Stadi a capienza limitata, scarsa interazione con il pubblico, eventi collaterali ridotti al minimo: è questo lo scenario delle Olimpiadi di Tokyo, il primo grande evento sportivo di portata globale dopo la pandemia. Quelli giapponesi sono, dunque, giochi non ordinari, in cui «il silenzio -racconta Technogym, azienda italiana leader mondiale nel fitness e nello sport - è il grande protagonista». Da questa considerazione è nata, in collaborazione con il Coni, un’installazione artistica per Casa Italia, realizzata con la direzione artistica di Rampello & Partners Creative Studio, gli scatti fotografici firmati da Marco Onofri e i filmati di Luca Gasperoni.
«I giochi del silenzio», questo il titolo dell’appuntamento espositivo, è un percorso multimediale, in cui, circondati da uno spazio muto – muto come gli spalti delle arene sportive di queste Olimpiadi – sono ritratti sei giovani atleti del team italiano durante il loro percorso di preparazione sia in palestra sia sul campo di gara. Si tratta di Bruno Rosetti (canottaggio), Edoardo Giorgetti (nuoto), Margherita Panziera (nuoto), Caterina Banti (vela), Ludovica Serafini (canottaggio) e Simona Quadarella (nuoto).
Il drammatico bianco e nero degli scatti e dei filmati amplifica l’assenza di suono, degli applausi scroscianti del pubblico, dell’abbraccio corale del tifo, dell’orgoglio della bandiera nazionale e mette al centro una riflessione più profonda e intima sul senso del gesto atletico nel momento solenne della competizione.
«Ma non si tratta di un silenzio statico, anzi: - raccontano gli organizzatori - è un silenzio che si trasforma, che diventa ascolto nel momento in cui l’attenzione dell’atleta è tutta rivolta nella pura concentrazione dello sforzo fisico, della perfezione del movimento, del ritmo, dell’agone. Lo spazio del suono diventa spazio fisico, volumetrico: è l’atleta solo al cospetto di sé stesso, in assoluta simbiosi con la macchina, in un corpo a corpo che è al tempo stesso una danza di movimenti in totale armonia».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina https://www.technogym.com/.
«ALIVE», FRANCESCO BOSSO RACCONTA GLI ULIVI PUGLIESI
Un viaggio tra i meravigliosi ulivi di Puglia: da quelli del Nord ancora maestosi, forgiati dalle forze della natura nel corso dei secoli, a quelli secchi del Salento, distrutti irreversibilmente dalla Xylella. Si presenta così «Alive», progetto del fotografo Francesco Bosso (Barletta, 1959) in mostra dal 24 luglio al 30 settembre a Tricase, in provincia di Lecce, nello splendido scenario del Castello di Tutino. La mostra è nata in collaborazione con la Fondazione Sylva testimone del drammatico degrado ambientale subito dal Salento negli ultimi dieci anni, cui ha contribuito molto l’epidemia da Xylella che ha devastato migliaia di ettari di uliveti.
Fotografo di paesaggio formatosi alla scuola americana dei Weston e di Ansel Adams, padri fondatori della fotografia paesaggistica, Francesco Bosso lavora esclusivamente in bianco e nero, scattando su pellicola di grande formato con banco ottico e stampando personalmente tutte le opere su carta baritata alla gelatina d'argento e trattamento al selenio, con un processo artigianale. La sua ricerca mira a isolare forme ed elementi naturali in luoghi incontaminati, dove il silenzio è signore assoluto, un mix di atmosfere e profondità di pensiero: concetti espressi in modo sussurrato, non urlato, mettendo a proprio agio l’osservatore. Con questo progetto, il fotografo torna a dare voce a un tema per lui centrale: la passione per la terra, il rispetto dei luoghi e la necessità di stimolare più persone possibili allo sviluppo di un’attitudine alla tutela della natura e dei processi ecologici.
Per maggiori informazioni: info@fondazionesylva.com.
