Incline alla menzogna, intollerante alle regole, esuberante fino allo sfinimento, ma anche ingenuo e innocente come sanno essere solo i sognatori: il «burattino più discolo di tutti i discoli» compie centoquarant’anni. Era il 7 luglio 1881 quando Carlo Lorenzini, in arte Collodi, dava alle stampe sul «Giornale dei bambini», inserto settimanale del quotidiano «Il Fanfulla», la prima puntata «Storia di un burattino». Nasceva così Pinocchio, un romanzo per ragazzi che andrebbe riletto da grandi, perché in queste pagine lo scrittore toscano mette nero su bianco gli alti e bassi del nostro cammino in questo mondo, con gli immancabili momenti di crisi, con i presunti amici che ti voltano le spalle, con i furbi che cercano di ingarbugliare la matassa della vita, con la capacità di sognare un futuro diverso e di renderlo realtà anche quando sempre impossibile. Al bambino di legno più famoso di tutti i tempi guarda la nuova mostra immersiva negli spazi multimediali della EmotionHall del Tiare Shopping di Villesse, nel Goriziano, allestita fino al prossimo 31 marzo (tutti i giorni, dalle 10 alle 21).
L’esposizione, che si avvale del patrocinio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi e della collaborazione di Giunti Editore, è ideata e diretta da Roberto Luciani, con la curatela di Marine Kevkhisvili.
Il percorso, della durata complessiva di circa sessanta minuti, si articola in 2000 metri quadrati allestiti in otto tappe che coinvolgono digitale e reale attraverso pannelli educativi e didascalie, teche e video con animazioni digitali, videomapping interattivo e bozzetti a colori, costumi originali e animazioni in realtà aumentata, burattini kinetici e teatro virtuale, fino ad arrivare all’esperienza immersiva vera e propria. Grazie al connubio di elementi digitali e interattivi e ad allestimenti e ricostruzioni teatrali, i visitatori possono ripercorrere le avventure del burattino di legno, sperimentando in prima persona le sensazioni provate da Pinocchio nel suo processo di crescita e di educazione per diventare un bambino a tutti gli effetti. La mostra analizza, inoltre, i personaggi principali del romanzo e i luoghi della storia, descritti nel loro possibile collegamento all’infanzia dell’autore.
A completare il percorso, è stata ideata una App scaricabile sul proprio smartphone permette al visitatore di acquisire informazioni sulla mostra, comprare i biglietti on-line, scattare dei selfie per postarli sui propri social e vivere, attraverso il proprio dispositivo, la realtà aumentata presente all’interno della mostra. È prevista, inoltre, una «Caccia al tesoro» con sette quesiti che consente ai più piccoli di scoprire curiosità e memorizzare alcuni aspetti importanti del racconto.
Per saperne di più: www.emotionhallarena.com.
«IL SOLE È NUOVO OGNI GIORNO»: IL FRINIRE DELLE CICALI DIVENTA UN’OPERA D’ARTE
Prende spunto da un aforismo di Eraclito, «Il sole è nuovo ogni giorno», il titolo della prima mostra personale di Giuliana Storino (Manduria, 1986) nel suo paese natale: la Puglia. Fino al 31 dicembre il Museo archeologico di Santa Scolastica a Bari accoglie una selezione di opere site-specific, per la curatela di Giacinto di Pietrantonio, che dialogano con l’architettura del museo e rintracciano nell’archeologia, nel tema del Mediterraneo e del genius loci i segni di un’origine, geografica e culturale, che si fa crocevia di sapienza e mitologia, tra contemplazione e incanto.
Spaziando tra media e linguaggi eterogenei, l’artista trasla il linguaggio pittorico e scultoreo in una dimensione architettonico-ambientale, privilegiando il corpo e la sensorialità per sollecitare la partecipazione del pubblico.
Si attraversano così proiezioni aeree e ologrammi, elaborazioni fotografiche e installazioni sospese tra parola e forma, grazie alle quali si osserva il cambiamento dell’uomo in relazione al mondo tecnologico e all’ambiente.
