ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

lunedì 8 febbraio 2021

Venezia, riparte il Dorsoduro Museum Mile

La cultura a Venezia riparte dal Dorsoduro Museum Mile, l’area tra il Canal Grande e il canale della Giudecca, che vanta quattro musei, le cui collezioni consentono un viaggio lungo otto secoli nella storia dell’arte mondiale: dalla pittura medioevale e rinascimentale al contemporaneo. Con il passaggio del Veneto in zona gialla, dallo scorso 1° febbraio, i musei che hanno sede nel sestiere veneziano di Dorsoduro si sono, dunque, organizzati per la riapertura degli spazi e per rilanciare con forza la loro collaborazione, che al momento riguarda l’attivazione di una speciale scontistica a beneficio dei visitatori di ognuno dei musei del circuito, previa presentazione di un biglietto a pagamento o della Membership card di una delle istituzioni coinvolte.

Lotto e la pittura veneta alle Gallerie dell’Accademia
Da lunedì 8 febbraio
ritornano, dunque, di nuovo accessibili al pubblico le Gallerie dell’Accademia di Venezia, una delle più importanti istituzioni museali d’Italia, che conserva al proprio interno la più completa raccolta di arte veneta del mondo, con capolavori realizzati tra il Trecento e l’Ottocento. Bellini, Piero della Francesca, Mantegna, Bosch, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese, Tiepolo e Canova sono solo alcuni degli artisti che compongono la raccolta, situata nel complesso comprendente l’ex chiesa e Scuola di Santa Maria della Carità e il convento dei Canonici lateranensi, progettato da Palladio.
In questa sede i visitatori potranno ammirare, fino all'11 aprile, anche uno dei capolavori assoluti della pittura rinascimentale, la «Sacra Conversazione con i santi Caterina e Tommaso» di Lorenzo Lotto, opera realizzata dall’artista veneto nel biennio 1526-1528 e proveniente dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
La tela, dipinta con ogni probabilità per la devozione privata, è animata da una profonda armonia e raffigura la Madonna, in un soleggiato pomeriggio estivo, seduta sull’erba, mentre sostiene il bambino appoggiato a un ceppo. «L’abito azzurro, ampiamente drappeggiato a formare idealmente una struttura piramidale, sottolinea - raccontano dalle Gallerie dell’Accademia - la solennità del personaggio. A un nastro posto intorno al collo sono legati dei fogli ripiegati con caratteri vergati a mano, illeggibili, interpretati come testi sacri o preghiere. Alle spalle della Madonna, la quercia, che sostituisce il tendaggio della tradizione quattrocentesca, proietta sulle figure ombre irregolari stupendamente naturali. Santa Caterina in un abito di prezioso tessuto verde e mantello rosso, con al fianco la ruota della tortura, è inginocchiata a sinistra di Maria e regge un libro in mano. Al suo fianco San Tommaso tiene appoggiata alla spalla la lancia che trafisse il costato del Cristo. Dalla parte opposta, un angelo incorona la Madonna con una ghirlanda di pervinche, innescando la dinamica della composizione che si snoda da sinistra verso destra». 
Come osserva Francesca Del Torre, responsabile del Kunsthistorisches Museum di Vienna per la pittura italiana, in quest’opera «Lotto si serve di un colorismo raffinatissimo e perfettamente calibrato, tra gli azzurri e i verdi delle figure e del paesaggio ed il rosso del manto dei santi, che conferisce naturalezza, ma anche dinamicità alla conversazione».
Il museo, che nel rispetto delle attuali disposizioni governative potrà essere aperto esclusivamente nei giorni feriali, osserverà i consueti orari: il lunedì, dalle ore 8.15 alle ore 14.15, e dal martedì al venerdì, dalle ore 8.15 alle ore 19.15.

