ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 26 gennaio 2021

«L’arte cura»: il Castello di Rivoli e i musei civici di Firenze si candidano come presidi per le vaccinazioni anti-Covid

Parte dal Castello di Rivoli, uno dei maggiori musei italiani di arte contemporanea, il progetto-pilota per la campagna nazionale «La cultura cura», messo a punto da Cultura Italiae nell’ambito del programma «RespirO2», una serie di proposte, giunte in risposta all’appello «Vissi d’arte», che invita a utilizzare musei, biblioteche, cinema e teatri quali presidi sanitari territoriali per le vaccinazioni anti-Covid.
Carolyn Christov-Bakargiev, direttrice dell'istituzione piemontese, ha dichiarato a tal proposito: «l'arte ha sempre contribuito alla cura della società – non è un caso che alcuni dei primi musei al mondo fossero precedentemente degli ospedali. Vorremmo adesso restituire il favore, per così dire, mettendo a disposizione le sale del Castello di Rivoli per il piano di vaccinazione nazionale.
Il nostro museo, ospitato in un edificio barocco, è ben attrezzato per questo scopo. I nostri spazi - prosegue la direttrice - sono abbastanza ampi da ospitare un centro per le vaccinazioni sicuro, in cui si possono rispettare le distanze di sicurezza; i nostri custodi sono accoglienti e ben addestrati nel monitorare il pubblico. Ma soprattutto si tratta di un impegno – condiviso anche da altri musei pubblici – a creare uno luogo accessibile e al servizio della comunità. Sebbene le nostre mostre siano attualmente chiuse al pubblico (il Piemonte si trova in zona arancione, ndr), i nostri edifici possono continuare a servire a questo scopo e ad adempiere alla nostra missione». 
Per le vaccinazioni, il Castello di Rivoli mette a disposizione le sale del terzo piano, dove è ospitata la mostra di wall painting di Claudia Comte. Gli spazi, per la loro grandezza, - assicurano dal museo piemontese - «permetteranno, nello specifico, di allestire nei prossimi mesi postazioni vaccinali e spazi per il monitoraggio post-vaccinale in un ambiente confortevole e sicuro che, grazie alle rigorose procedure igieniche, assicurerà la massima tutela». 
La proposta ha incontrato il favore del sindaco di Rivoli, Andrea Tragaioli, che ha già avuto un primo riscontro positivo da parte dell’Asl To3, ma che deve comunque attendere le indicazioni dal Ministero della Salute.
I musei proprio per le azioni di monitoraggio e di controllo svolte normalmente, si prestano, dunque, come spazi ideali per accogliere sedi vaccinali. Ne sono convinti anche a Firenze, dove l’assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, nell’ambito del convegno on-line «More Museum. Il futuro del museo tra cambiamenti e nuovi scenari», ha messo a disposizione per la campagna di Cultura Italiae la rete dei Musei civici, della quale fanno parte, tra gli altri, il Museo di Palazzo Vecchio, Santa Maria Novella, la Cappella Brancacci, il Forte del Belvedere e il Museo del ciclismo «Gino Bartali».
Durante il simposio che lo scorso 14 gennaio ha visto la partecipazione virtuale di oltre quaranta direttori di museo, Tommaso Sacchi ha dichiarato, a tal proposito, che gli spazi della cultura «devono cambiare pelle e mettersi a disposizione della società» e che «i musei devono sempre più essere parte della nostra vita, della nostra educazione, della nostra società».
«A Firenze - ha aggiunto l’assessore - la commistione tra funzioni sociali diverse è già iniziata e cultura e musei saranno sempre più vicini alla vita quotidiana dei cittadini. Per esempio a Santa Maria Novella il futuro museo della Lingua sarà a fianco del social housing, mentre Manifattura Tabacchi e Torre ex Fiat a Novoli ospiteranno rispettivamente residenze artistiche e una nuova casa del contemporaneo: due enormi ex fabbriche della città diventeranno fabbriche delle idee migliori». In quest’ottica rientra la messa a disposizione dei musei cittadini per la campagna vaccinale.
Nel mondo dello spettacolo – si apprende dalla pagina Facebook di Cultura Italiae – si è, invece, proposto il teatro Franco Parenti di Milano, che, in collaborazione con l’Asl competente, ha messo a disposizione per le vaccinazioni alcuni spazi della Palazzina dei Bagni Misteriosi, l'ex Centro balneare Caimi, con annessa piscina scoperta, che la Fondazione Pier Lombardo ha riqualificato e riaperto al pubblico nel 2016.