Tra le opere ispirate alla storia pugliese sono in mostra «Cicàdidi» (2018 ologrammi e sound) e da «Cicàdidi, la cadenza della vita» (2021). Giuliana Storino ha infatti registrato dall’alba al tramonto il frinire continuo delle cicale nelle campagne baresi: una scansione dell’arco temporale di una giornata, realizzata grazie alle più recenti tecnologie, che trasforma l’impalpabile canto in volume del suono e realizza l’ossimoro dell’orecchio che vede e dell’occhio che sente.
Con «Ora et labora» (2021) o «Il peso del vuoto» (2018) si compie, invece, un percorso che spazia tra memoria e rinnovamento, che punta a ridefinire l’identità del luogo in cui è radicato e a rendere immortale il suo legame con esso.
Per saperne di più: http://www.cittametropolitana.ba.it/.
MILANO, UN GRANDE MURALES DI CAMUFFOLAB PER IL CERTOSA DISTRICT
Colori vivaci, forme geometriche che si susseguono, citazioni di elementi architettonici industriali simbolo di un’area in piena evoluzione: è una narrazione per immagini, del quartiere e della sua identità, quella che appare nel nuovo grande murale, lungo oltre 57 metri, appena realizzato a Milano su progetto dello studio grafico veneziano CamuffoLab in via Varesina 162, sul muro esterno del corporate campus La Forgiatura.
Il murales, intitolato «Quando la città cambia tu guarda i suoi colori», rappresenta l’avvio di una più ampia collaborazione e sinergia scaturita dall’incontro fra Signs, l’osservatorio permanente sul visual design che coinvolge oltre 100 progettisti e studi grafici italiani, e Certosa District, il quartiere nella zona nord-ovest del capoluogo lombardo attualmente al centro di una vivace rinascita che, dopo anni di abbandono, sta ora riemergendo come polo commerciale, popolato da industrie creative e aziende innovative in rapida crescita.
Forme diverse e colori decisi compongono una narrazione «a tessere» accostate l’una all’altra, per portare la città dentro a questi spazi e riflettere sul significato di quartiere; il graphic design diventa così strumento di cambiamento.
In occasione dell’inaugurazione, è stata annunciata la prima edizione del Milano Graphic Festival, il nuovo festival diffuso dedicato al graphic design, all’illustrazione e alle culture visive, a cura di Francesco Dondina, che dall’11 al 13 febbraio porterà un ampio calendario di appuntamenti, fra mostre, workshop, talk, lecture, studio visit e installazioni, in tutta la città, a partire dai due hub principali: il Certosa District e Base Milano.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.milanographicfestival.com.
PRATO, AL PECCI APRE L’URBAN CENTER
Uno spazio aperto al confronto e al dibattito, una sala per installazioni immersive, un teatro, un laboratorio di possibilità e strumento fondamentale per portare sempre più il museo a incontrare la città e i suoi cittadini: è tutto questo il nuovo «Urban Center», inaugurato sabato 20 novembre all’interno del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.
Composto da una grande tenda isolante e fonoassorbente – il cui tessuto, ideato in collaborazione con aziende del territorio, è un omaggio alla grande tradizione tessile della città – «Urban Center» è stato studiato per essere continuamente ripensato nella forma grazie a un grande sipario che abbraccia lo spazio, permettendo in un solo gesto di attivare configurazioni sempre diverse.
In occasione dell’inaugurazione, il Centro Pecci ospita, nell’Ala grande, la mostra «L’arte e la città», a cura di Stefano Pezzato, che mette in dialogo un’ampia selezione di opere dalle collezioni museali con rari materiali d'archivio. Dipinti, sculture, installazioni, fotografie, video, insieme a disegni e stampe di quaranta protagonisti dell’arte italiana e internazionale presentano una panoramica dei rapporti fra creatività contemporanea e ambiente urbano. Tra gli artisti in mostra, i cui lavori saranno visibili fino al prossimo 12 giugno, si segnalano Jan Fabre (con Ilya Kabakov), Fischli & Weiss, Gilbert & George, Nan Goldin, Fausto Melotti, Nino Migliori, Fabrizio Plessi e Andy Warhol.
