L'arte può essere un importante veicolo di riflessioni sul nostro presente. Lo prova chiaramente la nuova edizione di BilBOlbul, il festival internazionale di fumetto che dal 29 novembre al 1° dicembre animerà la città di Bologna.
La nuova edizione, la numero tredici, concentra, infatti, la propria attenzione su un tema attuale e di grande interesse come lo «spaesamento quale condizione costitutiva del presente», palesata sotto diverse forme: «la perdita di memoria storica, la disarmonia coi territori che abitiamo o attraversiamo, una crisi generale dell’immaginario che rende difficile pensare al futuro».
Cuore pulsante del festival, organizzato come consuetudine dall’associazione culturale Hamelin, sarà la Biblioteca Salaborsa, dove si potranno anche acquistare alcune delle più interessanti autoproduzioni internazionali e i libri della quattro giorni bolognese, oltre a partecipare ai firmacopie con gli autori. Ma la manifestazione coinvolgerà tutta la città -dal Mambo all’Accademia di Belle arti, passando per Palazzo Fava, l’Alma Mater, la libreria per ragazzi «Giannino Stoppani» e molti altri luoghi-, portando tra le loro sale mostre, incontri, presentazioni di novità editoriali, laboratori per ragazzi, attività dedicate alle scuole.
A firmare il manifesto di questa edizione è il franco-beninese Yvan Alagbé, che ha realizzato per l’occasione una rielaborazione del «Marron inconnu de Saint- Domingue», la statua raffigurante uno schiavo in fuga, che ha deposto a terra l’arma e lancia un richiamo, realizzata dall’architetto Albert Mangonès nel 1967 per celebrare la liberazione di Santo Domingo dai francesi. Per l’artista il concetto di spaesamento passa, infatti, attraverso la questione del colonialismo e delle migrazioni.
Yvan Alagbé sarà protagonista di BilBOlbul anche con due mostre.
All’Accademia di Belle arti si terrà, dal 30 novembre al 20 dicembre, «Una storia dell’amore», che ripercorre l’excursus creativo e politico dell’artista dal realismo spiazzante di «Negri gialli e altre creature immaginarie» (in uscita per Canicola nei giorni del festival), che tratteggia un ritratto profondamente umano della vita di una famiglia di sans-papier africani in Francia, fino alle tavole inedite di «Apocalypse des oiseaux», un libro in lavorazione da otto anni che racconta l’amore con un percorso visivo che attraversa i secoli, i simboli e l’immaginario collettivo, dove compaiono i film di Hollywood, le statuette del Neolitico, i mistici persiani, i drammi di Aristofane, il Vangelo, il Corano, le sculture classiche.
Yvan Alagbé sarà in mostra, dal 30 novembre al 7 dicembre, anche allo Squadro Stamperia Galleria d'arte (via Nazario Sauro, 27), dove esporrà, sotto il titolo di «Eros mostro», una serie di serigrafie che raccontano la storia di una valigia misteriosa dimenticata su un treno, a partire dal racconto inedito pubblicato nell’edizione italiana di «Negri gialli e altre creature immaginarie».
La riflessione sullo spaesamento connota anche il lavoro di Chris Reynolds, uno dei più importanti autori del fumetto contemporaneo, che proprio in occasione di BilBOlbul torna sulle scene, dopo un’assenza durata quasi trent’anni.
La mostra «Giorni nuovi… e migliori?», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre allo Spazio B5 (vicolo Cattani, 5/b), allinea le tavole originali di «Un mondo nuovo», la raccolta dei suoi principali racconti (la cui edizione italiana esce nei giorni del festival per Tunué), che porta il lettore in un mondo simile al nostro ma deformato da un conflitto interplanetario mai narrato direttamente.
Nei giorni di BilBOlBul esce anche «L’età d’oro», un volume prodotto in tiratura limitata da Banana Oil, portale dedicato al fumetto a cura di Matteo Gaspari, che raccoglie cinque racconti inediti di Chris Reynolds e un saggio.
Il concetto di «spaesamento quale condizione costitutiva del presente» sarà raccontato anche da Nora Krug, il cui graphic novel «Heimat» (Einaudi, 2019) è stato accolto dalla critica internazionale come uno dei più importanti libri degli ultimi anni.
Dopo vent'anni negli Stati Uniti, l’autrice è tornata nella sua patria, la Germania, per ricostruire la storia della sua famiglia e il suo ruolo durante il nazismo. Attraverso cimeli, documenti, foto, ha composto un’enciclopedia visiva che traccia il ritratto di una famiglia e insieme quello di una nazione intera, e riflette sulle impronte che la Seconda guerra mondiale ha lasciato su generazioni di persone, nel tentativo di superare il senso di colpa che è insieme personale e collettivo.
Nora Krug sarà protagonista di due mostre: la prima, intitolata appunto «Heimat», si terrà dal 30 novembre al 6 gennaio al Museo internazionale e biblioteca della musica, dove saranno visibili le tavole originali, ma anche le fotografie, i manoscritti, gli oggetti e i documenti che l'artista ha raccolto durante le sue ricerche in Germania. Nelle stesse settimane la Galleria d’arte Portanova12 (via Portanova, 12) ospiterà, invece, una personale dell'artista, che ne ripercorre la carriera a partire dagli esordi.
