Nascono entrambi alla fine dell’Ottocento e hanno un intento comune, quello di raccontare non solo a parole, ma anche con le immagini. Eppure sono diversissimi: uno è sempre in movimento e impone allo spettatore i suoi ritmi; l’altro è fermo sulla carta e le emozioni devono essere attivate dal lettore, al quale spetta il compito di creare dentro di sé i suoni, suggeriti dalle parole inserite nelle didascalie e nelle nuvolette, nonché dalle onomatopee. Stiamo parlando del cinema e del fumetto, arti alle quali il Museo nazionale del cinema di Torino dedica, insieme con lo Juventus Museum, la mostra «Gulp! Goal! Ciak!», nata da un’idea di Gaetano Renda e curata da Luca Raffaelli.
Il percorso di visita, fruibile fino al prossimo 20 maggio, parte dall’Aula del Tempio, cuore della Mole Antonelliana, dove nella chapelle del Caffè Torino si trovano i primi esempi di fumetti, linguaggio teorizzato dal ginevrino Rodolphe Töpffer nella prima metà del diciannovesimo secolo. Nella Sala dedicata all’animazione si possono, invece, ammirare importanti acetati originali, in gergo tecnico «rodovetri», sui quali venivano disegnati e colorati i personaggi, che poi sarebbero stati fotografati sopra la giusta scenografia.
Da qui, salendo sulla rampa elicoidale, si snoda un percorso che allinea oltre duecento film e altrettanti fumetti, cinquantaquattro tavole originali, sessanta schermi per più di novanta metri di proiezioni lineari, ai quali si aggiungono i busti di Catwoman e di Batman e cinque manifesti originali, appartenenti alle collezioni del Museo nazionale del cinema.
«L’alternanza di tavole originali e di oggetti, le proiezioni e le postazioni interattive sfruttano il verticalismo antonelliano -raccontano gli organizzatori- e accompagnano il visitatore alla scoperta dei rapporti tra cinema e fumetto, individuando peculiarità di due linguaggi che progressivamente tendono ad avvicinarsi, grazie anche alla loro potenza espressiva e comunicativa».
Quasi in apertura della mostra, in un angolo della scala elicoidale, si trova uno spazio dedicato a Winsor McCay, uno dei primi e più grandi artisti della storia del fumetto e del cinema d’animazione.
Il suo personaggio più celebre è Little Nemo, che apparve per la prima volta nel 1905 sulle pagine del «New York Herald». Le sue avventure, tutte sorprendenti e straordinarie, si concludono sempre con un brusco risveglio. Insieme a questo personaggio, al quale fu dedicato nel 1911 anche un film di animazione, sono in mostra Flap il pagliaccio, il nero Imp e la Principessa di Slumberland.
Il percorso prosegue, quindi, sulla rampa e si sviluppa in sei aree tematiche che raccontano i film storici, il manga e l’anime giapponese, i grandi nomi della storia del fumetto e i loro personaggi più famosi, gli eroi meno conosciuti, i supereroi della D.C. Comics, le trasposizioni cinematografiche di Tim Burton e i romanzi a fumetti che sono diventati film.
Ecco così che il visitatore può ammirare le improvvisazioni da cabaret delle Sturmtruppen o il complesso e variegato mondo del «dio del manga» Osamu Tezuka. Può rivivere le avventure di Batman, Asterix, Hugo Cabret o di Tintin, personaggio del belga Hergé che, nel 2011, Spielberg ha voluto animare con la tecnica della motion capture.
In cima alla rampa, sei cappelle mettono in mostra le performance dei fumettisti, sia quando si mettono davanti alla macchina da presa sia quando vi si mettono dietro, come avviene, per esempio, per Hugo Pratt diretto da Leos Carax, Pino Zac diretto da Monicelli, Bonvi guidato da Samperi e da Sergio Staino, e Gianluigi Bonelli, padre di Tex, nella versione inedita di regista di un piccolo cameo.