In occasione dell’apertura dell’Urban Center viene presentata, sotto il titolo «Urban Trilogy / Trilogia Urbana», anche una selezione di film incentrati sul tema della città firmati da Gianni Pettena e dai gruppi Superstudio e Ufo.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet www.centropecci.it.
Nella fotografia: Marco Bagnoli, Città del sole (lucernaio), 1988 | Città del sole, 1987-1997. Collezione del Centro Pecci e del Comune di Prato. Foto Carlo Fei
Prende spunto da un aforismo di Eraclito, «Il sole è nuovo ogni giorno», il titolo della prima mostra personale di Giuliana Storino (Manduria, 1986) nel suo paese natale: la Puglia. Fino al 31 dicembre il Museo archeologico di Santa Scolastica a Bari accoglie una selezione di opere site-specific, per la curatela di Giacinto di Pietrantonio, che dialogano con l’architettura del museo e rintracciano nell’archeologia, nel tema del Mediterraneo e del genius loci i segni di un’origine, geografica e culturale, che si fa crocevia di sapienza e mitologia, tra contemplazione e incanto.
Spaziando tra media e linguaggi eterogenei, l’artista trasla il linguaggio pittorico e scultoreo in una dimensione architettonico-ambientale, privilegiando il corpo e la sensorialità per sollecitare la partecipazione del pubblico.
Si attraversano così proiezioni aeree e ologrammi, elaborazioni fotografiche e installazioni sospese tra parola e forma, grazie alle quali si osserva il cambiamento dell’uomo in relazione al mondo tecnologico e all’ambiente.
Tra le opere ispirate alla storia pugliese sono in mostra «Cicàdidi» (2018 ologrammi e sound) e da «Cicàdidi, la cadenza della vita» (2021). Giuliana Storino ha infatti registrato dall’alba al tramonto il frinire continuo delle cicale nelle campagne baresi: una scansione dell’arco temporale di una giornata, realizzata grazie alle più recenti tecnologie, che trasforma l’impalpabile canto in volume del suono e realizza l’ossimoro dell’orecchio che vede e dell’occhio che sente.
Con «Ora et labora» (2021) o «Il peso del vuoto» (2018) si compie, invece, un percorso che spazia tra memoria e rinnovamento, che punta a ridefinire l’identità del luogo in cui è radicato e a rendere immortale il suo legame con esso.
Per saperne di più: http://www.cittametropolitana.ba.it/.
Nell'immagine:
Light pillars, 2021, veduta mostra Il sole è nuovo ogni giorno, Chiostro Museo Arc.di Santa ScolasticaMILANO, UN GRANDE MURALES DI CAMUFFOLAB PER IL CERTOSA DISTRICT
Colori vivaci, forme geometriche che si susseguono, citazioni di elementi architettonici industriali simbolo di un’area in piena evoluzione: è una narrazione per immagini, del quartiere e della sua identità, quella che appare nel nuovo grande murale, lungo oltre 57 metri, appena realizzato a Milano su progetto dello studio grafico veneziano CamuffoLab in via Varesina 162, sul muro esterno del corporate campus La Forgiatura.
Il murales, intitolato «Quando la città cambia tu guarda i suoi colori», rappresenta l’avvio di una più ampia collaborazione e sinergia scaturita dall’incontro fra Signs, l’osservatorio permanente sul visual design che coinvolge oltre 100 progettisti e studi grafici italiani, e Certosa District, il quartiere nella zona nord-ovest del capoluogo lombardo attualmente al centro di una vivace rinascita che, dopo anni di abbandono, sta ora riemergendo come polo commerciale, popolato da industrie creative e aziende innovative in rapida crescita.
Forme diverse e colori decisi compongono una narrazione «a tessere» accostate l’una all’altra, per portare la città dentro a questi spazi e riflettere sul significato di quartiere; il graphic design diventa così strumento di cambiamento.
In occasione dell’inaugurazione, è stata annunciata la prima edizione del Milano Graphic Festival, il nuovo festival diffuso dedicato al graphic design, all’illustrazione e alle culture visive, a cura di Francesco Dondina, che dall’11 al 13 febbraio porterà un ampio calendario di appuntamenti, fra mostre, workshop, talk, lecture, studio visit e installazioni, in tutta la città, a partire dai due hub principali: il Certosa District e Base Milano.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.milanographicfestival.com.