Negli stessi giorni di BilBOlbul si terrà anche la mostra «Alberto Breccia. Il signore delle immagini», a cura di Daniele Brolli: un grande omaggio al maestro del fumetto seriale e di quello autoriale, amato da intellettuali italiani come Oreste del Buono, Umberto Eco e Fruttero & Lucentini.
Dal 30 novembre al 7 gennaio, negli spazi della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna (via delle Donzelle, 2) sarà possibile accostarsi al linguaggio di questo grande sperimentatore delle forme, che -si legge nella presentazione- «ha realizzato graphic novel quando ancora non esistevano. Ha usato la china e la pittura, il collage e il fotoritocco e ha vaticinato storie leggendo nella casualità del colore abbandonato ad asciugare sul cartoncino».
Sono circa centocinquanta i lavori selezionati, molti dei quali mai esposti prima, che ripercorrono l'intera carriera dell'artista, dalle illustrazioni per il libro «Il nome della rosa» a quelle per i racconti di Borges, senza dimenticare i riadattamenti delle opere di Edgar Allan Poe.
Il festival darà spazio anche alle giovani generazioni con la mostra «8x15 Quindici anni di fumetto e illustrazione in Accademia», in programma dal 30 novembre al 20 dicembre, che presenta i lavori di otto studenti e studentesse del Corso di fumetto e illustrazione che sono riusciti a trasformare i loro progetti di tesi in libri pubblicati.
Altro giovane talento in mostra nei giorni del festival sarà Ida Cordaro, che a IGOR Libreria / Senape Vivaio Urbano (via Santa Croce 10/abc) presenterà, dal 29 novembre al 7 dicembre, il progetto «Lara», incentrata sull’omonimo fumetto d’esordio: un racconto intimo in cui una violenza consumata nello spazio domestico si propaga all’esterno.
Due autrici under 30 sono, poi, le protagoniste della trasformazione dell’albergo «Al Cappello Rosso», quartier generale degli ospiti del festival.
La BBB Room 2019 sarà curata da Mariachiara Di Giorgio, illustratrice per l’infanzia e autrice di «Professione coccodrillo» (Topipittori, 2017), vincitore del Premio Andersen come miglior libro senza parole.
Una seconda camera raccoglierà, invece, le illustrazioni dedicate all’hotel realizzate dagli ospiti dell’edizione 2018, in un set creato ad hoc da Kalina Muhova.
Ricco sarà anche il cartellone di incontri studiato per questa tredicesima edizione di BilBOlbul: un’occasione in più per riflettere su come la crisi che stiamo vivendo, la realtà del nostro presente, sia anche una singolare condizione germinativa, una possibilità straordinaria per l’immaginario degli artisti, chiamati a raccontare il mondo, nostro e loro, con matite, colori e occhi sensibili.
Didascalie delle immagini
[Fig 1] Manifesto di Yvan Alagbé per BilBOlBul; [fig. 2] Yvan Alagbé, Una storia dell'amore; [fig. 3] Yvan Alagbé, «Negri gialli e altre creature immaginarie» ; [fig. 4] Chris Reynolds, cover del libro «Un mondo nuovo»; [fig. 5] Nora Krug, cover del libro «Heimat»; [fig. 6] Nora Krug alla Galleria d’arte Portanova12 di Bologna; [fig. 6] Ida Cordaro, «Lara»
Informazioni utili
BilBOlbul – Festival internazionale del fumetto di Bologna. Informazioni: Hamelin associazione culturale info@bilbolbul.net | 051.233401 | www.bilbolbul.net. Ufficio stampa: Luciana Apicella | m. 335.7534485 | press@bilbolbul.net. Dal 29 novembre al 1° dicembre 2019
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
mercoledì 27 novembre 2019
martedì 26 novembre 2019
«Resistere e creare», a Genova la danza racconta il «Materiale umano»
Danza, balli della tradizione, teatro, circo, ma anche meditazione, cinema, arti visive, musica e letteratura: il Teatro della Tosse di Genova, nei suoi spazi storici in centro e in quelli nuovi a Voltri, diventa, per dodici giorni, scenario di «Resistere e creare», rassegna internazionale di danza con la direzione artistica di Michela Lucenti e Marina Petrillo.
La quinta edizione, in programma dal 27 novembre all’8 dicembre, ha come sottotitolo «Materiale umano», a sottolineare l’importanza data alle tematiche sociali da parte di alcuni spettacoli in cartellone, a partire dall’atteso «Versus nel nome del padre del figlio e della libertà» della compagnia «Balletto civile», che sarà presentato in forma di primo studio nelle serate di sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre.
A tenere a battesimo la rassegna, che si propone di gettare «uno sguardo femminile non remissivo e non compassionevole sul mondo», sarà, nella serata di mercoledì 27 novembre, l’inaugurazione, nel foyer del Teatro della Tosse, della mostra «Sorelle» di Marta Moretto, fotografa genovese che firma anche l’immagine guida di questa edizione di «Resistere e creare». «Rinascita» è il titolo dello scatto selezionato, «emblematico -spiegano gli organizzatori- non solo del femminile e delle relazioni che il femminile porta con sé, ma anche di un tema di urgente attualità: la relazione tra Europa e Africa».
