Lucian Freud e Francis Bacon, Édouard Manet ed Edgar Degas, Henri Matisse e Pablo Picasso, Jackson Pollock e Willem De Kooning: sono queste le quattro coppie di autori al centro del volume «Artisti rivali» scritto da Sebastian Smee, firma del «Boston Globe» e premio Pulitzer per la critica nel 2011, la cui uscita nelle librerie italiane è prevista per il prossimo 15 novembre.
Edito per i tipi della Utet, il volume combina perfettamente «gusto artistico, comprensione della natura umana e prosa cristallina», raccontando -scrive Peter Schjeldahl nel periodico statunitense «The New Yorker»- «il dramma, talvolta farsesco, di artisti che sono stati fonte vicendevole di ispirazione e tormenti, spingendosi a raggiungere vette altrimenti inspiegabili».
«Ricco di dettagli e vivido come un romanzo», per usare le parole di Michael Upchurch del «Boston Globe», «Artisti rivali» attinge a biografie, memorie, testimonianze e lettere per raccontare come la misteriosa dinamica tra riconoscimento e repulsione che ha caratterizzato la vita di alcuni artisti, portandoli a lottare con ferocia per conquistare gli stessi collezionisti e i medesimi riconoscimenti, abbia scandito le tappe principali della storia dell’arte recente.
Ma nel libro di Sebastian Smee siamo lontani dai luoghi comuni sulla violenta inimicizia tra il Bernini e il Borromini o dalla mitologia fiorita sul, pur autenticamente storico, «sdegnio grandissimo tra Michelangelo Buonarroti e Leonardo», di cui parlò il Vasari.
Il critico australiano scrive, infatti, che il suo saggio «non ha nulla a che fare con il cliché macho dei nemici giurati, degli acerrimi competitori, o dei rancorosi testardi che si contendono senza quartiere la supremazia artistica, o anzi la supremazia tout court. Al contrario, è un libro sulla duttilità, sull'intimità, sull'apertura all'influenza altrui».
La storia dell’arte moderna è piena di storie simili: «a meno di un anno dalla morte di Jackson Pollock in un incidente d’auto, -si legge nella presentazione del libro- il suo sodale Willem de Kooning iniziò una relazione con la sua ragazza, Ruth Kligman, l’unica sopravvissuta a quell’incidente. Pablo Picasso ha tenuto in bella vista in casa sua per tutta la vita il ritratto che Matisse fece alla propria figlia Marguerite, lo stesso ritratto che un tempo veniva usato da lui e dai suoi amici come bersaglio per il tiro a freccette. Dieci anni dopo la morte di Francis Bacon, Lucian Freud ancora non voleva sentirlo neppure nominare, ma conservava gelosamente un suo grande dipinto, rifiutandosi di prestarlo per le mostre».
Tra queste storie Sebastian Smee ricorda anche quella, clamorosa, del doppio ritratto che Edgar Degas dipinse a Édouard Manet e a sua moglie Suzanne: un quadro, conservato nel museo di Kitakyūshū, che oggi termina a metà del profilo della donna, perché il marito lo vandalizzò a coltellate in un momento di rabbia. Che cosa era successo? L'incontrollabile iconoclastia di Manet era causata dall’irritazione per la crudeltà con cui l'amico Degas aveva ritratto il decadimento fisico di sua moglie? O forse le radici del gesto affondano in qualcosa di più profondo e torbido, in un’inconfessabile gelosia?
Questa e molte altre curiosità vengono raccontate nel libro «Artisti rivali», teso a ricostruire gli incontri e gli scontri, i traumi, le invidie e le gelosie che hanno forgiato l’amicizia e l’influenza reciproca tra otto grandi personalità dell’arte contemporanea, di cui ancora oggi resta traccia, con la stessa intensità e la stessa fiamma, nelle loro opere.
Informazioni utili
Sebastian Smee, «Artisti rivali - Amicizie, tradimenti e rivoluzioni nell'arte moderna», Novara-Milano, Utet, 2016. Dati tecnici: pagg. 352, con inserto a colori. ISBN-10: 885112681X. Prezzo: € 20,00 (ebook compreso nel prezzo). In libreria dal 15 novembre 2016. Informazioni: Utet, info@utetlibri.it.