Sono di di Jennifer Orkin Lewis, nota artista americana autrice di libri per bambini, oggetti di merchandising e activity book, tra cui «100 disegni in 100 giorni», le illustrazioni del libro «Lunga vita alla regina» (codice ISBN: 978-88-6648-524-7; cartonato 16 x 21 cm; 132 pp. illustrate, € 19,90), con testi di Arianna Ghilardotti, appena uscito in libreria per la casa editrice 24 ORE Cultura.
Il libro, riservato a bambini dai 9 ai 12 anni, omaggia venti tra le più influenti regine della storia, da Cleopatra alla regina Vittoria, tra affascinanti storie di potere, passioni, intrighi e grandi personalità, che porteranno i giovani lettori in un viaggio attraverso secoli e territori molto lontani tra loro, dall’Europa alla Cina.
Fin dai tempi degli antichi Egizi, la storia è costellata da grandi figure di regine che, grazie al loro coraggio e potere, hanno lasciato un segno indelebile sulla cultura e sul popolo che hanno governato. Dalla celebre Cleopatra alla regina Vittoria, passando per figure meno note ma affascinanti, provenienti da ogni parte del mondo – come Atossa, antica regina di Persia, o Liliuokalani, regina delle Isole Hawaii – il libro ripercorre la loro vita attraverso piccole biografie, analizzandone non solo le vicende ma anche i coloratissimi costumi, le caratteristiche ambientazioni e il loro impatto sulle future generazioni.
Alcune di queste donne erano destinate al trono per nascita, altre vi sono giunte attraverso il matrimonio, e molte di loro hanno avuto vite lunghe e avventurose. Tutte hanno regnato in tempi in cui, storicamente, le donne non avevano lo stesso status degli uomini, ma con la propria determinazione sono riuscite a cambiare il corso degli eventi. Hatshepsut – faraone donna della XVIII dinastia – si faceva rappresentare con copricapo e barba posticcia gli attributi maschili della sovranità- Wu Zetian, nata in una famiglia non nobile, fu l’unica imperatrice cinese nel corso di quattro millenni. La regina Elisabetta I rifiutò di sposarsi e da sola governò un regno caratterizzato dalla fioritura delle arti e da un forte sviluppo economico.
Il volume vuole essere un omaggio a donne fuori dal comune che con le loro vite sono riuscite ad entrare nell’immaginario collettivo e che possono ancora oggi essere fonte di ispirazione di grandi e piccini.
Per maggiori informazioni: www.24orecultura.com.
A GENOVA «OPERA POP», UN CONCERTO-SPETTACOLO PER DIVULGARE LA LIRICA
Si intitola «Opera Pop – Lirica raccontata ad arte» l’innovativo concerto-spettacolo per avvicinare il grande pubblico al melodramma, che si è tenuto il 31 luglio, alle ore 21:00, al Porto Antico di Genova, nell’ambito della terza edizione del GIMYF - Genoa International Music Youth Festival.
Luigi Orfeo, regista lirico e attore, ideatore dello spettacolo, con l'aiuto di alcuni cantanti italiani e internazionali fra cui il noto tenore e attore Fabio Armiliato, Irene Celle, Giada Venturini, Ragaa Eldin, Enkhbat Nyamdor e Anastassiya Kozhukharova, si farà narratore e divulgatore delle più celebri opere, raccontando con uno stile fresco e diretto le storie dei protagonisti, i dettagli nascosti, i passaggi musicali e le metafore della trama, mostrando come la musica sia il più grande megafono delle emozioni umane.
Il festival, diretto dal maestro Lorenzo Tazzieri, proseguirà fino al 22 novembre per un totale di undici appuntamenti in Italia e sette all’estero in una vera e propria tournée di Genova nel mondo che porterà i musicisti del GIMYF a Batumi, Il Cairo, Bucarest, Kiev, Odessa, San Pietroburgo, Concepciòn – in occasione della prima edizione del Chile Opera Festival – e a Lima. Nonostante le difficoltà e le limitazioni dovute all'emergenza sanitaria, infatti, l'edizione 2021 manterrà il respiro internazionale con molti dei concerti in collaborazione con orchestre di tutto il mondo.