Nella stessa giornata, quella di mercoledì 27 novembre, il festival ospiterà anche il concerto di strumenti ad arco «La pienezza del vuoto», con Corinna Canzian (violino), Riccardo Pes (violoncello) e Valentina Messa (pianoforte).
Il giorno successivo il cartellone si aprirà, invece, con la prima delle tre «Pillole Performative» di Vallebona/Blanchut, in programma anche nelle serate del 30 novembre e del 1° dicembre. Si tratta -raccontano gli organizzatori- di «format brevi di personaggi in movimento ispirati a caratteri della società contemporanea», intitolati «Kris e le conseguenze della Brexit», «Barbie & Ken. Uno spaccato sull’amore di plastica» e «Barbara una bestia vergine».
A seguire è prevista la prima regionale di «Carnet erotico», progetto di Francesca Zaccaria che, con ironia a tratti sottile, a tratti ferina e dissacrante, ci invita a riflettere sull’erotismo attraverso una serie di quadri icastici contraddistinti da connotazioni comiche, grottesche o persino conturbanti.
Il 29 novembre sarà, invece, la volta di una prima nazionale: al teatro di Ponente andrà in scena «Le Marin Perdu» di Natalia Vallebona e Faustino Blanchut, spettacolo selezionato nell’ambito del progetto di residenza artistica «Essere Creativo 2019». La pièce -ispirata al capitolo «Il marinaio perduto», tratto dal libro «L’uomo che scambiò la sua moglie per un cappello» di Oliver Sacks- mette in scena il presente di un uomo perso che fluttua tra i pezzi sparsi del puzzle della sua memoria. Alternando momenti di lucidità ad altri di oblio, il protagonista viaggia senza conoscere né la sua destinazione né il punto di partenza.
Nella stessa giornata si terrà anche una masterclass per under 20 dal titolo «Danza e meditazione studio con i movimenti di Gurdjeff».
Mentre il giorno seguente andrà in scena un appuntamento per i più piccoli: «Granelli», che affronta con il giovane pubblico il tema dell’inquinamento e dell’ecosostenibilità. Si tratta di «una fiaba di circo contemporaneo -si legge nella sinossi- che attraverso l’uso di giocoleria, acrobatica, equilibrismi e clownerie racconta la storia di un bambino, Martino, che scava nel suo immaginario e porta alla luce un castello di sabbia meraviglioso».
La seconda settimana di festival si aprirà con la presentazione del volume «Altri corpi/Nuove Danze» del critico Andrea Porcheddu.
Nella stessa giornata, quella del 2 dicembre, Emanuela Serra sarà in scena con l’anteprima nazionale di «Loose dogs» (repliche in cartellone il 4 e il 6 dicembre): un atto poetico dedicato a chi dissente, che unisce scrittura e parola a una ricerca quotidiana sull’azione danzata e la scomposizione fisica.
Il sipario si aprirà, quindi, nella stessa giornata su Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, protagonisti dello spettacolo «La morte e la fanciulla», che si concentra su tre differenti quadri scenici che raccontano di giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e fine: «uno musicale – l’omonimo quartetto in re minore di Schubert-, uno fisico -l'essere umano nell'eccellenza delle sue dinamiche-, e uno spirituale-filosofico -il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi-».
A chiudere la serata del 2 dicembre sarà, in Sala Agorà, la prima nazionale di «Chibani» di Aziz El Youssoufi.
Martedì 3 dicembre «Resistere e creare» si sposterà, quindi, a Casa Paganini con il laboratorio «Body Perfomance Variations». Mentre in Sala Agorà si terrà l’anteprima nazionale dello spettacolo «Frammenti Liquidi», ideato e coreografato da Paolo Rosini, in collaborazione con Chiara Tosti. A seguire, nella stessa giornata, è previsto l’incontro «Materiale Umano», una conversazione condotta da Andrea Porcheddu con Roberto Castello e Michela Lucenti. Chiuderà la programmazione del 3 dicembre la messa in scena, in Sala Aldo Trionfo, di «Mbira», spettacolo di Roberto Castello: un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che -utilizzando musica, danza e parola- tenta di fare il punto sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana.
Mercoledì 4 dicembre ci sarà la prima nazionale di «Her-on l’inizio di qualcosa avviene sempre dopo la morte di qualcos’altro», spettacolo di Giulia Spattini, che si configura come un dialogo solitario tra quello che siamo e quello che potremmo diventare, una lotta alla scoperta della forma nuova.
Il giorno successivo la programmazione prevede gli spettacoli «Impronte» (in replica anche sabato 7 e domenica 8 dicembre) e «Concerto fisico», un solo di Michela Lucenti che racconta la storia di Balletto Civile, compagnia nata all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine.
Nel pomeriggio del 6 dicembre inizierà la selezione per la «Call Resistere e Creare», che continuerà anche nei due giorni successivi. Dei quarantuno progetti arrivati da tutta Italia sono quattordici quelli che verranno presentati nel corso delle tre giornate di lavoro. Tre verranno selezionati per la prossima edizione del festival e riceveranno un sostegno alla produzione di 2000 euro e due settimane di residenza creativa negli spazi del Teatro della Tosse. A valutare i lavori saranno Michela Lucenti, Marina Petrillo e Ivana Folle della Bogliasco Foundation.