Il XX secolo in mostra alla Collezione Peggy Guggenheim
A partire da giovedì 11 febbraio anche la Collezione Peggy Guggenheim torna ad aprire i cancelli della sua sede: Palazzo Venier dei Leoni, un edificio «non finito» in pietra d’Istria affacciato sul Canal Grande, che al suo interno annovera una delle più complete collezioni per l’arte europea ed americana del XX secolo. Il pubblico potrà così fare un viaggio tra opere fondanti di importanti movimenti novecenteschi come Cubismo, Futurismo, pittura metafisica, astrazione europea, scultura d’avanguardia, Surrealismo ed Espressionismo astratto americano.
Pablo Picasso, Vasily Kandinsky, René Magritte, Jackson Pollock, Joan Miró, Alexander Calder, Marc Chagall e Giorgio de Chirico sono solo alcuni degli artisti presenti nella collezione della mecenate americana, dove per l’occasione sarà possibile ammirare di nuovo anche «Sulla spiaggia», capolavoro di Pablo Picasso firmato e datato 12 febbraio 1937, nuovamente esposto dopo un anno di assenza.
Dipinta a Le Trem-blay-sur-Mauldre, una cittadina poco distante da Versailles, la tela ricorda le figure antropomorfe dai volumi esageratamente accentuati, dalla consistenza quasi scultorea e inserite in paesaggi marini, tipiche di alcune opere dell'artista eseguite fra la fine degli anni Venti e gli inizi degli anni Trenta. Le due bagnanti, la cui attenzione è rivolta principalmente al gioco con la barchetta, sono figure aggraziate e allo stesso tempo mostruose, e la composizione si offre da un lato calma e rilassata, sospesa nel suo sottile lirismo, dall’altro trasmette un velato senso di minaccia per la sinistra presenza della figura che si staglia all’orizzonte.
Un senso di impotente voyerismo, suggerito dall’uomo che osserva le ragazze dalle forme floride, richiama alla mente certi miti classici come il bagno di Diana e alcuni episodi biblici come Susanna e i vecchioni.
In questa prima fase, il museo aprirà solo due giorni a settimana il giovedì e il venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00; la prenotazione del biglietto è obbligatoria; è effettuabile on-line sul sito guggenheim-venice.it.

Henri Cartier-Bresson protagonista alla collezione Pinault
Sempre da giovedì 11 febbraio riaprirà la collezione Pinault, con le sue due sedi: Palazzo Grassi e Punta della Dogana, con i progetti espositivi «Henri Cartier-Bresson. Le Grand Jeu» e «Youssef Nabil. Once Upon a Dream», che rimarranno visibili gratuitamente fino al 26 febbraio, per sei giorni, ovvero tutti i giovedì e i venerdì di febbraio, dalle ore 10.00 alle ore 19.00.
La prima rassegna, davvero imperdibile, svela la Master Collection di Henri Cartier-Bresson: trecentoottantacinque immagini selezionate, agli inizi degli anni Settanta del Novecento, dallo stesso fotografo su richiesta dei suoi amici di lunga data e collezionisti John e Dominique de Menil. Momenti storici epocali, ritratti di vita popolare e grandi personaggi dell’epoca come Henri Matisse e Alberto Giacometti compongono la selezione, raccontata a Venezia attraverso l'occhio di cinque curatori d'eccezione: il regista Wim Wenders, la fotografa Annie Leibovitz, lo scrittore Javier Cercas, la curatrice Sylvie Aubenas (direttrice del dipartimento di stampe e fotografia della Bibliothèque nationale de France) e, naturalmente, il padrone di casa, il collezionista Francois Pinault. Il risultato sono cinque mostre differenti, che propongono angolazioni inedite per conoscere il lavoro di Henri Cartier-Bresson, l’«occhio del secolo», il maestro del «momento decisivo», quell’attimo irripetibile in cui scattare per cogliere l’essenza di una situazione.