Primule d’artista, il Mibact per la campagna di vaccinazione anti-Covid 
Non è la prima volta che il mondo dell’arte si schiera a favore della campagna vaccinale quale simbolo di ripartenza del Paese e, di conseguenza, di un settore che più di altri ha risentito della crisi economica causata dalla pandemia, come documentano anche gli ultimi dati diffusi da Confcommercio che hanno visto nell’ultimo anno diminuire del 47% gli acquisti mensili in cultura delle famiglie italiane.
In occasione del #VaccineDay dello scorso 27 dicembre, il Mibact aveva, infatti, lanciato la campagna di comunicazione «L’Italia rinasce con un fiore», portando il pubblico alla scoperta di «primule -si legge nella nota stampa- di diverse specie, dalle corolle color giallo, arancio e rosa, scolpite su marmi, stampate su pergamene, dipinte su porcellane, catalogate in antichi erbari, descritte in codici botanici nascoste tra piccoli decori oppure protagoniste di pitture parietali e affreschi decorativi».
Sulla card dell’iniziativa è stata utilizzata una sintesi di raffinati esemplari floreali, oltre a un primo piano del busto e delle mani della «Dama col mazzolino» di Andrea Del Verrocchio, conservata al Museo nazionale del Bargello. 
Tra gli esempi proposti ci sono le primule intarsiate nel «fregio di camino» di Francesco di Giorgio Martini a Palazzo Ducale di Gubbio, quelle ricamate sul vivace bordo di un costume tradizionale della Calabria al Museo delle civiltà di Roma, quelle dipinte sulle porcellane della Manifattura Discry del Servizio Raggi alle Galleria nazionale di Palazzo Spinola, a Genova. Ci sono, poi, le primule stampate su una cartolina del 1919, conservata all'interno del Fondo Cesare Poma dell'Archivio di Stato di Biella, e quelle rappresentate nelle cinquecentine della Biblioteca universitaria di Cagliari, nei volumi sulla «Flora italiana ossia Raccolta delle piante più belle che si coltivano nei giardini d’Italia» della Biblioteca Palatina di Parma, nella collana «Flora Napolitana» custodita alla Biblioteca nazionale di Napoli, ma anche nella corona di fiori della «Ninfa alata» di Gennaro De Crescenzo, nella Saletta neoclassica di Palazzo reale, sempre nella città partenopea. 