Sempre il 6 dicembre ci sarà una masterclass di danza contemporanea over 50 e la proiezione del film «Una gioia segreta», per la regia di Jérôme Cassou, sulla coreografa e danzatrice Nadia Vadori Gauthier.
Sabato 7 dicembre sarà possibile assistere a «Uroboro», di e con Simona Ceccobelli e Sebastian O’Hea Suarez. Lo spettacolo racconta la frenesia nel continuare a correre inseguendo una verità che abbiamo davanti piuttosto che allungare semplicemente la mano, ma anche la nostra testardaggine e il nostro coraggio, il prezioso momento in cui riusciamo finalmente a fermarci.
Seguirà la prima nazionale di «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019. In questo lavoro la compagnia elvetica Linga -fondata a Losanna nel 1992 da Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo– si ispira alla natura selvaggia, al movimento degli stormi di uccelli, degli sciami di insetti, dei banchi di pesci: formazioni flessibili e fluide in grado di modificare istantaneamente la velocità e la direzione senza perdere coerenza.
A chiudere il programma sarà nella serata di domenica 8 dicembre «Tutto ricomincia, sempre», omaggio all’opera di Vitaliano Marchetto. Tre diversi linguaggi -la danza, l’arte visiva e l’Aikido- si fondono in un parlare comune, in una rappresentazione che prende spunto dalle opere create dallo scultore milanese. Non cambia, dunque, il filo rosso che unisce i vari spettacoli in agenda al festival internazionale genovese: «resistere» per non farsi sedurre dalle pieghe più scontate del contemporaneo e «creare» per tornare all'atto puro, alla dinamica sociale e autentica. La danza racconta così il «materiale umano», l'uomo in relazione con gli altri uomini.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine guida di «Resistere e creare»; [fig. 2] «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019; [fig. 3] «Uroboro», di e con Simona Ceccobelli e Sebastian O’Hea Suarez; [fig. 4] «Granelli»; [fig. 5] «Mbira», spettacolo di Roberto Castello; [fig. 6] «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019; [fig. 7] «Concerto fisico», con Balletto civile
Informazioni utili
Resistere e creare – V edizione. Genova, sedi varie. Ingresso: abbonamento € 60,00, costo dei biglietti singoli e programma su http://www.teatrodellatosse.it/. Informazioni: promozione@teatrodellatosse.it, tel 010.2470793. Ufficio stampa: Davide Bressanin - ufficiostampa@teatrodellatosse.it, resisterecreare@teatrodellatosse.it, elisasirianni@gmail.com. Dal 27 novembre all’8 dicembre 2019
La quinta edizione, in programma dal 27 novembre all’8 dicembre, ha come sottotitolo «Materiale umano», a sottolineare l’importanza data alle tematiche sociali da parte di alcuni spettacoli in cartellone, a partire dall’atteso «Versus nel nome del padre del figlio e della libertà» della compagnia «Balletto civile», che sarà presentato in forma di primo studio nelle serate di sabato 30 novembre e domenica 1° dicembre.
A tenere a battesimo la rassegna, che si propone di gettare «uno sguardo femminile non remissivo e non compassionevole sul mondo», sarà, nella serata di mercoledì 27 novembre, l’inaugurazione, nel foyer del Teatro della Tosse, della mostra «Sorelle» di Marta Moretto, fotografa genovese che firma anche l’immagine guida di questa edizione di «Resistere e creare». «Rinascita» è il titolo dello scatto selezionato, «emblematico -spiegano gli organizzatori- non solo del femminile e delle relazioni che il femminile porta con sé, ma anche di un tema di urgente attualità: la relazione tra Europa e Africa».
Nella stessa giornata, quella di mercoledì 27 novembre, il festival ospiterà anche il concerto di strumenti ad arco «La pienezza del vuoto», con Corinna Canzian (violino), Riccardo Pes (violoncello) e Valentina Messa (pianoforte).
Il giorno successivo il cartellone si aprirà, invece, con la prima delle tre «Pillole Performative» di Vallebona/Blanchut, in programma anche nelle serate del 30 novembre e del 1° dicembre. Si tratta -raccontano gli organizzatori- di «format brevi di personaggi in movimento ispirati a caratteri della società contemporanea», intitolati «Kris e le conseguenze della Brexit», «Barbie & Ken. Uno spaccato sull’amore di plastica» e «Barbara una bestia vergine».
A seguire è prevista la prima regionale di «Carnet erotico», progetto di Francesca Zaccaria che, con ironia a tratti sottile, a tratti ferina e dissacrante, ci invita a riflettere sull’erotismo attraverso una serie di quadri icastici contraddistinti da connotazioni comiche, grottesche o persino conturbanti.
Il 29 novembre sarà, invece, la volta di una prima nazionale: al teatro di Ponente andrà in scena «Le Marin Perdu» di Natalia Vallebona e Faustino Blanchut, spettacolo selezionato nell’ambito del progetto di residenza artistica «Essere Creativo 2019». La pièce -ispirata al capitolo «Il marinaio perduto», tratto dal libro «L’uomo che scambiò la sua moglie per un cappello» di Oliver Sacks- mette in scena il presente di un uomo perso che fluttua tra i pezzi sparsi del puzzle della sua memoria. Alternando momenti di lucidità ad altri di oblio, il protagonista viaggia senza conoscere né la sua destinazione né il punto di partenza.