Fra i primi appuntamenti in calendario a Genova, subito dopo la pausa estiva, si segnalano l’atteso concerto del Trio di San Pietroburgo, in programma il 2 settembre a Palazzo Ducale, e l’appuntamento musicale ideato per le celebrazioni di Dante700, in agenda il 14 settembre.
MUSICA BAROCCA ALLA GALLERIA BORGHESE DI ROMA. IL CONCERTO È VISIBILE ANCHE ON-LINE
Si è potuto vedere anche on-line, sui siti www.galleriaborghese.beniculturali.it e www.ansa.it, il concerto «Musica in Galleria. La musica strumentale romana del XVII secolo», in programma giovedì 29 luglio, alle ore 19:00, alla Galleria Borghese di Roma, nell’ambito del progetto «I Borghese e la musica», per la direzione artistica di Riccardo Martinini. Sabato 9 ottobre, alle ore 17:30, il concerto, che ha visto salire sul palco Enrico Gatti e l’Ensemble Aurora, verrà, inoltre, ospitato nel programma «Dal Vivo» di Rai Radio 3 Classica.
L’appuntamento musicale si è concentrato su tre compositori che furono molto conosciuti in ambito romano nel corso del XVII secolo. Si tratta, in primis, di Arcangelo Corelli (1653-1713), destinato a diventare nel giro di pochi anni l’assoluto protagonista della musica strumentale nella Roma barocca per essere riuscito a proporre modelli ineguagliati di perfezione armonica e sintesi compositiva.
Ci sono, poi, stati nel programma composizioni di Lelio Colista (1629-1680), e Carlo Mannelli (1640 – 1697), compositori appartenenti alle generazioni precedenti, che svilupparono il loro linguaggio strumentale equilibrandolo con quello di natura vocale, dei quali alcune opere sono eseguite per la prima volta in tempi moderni.
Nato a Roma nel 1640, da una famiglia di origine pistoiese, Mannelli, spesso ricordato nelle fonti con il nomignolo «Carluccio» o «Carlo del violino», esordì giovanissimo come cantante a San Luigi dei Francesi nel 1650, per poi formarsi come violinista (ignoti purtroppo sono i suoi maestri) e diventare uno dei più apprezzati virtuosi della città, assieme a Lonati, Stradella e, al più anziano, Lelio Colista. Con quest’ultimo ebbe modo di suonare in molte occasioni e per i più illustri mecenati romani. Già dal 1671 a servizio della famiglia Borghese, nel 1674 il nome di Mannelli figura, proprio accanto a quello di Colista, nelle liste degli strumentisti chiamati ad eseguire un oratorio per la Settimana Santa nella cappella del palazzo del principe Giovan Battista Borghese, così come ritroviamo ancora i nomi dei due strumentisti in occasione di una commedia con prologhi e intermedi in musica rappresentato sempre a palazzo Borghese per il carnevale del 1678.< br> Tra i lavori in prima esecuzione ci sono state le Sonate a tre di Carlo Mannelli, i cui manoscritti sono conservati al Museo internazionale della musica di Bologna e che sono caratterizzate da una scrittura violinistica decisamente virtuosistica.
Il liutista e compositore Lelio Colista (1629-1680), le cui opere incisero profondamente sulla maturazione dello stile corelliano, fu un compositore particolarmente dedito al genere della sonata a tre, «celebre suonatore di liuto e chitarra» e «compositore di bellissime sinfonie», come ebbe a notare il compositore e teorico Giuseppe Ottavio Pitoni, e poté rappresentare agli occhi del giovane Corelli, appena approdato a Roma, un modello verso cui guardare. Fin da giovanissimo incoronato da Athanasius Kircher come «vere Romanae Urbis Orpheus» («Musurgia Universalis», I, Roma 1650, p. 480), Colista fu a servizio delle più importanti famiglie romane (Barberini, Chigi, Borghese, Odescalchi) e raggiunse nel corso della sua carriera una fama ragguardevole come strumentista, compositore e didatta.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.galleriaborghese.beniculturali.it.
