ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com

martedì 10 febbraio 2015

«Precious», quando il gioiello è firmato da Picasso o Dalì

Da Salvador Dalí a Marc Quinn, passando per Louise Bourgeois, Damien Hirst, Lucio Fontana, Anish Kapoor e molti altri: è un viaggio attraverso un centinaio di grandi nomi dell’arte moderna e contemporanea, documentati nel loro volto inedito di creatori di gioielli, quello proposto dalla mostra «Precious - da Picasso a Jeff Koons», allestita negli spazi di Palazzo Nani Mocenigo a Venezia, sede del nuovo Vitraria Glass +A Museum.
Dopo aver fatto tappa al musée La piscine di Roubaix, al Mad di New York, al Benaki museum di Atene, all’Istituto Ivam di Valencia, al Bass museum di Miami e all'Hangaram Design museum di Seoul, l'incredibile raccolta di Diane Venet, collezionista parigina di origine e newyorkese di adozione, moglie dell'artista Bernar Venet, arriva, dunque, per la prima volta in Italia.
Centosessantuno gioielli, tra i quali molti inediti, occuperanno fino al prossimo 12 aprile il primo piano del Vitraria Glass +A Museum, situato nel cosiddetto «museum mile» tra l’Accademia e le Zattere, e nato lo scorso settembre con l’intento di indagare il materiale vetro attraverso le contaminazioni con l’arte, il design, l’architettura e le nuove tecnologie, proponendosi anche come piattaforma di incontro e scambio per artisti e industria creativa.
La mostra «Precious», per la curatela di Diane Venet ed Ewald Stastny, rientra, però, nella vocazione «+A» del museo, che già con questo appuntamento esprime la propria volontà di indagare anche l’«altro», investigando, in questo caso, un’arte applicata come l’oreficeria.
I gioielli esposti sono opere firmate dai più grandi artisti contemporanei, spesso pezzi unici, talvolta edizioni limitatissime che rimangono nei tratti distintivi inequivocabili e riconducibili alla cifra stilistica di ciascun autore.
Ogni gioiello, concepito come opera d’arte da indossare, racchiude in sé una storia ed è stato realizzato dall’artista con una particolare persona in mente: è forse proprio questo aspetto «intimo» a renderlo ancora più affascinante.
Il doppio significato di questa mostra inizia proprio dal suo titolo: «Precious» non solo perché si fa riferimento a oggetti d’arte rarissimi e preziosi, ma anche ad opere che custodiscono un contenuto simbolico e personale forte, spesso all’origine della creazione. Basti pensare ai ciottoli raccolti sulla spiaggia da Pablo Picasso e poi dipinti per Dora Maar, o ai pezzi di osso sui cui incise il ritratto di Marie-Thérèse.
È la stessa Diane Venet a raccontare che la sua collezione nacque il giorno in cui suo marito, l’artista francese Bernar Venet, le strinse attorno all’anulare sinistro un sottile bastoncino d’argento come anello di nozze, a cui sono seguiti spille e bracciali, ognuno corrispondente ad un nuovo concetto nella sua attività artistica.

La raccolta è, poi, cresciuta nel tempo, chiamando a raccolta amici e artisti quali César, che ha compresso braccialetti e ciondoli della famiglia Venet per dargli nuova vita, o Chamberlain, che ha donato a Diane il suo primissimo gioiello, una spilla in alluminio accartocciato e verniciato.
A volte gli artisti hanno rifiutato la richiesta di Diane Venet, per cimentarsi nella sfida solo in un secondo momento, come nel caso di Frank Stella, tentato dallo sperimentare il proprio linguaggio su una scala diversa e con vincoli differenti.
Molti gioielli sono arrivati dopo indagini, incontri, viaggi intrapresi per rintracciare pezzi rari. Tutti sono il risultato di un intreccio tra storie di vita e storia dell’arte.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Avish Kehbrehzadeh, «Mashkarah with Dragonfly», 2014.Foto courtesy: Elisabetta Cipriani; [fig. 2] Jean Cocteau, «Madame», 1960.Foto courtesy: Gregory Favre; [fig. 3] Salvador Dalì, «Cuilliere», 1957. Foto courtesy: Philipe Servent

Informazioni utili 
«Precious - da Picasso a Jeff Koons». Vitraria Glass +A Museum - Palazzo Nani Mocenigo, Dorsoduro 960 - Venezia. Orari: lunedì-domenica, ore 10.00-17.00. Ingresso: € 10,00; gruppi (min. 3 persone) e studenti fino ai 25 anni € 7,00, gratis per i bambini fino ai 16 anni. Informazioni: tel. 041.0988122. Sito internet: www.vitraria.com. Fino al 12 aprile 2015. 