Musei aperti in zona gialla e solo nei giorni feriali. Da Federculture ad Icom: «una scelta da rivedere»
Nel frattempo, con il Dpcm del 14 gennaio 2021, hanno iniziato a riaprire i musei in zona gialla, ma solo nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì. La decisione è stata da più parti criticata.
Federculture, l’associazione nazionale degli enti pubblici e privati, delle istituzioni e delle aziende che operano nel campo delle politiche e delle attività culturali, ha giustamente sottolineato, in una lettera al ministro Dario Franceschini, che «legare l’apertura dei musei alla variabile dell’attribuzione di colori alle regioni di appartenenza rende imprevedibile la durata dei periodi di apertura e di chiusura, con conseguenze non gestibili sull’organizzazione del personale e delle prenotazioni».
Nella missiva si evidenzia anche un altro dato che rivela la criticità della decisione presa: «è difficile – scrive il presidente Andrea Cancellato - comprendere quale sia la logica dell’apertura nei soli giorni feriali: se l’esigenza è quella di non sovraccaricare il sistema dei trasporti urbani, si consente una potenziale, pur ridotta, utenza proprio nei giorni di maggiore affollamento dei mezzi pubblici e delle strade».
Anche la sezione italiana di Icom - International Council of Museums è stata critica nei confronti delle modalità di riapertura sottolineando anch'essa che «la perdurante incertezza sulle prospettive di funzionalità, basate su indici rilevati ogni due settimane, impedirà una realistica programmazione delle attività e dei servizi e quindi una positiva inversione di tendenza in termini di occupazione e di incisività culturale e sociale».
Pure Amaci, l’associazione che riunisce ventiquattro tra i principali musei d’arte contemporanea italiani, è voluta intervenire nel dibattito con una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro Dario Franceschini, nella quale sottolinea come la riapertura parziale dei musei rischi di «penalizzare ulteriormente il loro ruolo e la loro funzione sociale, mettendo a rischio la sostenibilità, non soltanto economica e finanziaria».
Toni duri sono stati, infine, usati da Agta - Associazione guide turistiche abilitate che ha parlato di «una presa in giro» perché di fatto il Dpcm vieta l’apertura negli unici giorni, il sabato e la domenica, nei quali c’è una maggiore possibilità di visita.
«Durante i feriali – spiega, a tal proposito, la presidente Isabella Ruggiero - i musei erano frequentati da turisti, scolaresche e pensionati: i turisti non ci sono, le gite scolastiche sono vietate e le persone anziane cercano di non uscire per evitare il contagio. Considerato che sono vietati gli spostamenti tra regioni, è bloccato anche il turismo interno; quindi, a volere/potere visitare i musei possono essere solo i residenti e al massimo gli abitanti dei comuni circostanti. Peccato che i residenti sono quelli che normalmente dal lunedì al venerdì lavorano e non hanno tempo per visitare i monumenti». Per quale motivo, dunque, vietare l’apertura nei fine settimana? A causa dei trasporti, l’elemento più critico nelle nostre città? Alla domanda pleonastica, Isabella Ruggiero risponde: «non ha senso, perché i trasporti sono pieni e in crisi proprio nei giorni feriali e molto più vuoti il sabato e domenica». E allora per quale motivo?
L’affondo di Agta è duro: «siccome riteniamo che tutto questo sia troppo folle per essere concepito per sbaglio – conclude la presidente dell’associazione- siamo purtroppo arrivati alla conclusione che tali norme si spiegano solo con la volontà di rendere inutile l’apertura. Così poi si dirà che i musei sono risultati vuoti e che comunque è troppo costoso aprirli e chiuderli continuamente. Le nuove norme appaiono come la diabolica risposta a chi ha protestato negli ultimi mesi contro la chiusura. La maggior parte della gente ha recepito solo l’annuncio della riapertura e registra tale notizia come positiva, ma chi è del settore ha capito che di fatto non riaprirà quasi nulla».
Nel frattempo è stato appena firmato da Dario Franceschini un Decreto ministeriale per l'istituzione di un tavolo permanente per i professionisti della cultura così da valutare le problematiche del settore connesse all'emergenza sanitaria e venire incontro alle esigenze di tutti. 
Pur consapevoli che la continuità dell’offerta espositiva è legata alla permanenza in zona gialla e al mantenimento dell’indice Rt sotto l’1, sono, comunque, molti i musei che in Basilicata, Campania, Toscana, Molise, Provincia autonoma di Trento hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo e hanno riaperto per i loro concittadini (anche in Sardegna gli spazi espositivi sono stati accessibili per un'intera settimana, prima che la regione fosse spostata in fascia arancione). Speranza e resilienza continuano, dunque, a essere le parole chiave del  mondo della cultura per vivere questo periodo incerto e difficile. (sam)

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