Ci sono poi tre film mai realizzati da altrettanti maestri del cinema italiano e disegnati da fumettisti. Massimo Bonfatti interpreta, per esempio, «Capelli lunghi», storia di due ribelli nell’Italia del boom economico, scritta da Mario Monicelli alla fine degli anni Sessanta. Milo Manara racconta «Il viaggio di G. Mastorna detto Fernet», un film mai fatto pieno di misteri, scritto da Federico Fellini insieme a Brunello Rondi e a Dino Buzzati. Ivo Milazzo, infine, realizza «Un drago a forma di nuvola», storia di un libraio parigino travolto da un amore insolito, che rischia di mettere in crisi il delicato rapporto con la figlia, la cui sceneggiatura fu scritta da Ettore Scola, insieme a Giacomo Scarpelli e Silvia Scola.
Non manca lungo il percorso espositivo una cappella, allestita da Panini, dedicata a Topolino, il settimanale a fumetti più longevo d’Italia, che nei prossimi mesi ospiterà nelle sue pagine alcune storie originali sul cinema. Mentre a chiudere la mostra è un gioco dove ai film viene tolto il sonoro e vengono aggiunte le onomatopee. I ruoli cambiano -verrebbe da dire-, ma la magia resta la stessa.
La mostra, che sarà arricchita da visite guidate e laboratori per bambini e famiglie, prosegue idealmente alla Bibliomediateca Mario Gromo, dove, a partire da materiali conservati nelle sue collezioni, viene proposta una selezione di fumetti in cui il cinema è declinato secondo percorsi diversi e complementari, in un reciproco scambio di influenza tra personaggi e storie. Si tratta di un percorso plurale, declinato secondo sei macro-categorie, alle quali si aggiunge un focus specifico sull’universo di «Star Wars». Ecco così che il visitatore potrà vedere come divi del piccolo schermo quali Charlot, Marilyn Monroe o Rodolfo Valentino siano stati trasfigurati da matite e chine o come un capolavoro del cinema muto quale «Cabiria», diretto nel 1914 da Giovanni Pastrone, riviva nelle tavole illustrate pubblicate da «Topolino» negli anni Quaranta.
Lo Juventus Museum propone, invece, un percorso alla scoperta di come il calcio sia stato affrontato dal fumetto. «C’è un linguaggio migliore per raccontare l’emozione di uno scarpino che tocca il pallone, della sfera che solca l’aria mentre gli sguardi di tutti (giocatori e spettatori) sono coinvolti nel destino di quella traiettoria?». Si è chiesto Luca Raffaelli per costruire questo percorso espositivo. La risposta sembra essere no, guardando le sale del museo torinese dove si trovano personaggi dei fumetti di professione calciatori come l’inglese Roy of the Rovers di Walter Booth, Eric Castel del francese Raymond Reding o il celeberrimo Capitan Tsubasa di «Holly e Benji», ideato dal giapponese Yoichi Takahashi. Ci sono, poi, in mostra anche personaggi che occasionalmente si sono trovati a giocare con un pallone, da Peppa Pig ai Simpson, e tavole di disegnatori quali Mordillo, Forattini e Giannelli.
Un percorso, dunque, completo quello proposto a Torino per celebrare due linguaggi espressivi, cinema e fumetto, che, da oltre un secolo, si incontrano e percorrono un sentiero comune, fatto di prestiti, reciproche influenze e omaggi, con la medesima volontà di mettere il mondo in immagini, spesso trasfigurandolo e trasformandolo.
Informazioni utili
«Gulp! Goal! Ciak!». #Museo nazionale del cinema, via Montebello 20 – Torino. Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica, ore 9.00-20.00; martedì e sabato, ore 9.00-23.00.Ingresso: intero € 11,00, ridotto € 9,00, ridotto scuole € 3,50. Informazioni: info@museocinema.it. Sito internet: www.museocinema.it. #Juventus Museum, via Druento 153 (int. 42) -Torino. Orari: lunedì-venerdì, ore 10.30-18.00; sabato-domenica e festivi, ore 10:30-19:30; chiusura il martedì. Ingresso: € 22,00 museo+stadium tour, € 15,00 solo museo. Informazioni: juventus.museum@juventus.com. Catalogo: Silvana editoriale. Fino al 20 maggio 2019 | La chiusura della mostra è stata prorogata al 17 giugno 2019.
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