lunedì 9 febbraio 2015

Carnevale? «La festa più golosa del mondo». Parola dei Musei civici di Venezia

Sarà il tema dell’alimentazione a fare da fil rouge alla proposta ideata dal Comune di Venezia, in collaborazione con la locale Fondazione musei civici, per il Carnevale. «La festa più golosa del mondo» è, infatti, il titolo scelto per questa edizione della kermesse lagunare che, in linea con il tema portante dell’ormai imminente Expo Milano 2015, intitolato «Nutrire il pianeta - Energia per la vita», proporrà un ricco cartellone di iniziative, itinerari tematici, performance teatrali e musicali ispirato al tema del nutrimento.
Fino al 17 febbraio, sarà, per esempio, possibile scoprire, grazie al lavoro dell’ufficio attività didattiche della fondazione, una ricca scelta di opere, presenti nelle collezioni civiche, correlata all’iconografia del cibo, in un viaggio virtuale che dalla funzione puramente biologica, atta a garantire la sopravvivenza degli esseri viventi, si apre a una dimensione culturale allo scopo di narrare tra visioni del mondo, curiosità, aneddoti, leggende, simboli e rituali, significativi aspetti della storia e della civiltà veneziana.
Il percorso può iniziare al Museo di storia naturale, dove si trova una sezione interattiva di grande interesse dedicata alle differenti strategie di vita legate alla nutrizione, adottate nel mondo animale sempre e soltanto in virtù dell’istinto. Nelle altre sedi dei Musei civici la straordinaria molteplicità di risposte culturali a quel bisogno primario che è il cibarsi diventa, invece, occasione per ripercorrere e riscoprire l’arte, la vita quotidiana, l’organizzazione del lavoro, gli usi e consumi dei diversi ceti sociali, anche grazie alla presenza di schede di approfondimento che propongono al visitatore una lettura ad ampio spettro delle opere esposte, ponendo in relazione diversi piani d’analisi: artistico, storico, antropologico e naturalistico.
Tra i pezzi in mostra si segnalano la tela «La venditrice di frittole» (1750 circa) di Pietro e Alessandro Longhi a Ca’ Rezzonico, le insegne delle corporazioni dei cuochi, dei «fritoleri» e dei «frutaroli» al Museo Correr e «La colazione in villa» (seconda metà del XVIII secolo) della scuola di Pietro Longhi a Casa Goldoni, ma sono tanti altri i lavori da poter ammirare anche tra le sale di Palazzo ducale, Palazzo Mocenigo e Ca’ Pesaro.
Momento clou dei festeggiamenti sarà, come da tradizione, l’ultimo «giovedì grasso» (il 12 febbraio) quando i musei civici verranno coinvolti in una sorta di «maratona» teatrale e musicale durante la quale varie formazioni artistiche realizzeranno una messa in scena di breve durata (di circa venti minuti) di fronte alle opere più significative di ogni specifica collezione.
Le attività saranno proposte più volte nel corso della giornata (con cadenza ogni mezz’ora, dalle 11 alle 16.30, ad eccezione dei laboratori per bambini a Palazzo Ducale e Ca’ Rezzonico, in programma alle 15 e alle 16), offrendo così la possibilità anche ai visitatori dei musei di partecipare alla festa carnevalesca per antonomasia.
Le attività proposte per il «giovedì grasso», alle quali si accederà con il prezzo del biglietto di ogni singolo museo o con il Museum pass del Muve, verranno realizzate in collaborazione con il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia, cui è stata affidata l’esecuzione di due performance musicali a Palazzo ducale e al Museo Correr, e, per la parte degli eventi teatrali, dalle compagnie Pantakin, Kairós e Arte-Mide.
A Casa Goldoni è, per esempio, prevista una lezione-spettacolo su Arlecchino e le altre maschere della Commedia dell’arte attraverso le innumerevoli scorrerie culinarie di Carlo Goldoni, da «La buona moglie» a «L’uomo prudente», da «Sior Todero» a «Le done de casa soa» e «Il servitore di due padroni». A Palazzo Mocenigo si punterà, invece, i riflettori su Casanova con lo spettacolo «Il goloso libertino», nel quale verrà recitato il menù della seduzione e si parlerà dell'alchimia tra piaceri della tavola e del letto. Mentre a Ca' Rezzonico ci sarà una disfida culinaria fra un una venditrice di frittelle e una cuoca che scodella un tagliere di polenta, piatti rappresentativi della Venezia settecentesca. Vale, infine, la pena di segnalare la performance «Quando el pan cascò dal cielo» a Palazzo Ducale, nella quale gli attori faranno rivivere ai visitatori la grande vittoria dei veneziani contro re Pipino, figlio di Carlo Magno, tra gli anni 809 e 810, grazie a una leggendaria «pioggia di pane».
Durante il Carnevale andrà, inoltre, in scena a Ca’ Rezzonico e a Palazzo Mocenigo lo spettacolo itinerante «Women in love - Ovvero le donne di Shakespeare», una produzione del Teatro stabile del Veneto, in collaborazione con la Fondazione musei civici, nella quale saranno protagoniste tutte le mitiche eroine del grande drammaturgo inglese.Un programma, dunque, molto ricco quello studiato dalla Fondazione musei civici per festeggiare uno dei momenti dell'anno più amati dai veneziani, la stagione che -scriveva Carlo Goldoni- «tutto il mondo fa cambiar. Chi sta bene e chi sta male Carneval fa rallegrar. Qua la moglie e là il marito, ognuno corre a qualche invito, chi a giocare e chi a ballar».

