ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 27 gennaio 2021

Giuseppe Penone dona al Castello di Rivoli duecento opere su carta

«La prima intuizione, la / prima idea di un’opera /annotata su un foglio / testimonia il fluttuare / dell’immaginazione prima / di irrigidirsi nella forma. / È bello pensare di / posare le idee nei luoghi / in cui sono apparse fluttuanti». In queste parole, affidate nel gennaio 2021 a un foglio di carta, Giuseppe Penone (Garessio, 1947), uno dei principali esponenti dell’Arte povera, commenta l’importanza di donare i propri disegni a un museo ubicato nello stesso luogo in cui vengono concepite e realizzate le sue opere, prima che esse viaggino in tutto il mondo. Queste parole, oggi, fanno parte della collezione del Castello di Rivoli. L’artista ha, infatti, deciso di donare al museo piemontese, uno dei più grandi spazi in Italia dedicati all’arte contemporanea, questo foglio e altri duecentodiciotto lavori su carta, oltre a preziosi materiali d’archivio e alla grande opera «Svolgere la propria pelle – finestra» (1970-2019), versione dell’importante lavoro allestito dall’artista nel 1972, in occasione di Documenta 5 a Kassel, con diciannove impronte del proprio corpo riportate fotograficamente su pellicola su pannelli di vetro. L’opera, affiancata a un’edizione del libro «Rovesciare gli occhi» (Einaudi, Torino, 1977), sarà proposta permanentemente nella sala della Biblioteca, nella Manica Lunga, nella forma attuale acquisita in occasione della mostra «Harald Szeemann. Museum of Obsessions / Museo delle ossessioni» del 2019.
L’ingente corpus donato da Giuseppe Penone – composto principalmente da disegni, note di lavoro autografe, riflessioni manoscritte, schizzi progettuali, rendering architettonici, fotografie realizzate dallo stesso artista e scatti annotati –, sarà conservato al Crri, centro internazionale di ricerca del Castello di Rivoli, dove gli studiosi di tutto il mondo potranno approfondire la pratica dell’artista, rintracciarne i dettagli costruttivi e ripercorrerne i processi ideativi.
Nella donazione grande spazio hanno le opere di arte pubblica, lavori di grandi dimensioni, realizzati principalmente in area piemontese, ovvero a pochi chilometri da casa. Sfogliando queste carte, si spazia, infatti, dal ciclo «Sculture fluide» (2003-2007), quattordici opere per il Parco Basso della Reggia di Venaria, tra le quali ci sono «Tra scorza e scorza» e «Pelle di marmo»,  all'installazione «Anfora» per il Castello di Rivoli (2016-2019) , passando per «Albero giardino» (1998), lavoro collocato all’interno del Giardino dei caduti di Cefalonia e Corfù, in corso Francesco Ferrucci, composto da una galleria percorribile che assume la forma di un albero coricato con tre rami. Il lavoro è stato commissionato nel 1995 dalla città di Torino per integrare il proprio piano di riqualificazione urbana in vista della creazione del passante ferroviario.
La donazione al museo piemontese rappresenta un importante tassello nella sua storia e in quella del suo centro di ricerca, come ricorda Andrea Viliani, responsabile e curatore del Crri. Lo studioso afferma, infatti, che «nell’ambito degli studi e delle poetiche afferenti in vario modo all’Arte povera, il Castello di Rivoli si pone come istituzione di riferimento a livello internazionale». E ricorda, inoltra, che «tra i movimenti artistici più importanti del XX secolo, l’Arte povera trova la sua origine in Piemonte, territorio dal quale, come Penone stesso, un numeroso gruppo di artisti proviene».
Va, inoltre, segnalato che la donazione integra e completa quelle effettuate nel giugno 2020 a due fra i più importanti musei internazionali: il Philadelphia Museum of Art - che ha ricevuto trecentonove opere su carta e cinque libri d’artista in edizione limitata - e il Centre Pompidou di Parigi - al quale sono state assegnate trecentocinquanta opere su carta.
Nel 2022 i tre musei organizzeranno mostre dedicate ai materiali donati, perlopiù mai esposti. In tale occasione, il Crri del Castello di Rivoli editerà un volume, concepito in stretta collaborazione con l’artista, che documenterà tutte le opere pubbliche collocate all’aperto, con particolare attenzione a quelle appena donate al museo. Il percorso cartaceo  spazierà, dunque, dalle fotografie di «Alpi Marittime» (1968), una serie di azioni performative compiute nel bosco di Garessio interagendo con gli elementi naturali, a «In limine» (2008), l’albero fuso in bronzo con base in marmo posto di fronte alla Gam di Torino, realizzato in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, senza dimenticare «Identità» (2017), l’imponente doppio albero in alluminio, bronzo e specchio ‘piantato’ nel 2019 proprio di fronte al Castello di Rivoli.