ISSN 1974-4455 (codice International Standard Serial Number attribuito il 7 marzo 2008) | Info: foglidarte@gmail.com
martedì 15 novembre 2016
lunedì 14 novembre 2016
«Il bagno», confidenze al femminile con Stefania e Amanda Sandrelli
Madre e figlia nella vita, colleghe sul palco. Stefania e Amanda Sandrelli approdano al cinema teatro Manzoni di Busto Arsizio nell’ambito della stagione «Mettiamo in circolo la cultura», inserita nel cartellone cittadino «BA Teatro».
Dopo il successo del musical «Wonderland», che lo scorso ottobre ha registrato per due sere il «tutto esaurito» coinvolgendo oltre milletrecento spettatori, la programmazione serale della sala di via Calatafimi prosegue mercoledì 23 novembre, alle ore 21, con la commedia «Il bagno» dell’attrice e modella Astrid Veillon, «uno spettacolo divertente e sincero -si legge nella scheda di presentazione-, diretto con intelligenza da uno dei registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriel Olivares».
La pièce -un testo francese riadattato da Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez e tradotto in italiano da David Conati- promette «tante risate», una riflessione sui vari volti dell’universo femminile e «un cast di donne eccezionali».
Sul palco, con Stefania e Amanda Sandrelli, ci saranno, infatti, altre tre talentuose e affascinanti attrici italiane: Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini. Mentre le scene dello spettacolo, presentato da Alessandro Longobardi per Oti e «L’isola trovata», portano la firma di Asier Sancho. Le luci sono a cura di Daniel Navarro; i costumi sono stati realizzati da Adele Bargilli.
Un po’ «Donne sull’orlo di una crisi di nervi» e un po’ «Sex & The City», la commedia «Il bagno» è, nelle parole degli organizzatori, «un gioco di seduzione, una metafora di vita, un nascondiglio, un lavoro di introspezione e soprattutto un trattato sull'uomo».
La storia, dalle atmosfere almodovariane, ha un ritmo narrativo coinvolgente: è il compleanno di Lucia, detta Lu, e le sue tre migliori amiche -Maria Sole, Angela e Titti- decidono di festeggiarla organizzando un party a sorpresa per i suoi quarant’anni nell’elegante casa del fidanzato. La sorpresa che spiazza tutte è, però, l’arrivo di Carmen, la madre di Lu, una donna leggera, svampita e dalle frequentazioni a dir poco discutibili, con cui la figlia non ha un rapporto ottimale. La festa diventa così una girandola di colpi di scena, rivelazioni inaspettate, riflessioni, ubriacature, malinconie e ammissioni di fallimenti.
Tutta la vicenda si svolge, come suggerisce il titolo stesso dello spettacolo, nel bagno di casa, «spazio -riporta la nota di presentazione- dove ci si può sfogare da soli o insieme, dove ci si può isolare per pochi minuti, dove si può urlare in silenzio o piangere con lacrime sincere».
L’amicizia, la maternità, l’amore, il matrimonio, il tempo che passa, la quotidianità e la ricerca continua di un proprio posto nel mondo sono gli argomenti di cui conversano le cinque donne protagoniste del racconto di Astrid Veillon, mettendoci a confronto con tutte le loro paure, carenze, contraddizioni e con i tanti piccoli segreti che ogni amicizia porta con sé. Uno spettacolo, dunque, leggero ma di riflessione quello diretto da Gabriel Olivares, che sottolinea così il lato psicologico del testo: «qui incontriamo delle donne [...] più comiche che drammatiche, più ridicole che gravi, più assurde che terribili. [...] E davanti ai loro problemi (alcuni banali, altri senza soluzione e risposta) non rimane altro che ridere di noi stessi usando la risata come terapia».
Didascalie delle immagini
[Figg. 1,2 e 3] Una scena della commedia «Il bagno», con Stefania e Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini, per la regia di Gabriel Olivares. Foto: Marina Alessi
Informazioni utili
«Il bagno», commedia con Stefania e Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini, per la regia di Gabriel Olivares. Dove: teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). Quando: mercoledì 23 novembre 2016, ore 21. Ingresso: € 30,00 poltronissima, € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto) poltrona, € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto) galleria. Prevendita on-line: http://cinemateatromanzoni.creaweb.it/generic/scheda.php?id=37009#inside. Botteghino: da mercoledì 16 novembre 2016 | dal lunedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: info@cinemateatromanzoni.it o tel. 0331.677961 (in orario serale e, da mercoledì 16 novembre, tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00). Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it.