PRATO, AL PECCI APRE L’URBAN CENTER
Uno spazio aperto al confronto e al dibattito, una sala per installazioni immersive, un teatro, un laboratorio di possibilità e strumento fondamentale per portare sempre più il museo a incontrare la città e i suoi cittadini: è tutto questo il nuovo «Urban Center», inaugurato sabato 20 novembre all’interno del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato.
Composto da una grande tenda isolante e fonoassorbente – il cui tessuto, ideato in collaborazione con aziende del territorio, è un omaggio alla grande tradizione tessile della città – «Urban Center» è stato studiato per essere continuamente ripensato nella forma grazie a un grande sipario che abbraccia lo spazio, permettendo in un solo gesto di attivare configurazioni sempre diverse.
In occasione dell’inaugurazione, il Centro Pecci ospita, nell’Ala grande, la mostra «L’arte e la città», a cura di Stefano Pezzato, che mette in dialogo un’ampia selezione di opere dalle collezioni museali con rari materiali d'archivio. Dipinti, sculture, installazioni, fotografie, video, insieme a disegni e stampe di quaranta protagonisti dell’arte italiana e internazionale presentano una panoramica dei rapporti fra creatività contemporanea e ambiente urbano. Tra gli artisti in mostra, i cui lavori saranno visibili fino al prossimo 12 giugno, si segnalano Jan Fabre (con Ilya Kabakov), Fischli & Weiss, Gilbert & George, Nan Goldin, Fausto Melotti, Nino Migliori, Fabrizio Plessi e Andy Warhol.
In occasione dell’apertura dell’Urban Center viene presentata, sotto il titolo «Urban Trilogy / Trilogia Urbana», anche una selezione di film incentrati sul tema della città firmati da Gianni Pettena e dai gruppi Superstudio e Ufo.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet www.centropecci.it.
Nella fotografia: Marco Bagnoli, Città del sole (lucernaio), 1988 | Città del sole, 1987-1997. Collezione del Centro Pecci e del Comune di Prato. Foto Carlo Fei
AL MUSEO DEL TESSUTO DI PRATO UN PROGETTO PER BAMBINI E ADULTI AFFETTI DA AUTISMO
Si intitola «Intorno a te» il nuovo progetto di inclusione sociale destinato a bambini, ragazzi e adulti affetti da autismo ideato dal Museo del tessuto di Prato, con la collaborazione della Fondazione Opera Santa Rita - in particolar modo con il Centro Silvio Politano e il loro servizio ambulatoriale - e con l’associazione Orizzonte autismo.
Il programma, sostenuto da Banco Bpm, prevede quaranta incontri complessivi con percorsi differenziati per le tre tipologie di pubblico coinvolto: ventiquattro bambini a basso, medio e alto funzionamento dagli 8 agli 14 anni della sezione ambulatoriale, quindici adulti a basso, medio e alto funzionamento dai 18 ai 33 anni del Centro Politano e diversi nuclei familiari dell’associazione Orizzonte autismo.
I percorsi nascono dalla co-progettazione tra lo staff educativo del museo e gli esperti sanitari della Fondazione Santa Rita, che ha permesso di individuare le strategie più opportune per coinvolgere i partecipanti attraverso esperienze sensoriali e attività creative collegate ai temi della mostra attualmente in corso «Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba». Caramba».
Il museo diventa così non solo un luogo in cui scoprire l’arte, ma anche e soprattutto uno spazio in cui mettersi in relazione e trovare un contatto con gli altri, dove poter dar libero sfogo alla propria immaginazione e condividere pensieri ed emozioni.
A conclusione del progetto è previsto un momento di restituzione con le famiglie coinvolte per far conoscere alla comunità il lavoro svolto in questi mesi da questi ragazzi. «Perché – ricordano dal Museo del tessuto di Prato - le persone autistiche non sono un mondo a parte ma una parte del mondo».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.museodeltessuto.it.