Nella stessa giornata si terrà anche una masterclass per under 20 dal titolo «Danza e meditazione studio con i movimenti di Gurdjeff».
Mentre il giorno seguente andrà in scena un appuntamento per i più piccoli: «Granelli», che affronta con il giovane pubblico il tema dell’inquinamento e dell’ecosostenibilità. Si tratta di «una fiaba di circo contemporaneo -si legge nella sinossi- che attraverso l’uso di giocoleria, acrobatica, equilibrismi e clownerie racconta la storia di un bambino, Martino, che scava nel suo immaginario e porta alla luce un castello di sabbia meraviglioso».
La seconda settimana di festival si aprirà con la presentazione del volume «Altri corpi/Nuove Danze» del critico Andrea Porcheddu.
Nella stessa giornata, quella del 2 dicembre, Emanuela Serra sarà in scena con l’anteprima nazionale di «Loose dogs» (repliche in cartellone il 4 e il 6 dicembre): un atto poetico dedicato a chi dissente, che unisce scrittura e parola a una ricerca quotidiana sull’azione danzata e la scomposizione fisica.
Il sipario si aprirà, quindi, nella stessa giornata su Michele Abbondanza e Antonella Bertoni, protagonisti dello spettacolo «La morte e la fanciulla», che si concentra su tre differenti quadri scenici che raccontano di giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e fine: «uno musicale – l’omonimo quartetto in re minore di Schubert-, uno fisico -l'essere umano nell'eccellenza delle sue dinamiche-, e uno spirituale-filosofico -il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi-».
A chiudere la serata del 2 dicembre sarà, in Sala Agorà, la prima nazionale di «Chibani» di Aziz El Youssoufi.
Martedì 3 dicembre «Resistere e creare» si sposterà, quindi, a Casa Paganini con il laboratorio «Body Perfomance Variations». Mentre in Sala Agorà si terrà l’anteprima nazionale dello spettacolo «Frammenti Liquidi», ideato e coreografato da Paolo Rosini, in collaborazione con Chiara Tosti. A seguire, nella stessa giornata, è previsto l’incontro «Materiale Umano», una conversazione condotta da Andrea Porcheddu con Roberto Castello e Michela Lucenti. Chiuderà la programmazione del 3 dicembre la messa in scena, in Sala Aldo Trionfo, di «Mbira», spettacolo di Roberto Castello: un concerto per due danzatrici, due musicisti e un regista che -utilizzando musica, danza e parola- tenta di fare il punto sul complesso rapporto fra la nostra cultura e quella africana.
Mercoledì 4 dicembre ci sarà la prima nazionale di «Her-on l’inizio di qualcosa avviene sempre dopo la morte di qualcos’altro», spettacolo di Giulia Spattini, che si configura come un dialogo solitario tra quello che siamo e quello che potremmo diventare, una lotta alla scoperta della forma nuova.
Il giorno successivo la programmazione prevede gli spettacoli «Impronte» (in replica anche sabato 7 e domenica 8 dicembre) e «Concerto fisico», un solo di Michela Lucenti che racconta la storia di Balletto Civile, compagnia nata all’interno dell’ex Ospedale Psichiatrico di Udine.
Nel pomeriggio del 6 dicembre inizierà la selezione per la «Call Resistere e Creare», che continuerà anche nei due giorni successivi. Dei quarantuno progetti arrivati da tutta Italia sono quattordici quelli che verranno presentati nel corso delle tre giornate di lavoro. Tre verranno selezionati per la prossima edizione del festival e riceveranno un sostegno alla produzione di 2000 euro e due settimane di residenza creativa negli spazi del Teatro della Tosse. A valutare i lavori saranno Michela Lucenti, Marina Petrillo e Ivana Folle della Bogliasco Foundation.
Sempre il 6 dicembre ci sarà una masterclass di danza contemporanea over 50 e la proiezione del film «Una gioia segreta», per la regia di Jérôme Cassou, sulla coreografa e danzatrice Nadia Vadori Gauthier.
Sabato 7 dicembre sarà possibile assistere a «Uroboro», di e con Simona Ceccobelli e Sebastian O’Hea Suarez. Lo spettacolo racconta la frenesia nel continuare a correre inseguendo una verità che abbiamo davanti piuttosto che allungare semplicemente la mano, ma anche la nostra testardaggine e il nostro coraggio, il prezioso momento in cui riusciamo finalmente a fermarci.
Seguirà la prima nazionale di «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019. In questo lavoro la compagnia elvetica Linga -fondata a Losanna nel 1992 da Katarzyna Gdaniec e Marco Cantalupo– si ispira alla natura selvaggia, al movimento degli stormi di uccelli, degli sciami di insetti, dei banchi di pesci: formazioni flessibili e fluide in grado di modificare istantaneamente la velocità e la direzione senza perdere coerenza.
