ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

mercoledì 4 giugno 2014

Alberto Pasini, un pittore ottocentesco innamorato delle luci d’Oriente

Bazar brulicanti di gente e pieni di sfumature di ogni colore, carovane in viaggio nel deserto sconfinato, giardini lussureggianti impregnati di una calda luce estiva, paesaggi e architetture che sembrano usciti dal libro «Le mille e una notte»: il fascino esotico di terre lontane come l’Arabia e la Persia trova casa alla Fondazione Accorsi – Ometto di Torino. Il museo di arti decorative piemontese propone, fino a domenica 29 giugno, la mostra monografica «L’Oriente di Alberto Pasini», curata dal professor Giuseppe Luigi Marini e realizzata in collaborazione con «Arte Futura» di Giuliana Godio. Una sessantina di opere tra schizzi, litografie e dipinti, provenienti principalmente da collezioni private, dialoga con una serie di fotografie e di disegni, appartenenti ai discendenti del pittore e per la prima volta esposti al pubblico, testimonianza storica fondamentale per comprendere il vissuto dell’artista emiliano, concittadino di Giuseppe Verdi, che ebbe largo riconoscimento del suo talento in Francia.
Formatosi all’Accademia di belle arti di Parma, Alberto Pasini (Busseto - Parma, 3 settembre 1826- Cavoretto - Torino, 15 dicembre 1899) inizia la sua carriera come incisore, per passare alla pittura alla metà degli anni Cinquanta, su impulso di Théodore Chassériau, conosciuto durante un soggiorno a Parigi. Il giovane artista emiliano è alla ricerca di un proprio linguaggio espressivo, che lo porta in principio ad accostarsi alle novità della scuola di Barbizon, quando il maestro parigino gli offre, nel marzo del 1855, l’occasione di partire come disegnatore al seguito della missione diplomatica del ministro plenipotenziario Prosper Bourée presso lo scià di Persia.
Il viaggio nel «favoloso Oriente», terra che nell’Ottocento romantico sprona la fantasia del mondo occidentale con il suo velato erotismo e il suo fascino esotico che ha il sapore di spezie sconosciute, dura più di un anno e fa tappa in Persia, Turchia, Siria, Arabia ed Egitto. Al ritorno, nell’agosto del 1856, Alberto Pasini sanziona il proprio addio alla litografia con una splendida serie di dodici vedute pubblicate dalle edizioni Lemercier con il titolo «Viaggio nell’Egitto, nella Persia e nell’Armenia». Inizia così la fortunata stagione orientalista dell’artista, una stagione che lo vedrà più volte tornare in Oriente fra il 1859 e il 1873, facendo tappa in Paesi come il Sinai, la Palestina e il Libano, o visitare località spagnole dalla forte impronta araba quali Cordoba e Granada e città come Venezia che, per i suoi colori e le sue luci, gli sembreranno una preziosa alternativa al mondo orientale.
La pittura di Alberto Pasini, cronaca a colori di un paesaggio e di una quotidianità esperita, al contrario della maggior parte delle opere orientaliste dei colleghi, cariche di suggestioni letterarie, di fantasie convenzionali e di preconcetti interpretativi, acquista rapidamente una larga notorietà, assecondata dall’abile professionalità del mercante Adolphe Goupil.
Un disegno esatto e attento a imprimere sulla tela anche il più piccolo dei particolari, un felice equilibrio nella composizione, un impasto pittorico sobrio ma ricco di bagliori, giocato su poche tonalità, e un’attenzione quasi fotografia, verista, alla realtà circostante sanciscono la fortuna del pittore, definito da Ugo Ojetti «il più delicato e luminoso degli orientalisti».
Tele come «Mercato orientale», «Forno a Istanbul», «Caravanserraglio», «Cavalli all’abbeverata» e «Fuori le mura» documentano in mostra lo stile di Alberto Pasini e conducono il visitatore in un viaggio che alterna le eleganti architetture della moschea Moristan con i colori vanigliati e rosei del Cairo, il blu terso dei cieli di Damasco con la laboriosità dei bazar arabi e, ancora,  le carovane insabbiate e i loro cammellieri con le strade tinteggiate dalla gente di Costantinopoli.
Assiduo ai Salons parigini che ne decretano la fama internazionale di sommo pittore orientalista, Alberto Pasini partecipa anche a varie mostre italiane ed è in realtà Torino, città dove fissa la sua residenza, acquistando una casa sulle colline nel 1870, che, un anno prima della morte, gli rende il più importante riconoscimento, presentando all’Esposizione del 1898, oltre centonovanta studi dal vero, freschi di tocco e di espressione, che costituiscono la sua personale collezione, conservata nell’atelier della villa di Cavoretto. Un omaggio, dunque, dovuto quello della Fondazione Accorsi – Ometto, che espone in contemporanea, nella rassegna «Cugini del Re», una serie di collari dell’Ordine supremo della Santissima Annunziata, tra cui uno proveniente da Palazzo Reale di Torino. L’occasione è offerta dal recente acquisto del piccolo collare che appartenne al conte Luigi Cibrario, storico e uomo politico, investito del titolo di cavaliere da Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1869.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Alberto Pasini, «Mercato orientale», 1870. Olio su tela, cm 55,2 x 45,2. Collezione privata; [fig. 2] Alberto Pasini, «Scena orientale (Moschea araba)», 1873. olio su tela, cm 35,4 x 27. Fai – Fondo ambiente italiano / Villa Flecchia, Magnano di Biella / Collezione Enrico; [fig. 3]Alberto Pasini, «Cavalieri al galoppo», 1862. Olio su tela, cm 46,5 x 38,4. Collezione privata

Informazioni utili 
«L’Oriente di Alberto Pasini». Museo di arti decorative Accorsi – Ometto, via Po, 55 - Torino. Orari: martedì-venerdì, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–18.00; sabato e domenica, ore 10.00–13.00 e ore 14.00–19.00; lunedì chiuso. Ingresso: intero sola mostra o mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 6,00; intero mostra e visita guidata (da martedì a domenica, ore 11.00 e ore 17.00; sabato e domenica anche ore 18.00) € 8,00; possessori Abbonamento musei € 3,00. Catalogo: disponibile in mostra.Informazioni: tel. 011.837688, int. 3 o info@fondazioneaccorsi-ometto.it. Sito internet: www.fondazioneaccorsi-ometto.it. Fino al 29 giugno 2014.


Nessun commento:

Posta un commento