Chiusura stagionale per Palazzo Cini. Altre apertura in città per il Carnevale  
Palazzo Cini a San Vio
, raffinata casa-museo sorta nel 1984, riaprirà, invece, in primavera, dopo la consueta chiusura stagionale. Bisognerà, dunque, attendere ancora qualche settimana per vedere la collezione conservata all'interno, che custodisce un prezioso nucleo di opere di Beato Angelico, Filippo Lippi, Sandro Botticelli, Piero di Cosimo e Pontormo, oltre a un raro nucleo di dipinti del Rinascimento ferrarese, con capolavori di Ercole de’ Roberti, Cosmè Tura e Dosso Dossi.
Per il momento la Fondazione Cini ha riaperto Sala Carnelutti, sull'isola di san Giorgio, dove è ritornata visibile, fino al 12 marzo, la monumentale installazione «Laguna Murano Chandelier» (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00), la spettacolare opera in vetro realizzata a Murano nel 1996 da Dale Chihuly insieme ai maestri Pino Signoretto e Lino Tagliapietra ed esposta per la prima volta al di fuori degli Stati Uniti.
In occasione del Carnevale
, nella vicina area marciana, riapriranno anche due musei civici: Palazzo Ducale sarà aperto giovedì 11 e venerdì 12 febbraio, dalle 11.00 alle 20.00, e lunedì 15 e martedì 16, dalle 11.00 alle 19.00; il Museo Correr ritornerà, invece, ad accogliere i visitatori giovedì 11, venerdì 12, lunedì 15 e martedì 16 febbraio, dalle 12.00 alle 18.00.
«A marzo, oltre i musei dell’area marciana, - si legge in una nota stampa - apriranno Ca' Pesaro, Museo del Vetro, Palazzo Mocenigo e il Museo di storia naturale, con orari e giorni da definire sulla base del prossimo Dpcm. Per visitare il Museo del settecento veneziano di Ca' Rezzonico e Palazzo Fortuny si dovranno, invece, aspettare alcuni mesi dati gli importanti lavori in corso di riqualificazione e restauro iniziati durante la pandemia».
Venezia ritorna così a respirare aria di cultura a partire da uno degli angoli più caratteristici della città, Dorsoduro, con sue le osterie e i suoi bacari, con i colori vivaci delle piccole attività commerciali che fanno da cornice a quattro musei, tra i più belli della città, uniti dall'idea che la cultura abbia un potere lenitivo e che - insieme, facendo circuito - si può continuare a educare all'arte nonostante il Coronavirus.

Didascalie delle immagini 
[fig. 1] Promo del «Dorsoduro Museum Mile»; [fig. 2] [fig. 4] Gallerie dell'Accademia di Venezia. ©G.A.VE Archivio fotografico – Foto Maddalena Santi  2016. Su concessione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo - Gallerie dell’Accademia di Venezia;   [fig. 3] Lorenzo Lotto, «Sacra conversazione con i santi Caterina e Tommaso», 1526/1528, Kunsthistorisches Museum, Vienna. [fig. 4] Giorgione , Tempesta, 1502-1503 circa. Olio su tela, 83×73 cm. Gallerie dell'Accademia, Venezia; [Fig. 5] Visitatori alla collezione Peggy Guggenheim di Venezia; [fig.l 6] © Collezione Peggy Guggenheim. Photo Matteo De Fina; [fig. 7] Punta della Dogana. © Thomas Mayer; [fig. 8] Palazzo Cini a San Vio, Venezia; [fig. 9] Laguna Murano Chandelier, di Dale Chihuly, ph. Enrico Fiorese; [fig. 10] Quartiere di Dorsoduro

Informazioni utili
GALLERIE DELL’ACCADEMIA, Campo della Carità, Dorsoduro 1050 – 30123 Venezia | Oari: lunedì, ore 8.15 – 14.15; da martedì a venerdì, ore 8.15 – 19.15 | www.gallerieaccademia.it. PALAZZO CINI A SAN VIO, Campo San Vio, Dorsoduro 864 – 30123 Venezia. | Orari: Momentaneamente chiusa al pubblico | www.palazzocini.it. PEGGY GUGGENHEIM COLLECTION, Palazzo Venier dei Leoni, Dorsoduro 701 – 30123 Venezia | Orari: giovedì – venerdì, ore 10.00 – 18.00. Ingresso su prenotazione da effettuare on-line sul sito www.guggenheim-venice.it. PUNTA DELLA DOGANA, Fondamenta Salute, Dorsoduro 2 – 30123 Venezia | Orari: dall’11 al 26 febbraio 2021, ogni giovedì e venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 19.00 | Ingresso gratuito | www.palazzograssi.it

venerdì 5 febbraio 2021

Settecento anni senza Dante Alighieri. Progetti virtuali e in presenza omaggiano il «Sommo poeta»

