Alla fotografa messicana, con natali friulani, è dedicato il nuovo volume di 24 Ore Cultura, disponibile in libreria e on-line dal 4 febbraio: «Tina Modotti. Donne, Messico e libertà». Il testo, per la curatela di Biba Giacchetti, è il catalogo dell’omonima mostra di prossima apertura al Mudec Photo, nell’ambito del palinsesto 2021 del Comune di Milano «I talenti delle donne».
Attraverso le pagine del volume si snoda l’appassionante racconto per immagini di un’artista di rara sensibilità, ma al tempo stesso di una personalità forte e poliedrica che ha saputo porre la sua abilità fotografica al servizio della libertà, dei diritti delle donne e dei lavoratori, della guerra civile spagnola e della rivoluzione messicana.
I saggi introduttivi di Biba Giacchetti, Paolo Ferrari e Claudio Natoli portano il lettore ad immergersi nella straordinaria vita di Tina Modotti, simbolo di emancipazione e modernità, che ha vissuto tra Europa, Stati Uniti, Messico e Russia.
Nata in una famiglia operaia friulana nel 1896, l'artista raggiunge appena diciassettenne il padre emigrato negli Stati Uniti, trasferendosi poi a Los Angeles nel 1918 per intraprendere la carriera cinematografica. Insoddisfatta, però, di come il cinema sfruttasse semplicemente il suo fascino esotico, abbandona presto Hollywood, dopo soli tre film e, grazie all’incontro e alla relazione con il fotografo Edward Weston, si dedica alla fotografia, trasferendosi con lui in Messico, Paese che diventerà la sua patria d’adozione e segnerà la sua vita tra arte e rivoluzione.
La parabola di Tina Modotti fotografa dura solamente un decennio, sufficiente, però, a renderla un’icona ancora oggi indimenticabile.
Il catalogo documenta la sua costante evoluzione creativa partendo dalla ricerca naturalistica e dai primi ritratti commerciali della sua fase più votata all’estetica, fino ai celebri still life allegorici e alla fotografia sociale del periodo politico.
Fotografa ufficiale e modella dei muralisti, in Messico stringe amicizia con Diego Rivera e Frida Kahlo, con la quale intreccia anche una relazione. Ispirata dai registi d’avanguardia del cinema sovietico Sergej Ejzenštejn e Dziga Verov, alla fine degli anni Venti, Tina Modotti trasforma la sua macchina fotografica - l’inseparabile Graflex - in un’arma capace di indagare e raccontare la verità: ogni immagine veicola un messaggio, di cui la fotografia ne diventa portatrice e divulgatrice.
«Al centro dei suoi scatti - raccontano Paolo Ferrari e Claudio Natoli -, saranno la figura del contadino indio come soggetto di storia, la conquista della sua autonomia politica e culturale, e poi le forme di un lavoro oppressivo e defatigante, della disuguaglianza e della miseria urbana, le immagini di bambini e di madri nella povertà, e insieme i simboli della liberazione del lavoro: la falce e il martello, la pannocchia e la cartucciera, la chitarra e il sombrero».
Le realizzazioni fotografiche negli ultimi anni messicani saranno solo una parte dell’impegno sempre più attivo di Tina Modotti. Il suo crescente attivismo, l’iscrizione al partito comunista e le evidenti posizioni antifasciste, fino alle ingiuste accuse di complicità nell’omicidio del compagno, il rivoluzionario cubano Mella, e nell’attentato al presidente, la portano ad essere espulsa dal Messico. Nella seconda parte della sua vita l'artista diventa un agente del partito comunista: è sia in Russia sia sul fronte spagnolo durante la Guerra civile. Dall'espulsione, non potrà mai più tornare nella sua amata terra natale a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Pablo Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda.
La preziosa e unica raccolta fotografica contenuta nel volume permette non solo di avere una panoramica completa sulla ricerca artistica di Tina Modotti, i cui scatti sono esposti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali, ma anche di comprendere a fondo ciò che è stato, politicamente e socialmente, il Messico degli anni Venti.
Il catalogo diventa così un’ottima occasione per prepararsi alla mostra sulla Modotti di prossima apertura la Mudec Photo. In questi spazi milanesi, un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d'argento degli anni Settanta, lettere, documenti e video avvicineranno il pubblico all’artista messicana, donna dal spirito libero che attraversò miseria e fama, arte e passione politica, arresti e persecuzioni, suscitando sempre ammirazione per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero e della sua libertà.
Fotografa ufficiale e modella dei muralisti, in Messico stringe amicizia con Diego Rivera e Frida Kahlo, con la quale intreccia anche una relazione. Ispirata dai registi d’avanguardia del cinema sovietico Sergej Ejzenštejn e Dziga Verov, alla fine degli anni Venti, Tina Modotti trasforma la sua macchina fotografica - l’inseparabile Graflex - in un’arma capace di indagare e raccontare la verità: ogni immagine veicola un messaggio, di cui la fotografia ne diventa portatrice e divulgatrice.
«Al centro dei suoi scatti - raccontano Paolo Ferrari e Claudio Natoli -, saranno la figura del contadino indio come soggetto di storia, la conquista della sua autonomia politica e culturale, e poi le forme di un lavoro oppressivo e defatigante, della disuguaglianza e della miseria urbana, le immagini di bambini e di madri nella povertà, e insieme i simboli della liberazione del lavoro: la falce e il martello, la pannocchia e la cartucciera, la chitarra e il sombrero».
Le realizzazioni fotografiche negli ultimi anni messicani saranno solo una parte dell’impegno sempre più attivo di Tina Modotti. Il suo crescente attivismo, l’iscrizione al partito comunista e le evidenti posizioni antifasciste, fino alle ingiuste accuse di complicità nell’omicidio del compagno, il rivoluzionario cubano Mella, e nell’attentato al presidente, la portano ad essere espulsa dal Messico. Nella seconda parte della sua vita l'artista diventa un agente del partito comunista: è sia in Russia sia sul fronte spagnolo durante la Guerra civile. Dall'espulsione, non potrà mai più tornare nella sua amata terra natale a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Pablo Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda.
La preziosa e unica raccolta fotografica contenuta nel volume permette non solo di avere una panoramica completa sulla ricerca artistica di Tina Modotti, i cui scatti sono esposti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali, ma anche di comprendere a fondo ciò che è stato, politicamente e socialmente, il Messico degli anni Venti.
Il catalogo diventa così un’ottima occasione per prepararsi alla mostra sulla Modotti di prossima apertura la Mudec Photo. In questi spazi milanesi, un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d'argento degli anni Settanta, lettere, documenti e video avvicineranno il pubblico all’artista messicana, donna dal spirito libero che attraversò miseria e fama, arte e passione politica, arresti e persecuzioni, suscitando sempre ammirazione per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero e della sua libertà.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Cover del libro Tina Modotti. Donne, Messico e libertà; [fig. 2] Tina Modotti, Le donne di Tehuantepec portano frutta e fiori sulla testa, dentro zucche dipinte chiamate jicapexle, 1929 © Tina Modotti; [fig. 3] Tina Modotti , Sombrero, falce e martello, 1927, Messico © Tina Modotti; [fig. 4] Ritratto di Tina Modotti
Informazioni utili
Biba Giacchetti (a cura di), Tina Modotti. Donne, Messico e libertà, 24 ORE Cultura, Milano 2021.Formato: brossura olandese con sovraccoperta 25 x 28,7 cm. Pagine: 128 pp. corredate da 70 illustrazioni. Prezzo: € 25,00.Codice ISBN: 978-88-6648-446-2. Sito web: www.24orecultura.com