Da sempre attenta non solo alle infinite possibilità della materia, ma anche al dialogo con gli artisti, la Marazzi aveva deciso di dedicare a quel rivoluzionario brevetto tecnologico un portfolio e la scelta era caduta sul fotografo ligure di nascita e veneziano di formazione, indiscusso maestro del bianco e nero, che ha raccontato l’evoluzione del paesaggio e della società italiana dal Dopoguerra ai giorni nostri, con una particolare attenzione alle tematiche del sociale (con le serie «Morire di classe» del 1968, sugli ospedali psichiatrici, e «Disperata allegria» del 1994, sulla vita delle comunità Rom), ma anche del lavoro (con i reportage per Alfa Romeo, Fiat, Pirelli e Olivetti), senza dimenticare il più recente progetto «Grandi navi a Venezia» (2012-2014), sulla dannosità degli «inchini» della imbarcazioni da crociera di fronte alla Serenissima.
Entrando nella fabbrica emiliana, che oggi fa parte di Mohawk Industries, Inc., il più grande produttore mondiale nel settore del flooring, quotato alla Borsa di New York, Gianni Berengo Gardin - raccontano dall’Ufficio comunicazione della Marazzi - «si trova immerso in un ambiente pulito, efficiente, dal sapore internazionale, di cui lo affascina soprattutto la velocità produttiva e quel nastro trasportatore dove colori, forme, disegni sembrano mescolarsi in un vortice: il soggetto del progetto diventa, dunque, quasi subito per lui il ritmo colorato della produzione, molto diverso da altri contesti industriali in cui aveva operato».
Il fotografo sceglie, per una volta, di abbandonare il rigore del bianco e nero soggiogato da quel turbine futurista, dove i decori e le cromie della monocottura rapida si rincorrono nella velocità della loro realizzazione.
«Mi fu chiaro subito – racconta a tal proposito Gianni Berengo Gardin - come la sfida professionale fosse quella di riuscire a cogliere il flusso veloce dei colori, la scia dinamica delle forme. Il colore, che ho usato sempre poco, si imponeva, quindi, come scelta. Provai, inoltre, a lavorare in modo diverso da quel che normalmente facevo. Qui cambiavo spesso la distanza, avvicinandomi molto ai soggetti, per riuscire a cogliere i dettagli, i frammenti di quel che vedevo e realizzare così foto diverse dalle altre: sognanti, colorate, quasi astratte. Sono grato alla Marazzi per avermi lasciato libero di realizzare delle fotografie come queste, astratte, che anticipano in qualche modo un approccio concettuale inusuale a quell’epoca nella foto industriale in cui, in genere, veniva richiesto una documentazione più oggettiva, documentaria, del prodotto. Una festa per gli occhi e, per me, un lavoro molto originale».
Cinquant’anni dopo l’ideazione del brevetto della monocottura rapida, la Marazzi svela una selezione di quarantadue scatti inediti realizzati da Gianni Berengo Gardin per le «linee veloci» della Marazzi con una mostra, curata da Alessandra Mauro, che ha trovato la sua cornice ideale nelle prestigiose Sale della musica, degli incanti e dei sogni del Palazzo ducale di Sassuolo, parte del patrimonio delle Gallerie estensi.
In queste immagini, visibili fino al 31 dicembre e raccolte in un volume edito da Contrasto, non spicca solo l’uso del colore, ma anche la differenza rispetto alla tradizionale fotografia di documentazione: quel «carosello incalzante» della produzione ceramica della Marazzi dà vita, come ha spiegato anche il suo autore, a una visione quasi astratta del lavoro, «fatto – racconta la curatrice - di elementi isolati, di forme dinamiche, di strisce di colore che girano e si perdono, di mani sapienti che si muovono sui nastri». L’immagine commerciale diventa così arte e svela la bellezza nascosta anche nel più tecnico degli ingranaggi produttivi, trasformando il lavoro in fabbrica in poesia.
C’è in questa serie, raccolta in mostra con il titolo «Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci», non solo la fabbrica degli anni Settanta, ma anche il racconto di un modo di lavorare della Marazzi, che ha continuato a coltivare nel tempo attitudine alla sperimentazione, affiancando alla ricerca di nuovi prodotti e processi, la promozione di letture differenti, personali, d’autore, della ceramica e del lavoro. La sua storia si è così intrecciata con quella di grandi maestri dell’obiettivo come Luigi Ghirri, Charles Traub o Cuchi White e di designer quali Gio Ponti, Nino Caruso o Paco Rabanne. Tutti sono stati liberi di esprimersi con il loro inconfondibile stile. E oggi l’azienda emiliana vanta un archivio che è un patrimonio inestimabile, accumulato in ormai novant’anni anni di storia, fonte inesauribile di ispirazione per chi si occupa di design e di comunicazione aziendale e prezioso oggetto di ricerca per chi studia arte e fotografia.
Didascalie delle immagini
Gianni Berengo Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci © Gianni Berengo Gardin e Marazzi Group
Gianni Berengo Gardin. Marazzi, le linee veloci. Palazzo ducale di Sassuolo – Gallerie estensi, piazzale della Rosa 10 – Sassuolo, Modena. Orari: dal martedì alla domenica, ore 10.00 – 18.00; ultimo ingresso ore 17.00; lunedì chiuso. Sito web: www.gallerie-estensi.beniculturali.it | www.marazzi.it. Fino al 31 dicembre 2024