Dopo il successo del musical «Wonderland», che lo scorso ottobre ha registrato per due sere il «tutto esaurito» coinvolgendo oltre milletrecento spettatori, la programmazione serale della sala di via Calatafimi prosegue mercoledì 23 novembre, alle ore 21, con la commedia «Il bagno» dell’attrice e modella Astrid Veillon, «uno spettacolo divertente e sincero -si legge nella scheda di presentazione-, diretto con intelligenza da uno dei registi più interessanti e prolifici della scena spagnola, Gabriel Olivares».
La pièce -un testo francese riadattato da Beatriz Santana e Pilar Ruiz Gutiérrez e tradotto in italiano da David Conati- promette «tante risate», una riflessione sui vari volti dell’universo femminile e «un cast di donne eccezionali».
Sul palco, con Stefania e Amanda Sandrelli, ci saranno, infatti, altre tre talentuose e affascinanti attrici italiane: Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini. Mentre le scene dello spettacolo, presentato da Alessandro Longobardi per Oti e «L’isola trovata», portano la firma di Asier Sancho. Le luci sono a cura di Daniel Navarro; i costumi sono stati realizzati da Adele Bargilli.
Un po’ «Donne sull’orlo di una crisi di nervi» e un po’ «Sex & The City», la commedia «Il bagno» è, nelle parole degli organizzatori, «un gioco di seduzione, una metafora di vita, un nascondiglio, un lavoro di introspezione e soprattutto un trattato sull'uomo».
La storia, dalle atmosfere almodovariane, ha un ritmo narrativo coinvolgente: è il compleanno di Lucia, detta Lu, e le sue tre migliori amiche -Maria Sole, Angela e Titti- decidono di festeggiarla organizzando un party a sorpresa per i suoi quarant’anni nell’elegante casa del fidanzato. La sorpresa che spiazza tutte è, però, l’arrivo di Carmen, la madre di Lu, una donna leggera, svampita e dalle frequentazioni a dir poco discutibili, con cui la figlia non ha un rapporto ottimale. La festa diventa così una girandola di colpi di scena, rivelazioni inaspettate, riflessioni, ubriacature, malinconie e ammissioni di fallimenti.
Tutta la vicenda si svolge, come suggerisce il titolo stesso dello spettacolo, nel bagno di casa, «spazio -riporta la nota di presentazione- dove ci si può sfogare da soli o insieme, dove ci si può isolare per pochi minuti, dove si può urlare in silenzio o piangere con lacrime sincere».
L’amicizia, la maternità, l’amore, il matrimonio, il tempo che passa, la quotidianità e la ricerca continua di un proprio posto nel mondo sono gli argomenti di cui conversano le cinque donne protagoniste del racconto di Astrid Veillon, mettendoci a confronto con tutte le loro paure, carenze, contraddizioni e con i tanti piccoli segreti che ogni amicizia porta con sé. Uno spettacolo, dunque, leggero ma di riflessione quello diretto da Gabriel Olivares, che sottolinea così il lato psicologico del testo: «qui incontriamo delle donne [...] più comiche che drammatiche, più ridicole che gravi, più assurde che terribili. [...] E davanti ai loro problemi (alcuni banali, altri senza soluzione e risposta) non rimane altro che ridere di noi stessi usando la risata come terapia».
Didascalie delle immagini
[Figg. 1,2 e 3] Una scena della commedia «Il bagno», con Stefania e Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini, per la regia di Gabriel Olivares. Foto: Marina Alessi
Informazioni utili
«Il bagno», commedia con Stefania e Amanda Sandrelli, Claudia Ferri, Serena Iansiti e Ramona Fiorini, per la regia di Gabriel Olivares. Dove: teatro Manzoni, via Calatafimi, 5 - Busto Arsizio (Varese). Quando: mercoledì 23 novembre 2016, ore 21. Ingresso: € 30,00 poltronissima, € 26,00 (intero) o € 24,00 (ridotto) poltrona, € 25,00 (intero) o € 23,00 (ridotto) galleria. Prevendita on-line: http://cinemateatromanzoni.creaweb.it/generic/scheda.php?id=37009#inside. Botteghino: da mercoledì 16 novembre 2016 | dal lunedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00. Informazioni: info@cinemateatromanzoni.it o tel. 0331.677961 (in orario serale e, da mercoledì 16 novembre, tutti i giorni feriali, dal lunedì al venerdì, dalle ore 17.00 alle ore 19.00). Sito internet: www.cinemateatromanzoni.it.
