«A Massa [dipinse] una grande tauola et una capella». Con questa lapidaria, ma non troppo precisa indicazione, contenuta nei «Commentarii», l’architetto, scultore e scrittore Lorenzo Ghiberti (Pelago, 1378 – Firenze, 1º dicembre 1455), che probabilmente era ben informato sui fatti relativi al «famosissimo et singularissimo maestro» senese, indicava per primo l’attività di Ambrogio Lorenzetti (Siena, 1290 circa – Siena, 1348) nella città maremmana.
L’artista e storiografo fiorentino si riferiva alla grande tavola con la «Maestà», che «con la sua profonda dottrina, la sua bellezza figurativa, la sua calda e attraente gamma cromatica -per usare le parole di Alessandro Bagnoli, uno dei più attenti studiosi dell’opera di Lorenzetti- abbagliava dall’altare della piccola chiesa di San Pietro all’Orto, dove gli eremitani agostiniani di Massa Marittima avevano iniziato a svolgere la loro vita comunitaria e liturgica».
Questo importante dipinto, realizzato intorno al 1335, è al centro della mostra «Ambrogio Lorenzetti in Maremma. I capolavori dei territori di Grosseto e Siena», che allinea, fino al prossimo 16 settembre, nelle sale del Complesso museale di San Pietro all'Orto, undici tele dell’artista senese, alle quali sono affiancati video e pannelli illustrativi.
Il percorso espositivo si propone così non solo di essere facilmente fruibile da un pubblico di non esperti, ma anche di offrire una visione di insieme delle varie stagioni conosciute dal pittore nel corso della propria carriera, anche al fine di meglio contestualizzare la stessa «Maestà» nell’ambito di quella che in passato era considerata la Maremma senese.
Di questo straordinario dipinto a tempera e oro su tavola -si legge nella brochure che accompagna la mostra- «si erano perse le tracce da diversi secoli, quando gli studi eruditi dell’Ottocento proposero d’identi¬ficarla con l’opera allora conservata nella Cappella dei Priori del Palazzo comunale della città, che oggi ospita l’ufficio del sindaco. La tavola era stata ritrovata nel 1867 nella soffitta del Convento di Sant’Agostino divisa in cinque parti utilizzate in un deposito di carbone. La felice intuizione che in quelle tavole annerite si celasse l’opera perduta di Lorenzetti, confermata solo all’inizio del Novecento dopo una trentina di anni di studio, rappresentava la prova tangibile, dopo secoli d’incertezze, del fatto che uno dei più grandi pittori del Trecento italiano avesse davvero lavorato a Massa Marittima, sulla scia di altri maestri senesi del calibro di Duccio e Goro di Gregorio».
Ambrogio Lorenzetti elaborò per questo lavoro un’iconografia complessa, caratterizzata da un sovraffollamento di personaggi: le tre virtù teologali sono raffigurate sedute sui gradini che conducono al trono della Madonna con gli angeli musicanti, santi e profeti.
Si rivela così in questo straordinario dipinto tutta la maestria dell’artista, innovatore dei dipinti d'altare, di storie sacre e che ha allargato lo sguardo della pittura alla narrazione del paesaggio e della pittura d'ambiente.
Il percorso espositivo propone altre dieci opere a partire dagli anni 1320/25 con la ¬ figura del «Re Salomone», frammento che faceva in origine parte di una delle cornici di raccordo tra le scene che Ambrogio, assieme al fratello Pietro, eseguì per la Sala Capitolare del convento senese di San Francesco, ¬ fino al 1340 con il «Polittico di San Pietro in Castelvecchio» e il «Polittico della Madonna col Bambino e i Santi Pietro e Paolo» dipinto per la Chiesa di Roccalbegna.
Tra queste due date si collocano le altre opere in mostra: la «Croce dipinta» della Pieve di Montenero d’Orcia, la vetrata raffigurante il «San Michele Arcangelo vittorioso sul demonio», le sinopie dell’«Annunciazione» della cappella di San Galgano a Montesiepi, i «Quattro Santi» del Museo dell’Opera della Metropolitana di Siena, le scene affrescate lungo il lato orientale del Chiostro di San Francesco, sempre a Siena, e l’«Allegoria della Redenzione» della Pinacoteca di Siena. Il percorso della mostra si completa con la visita ad altri due importanti luoghi della città, dove Lorenzetti lavorò: la Chiesa di San Pietro all’Orto, o i Museo degli Organi Meccanici Antichi, e la Cattedrale di San Cerbone, dove sono presenti affreschi recentemente attribuiti al grande artista senese.