A chiudere il programma sarà nella serata di domenica 8 dicembre «Tutto ricomincia, sempre», omaggio all’opera di Vitaliano Marchetto. Tre diversi linguaggi -la danza, l’arte visiva e l’Aikido- si fondono in un parlare comune, in una rappresentazione che prende spunto dalle opere create dallo scultore milanese. Non cambia, dunque, il filo rosso che unisce i vari spettacoli in agenda al festival internazionale genovese: «resistere» per non farsi sedurre dalle pieghe più scontate del contemporaneo e «creare» per tornare all'atto puro, alla dinamica sociale e autentica. La danza racconta così il «materiale umano», l'uomo in relazione con gli altri uomini.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Immagine guida di «Resistere e creare»; [fig. 2] «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019; [fig. 3] «Uroboro», di e con Simona Ceccobelli e Sebastian O’Hea Suarez; [fig. 4] «Granelli»; [fig. 5] «Mbira», spettacolo di Roberto Castello; [fig. 6] «Flow», spettacolo vincitore del Swiss Dance Award 2019; [fig. 7] «Concerto fisico», con Balletto civile
Informazioni utili
Resistere e creare – V edizione. Genova, sedi varie. Ingresso: abbonamento € 60,00, costo dei biglietti singoli e programma su http://www.teatrodellatosse.it/. Informazioni: promozione@teatrodellatosse.it, tel 010.2470793. Ufficio stampa: Davide Bressanin - ufficiostampa@teatrodellatosse.it, resisterecreare@teatrodellatosse.it, elisasirianni@gmail.com. Dal 27 novembre all’8 dicembre 2019
lunedì 25 novembre 2019
«Similiter in pictura», Leonardo e l’arte contemporanea a Mantova
Isabella d’Este era testarda. Voleva a tutti i costi un quadro di Leonardo da Vinci e voleva che quel quadro battesse in bellezza quello di Cecilia Gallerani, «La dama con l’ermellino».
L’occasione arrivò. Stava per nascere un nuovo secolo, il Cinquecento. L’artista fu costretto a fuggire da Milano, appena conquistata dal re di Francia Luigi XII. Mantova gli aprì le porte e la carismatica e acculturata moglie di Francesco II Gonzaga realizzò, in parte, il suo sogno. Posò per il maestro, di profilo e quindi all’antica, nel suo Studiolo.
Di quei giorni rimane uno schizzo preparatorio, un bel disegno a carboncino, sanguigna e pastello giallo, conservato oggi al Louvre di Parigi. È questa l’opera più importante firmata da Leonardo nei suoi soli tre mesi a Mantova, tra il dicembre 1499 e il febbraio o marzo 1500.
Appena poté, infatti, il maestro scappò dalle rive del Mincio alla volta di Venezia, dove era stato invitato per progettare una struttura difensiva contro la minaccia turca.
Quel disegno non si trasformò mai in un ritratto finito, malgrado le continue richieste di Isabella d’Este che inseguì l'artista per tutta Italia con lettere ed emissari.
Lei, la primadonna del Rinascimento, non voleva sentirsi dire di no. Lui era uno spirito troppo libero, perso tra calcoli matematici, pigmenti e invenzioni ingegnose. Non avrebbe mai accettato ordini da quella donna «equalmente et in ogni parte bella», la cui effige è stata consegnata a futura memoria da Andrea Mantegna, Tiziano e molti altri artisti.
Questa storia, degna di un romanzo, è rimasta senza lieto fine, ma è ancora un vanto per Mantova.
A quei tre mesi di Leonardo sul Mincio guarda il programma ideato dalla città lombarda in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista toscano.
L'omaggio trova, in questi giorni, forma concreta nella mostra «Similiter in pictura» alla Casa del Mantegna. Il percorso espositivo -progettato da Container Lab Association, con la collaborazione e il coordinamento di Cristina Renso- presenta, attraverso sessanta lavori, la riflessione, l’approfondimento e la rilettura in chiave contemporanea della poliedrica figura del genio vinciano da parte degli artisti Luca Bonfanti, Enzo Rizzo e Togo, rispettivamente accompagnati dalla lettura critica di Matteo Galbiati, Alberto Moioli ed Elena Pontiggia.
Accanto alle opere pittoriche sono esposte trenta riproduzioni di macchine vinciane, realizzate da Giorgio Mascheroni, e installazioni video e touch screen che integrano l’osservazione con contenuti didattici, tra cui merita una segnalazione il filmato «Leonardo racconta ‘Il Cenacolo’», firmato da Maurizio Sangalli con Massimiliano Loizzi, Marco Ballerini, Alberto Patrucco e Alfredo Colina.
Di Leonardo i tre artisti in mostra colgono ciascuno una sfumatura differente e propria.
Luca Bonfanti ne condivide, come sottolinea Matteo Galbiati, la sete di scoperta, un’infaticabile voglia di sperimentazione e ricerca, «una costante curiosità di dover scoprire il ‘funzionare’ del mondo». Nascono così universi surreali e onirici, nei quali il colore si fa «voce narrante» e «il continuo rimpasto delle cromie» diventa «metafora del nostro sentire».
Emblematica in tal senso è l’imponente opera «L’ultima cena» (2015, tecnica mista, acrilico su tela, cm 165x300), che attraverso la croce, il germoglio-spermatozoo, la luce divina, la stanza prospettica svela svariate fonti e suggestioni indagate dall’artista: dalla Bibbia ai Vangeli apocrifi, dai misteri templari alla massoneria, dalla teoria degli Anunnaki fino alla celebre opera leonardesca.