Si è potuto vedere anche on-line, sui siti www.galleriaborghese.beniculturali.it e www.ansa.it, il concerto «Musica in Galleria. La musica strumentale romana del XVII secolo», in programma giovedì 29 luglio, alle ore 19:00, alla Galleria Borghese di Roma, nell’ambito del progetto «I Borghese e la musica», per la direzione artistica di Riccardo Martinini. Sabato 9 ottobre, alle ore 17:30, il concerto, che ha visto salire sul palco Enrico Gatti e l’Ensemble Aurora, verrà, inoltre, ospitato nel programma «Dal Vivo» di Rai Radio 3 Classica.
L’appuntamento musicale si è concentrato su tre compositori che furono molto conosciuti in ambito romano nel corso del XVII secolo. Si tratta, in primis, di Arcangelo Corelli (1653-1713), destinato a diventare nel giro di pochi anni l’assoluto protagonista della musica strumentale nella Roma barocca per essere riuscito a proporre modelli ineguagliati di perfezione armonica e sintesi compositiva.
Ci sono, poi, stati nel programma composizioni di Lelio Colista (1629-1680), e Carlo Mannelli (1640 – 1697), compositori appartenenti alle generazioni precedenti, che svilupparono il loro linguaggio strumentale equilibrandolo con quello di natura vocale, dei quali alcune opere sono eseguite per la prima volta in tempi moderni.
Nato a Roma nel 1640, da una famiglia di origine pistoiese, Mannelli, spesso ricordato nelle fonti con il nomignolo «Carluccio» o «Carlo del violino», esordì giovanissimo come cantante a San Luigi dei Francesi nel 1650, per poi formarsi come violinista (ignoti purtroppo sono i suoi maestri) e diventare uno dei più apprezzati virtuosi della città, assieme a Lonati, Stradella e, al più anziano, Lelio Colista. Con quest’ultimo ebbe modo di suonare in molte occasioni e per i più illustri mecenati romani. Già dal 1671 a servizio della famiglia Borghese, nel 1674 il nome di Mannelli figura, proprio accanto a quello di Colista, nelle liste degli strumentisti chiamati ad eseguire un oratorio per la Settimana Santa nella cappella del palazzo del principe Giovan Battista Borghese, così come ritroviamo ancora i nomi dei due strumentisti in occasione di una commedia con prologhi e intermedi in musica rappresentato sempre a palazzo Borghese per il carnevale del 1678.< br> Tra i lavori in prima esecuzione ci sono state le Sonate a tre di Carlo Mannelli, i cui manoscritti sono conservati al Museo internazionale della musica di Bologna e che sono caratterizzate da una scrittura violinistica decisamente virtuosistica.
Il liutista e compositore Lelio Colista (1629-1680), le cui opere incisero profondamente sulla maturazione dello stile corelliano, fu un compositore particolarmente dedito al genere della sonata a tre, «celebre suonatore di liuto e chitarra» e «compositore di bellissime sinfonie», come ebbe a notare il compositore e teorico Giuseppe Ottavio Pitoni, e poté rappresentare agli occhi del giovane Corelli, appena approdato a Roma, un modello verso cui guardare. Fin da giovanissimo incoronato da Athanasius Kircher come «vere Romanae Urbis Orpheus» («Musurgia Universalis», I, Roma 1650, p. 480), Colista fu a servizio delle più importanti famiglie romane (Barberini, Chigi, Borghese, Odescalchi) e raggiunse nel corso della sua carriera una fama ragguardevole come strumentista, compositore e didatta.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.galleriaborghese.beniculturali.it.