Dopo Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio, l’Italia ricorda un altro dei suoi figli illustri. Nel 2021 ricorrono i settecento anni dalla scomparsa di Dante Alighieri, l’autore della «Divina Commedia», simbolo e icona della cultura italiana nel mondo. 
Il calendario delle iniziative messo in cantiere per omaggiare il «sommo poeta» è veramente fitto e, pandemia permettendo, si potrà viaggiare sulle tracce dello scrittore facendo tappa in vari luoghi italiani: dalla natia Firenze a Ravenna, la città dove riposano le sue spoglie mortali, passando per Verona e Forlì, senza dimenticare Roma,Torino, Arezzo, Pisa e Bologna (con tutta la Via Emilia).
Mostre e spettacoli, restauri e convegni, manifestazioni di approfondimento scientifico e attività formative, restauri ed eventi on-line, ma anche itinerari turistici e pubblicazioni di libri compongono il ricco cartellone, che viene presentato attraverso vari siti, tra i quali www.vivadante.it, www.700dantefirenze.itwww.danteverona.it e www.dantesettecen-to.it.
Ora che i musei hanno riaperto in zona gialla, pur nell’incertezza della continuità che potrebbe avere l’offerta culturale legata al mantenimento dell’Rt sotto l’uno nelle varie regioni italiane, può ripartire la macchina organizzativa per celebrare degnamente l’anniversario, che cade il prossimo 13 settembre, ma che avrà un primo momento ufficiale con il DanteDì, previsto per il 25 marzo, la data nella quale, secondo gli studiosi, il poeta toscano avviò il suo viaggio nell’aldilà, iniziando la stesura della «Divina Commedia».

Da Zuccari a Dorè: disegni e incisioni sulla «Divina Commedia» per il primo omaggio fiorentino 
Tra gli eventi che hanno già preso il via c’è «Dante. Il poeta eterno», un progetto «multimodale» di Felice Limosani per il Complesso monumentale di Santa Croce, a Firenze, che prende spunto dalla straordinaria opera dell'incisore francese Gustave Dorè (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), pubblicata nel 1861, con centotrentacinque tavole sulla «Divina Commedia» - settantacinque sull’«Inferno», quarantadue sul «Purgatorio» e diciotto sul «Paradiso» -, che emanano un indubbio gusto romantico e un grande virtuosismo tecnico.
La mostra, visitabile fino al 22 gennaio 2022, prende spunto dalla digitalizzazione in altissima risoluzione di queste immagini, rese disponibili dalla collezione privata della Fratelli Alinari e messe in esposizione in un percorso perfettamente in armonia con il Chiostro del Brunelleschi, la Cappella Pazzi, la Cripta e il Cenacolo di Santa Croce. 
«L’allestimento – si legge nella nota stampa - prevede tre livelli di esposizione con immagini statiche retro illuminate, immagini animate con proiezioni e movimento nelle immagini attraverso la realtà virtuale, per una fruizione intimistica e contemplativa abbinata all’esperienza interattiva e digitale. Un unicum che offrirà un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi, rispettosa del luogo ed evoluta nella sua narrazione».
Sempre made in Firenze è il progetto espositivo «A riveder le stelle», promosso dagli Uffizi, una rassegna virtuale, o meglio un’«ipervisione», dedicata all’intero corpus di disegni realizzato alla fine del Cinquecento dal pittore Federico Zuccari per illustrare la «Divina Commedia». 
Si tratta di ottantotto fogli appartenenti alla raccolta del museo fiorentino, digitalizzati in alta definizione e presentati per l’occasione nella loro totalità con un apparato didattico scritto da Donatella Fratini, curatrice dei disegni dal Cinquecento al Settecento degli Uffizi.
Ideata tra il 1586 e il 1588, durante il soggiorno di Federico Zuccari in Spagna, l’intera raccolta è entrata nella collezione degli Uffizi nel 1738, grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici
Da allora, custodita nel Gabinetto dei disegni e delle stampe, è stata esposta al pubblico, parzialmente, soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze, in Palazzo Medici-Riccardi, nel 1865 e alla Casa di Dante, in Abruzzo, nel 1993.
A parte questi episodi, i disegni di Federico Zuccari - uno dei maestri del Manierismo, famoso per aver affrescato la Cupola di Santa Maria del Fiore - sono rimasti perlopiù noti a un pubblico ristretto di studiosi e appassionati: infatti, come tutte le opere su carta, sono normalmente custoditi in ambienti protetti, termoregolati, senza luce e possono (salvo limitate esigenze di studio) essere esposti solo ogni cinque anni. Anche da qui deriva la scelta degli Uffizi di digitalizzare nella sua completezza, rendendolo disponibile a tutti, questo consistente nucleo di fogli fisicamente fragile e per sua natura non adatto ad esser consultato regolarmente.
Il percorso creativo di Federico Zuccari, la più imponente compagine illustrativa della «Commedia» realizzata prima dell’Ottocento, si dipana dalla «selva oscura» in cui Dante smarrisce la «diritta via» fino alle alte sfere del «Paradiso», in un complesso gioco di rimandi tra parole e immagini. I fogli erano, infatti, anticamente rilegati in un volume: aprendolo, all’illustrazione sulla pagina destra corrispondeva, a sinistra, la trascrizione dei versi del poema e un breve commento dello stesso artista.
Sempre nella sezione «Ipervisioni» del museo fiorentino, è presente il percorso virtuale «Non per foco ma per divin’arte», una scelta di undici lavori dalle suggestioni dantesche, presentate da Paolo Procaccioli, tra cui il celeberrimo affresco di Andrea del Castagno raffigurante il poeta, ma anche scene dalla «Divina Commedia» come «La selva oscura» di Federico Zuccari e l’«Ingresso nell’Ade con Virgilio» di Livio Mehus, oltre a capolavori di Cimabue, Giotto, Botticelli e Pio Fedi.