Si intitola «Intorno a te» il nuovo progetto di inclusione sociale destinato a bambini, ragazzi e adulti affetti da autismo ideato dal Museo del tessuto di Prato, con la collaborazione della Fondazione Opera Santa Rita - in particolar modo con il Centro Silvio Politano e il loro servizio ambulatoriale - e con l’associazione Orizzonte autismo.
Il programma, sostenuto da Banco Bpm, prevede quaranta incontri complessivi con percorsi differenziati per le tre tipologie di pubblico coinvolto: ventiquattro bambini a basso, medio e alto funzionamento dagli 8 agli 14 anni della sezione ambulatoriale, quindici adulti a basso, medio e alto funzionamento dai 18 ai 33 anni del Centro Politano e diversi nuclei familiari dell’associazione Orizzonte autismo.
I percorsi nascono dalla co-progettazione tra lo staff educativo del museo e gli esperti sanitari della Fondazione Santa Rita, che ha permesso di individuare le strategie più opportune per coinvolgere i partecipanti attraverso esperienze sensoriali e attività creative collegate ai temi della mostra attualmente in corso «Turandot e l’Oriente fantastico di Puccini, Chini e Caramba». Caramba».
Il museo diventa così non solo un luogo in cui scoprire l’arte, ma anche e soprattutto uno spazio in cui mettersi in relazione e trovare un contatto con gli altri, dove poter dar libero sfogo alla propria immaginazione e condividere pensieri ed emozioni.
A conclusione del progetto è previsto un momento di restituzione con le famiglie coinvolte per far conoscere alla comunità il lavoro svolto in questi mesi da questi ragazzi. «Perché – ricordano dal Museo del tessuto di Prato - le persone autistiche non sono un mondo a parte ma una parte del mondo».
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina www.museodeltessuto.it.
«MARIA JOSÉ», IN SCENA A ROMA «LA STORIA DELL’ULTIMA REGINA D’TALIA»
Irrequieta, anticonformista e fuori dagli schemi: Maria José di Sassonia Coburgo, la sposa di Umberto II di Savoia, l’ultima regina d’Italia, è protagonista del prossimo appuntamento in cartellone all’Off Off Theatre di Roma.
Nell’anno in cui ricorrono i vent’anni dalla scomparsa, il palcoscenico di via Giulia accoglie il nuovo spettacolo scritto e diretto da Silvano Spada, che vedrà in scena, fino a domenica 28 novembre, un’intensa Elena Croce, attrice protagonista di quarant’anni di teatro italiano con registi del calibro di Strehler, Luca Ronconi, Pressburger, Patroni Griffi e tantissimi altri.
Figlia del re del Belgio e consanguinea di Ludwig di Baviera, Massimiliano d’Asburgo e dello sfortunato principe Rodolfo, noto per la tragedia di Mayerling, Maria José ha intrecciato la sua vita con quelle di Benito Mussolini, Adolf Hitler, Gian Galeazzo Ciano, Vittorio Emanuele III, ma avuto anche rapporti con Ferruccio Parri, Pietro Nenni e, in qualche modo, ha partecipato alla Resistenza, portando armi ai partigiani piemontesi.
Già da principessa ereditaria, fuggiva dal Palazzo del Quirinale e dalle regole, frequentando trattorie romane e incontrando intellettuali antifascisti. Sfuggendo al cerimoniale, si sedeva sui gradini delle chiese per ammirare i monumenti di Roma. Di lei si è detto tutto e il contrario di tutto, si è parlato e scritto delle sue vere o presunte infedeltà coniugali e si sono fatte congetture sulle paternità dei suoi quattro figli. Era anche noto il suo amore per la musica e per la storia. Dal suo esilio di Merlinge, è stata autrice di libri e saggi. Fumava sessanta sigarette al giorno e non disdegnava il whisky. Moglie infelice e ferita ma, il suo ultimo desiderio, è stato di essere sepolta accanto a quello che, comunque, era stato suo marito: l’uomo del quale si era innamorata al primo incontro.