venerdì 11 novembre 2016
«Minute visioni», un percorso tra i micro mosaici romani
«Il musaico in piccolo è un industrioso e pazientissimo lavoro che ripete la sua origine dall’aver immaginato di filare que’ medesimi smalti di cui si eseguivano i quadri nella basilica di San Pietro». Così nel 1847 lo storico Gaetano Moroni ricostruiva la nascita del mosaico minuto in smalti filati, avvenuta durante la seconda metà del Settecento a Roma, forse per opera di Giacomo Raffaelli (1753-1836), discendente di una famiglia fornitrice di smalti per la Fabbrica di San Pietro, che operò nella sua vita per importanti committenti italiani e stranieri.
Il micro mosaico, riconosciuta come una tecnica artistica tipicamente romana, raggiunse il suo apice negli anni a venire, quando in città operavano decine di botteghe specializzate, la cui produzione era in massima parte destinata ai viaggiatori stranieri del Grand Tour. In questi studi d’arte e negozi di belle arti, per lo più situati tra piazza del Popolo e Piazza di Spagna, operavano numerosissimi artigiani, spesso sotto la guida di maestri affermati come Antonio Aguatti, Clemente Ciuli, Luigi Moglia, Gioacchino e Michelangelo Barberi, Guglielmo Chibel.
Allo sviluppo dell’arte del micromosaico tra Sette e Ottocento è dedicata la mostra «Minute visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli», per la curatela di Maria Grazia Branchetti, Fabio Benedettucci e Marco Pupillo, allestita fino al 31 dicembre al Museo napoleonico di Roma.
L’esposizione allinea un centinaio di oggetti tra quadri, tavoli, tabacchiere, placchette, gioielli e fermacarte, che mostreranno l’evoluzione del mosaico minuto attraverso le tematiche più diffuse: vedute romane, paesaggi del Grand Tour, nature morte e raffigurazioni di animali.
Nei suoi primi anni di esistenza, il micromosaico trovò un naturale spazio nei campi già sperimentati dalla miniatura. Le opere di piccolo formato erano realizzate entro cassine di rame o di pasta vitrea, placchette da montare in gioielli e bottoni, in oggetti quali scatole, cofanetti e tabacchiere, in suppellettili da scrittoio o di arredo come fermacarte, calamai, orologi, vasi. Tra le opere di dimensioni più rilevanti troviamo quadri, fasce decorative per camini, piani di tavolo.
Grande spazio in mostra hanno le vedute dell’Urbe. Roma sacra e Roma profana, strettamente intrecciate nelle manifestazioni visibili della loro storia, rappresentarono la meta per eccellenza del Grand Tour, il viaggio in Italia che accomunò per generazioni l’aristocrazia europea in un’esperienza di studio e di vita. Le grandi campagne di scavo e gli straordinari risultati conseguiti nel corso del Settecento restituirono opere grandiose, e la cultura neoclassica propose un ideale di bellezza che trovò nell’antico il suo modello. Con l’affermarsi del Romanticismo, il fascino per la rovina e il paesaggio aggiunse nuova linfa all’interesse del viaggiatore per la sublime grandezza di antiche vestigia e della realtà che ne conservava le tracce. Contestualmente si sviluppò una vera e propria industria artistica finalizzata alla riproduzione, nelle più diverse tecniche, delle meraviglie dell’arte, del costume e del paesaggio italiano.