Didascalie delle immagini 
[Fig. 1] Pietro e Alessandro Longhi, «La venditrice di frittole ». Olio su tela, 1750. Venezia, Ca’ Rezzonico; [fig. 2] Pittore del XIV secolo, «Insegna dell’Arte dei Frutaroli ». Olio su tavola, 1508. Venezia, Museo Correr; [fig. 3] Immagine promozionale del Carnevale 2015 a Venezia; [fig. 4] Marionetta del teatrino da Ca' Grimani ai Servi, XVIII secolo. Venezia, Ca' Centanni - Casa di Carlo Goldoni

Informazioni utili
visitmuve.it
www.carnevale.venezia.it

venerdì 6 febbraio 2015

Venezia, un museo tutto nuovo per il vetro di Murano

Dalla produzione dell’antica Roma fino alle sperimentazioni del Novecento, passando per le creazioni del Rinascimento e i virtuosismi innovativi del Settecento: il racconto di una grande storia, quella del vetro, va in scena a Murano in una veste inedita.
Spazi espositivi quasi raddoppiati che consentiranno di mostrare parti della collezione finora rimaste nei depositi, un progetto museografico totalmente rinnovato, allestimenti e percorsi ridisegnati con l’intento di creare un fascinoso e inatteso dialogo tra ambienti contemporanei e sale antiche, anche grazie all’abbattimento delle barriere architettoniche e alla messa in opera di due ascensori, caratterizzano la nuova proposta del Museo del vetro, una delle dodici realtà della Fondazione musei civici di Venezia, che lunedì 9 febbraio riapre al pubblico dopo un consistente intervento di restauro.
L’ampliamento degli spazi, con il recupero di una parte delle ex Conterie (vecchia fabbrica per la lavorazione delle perle in pasta vitrea, vicina alla basilica di San Donato) e il restyling della sale storiche di Palazzo Giustinian (dove il museo ha sede dal 1861) sono stati realizzati con la curatela di Chiara Squarcina, su progetto museografico di Gabriella Belli e per l’allestimento di Daniela Ferretti, grazie alla collaborazione dell’Amministrazione comunale e al cofinanziamento del Fondo di sviluppo regionale dell'Unione europea.
Il nuovo museo ha l’aspetto di un fascinoso withe cube, che mantiene negli archi e nelle trabeazioni le linee architettoniche del preesistente edificio e che coniuga la luce artificiale con quella naturale, proveniente dall’affaccio sulla Fondamenta Giustinian.
Un’originale «Onda del tempo», scandita da circa cinquanta opere scelte dall’età romana al Novecento, introduce nel mondo del vetro, esemplificando in maniera suggestiva le tappe salienti della storia muranese e le evoluzioni tecnico-stilistiche che l’hanno accompagnata. Totem informativi e contenuti video, realizzati con la collaborazione delle vetrerie presenti sull’isola, completano il percorso, raccontando la straordinarietà di un lavoro frutto di una difficile simbiosi tra ideazione artistica, abilità artigianale, capacità quasi alchemica nella costruzione di composti chimici unici e conoscenza di una materia sfuggente e imprevedibile.
Ma con il suo open space e i sette metri d’altezza, il nuovo volume è destinato a ospitare, al piano terra, anche mostre ed eventi temporanei, a cominciare dal tributo allo scultore Luciano Vistosi, del quale verranno esposte, dal 9 febbraio al 30 maggio, una selezione di sue opere bianche e nere, fortemente plastiche, dinamiche, imponenti e capaci soprattutto di catturare la luce.
Il percorso museale vero e proprio, articolato in aree tematico-cronologiche, si dipana al primo piano e ha inizio nel portego, il sontuoso salone con l’affresco allegorico di Francesco Zugno sul soffitto, restaurato per l’occasione.
Il grande ambiente è intitolato agli antichi maestri muranesi, spesso anonimi, che furono espressione della golden age del vetro veneziano, quella che spazia dal Trecento a tutto il Seicento, nota soprattutto per l’invenzione di Angelo Barovier, che ottenne una sostanza pura chiamata «cristallo», per l’introduzione della decorazione graffita a punta di diamante (intaglio) e per l’ideazione del «vetro ghiaccio», la lavorazione a filigrana, e della tecnica a «mezza stampatura». Tantissime sono le opere eccezionali qui esposte: manufatti con stemmi dogali o papali, creazioni famose come il «Cesendello» decorato a embrici e oro -caratteristica lampada pensile foggiata su modelli orientali- o pezzi unici, tra i quali la celeberrima «Coppa Barovier», databile tra il 1470 e il 1480, uno dei vetri più antichi al mondo tra quelli decorati a smalti policromi fusibili.
Dal salone, prima di proseguire verso i manufatti del XVIII secolo, con il complesso «Trionfo» appartenuto alla famiglia Morosini e gli originalissimi fixés sous verre con scene di ambiente veneziano alla maniera di Pietro Longhi, si può accedere a una piccola sezione dedicata ai vetri di epoca romana con reperti rinvenuti negli scavi e nelle necropoli di Enona, Asseria e Zara; mentre lungo le pareti sono allineate antichissime olle funerarie.
La sala dedicata al «Gusto della mimesi» tra Sette e Ottocento, con i soffiati in calcedonio, i famosi lattimi e la «stravagante» e «fallace» avventurina, segna il ritorno al vetro non trasparente. Nel vicino soppalco, che si affaccia sulle Conterie grazie a una grande vetrata, è presente, invece, un focus sulle perle veneziane e le murrine.
Il percorso espositivo prosegue, quindi, con una sezione dedicata al periodo «buio» del vetro veneziano, nella quale sono esposti arredi e dipinti che richiamano il gusto mitteleuropeo di inizio Ottocento e che documentano il dilagare in laguna di manufatti boemi, un dilagare favorito dall’imposizione da parte del governo asburgico di dazi sulle importazioni di materie prime e sull'esportazione delle produzioni locali.
Tra i protagonisti di questo periodo ci sono Pietro Rigaglia e Antonio Salviati, maestro vetraio che nel 1866 dà vita a una fornace di soffiati a Murano presentando, l’anno successivo all’Esposizione universale di Parigi, più di cinquecento tipi diversi di vetri. Vittorio Zecchin, Archimede Seguso, Alfredo Barbini, Carlo Scarpa e Napoleone Martinuzzi sono, invece, gli artisti scelti per rappresentare il XX secolo.
Prima di lasciare il museo, di nuovo al piano terra, il percorso offre una «finestra» sul design moderno e contemporaneo in una sala intitolata a Marie Angliviel de la Beaumelle, la creatrice dei famosi goti, recentemente scomparsa.
Qui, grazie all’allestimento volutamente flessibile, potranno essere esposte opere della collezione attualmente conservate nei depositi o lavori di giovani artisti, secondo la volontà dell’abate Vincenzo Zanetti, che nell’Ottocento istituì questo museo quale memoria storica di un universo misterioso e affascinante, di un’arte unica e preziosa che vede in Venezia la sua prima ambasciatrice.