Da Firenze a Verona, passeggiate «sulle tracce» di Dante
Racconta il rapporto tra Dante e Firenze anche il volume «Emergenze dantesche» (pp. 144; 14,5X20 cm; brossura; 15,00 euro; ISBN: 978-88-314991-9-4) del giornalista Marco Ferri, appena pubblicato dalla casa editrice Linea di Padova, con una prefazione di Cristina Acidini, già Soprintendente per il Polo museale fiorentino.
Del «Sommo poeta» non è noto alcun documento autografo, ma la sua presenza a Firenze è un po’ ovunque, a cominciare dal Battistero di San Giovanni, in piazza Duomo, dove, davanti ai suggestivi mosaici di Coppo di Marcovaldo, lo scrittore trasse quasi certamente ispirazione per la sua «Commedia». Il viaggio dove «incontrare» le «tracce» del poeta toscano porta, poi, al Museo nazionale del Bargello, all’antica sede dell’Arte dei giudici e notai, all’ex-Chiesa di San Pier Scheraggio, oggi inglobata negli Uffizi, a piazza Santa Croce, alle storiche biblioteche di città e alla Società dantesca.
Una passeggiata per la città viene proposta anche da Verona, primo approdo del poeta dopo l’esilio da Firenze e luogo nel quale videro la luce il «De vulgari eloquentia» e buona parte del «Paradiso». 
Dalla chiesa di Sant’Elena ai palazzi scaligeri affacciati su piazza dei Signori, dalle Arche scaligere alle chiese di San Zeno, San Fermo e Sant’Anastasia, il visitatore potrà seguire le tracce dello scrittore, percorrendo le sue stesse strade, entrando nei palazzi e nelle chiese che egli ammirò.
Il percorso e le tappe della mostra diffusa sono contenuti in un'agile mappa, un prezioso vademecum cartaceo e virtuale per guidare il visitatore in un immaginario viaggio spazio-temporale. 
Questa iniziativa è il primo tassello di un ricco programma ideato da Verona per ricordare Dante Alighieri.
Tra la primavera e l’autunno sono, infatti, in calendario la rassegna «Dante e Shakespeare: il mito di Verona» alla Gam, la mostra «L’Inferno di Michael Mazur» a Castelvecchio, il restauro della Statua di Dante di Ugo Zannoni, in piazza dei Signori, ma anche il convegno «Con altra voce omai, con altro vello. Dante tra antico e moderno» e, quando i teatri riapriranno, gli spettacoli «Visioni di Dante» del Teatro Stabile del Veneto, «Dantexperience», con la Budapest National Philarmonic Orchestra e Sonia Bergamasco, e «Cantiere Dante» di Marco Martinelli e Ermanna Montanari.
 