A proposito delle tre donazioni, Carolyn Christov-Bakargiev, direttore del museo piemontese, ha affermato: «Significa qualcosa quando uno tra i più grandi artisti del mondo decide di donare un eccezionale corpus di opere a tre grandi musei pubblici. È un’investitura e un atto di fiducia nella capacità delle istituzioni pubbliche di reggere alle crisi momentanee e alle intemperie, e pertanto di durare nel tempo – un tempo molto più lungo di quello di una sola vita. Si tratta di trasmettere ai posteri dei semi che sono la propria arte, fiduciosi che essi potranno germinare in un futuro oggi ancora inimmaginabile».
La donazione al Castello di Rivoli è un motivo di vanto in più per Carolyn Christov-Bakargiev e per i suoi collaboratori dal momento che Giuseppe Penone fa parte, dal 2017, del Comitato consultivo del museo (conoscendone, dunque, bene la programmazione) e che nel corso degli anni, dal 1984 al 2019, dalla collettiva «Ouverture» alla personale «Incidenze del vuoto», l'artista ha più volto esposto in questi spazi o ha partecipato a rassegne promosse dall’ente torinese in altre prestigiose realtà come lo State Museum Hermitage di San Pietroburgo o il Museum of Contemporary Art di Sydney.
Tra i protagonisti più rappresentativi dell’Arte povera, Giuseppe Penone si occupa a partire dalla fine degli anni Sessanta dell’interazione tra natura e arte, esplorando – racconta ancora la direttrice del Castello di Rivoli - «i fondamenti della scultura quale modo per conoscere e comprendere empiricamente il mondo».
L'artista fa, quindi, dello studio delle analogie tra forme culturali e naturali il fulcro della sua pratica artistica, esplorando la comune essenza che unisce essere umano e natura in un continuo stato di partecipazione e simbiosi reciproca.
L’albero, che Giuseppe Penone considera «l’idea prima e più semplice di vitalità, di cultura, di scultura», è un elemento centrale in questo lavoro ed è parte integrante di una visione in cui tutti gli elementi – minerali, vegetali, animali e umani – sono fluidi e interconnessi. A tal proposito, Carolyn Christov-Bakargiev afferma ancora: «L’arte di Penone si basa sul principio di incarnare una consapevolezza fisica, tattile-visiva, di tutti gli organismi viventi e delle loro trasformazioni. L’artista percepisce il mondo e la vita in modo scultoreo, toccandone e accarezzandone le parti costitutive, senza mai distinguere tra natura e cultura o, piuttosto, senza pretendere alcuna superiorità dell’essere umano rispetto al resto del mondo naturale. Si tratta di un incontro e, quindi, di relazioni tra l’umano e la materia, tra l’umano e il non umano, questioni di pelle e di toccarsi, elementi conoscitivi a cui i disegni su carta donati puntualmente ci introducono».
Questo corpus grafico va ad aggiungersi ad altri importanti lavori dell’artista, acquisiti negli anni dal Castello di Rivoli. Si tratta di cinque opere, fondamentali nel suo percorso, quattro delle quali in comodato dalla Fondazione per l’arte moderna e contemporanea Crt («Albero di 5 metri», 1969-1970; «Albero di 11 metri», 1969- 1989; «Respirare l’ombra», 1999 e «Pelle di foglie (Sguardo a terra)», 2003) e una - «Soffio di creta H (1978)» - donata dalla Fondazione Marco Rivetti.
Il Castello di Rivoli diventa così casa privilegiata di una pratica artistica che ricorda «l'importanza di radicarci poeticamente nel pianeta in cui viviamo – rammenta Andrea Viliani-. Una lezione, questa, «la cui urgenza e importanza il nostro mondo globalizzato e digitalizzato, ma anche in profonda crisi da un punto di vista ecologico, sta imparando a riconoscere, sulla propria pelle». (sam)

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Giuseppe Penone, L'albero ricorderà il contatto del mio corpo, 1968 ©Archivio Penone - Castello di Rivoli; [fig. 2] Giuseppe Penone, In limine, schizzi e note di lavoro, 2008. ©Archivio Penone - Castello di Rivoli; [fig. 3] Giuseppe Penone, Giardino delle sculture fluide - rendering architettonico, (2003-2007). ©Archivio Penone - Castello di Rivoli; [fig. 4] Giuseppe Penone, Continuera a crescere tranne che in quel punto. ©Archivio Penone - Castello di Rivoli; [fig. 5] Giuseppe Penone, Svolgere la propria pelle – finestra, 1970-2019. Veduta dell’installazione al Castello di Rivoli.  Foto © Antonio Maniscalco ; [fig. 6] Veduta dell’installazione a documenta 5, Kassel, Fridericianum, 1972. Foto © Paolo Mussat Sartor. Courtesy Archivio Penone; [fig. 7]  Giuseppe Penone, Giardino delle sculture fluide - schizzi e note di lavoro, (2003-2007). ©Archivio Penone - Castello di Rivoli

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