Didascalie delle immagini
[Fig. 1]  Facciata di Palazzo Giustinan sede del Museo del Vetro a Murano dal 1861, antico palazzo dei Vescovi di Torcello. Si affaccia sul Canal Grande di Murano; [fig. 2] Coppa Barovier. Vetro soffiato blu dipinto a in smalti policromi e oro, con due medaglioni incornicianti due busti, uno femminile e uno maschile, tra due scene, la cavalcata ed il bagno alla fontana dell’amore o della giovinezza. Venezia, 1460-1470 c..Museo del Vetro, Murano; [fig. 3] Vaso, in vetro giallo opaco incamiciato di cristallo. Soffiato in stampo e lavorato a mano libera. Venezia, XVI – XVII secolo. Museo del Vetro, Murano; [fig. 4] Dieci mazzetti di conterie policrome. Murano, Ultimi decenni del XIX secolo. Museo del Vetro, Murano

Informazioni utili
Museo del vetro, Fondamenta Giustinian, 8 – Murano (Venezia). Orari: dal 1° aprile al 31 ottobre, ore 10.00-18.00; dal 1° novembre al 31 marzo, ore 10.00–17.00; la biglietteria chiude un'ora prima; 
aperto tutti i giorni, escluso il 25 dicembre, il 1° gennaio e il 1° maggio. Ingresso: intero € 10,00; ridotto € 7,50; biglietto scuole € 4,00. Informazioni: call center 848082000 (dall’Italia); +3904142730892 (dall’estero), info@fmcvenezia.it. Sito internet: www.visitmuve.it. Inaugurazione: domenica 8 febbraio 2015, dalle ore 10.00 alle ore 17.00; ingresso su invito e fino ad esaurimento dei posti disponibili. Dal 9 febbraio 2015.