opere moderne provenienti dalla Cina e realizzate da artisti cinesi contemporanei.
Tra i pezzi che è possibile vedere si segnalano un Cammelliere su cammello battriano (VI-VII secolo), animale simbolo delle vie carovaniere, uno Straniero dal volto velato (VII-VIII secolo), piccolo capolavoro dell’arte funeraria cinese e un Piatto con girotondo di pesci (XIII-XIV secolo), prodotto durante la dinastia mongola ilkanide. Una segnalazione meritano anche la Mattonella con giocatori di polo (1256-1335), una importante e rara manifestazione artistica dell’Iran durante il dominio degli Ilkhanidi di origine mongola dipinta a lustro e blu cobalto, e la Descrizione illustrata del mondo di P. Ferdinand Verbiest (1674), un lavoro monumentale che rappresenta la sintesi più avanzata delle conoscenze geografiche dell’epoca.
L’Italia ha avuto un ruolo fondamentale nella storia dei rapporti con la Cina. Si tramanda, per esempio, che già Marco Aurelio, nel 166 d.C., inviò un’ambasceria alla corte del Figlio del Cielo permettendo ai due imperi più grandi e longevi della storia di entrare in contatto. Mentre, nel Duecento, Marco Polo celebrò lo splendore della Cina nell’opera «Il Milione», contribuendo a migliorare le conoscenze di popoli e mondi ancora poco noti in Occidente. Nel Seicento sono, invece, il gesuita Matteo Ricci e Martino Martini a far conoscere l’Oriente agli italiani. Il primo, nel 1601, è accolto nella Città proibita come ambasciatore d’Europa, è ammesso dall’imperatore Wanli nella cerchia ristrettissima dei Mandarini e ha il permesso di fondare una chiesa a Pechino; il secondo redige il «Novus Atlas Sinensis», primo atlante moderno della Cina che verrà pubblicato in Europa nel 1655.
Come in passato, saranno gli uomini capaci di proiettare verso il futuro questa antica realtà i protagonisti di questo nuovo corso, che non va inteso come un fenomeno esclusivamente economico, ma come un cantiere aperto di interconnessioni e di arricchimento reciproco.

Informazioni utili 
«Dall’antica alla nuova Via della Seta». Mao – Museo d’arte orientale, via San Domenico, 11 – Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00-18.00; sabato-domenica, ore 11.00–19.00; chiuso lunedì | la biglietteria chiude un'ora prima. Ingresso: intero € 10,00, ridotto € 8,00, gratuito fino ai 18 anni e abbonati Musei Torino Piemonte. Informazioni: tel. 011.4436927, mao@fondazionetorinomusei.it. Sito internet: www.maotorino.it. Fino al 2 luglio 2017.