Dall’Inferno ai luoghi e ai personaggi danteschi, quando la mostra è virtuale 
Tra le mostre già inaugurate, visibile sia in presenza che on-line, c’è, poi, «Visioni dell’Inferno» a Rovigo, nelle sale di Palazzo Roncale. L'esposizione allinea le opere di grandi artisti come il francese Gustave Doré (Strasburgo, 6 gennaio 1832 – Parigi, 23 gennaio 1883), lo statunitense Robert Rauschenberg (Port Arthur, 22 ottobre 1925 – Captiva Island, 12 maggio 2008) e la tedesca (a noi contemporanea) Brigitte Brand, che si sono lasciati ispirare dalla Cantica più ricca di potenza evocativa dell'opera simbolo dantesca.
A completare la rassegna ci sono, poi, alcune preziose edizioni della «Commedia», la prima del 1512, importanti per le glosse o per le illustrazioni, proprietà dell’Accademia dei Concordi e della Biblioteca del seminario, realtà entrambe rodigine.
Lungo il percorso sono presenti anche le illustrazioni di Patrick Waterhouse e Walter Hutton, due giovani artisti in residenza a Fabrica, il laboratorio artistico Benetton, e «L’Inferno di Topolino», l’edizione speciale del celebre fumetto, disegnata da Angelo Bioletto e sceneggiata in terzine dantesche da Guido Martina.
In modalità virtuale è visibile anche «Dante 700», un racconto del mondo lirico, politico e biografico di Dante Alighieri attraverso venti fotografie, a cura del fotoreporter Massimo Sestini, che ritraggono il volto del poeta in luoghi che ne conservano memoria, da Firenze a Ravenna, passando per Venezia, Roma, Verona Poppi e la sorgente dell'Arno sul Monte Falterona.      
Anche la Fondazione Creberg di Bergamo partecipa al cartellone di #Dante700 con un docu-film sui personaggi della «Divina Commedia». Il filmato, della durata di circa quarantacinque minuti, si avvale delle suggestive illustrazioni di Angelo Celsi.  Le musiche originali sono state appositamente composte ed eseguite da Alessandro Fabiani; mentre l'elaborazione grafica è di Eleonora Valtolina. Nato da un progetto di Angelo Piazzoli ed Enzo Noris, il docu-film - disponibile su tutti i canali social della fondazione bergamasca - narra nel dettagli personaggi più o meno noti delle tre Cantiche, da Paolo e Francesca a Ciacco, da Farinata degli Uberti a Pier Delle Vigne, da Ulisse al Conte Ugolino, da Piccarda Donati a San Bernardo di Chiaravalle.                            
Si apre così il ricco calendario di appuntamenti che nei prossimi mesi celebrerà Dante Alighieri e l’attualità della sua scrittura. Una scrittura capace di descrivere, oggi come ieri, i vizi e i difetti dell’uomo e, dunque, sempre di interessante lettura. (sam)

giovedì 4 febbraio 2021

«A History of Style», la nuova collezione di Boucheron guarda alla creatività dell’ Art Déco