Lo spettacolo racconta, dunque, una storia che, nel bene e nel male, appartiene a tutti noi, quella dell’ultima donna che ha occupato, anche se per poco tempo (poco più di un mese, dal 9 maggio al 13 giugno 1946), il trono d’Italia prima della proclamazione della Repubblica.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito http://off-offtheatre.com/.
«OPEN ART», UN PROGETTO DI DIDATTICA DIGITALE ALLA GALLERIA DELL’ACCADEMIA DI FIRENZE
È stato inaugurato con un focus sul Maestro della Maddalena il nuovo progetto di didattica digitale della Galleria dell’Accademia di Firenze: «Open Art», nato da un’idea del direttore Cecilie Hollberg e realizzato da Federica Chezzi.
Attraverso dieci video animati, pubblicati con cadenza quindicinale sulla pagina https://www.galleriaaccademiafirenze.it/accademia-online/?slide=contenuti-didattici-4807, i più piccoli – bambini dai 6 anni in su, anche stranieri - potranno conoscere le opere conservate nella collezione del museo fiorentino, in un viaggio che spazierà dal Duecento all’Ottocento e che offrirà, di volta in volta, approfondimenti su soggetti e tecniche differenti.
Aperti da una sigla animata in stop motion, dopo una prima parte narrativa di approfondimento sull’opera selezionata, i video, della durata di circa otto minuti, proposti anche in lingua inglese, prevedono un tutorial per un laboratorio creativo da realizzare a casa o in classe. Le opere saranno raccontate da un attore o un’attrice con un linguaggio semplice e puntuale; le narrazioni saranno accompagnate da suoni, musiche e una grafica originale che ha lo scopo di catturare l’attenzione dei più piccoli e trasportarli all’interno delle opere, con visioni di dettagli che a occhio nudo non riusciremmo mai a vedere.
A inaugurare il progetto è stato, martedì 23 novembre, un focus sul Maestro della Maddalena e sul suo dipinto più celebre, la «Santa Maria Maddalena e otto storie della sua vita» (tempera e oro su tavola, databile al 1280-1285). Dopo aver descritto alcune curiosità sulla vita della Santa, il narratore introduce all’opera e al suo autore, purtroppo sconosciuto, prima di passare al laboratorio creativo che richiederà di cimentarsi nella realizzazione di un prezioso fondo oro, proprio come quello del Maestro della Maddalena.
I due video successivi saranno: il primo su Giotto, la sua arte e il suo modo di disegnare, e il secondo su Giovanni di Ser Giovanni, detto lo Scheggia, e il suo celebre Cassone Adimari.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.galleriaaccademiafirenze.beniculturali.it.
«GEN Z ART STORIEZ», GLI UNDER 25 RACCONTANO L’ARTE DELLA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM DI VENEZIA
Sono giovani. Amano l’arte in ogni sua forma. Guardano il mondo con occhi curiosi. Sono i protagonisti di «Gen Z Art Storiez», mini serie realizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia con la collaborazione del portale Arte.it e con il sostegno economico di Lavazza.
Dal 24 novembre, e per i successivi mercoledì, sui canali social e web del museo lagunare verranno diffusi quattro video nei quali nove ragazzi dai 17 ai 24 anni racconteranno, attualizzandoli, i temi di alcuni capolavori della collezione di Peggy Guggenheim: «Paesaggio con macchie rosse n.2» di Vasily Kandinsky, «L’impero della luce» di René Magritte, «La pastorella delle sfingi» di Leonor Fini e «Dinamismo di un cavallo in corsa + case» di Umberto Boccioni. Ad affiancare i ragazzi nel loro racconto ci saranno quattro ospiti: il musicista Lorenzo Senni, i fotografi Piero Percoco e Matteo Marchi, la scrittrice e attivista Carlotta Vagnoli.
Davanti al paesaggio astratto di Kandinsky, Lorenzo Senni affronta, con Pietro ed Enrico, il tema dell’influenza reciproca tra discipline artistiche, e nello specifico il rapporto che lega arte e musica, fondamentale tanto per l’artista russo, autore de «Lo spirituale nell’arte», quanto per il musicista che afferma come l’arte visiva abbia sempre influenzato la sua musica, tanto da avergli fatto coniare termini quali «pointillistic trance».