Astratto è anche il linguaggio di Enzo Rizzo, che mette al centro del suo lavoro i temi dell’unità degli opposti, della trasformazione della materia e del divenire dell’essere, oltre a simbologie legate alla vita e alla morte, come ben documenta l’olio «In principio era l’Uno» (2015, olio e resina su tavola, cm 160x100). L’opera, tutta giocata sull’uso del colore blu in una tonalità scelta per la sua forte vibrazione spirituale, è incentrata sul tema dell’unità degli opposti e dell’Uno, il principio primo della manifestazione, in riferimento esplicito al neoplatonismo che influenzò anche Leonardo.
Togo omaggia, invece, il genio vinciano attraverso i temi del volo e dell’acqua, entrambi rielaborati con un segno personalissimo. L’artista sembra così ricercare l’ordine nello spettacolo della natura, lontano dal caos primigenio, restituendolo con colori accesi, propri di un espressionismo mediterraneo che comunica la violenza dei sentimenti, dove il blu fa a gara con il rosso per catturare la luce e il nero diventa il più brillante dei colori. In Togo, come sostiene Pontiggia, «il fantasma vinciano non è altro che un nobile pretesto per un esercizio alto, intenso, e soprattutto autonomo, di pittura».
Per scoprire nel dettaglio tutti i lavori in mostra è stata ideata un’applicazione smartphone interattiva, che permette anche di condividere i contenuti sui social network nell’ottica di promuovere e incentivare la 'viralizzazione' della cultura. Leonardo diventa così nostro contemporaneo, facendoci rileggere con occhi nuovi la sua curiosità, la sua versatilità nei diversi campi del sapere, le sue invenzioni modernissime, le sue visioni utopiche che, nel corso dei secoli, sono diventate realtà.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giorgio Mascheroni, Barca a pale (propulsione a pedali); [fig. 2] Giorgio Mascheroni, Cinque poliedri platonici; [fig. 3] Luca Bonfanti, L'ultima cena, 2015. Tecnica mista, acrilico su tela, cm 165x300; [fig. 4] Enzo Rizzo, In principio era l'Uno, 2015. Olio e resina su tavola, cm 160x100; [fig. 5] Togo, Il sogno si avvera (Per Leonardo), 2016. Olio e acrilico su tela, cm 60x80
Informazioni utili
«Similiter in pictura». Casa del Mantegna, via Acerbi, 47 – Mantova. Orari: mercoledì-sabato, ore 10-12.30 e ore 14-18.30 | domenica, ore 10-12.30 e ore 14-19 | chiuso il lunedì e il martedì, il 24 e il 25 dicembre 2019, il 1° gennaio 2020 | aperture straordinarie: l’8, il 26, il 31 dicembre 2019 e il 6 gennaio 2020. Ingresso: € 5,00 adulti | € 3,00 ridotto (docenti, militari e forze dell’ordine non in servizio, gruppi di almeno 15 adulti, possessori Mantova Card, gruppi di scolaresche di ogni ordine e grado e possessori della Mantova card junior) | gratuito (under 6, accompagnatori e/o famigliari, membri I.C.O.M., guide turistiche, 1 accompagnatore per gruppo di adulti, max 2 accompagnatori per gruppi scolaresche, giornalisti). Informazioni: Casa del Mantegna, tel. 0376.360506, info@casadelmantegna.it. Sito web: www.casadelmantegna.it. Fino al 6 gennaio 2020
L’occasione arrivò. Stava per nascere un nuovo secolo, il Cinquecento. L’artista fu costretto a fuggire da Milano, appena conquistata dal re di Francia Luigi XII. Mantova gli aprì le porte e la carismatica e acculturata moglie di Francesco II Gonzaga realizzò, in parte, il suo sogno. Posò per il maestro, di profilo e quindi all’antica, nel suo Studiolo.
Di quei giorni rimane uno schizzo preparatorio, un bel disegno a carboncino, sanguigna e pastello giallo, conservato oggi al Louvre di Parigi. È questa l’opera più importante firmata da Leonardo nei suoi soli tre mesi a Mantova, tra il dicembre 1499 e il febbraio o marzo 1500.
Appena poté, infatti, il maestro scappò dalle rive del Mincio alla volta di Venezia, dove era stato invitato per progettare una struttura difensiva contro la minaccia turca.
Quel disegno non si trasformò mai in un ritratto finito, malgrado le continue richieste di Isabella d’Este che inseguì l'artista per tutta Italia con lettere ed emissari.
Lei, la primadonna del Rinascimento, non voleva sentirsi dire di no. Lui era uno spirito troppo libero, perso tra calcoli matematici, pigmenti e invenzioni ingegnose. Non avrebbe mai accettato ordini da quella donna «equalmente et in ogni parte bella», la cui effige è stata consegnata a futura memoria da Andrea Mantegna, Tiziano e molti altri artisti.
Questa storia, degna di un romanzo, è rimasta senza lieto fine, ma è ancora un vanto per Mantova.
A quei tre mesi di Leonardo sul Mincio guarda il programma ideato dalla città lombarda in occasione dei cinquecento anni dalla morte dell’artista toscano.