Il percorso espositivo della mostra si completa con la visita ad altri due importanti luoghi della città, dove Lorenzetti lavorò: la Chiesa di San Pietro all’Orto, oggi Museo degli Organi Meccanici Antichi, e la Cattedrale di San Cerbone, dove sono presenti a affreschi recentemente attribuiti al grande artista senese.
Tra questi si segnala una grande «Annunciazione», posta al lato sinistro della porta laterale.
Nonostante la perdita di metà della superficie affrescata e la consunzione della pellicola pittorica, è ancora possibile apprezzare la stupenda invenzione compositiva e l’accuratezza dell’esecuzione.
Ambrogio Lorenzetti ha costruito una complessa architettura: lo spazio è scandito in profondità e si dispiega dall’area di primo piano, alle due volte in alto, sopra le quali si vedono due bifore di modernissima architettura gotica, al vano voltato dov’è la Vergine, nel fondo del quale si apre una porta che immette in una più lontana stanza.
«L’espediente di immaginare la porta socchiusa e delineata con scorcio prospettico ben misurato torna a riprova della responsabilità di Ambrogio Lorenzetti, che fu l’unico pittore del Trecento senese a concepire e realizzare con impressionate acutezza simili soluzioni. La stessa capacità di rappresentare le cose in uno spazio profondo e tangibile -spiega Alessandro Bagnoli-, si percepisce nella figura della Vergine, nelle sue mani e nel libro socchiuso, dove fra i due blocchetti delle pagine spicca isolata quella sulla quale era fissata la lettura. L’attenta cura nell’esecuzione si percepisce ancora nella fine elaborazione del nimbo della Vergine, che è riempito dall’impressione di stampini puntiformi, a scacchiera e a rosetta».
Per tutti questi elementi si può affermare che l’«Annunciata» della cattedrale di Massa Marittima si riveli come un’ulteriore prova magistrale della fase matura di Ambrogio Lorenzetti, «pratico coloritore a fresco», che – ebbe a scrivere Giorgio Vasari, un altro importante biografo dell’artista- «nel maneggiar la tempera i colori gl’adoperò con destrezza e facilità grande».
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Ambrogio Lorenzetti, Madonna col Bambino e i santi Pietro e Paolo, circa 1340, tempera e oro su tavola, Roccalbegna, chiesa dei Santi Pietro e Paolo; foto di Andrea e Fabio Lensini, Siena © Diocesi di Pitigliano – Sovana - Orbetello; [fig. 2] Ambrogio Lorenzetti, Re Salomone, circa 1320-1325, affresco distaccato e applicato su supporto di vetroresina, Siena, Museo Diocesano; foto di Marcello Formichi © Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d'Elsa – Montalcino; [fig. 3] Ambrogio Lorenzetti, Croce dipinta, circa 1320- 1325, tempera e oro su tavola, Montenero d’Orcia (Castel del Piano), pieve di Santa Lucia; foto di Andrea e Fabio Lensini, Siena © Arcidiocesi di Siena – Colle di Val d'Elsa – Montalcino; [fig. 4] Ambrogio Lorenzetti, Madonna col Bambino in trono con Virtù teologali, angeli musicanti, santi e profeti, 1335- 1336, oro, argento, lapislazzuli e tempera su tavole di legno di pioppo, Massa Marittima, Museo di Arte Sacra Provenienza: Massa Marittima, chiesa di San Pietro all’Orto Iscrizioni: FIDES, SPES, CARITAS (sui gradini del trono della Vergine) FOTO 19 foto di Marcello Formichi
Informazioni utili
«Ambrogio Lorenzetti in Maremma. Capolavori dei territori di Grosseto e Siena». Complesso museale di San Pietro all'Orto, corso Diaz, 36 - Massa Marittima (Grosseto). Orari: fino al 30 giugno - da martedì a domenica, ore 10.00 – 13.00 e ore 16.00- 19.00, dal 1° luglio al 16 settembre - tutti i giorni, dalle ore 10.00 alle ore 12.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00. Ingresso: intero 7 euro, ridotto 5 euro. Informazioni: Ufficio turistico Comune di Massa Marittima/ Musei di Massa Marittima, Musei di Maremma, tel. 0566901954, www.turismomassamarittima.it/news o www.museidimaremma.it. Fino al 16 settembre 2018.
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