La relazione tra sogno e realtà, sorpresa e incanto, è, invece, centrale nel dialogo tra Piero Percoco, Marcello e Sofia, davanti al capolavoro surrealista «L’impero della luce» di Magritte. La dimensione onirica e surreale, centrale nell’opera dell’artista belga, è altrettanto presente nell’immaginario visivo del fotografo, i cui scatti sono arrivati sulle pagine del «New Yorker», e, in generale, fonte d’ispirazione per andare oltre la realtà del mondo visibile.
Due temi attuali e urgenti del vivere contemporaneo quale la parità di genere e l’emancipazione del ruolo della donna oltre gli stereotipi di genere, emergono dal dialogo tra Alice C., Eugenia, e Carlotta Vagnoli, davanti all’enigmatica figura femminile, protagonista del dipinto «La pastorella delle sfingi» della Fini, un’opera, come la definisce scrittrice e divulgatrice fiorentina che utilizza le piattaforme social per trattare temi a lei cari, potente e molto contemporanea, in grado di parlare alle donne di oggi.
Infine, al centro dell’opera di Boccioni, «Dinamismo di un cavallo in corsa + case», emblema dell’avanguardia futurista, c’è la velocità e il movimento sui quali si confrontano Lorenzo, Alice S. e Matteo Marchi, fotografo sportivo per anni sul parquet delle grandi sfide dell’Nba, che focalizza i suoi scatti proprio su quella dinamicità per lui sinonimo di libertà.
Il dialogo e lo scambio attivo tra la Collezione Peggy Guggenheim e questo consolidato team di giovani proseguirà anche nel corso del 2022, con nuovi progetti, ideati con e per loro, legati alle tante attività in programma, quali la mostra temporanea «Surrealismo e magia. La modernità incantata», che aprirà al pubblico il 9 aprile 2022, e i Public Programs correlati.
Per maggiori informazioni è possibile consultare la pagina guggenheim-venice.it.
AL MEIS DI FERRARA UN CONCERTO DELLA ISRAEL KLEZMER ORCHESTRA PER LA FESTA DI HANUKKAH
Arriva a Ferrara una delle poche orchestre al mondo che ancora conoscono e valorizzano il repertorio klezmer. In occasione di Hanukkah, la festa ebraica dei lumi, il Meis – Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah organizza per martedì 30 novembre, alle ore 18, un concerto della Israel Klezmer Orchestra.
Direttamente da Gerusalemme, la band porterà nelle sale della realtà culturale emiliana il ritmo trascinante della musica popolare ebraica, sviluppatasi nei villaggi dell'Europa dell'Est e tuttora molto amata. Il gruppo, unico nel suo genere, possiede una dimensione e un'energia distintive che affondano le radici nel periodo in cui le orchestre di musica klezmer erano di gran moda, all'inizio del XX secolo.
I membri dell'ensemble suonano una varietà di strumenti come legni, ottoni, archi e percussioni, e molti di loro affiancano alla musica strumentale virtuosistica e alle danze tradizionali ebraiche il canto di brani in yiddish, ebraico e inglese.
Le esibizioni si trasformano in trascinanti momenti sociali, che coinvolgono il pubblico a ballare, cantare e prendere parte all'esperienza, mentre i musicisti dell'orchestra spesso si allontanano dal palco per unirsi alla folla.
La festa di Hanukkah si ricollega alla riconquista della libertà di culto degli ebrei, dopo le proibizioni inflitte dagli elleni nel II sec. a.e.v., e il miracolo dell'olio che durò otto giorni e permise di tenere accesa nel Tempio la Menorah, il lume perenne. Ancora oggi, ogni sera, per otto giorni, migliaia di famiglie ebraiche in tutto il mondo accendono la Hanukkiah, mangiano deliziose prelibatezze tradizionalmente fritte, cantano canzoni del repertorio classicamente legato alla ricorrenza e si scambiano doni.
Il concerto è gratuito, è consigliata la prenotazione chiamando il numero 342.5476621 (attivo da martedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 18) o scrivendo a meis@coopculture.it.
Per maggiori informazioni: https://meis.museum/.