L'omaggio trova, in questi giorni, forma concreta nella mostra «Similiter in pictura» alla Casa del Mantegna. Il percorso espositivo -progettato da Container Lab Association, con la collaborazione e il coordinamento di Cristina Renso- presenta, attraverso sessanta lavori, la riflessione, l’approfondimento e la rilettura in chiave contemporanea della poliedrica figura del genio vinciano da parte degli artisti Luca Bonfanti, Enzo Rizzo e Togo, rispettivamente accompagnati dalla lettura critica di Matteo Galbiati, Alberto Moioli ed Elena Pontiggia.
Accanto alle opere pittoriche sono esposte trenta riproduzioni di macchine vinciane, realizzate da Giorgio Mascheroni, e installazioni video e touch screen che integrano l’osservazione con contenuti didattici, tra cui merita una segnalazione il filmato «Leonardo racconta ‘Il Cenacolo’», firmato da Maurizio Sangalli con Massimiliano Loizzi, Marco Ballerini, Alberto Patrucco e Alfredo Colina.
Di Leonardo i tre artisti in mostra colgono ciascuno una sfumatura differente e propria.
Luca Bonfanti ne condivide, come sottolinea Matteo Galbiati, la sete di scoperta, un’infaticabile voglia di sperimentazione e ricerca, «una costante curiosità di dover scoprire il ‘funzionare’ del mondo». Nascono così universi surreali e onirici, nei quali il colore si fa «voce narrante» e «il continuo rimpasto delle cromie» diventa «metafora del nostro sentire».
Emblematica in tal senso è l’imponente opera «L’ultima cena» (2015, tecnica mista, acrilico su tela, cm 165x300), che attraverso la croce, il germoglio-spermatozoo, la luce divina, la stanza prospettica svela svariate fonti e suggestioni indagate dall’artista: dalla Bibbia ai Vangeli apocrifi, dai misteri templari alla massoneria, dalla teoria degli Anunnaki fino alla celebre opera leonardesca.
Astratto è anche il linguaggio di Enzo Rizzo, che mette al centro del suo lavoro i temi dell’unità degli opposti, della trasformazione della materia e del divenire dell’essere, oltre a simbologie legate alla vita e alla morte, come ben documenta l’olio «In principio era l’Uno» (2015, olio e resina su tavola, cm 160x100). L’opera, tutta giocata sull’uso del colore blu in una tonalità scelta per la sua forte vibrazione spirituale, è incentrata sul tema dell’unità degli opposti e dell’Uno, il principio primo della manifestazione, in riferimento esplicito al neoplatonismo che influenzò anche Leonardo.
Togo omaggia, invece, il genio vinciano attraverso i temi del volo e dell’acqua, entrambi rielaborati con un segno personalissimo. L’artista sembra così ricercare l’ordine nello spettacolo della natura, lontano dal caos primigenio, restituendolo con colori accesi, propri di un espressionismo mediterraneo che comunica la violenza dei sentimenti, dove il blu fa a gara con il rosso per catturare la luce e il nero diventa il più brillante dei colori. In Togo, come sostiene Pontiggia, «il fantasma vinciano non è altro che un nobile pretesto per un esercizio alto, intenso, e soprattutto autonomo, di pittura».
Per scoprire nel dettaglio tutti i lavori in mostra è stata ideata un’applicazione smartphone interattiva, che permette anche di condividere i contenuti sui social network nell’ottica di promuovere e incentivare la 'viralizzazione' della cultura. Leonardo diventa così nostro contemporaneo, facendoci rileggere con occhi nuovi la sua curiosità, la sua versatilità nei diversi campi del sapere, le sue invenzioni modernissime, le sue visioni utopiche che, nel corso dei secoli, sono diventate realtà.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giorgio Mascheroni, Barca a pale (propulsione a pedali); [fig. 2] Giorgio Mascheroni, Cinque poliedri platonici; [fig. 3] Luca Bonfanti, L'ultima cena, 2015. Tecnica mista, acrilico su tela, cm 165x300; [fig. 4] Enzo Rizzo, In principio era l'Uno, 2015. Olio e resina su tavola, cm 160x100; [fig. 5] Togo, Il sogno si avvera (Per Leonardo), 2016. Olio e acrilico su tela, cm 60x80
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«Similiter in pictura». Casa del Mantegna, via Acerbi, 47 – Mantova. Orari: mercoledì-sabato, ore 10-12.30 e ore 14-18.30 | domenica, ore 10-12.30 e ore 14-19 | chiuso il lunedì e il martedì, il 24 e il 25 dicembre 2019, il 1° gennaio 2020 | aperture straordinarie: l’8, il 26, il 31 dicembre 2019 e il 6 gennaio 2020. Ingresso: € 5,00 adulti | € 3,00 ridotto (docenti, militari e forze dell’ordine non in servizio, gruppi di almeno 15 adulti, possessori Mantova Card, gruppi di scolaresche di ogni ordine e grado e possessori della Mantova card junior) | gratuito (under 6, accompagnatori e/o famigliari, membri I.C.O.M., guide turistiche, 1 accompagnatore per gruppo di adulti, max 2 accompagnatori per gruppi scolaresche, giornalisti). Informazioni: Casa del Mantegna, tel. 0376.360506, info@casadelmantegna.it. Sito web: www.casadelmantegna.it. Fino al 6 gennaio 2020
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