Sono gli anni Sessanta. In Italia si va via via affermando la figura del cantautore impegnato, mentre arriva da Oltreoceano la musica che rivoluzionerà tutto: il rock’n’roll. Sono anche gli anni in cui Ivan Graziani (Teramo, 6 ottobre 1945 - Novafeltria, 1º gennaio 1997), ancora minorenne, muove i suoi primi passi come musicista autodidatta nel complesso «Nino Dale and His Modernists».
La chitarra è la sua grande passione insieme alle matite colorate, che lo porteranno ad iscriversi, nel 1966, all’istituto d’arte di Urbino.
La città natale di Raffaello, adagiata lungo le verdi colline marchigiane tra la valle del Metauro e la valle del Foglia, non è certo il centro del mondo. Ma è pur sempre un polo universitario in cui è facile trovare qualcuno con cui condividere le proprie passioni. Ivan Graziani incontra Velio Gualazzi e Walter Monacchi, con cui fonda gli «Anonima Sound». «Parla tu», la b-side del loro primo 45 giri intitolato «Fuori Piove», piace a Renzo Arbore e Gianni Boncompagni; il disco passa spesso in radio e arriva così la partecipazione al «Cantagiro», allora la manifestazione canora più importante della penisola assieme al Festival di Sanremo.
Per Ivan Cattaneo è l’inizio di una bella carriera nel mondo della musica ed è con lui, personaggio fuori dagli schemi e decisamente “avanti” rispetto ai suoi contemporanei, che il rock incontra per la prima volta la canzone d’autore. Nascono, anno dopo anni, singoli di successo come «Lugano addio», «Firenze (canzone triste)», «Pigro», «Agnese», «E sei così bella», «Monna Lisa», «Maledette malelingue». Ma Ivan Cattaneo non abbandona mai in tutto l’arco della sua breve vita le amate matite colorate, la carta e la china. Il suo percorso nelle arti visive, da molti definito il suo lato B, è in questi giorni al centro della mostra «Il disegnatore è libero», curata da Olivia Spatola e Manuela Valentini, in collaborazione con Francesco Colafella.
Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna continua così il ciclo delle personali dedicate agli artisti che hanno messo al centro il dialogo tra arte e musica, avviato con «ALIAS capitolo secondo» di Giorgio Faletti e con la personale «Quando la musica si mostra. Una nota al museo» di Francesco Tricarico.
Il cantautore abruzzese amava dire che «il disegnatore è libero di fare quello che vuole», a differenza del cantante che «è sempre nelle mani di troppa gente». Da questa affermazione -che ben documenta il carattere ribelle dell’artista, poco incline a scendere a patti con le ingerenze dei discografici- prende spunto il titolo della mostra, nella quale sono raccolte oltre trenta opere, molte delle quali inedite. Si tratta di disegni, incisioni e grafiche provenienti dall’archivio della famiglia Graziani, tratte da quaderni di schizzi e appunti che l’artista aggiornava con regolarità.
L'ironia sfrontata dell'artista nello scagliarsi contro le ingiustizie e i luoghi comuni, la sua vivacità creativa ben sottolineata dall’approccio istrionico per cui le sue liriche divennero così note, si armonizzano perfettamente negli schizzi, nei bozzetti, nelle strisce estratte dai blocchi e dai fogli volanti riempiti continuamente nel corso della vita, anche in occasione di viaggi e tournée musicali.
I disegni di Ivan Graziani - ricorda Vincenzo Mollica- «vivevano con le sue canzoni come vasi comunicanti, si alimentavano della stessa fonte di emozioni». A conferma di questo, la rassegna bolognese presenta una serie di schizzi che si riferiscono ad alcuni dei più grandi successi del cantautore come «Firenze» o «Maledette malelingue», presentata a Sanremo nel 1994. In un’opera, poi, si può riconoscere la «Signora Bionda dei Ciliegi» o nell’uomo che piange si può riscontrare quella che avrebbe dovuto essere la copertina di uno dei suoi primi album «Desperation», pubblicato nel 1973 dall'etichetta Freedom Records.
La mostra, allestita nella Sala mostre temporanee al piano terra di Palazzo Sanguinetti, si completa con l’esposizione di alcuni oggetti personali appartenuti allo scomparso artista abruzzese, che entrano in dialogo con la collezione permanente del museo nelle sale al primo piano: un autoritratto, alcuni quaderni con schizzi e una chitarra elettrica Kramer Neptune NJ, decorata dallo stesso Graziani agli inizi degli anni ‘80 con un’immagine della moglie Anna e dei figli piccoli sul corpo dello strumento, che è stata una delle più usate nei suoi live.
Il tutto permette di approcciarsi ad un aspetto per molti inedito di un artista anticonformista e bizzarro, i cui disegni atipici e geniali ne hanno fatto «un pioniere -per usare le parole di Andrea Scanzi- e un rivoluzionario dell’arte».
Informazioni utili
«Il disegnatore è libero».Museo internazionale e biblioteca della musica, Strada Maggiore, 34 - Bologna. Orari: da martedì a domenica (festivi compresi), ore 10.00 – 18.30; lunedì chiuso. Ingresso (comprende l'accesso al museo):
intero € 5,00 | ridotto € 3,00 | giovani tra 18 e 25 anni € 2,00 | gratuito per possessori Card Musei Metropolitani Bologna e il giovedì nelle ultime due ore di apertura del museo. Informazioni: tel. +39.051. 2757711 o museomusica@comune.bologna.it. Sito internet: www.museibologna.it/musica. Fino al 23 giugno 2019
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