Glamour, opulento, eclettico, ricercato, moderno: sono questi gli aggettivi più spesso abbinati all’Art Déco, lo «stile figlio della Prima guerra mondiale», con cui la ricca borghesia del tempo cercò di lasciarsi alle spalle gli orrori del recente passato. All’arte dei «ruggenti Anni Venti» guarda la nuova collezione di alta gioielleria «A History of Style, Art Déco» di Boucheron, proposta in occasione di Paris Haute Couture, a partire dalle creazioni del secolo scorso rivisitate oggi dall’occhio creativo di Claire Choisne
La creative director dell’azienda francese, che oggi vanta sessantasei boutiques in tutto il mondo, ha estrapolato lo spirito, la linea, la semplicità assoluta di un tempo in cui le donne parigine affermavano la propria femminilità indossando capi maschili, mettendo in bella mostra scollature, pantaloni a vita alta, collane lunghe e capelli corti.
Claire Choisne ha scelto di celebrare lo spirito dell’Art Déco, un tempo in cui lo stile era una questione di atteggiamento, focalizzandosi sul femminile e sul maschile, sull’opulenza delle linee pure, sul contrasto tra bianco e nero, accentuato da un tocco di colore.
Anelli, spille, collane, ma anche cravatte e cinture diventano così pezzi multiwear dal gusto genuinamente contemporaneo. Un gusto nuovo, ma che guarda al passato, al seme gettato dal sarto Paul Poiret, che per la prima volta, negli anni '20, propose una costruzione verticale e ripulita dalle ridondanze, quindi più pratica.
Geometrismo assoluto e stile asciutto caratterizzano, per esempio, la «Cravate Émeraude», una collana in oro bianco, soffice e delicata come la seta, su cui poggia una spilla removibile con uno smeraldo da 8,02 carati e un gioco in lacca e onice nero, che è eco della couture di quegli anni di emancipazione, in cui le donne affermavano il proprio stile indossando accessori rubati dai guardaroba dei propri compagni.
Si trasforma in un elegante cravatta anche «Lavallière Diamants», collana costellata di diamanti e decorata da tre trecce impreziosite da grandi anelli in lacca nera. Sembra, invece, una corazza il «Plastron Émeraudes», vistosa cravatta da cerimonia che si ispira alle collane Boucheron create sul finire dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento per il maharaja di Patiala. Nella tradizione del multiwear di Boucheron, questo prezioso mozzafiato - realizzato con duecento perle di smeraldo, per un totale di 1071,97 carati - è in grado di trasformarsi in choker e in un bracciale e può essere abbinato a anello grafico e a due diverse coppie di orecchini disponibili nel medesimo design.
Uno tocco di verde impreziosisce anche «Chevron Émeraude», una catena in morbido oro bianco su un pavé di diamanti, che termina con una goccia di smeraldo da 61,35 carati. L ’audacia di questo pezzo, che usa il motivo a gallone, risiede nel suo fermaglio, che permette di regolare la catena alla lunghezza perfetta e che è anche un gioiello di per sé.
Il motivo a gallone, vera e propria icona dell’Art Déco, viene usato anche in «Ruban Diamants», un gioiello versatile che può essere indossato tanto come cintura da uomo su smoking quanto come cerchietto o collarino da donna e perfino come una coppia di braccialetti genderless.
«Nœud Diamants» è un altro pezzo di alta gioielleria che gioca sui contrasti. L’occhio creativo di Claire Choisne ha fatto di un papillon una spilla in lacca nera e oro bianco, impreziosita da una base di diamanti, che può essere appuntata su un abito nero, ma anche su un’acconciatura da valorizzare. Il versatile papillon può anche essere trasformato in un anello: un solitario da 1,50 carati, con il bordo nero, oppure un anello da papillon couture.
Eleganza senza tempo emana anche la linea «Liseré Diamants», orecchini e anelli con un diamante taglio goccia da 5,27 carati, bordato di nero. 
Dal fascino intramontabile è, poi, «Col Émeraudes», una collana dal design puro, che segue la linea nitida di una scollatura a V e ci dice tanto sulle modernità dell’Art Déco e sulle inconfondibili peculiarità di Boucheron. Il suo design estremo vuole osare molto, posizionando ventotto smeraldi in orizzontale, per un totale di 24,59 carati.
Le pietre con taglio smeraldo, intagliate nel cristallo e costeggiate di onice, richiamano la forma di place Vendôme, ma anche l’eleganza cromatica che Claire Choisne desidera conferire alla sua collezione con il verde luminoso, il bianco intenso e il nero grafico. La stessa linea si trova in un anello e in una coppia di orecchini a leverback, che richiamano il motivo a ciottoli della piazza parigina.
Uno smeraldo e il richiamo stilistico a place Vendôme impreziosiscono, infine, anche «Chevalière Émeraude», anello con sigillo dal design ottagonale.
Con le sue asciutte geometrie e le sue sinuose linearità, con il suo gioco elegante di bianco e nero, accentuato da un tocco di verde, con il suo lusso sfarzoso e la sua capacità di farsi notare con eleganza, la collezione «A History of Style, Art Déco» dimostra di essere una dichiarazione di libertà e di stile, di modernità e di joe de vivre, gioia di vivere di una generazione che, appena uscito dalla guerra, guardava con fiducia al domani. Quella stessa fiducia di cui ha tanto bisogno il nostro tempo. 

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Lavallière Diamants. Versione spilla; [fig. 2] Col Emeraudes. Collana; [fig. 3] Chevalière Emeraude. Anello; [fig. 4] Noeud Diamants. Versione gioiello per capelli 

Informazioni utili
www.noucheron.com