Per la prima volta i mosaici saranno presentati in diretta relazione con opere pittoriche e stampe, per lo più provenienti dalle collezioni del Museo di Roma, in un confronto che consentirà al pubblico di cogliere le affinità iconografiche e le identità formali che caratterizzarono la produzione musiva romana e i contemporanei raggiungimenti nel campo delle arti maggiori. Oltre ad evocare riferimenti o inquadrature, è possibile anche riconoscere il prototipo dal quale il mosaico fu tratto, come nel caso dell’acquaforte di Bartolomeo Pinelli raffigurante una coppia di danzatori di saltarello, alla base di una raffinata, minuscola placchetta. Per altre opere, il riferimento è meno diretto, ma ugualmente significativo: con un piccolo quadro in mosaico è messa in relazione una tempera raffigurante piazza San Pietro, datata 1824. Nel foglio, la scena è inquadrata all’interno di una cornice ovale, caratterizzata da tralci d’edera posti ai quattro angoli: il bordo della cornice, realizzato imitando piccole sfere dorate, suggerisce che l’opera possa essere servita da modello per una decorazione in mosaico minuto destinata al coperchio di una scatola o di una tabacchiera.
Tra le opere in mostra si segnalano in piccolo ma raffinatissimo nucleo di micromosaici appartenenti al Museo napoleonico, tra cui due tabacchiere, una parure con placchette in mosaico minuto montate in oro, opera di Antonio Aguatti, un fermacarte in marmo nero del Belgio e una rara serie di pendenti per monili con emblemi della Prima Repubblica Romana.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Aguatti, Parure con placchette in mosaico minuto; [fig. 2] Allegoria di Roma; [fig. 3] Tavolo con veduta del foro romano; [fig. 4] Scena popolare con stemma di papa Leone XIII
Informazioni utili
«Minute Visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli». Museo napoleonico, piazza di Ponte Umberto I – Roma. Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-18.00; 24 e 31 dicembre, ore 10.00-14.00 | la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso gratuito. Informazioni: 060608 (tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle ore 21.00). Sito internet: www.museonapoleonico.it. Fino al 31 dicembre 2016.
Il micro mosaico, riconosciuta come una tecnica artistica tipicamente romana, raggiunse il suo apice negli anni a venire, quando in città operavano decine di botteghe specializzate, la cui produzione era in massima parte destinata ai viaggiatori stranieri del Grand Tour. In questi studi d’arte e negozi di belle arti, per lo più situati tra piazza del Popolo e Piazza di Spagna, operavano numerosissimi artigiani, spesso sotto la guida di maestri affermati come Antonio Aguatti, Clemente Ciuli, Luigi Moglia, Gioacchino e Michelangelo Barberi, Guglielmo Chibel.
Allo sviluppo dell’arte del micromosaico tra Sette e Ottocento è dedicata la mostra «Minute visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli», per la curatela di Maria Grazia Branchetti, Fabio Benedettucci e Marco Pupillo, allestita fino al 31 dicembre al Museo napoleonico di Roma.
L’esposizione allinea un centinaio di oggetti tra quadri, tavoli, tabacchiere, placchette, gioielli e fermacarte, che mostreranno l’evoluzione del mosaico minuto attraverso le tematiche più diffuse: vedute romane, paesaggi del Grand Tour, nature morte e raffigurazioni di animali.
Nei suoi primi anni di esistenza, il micromosaico trovò un naturale spazio nei campi già sperimentati dalla miniatura. Le opere di piccolo formato erano realizzate entro cassine di rame o di pasta vitrea, placchette da montare in gioielli e bottoni, in oggetti quali scatole, cofanetti e tabacchiere, in suppellettili da scrittoio o di arredo come fermacarte, calamai, orologi, vasi. Tra le opere di dimensioni più rilevanti troviamo quadri, fasce decorative per camini, piani di tavolo.
Grande spazio in mostra hanno le vedute dell’Urbe. Roma sacra e Roma profana, strettamente intrecciate nelle manifestazioni visibili della loro storia, rappresentarono la meta per eccellenza del Grand Tour, il viaggio in Italia che accomunò per generazioni l’aristocrazia europea in un’esperienza di studio e di vita. Le grandi campagne di scavo e gli straordinari risultati conseguiti nel corso del Settecento restituirono opere grandiose, e la cultura neoclassica propose un ideale di bellezza che trovò nell’antico il suo modello. Con l’affermarsi del Romanticismo, il fascino per la rovina e il paesaggio aggiunse nuova linfa all’interesse del viaggiatore per la sublime grandezza di antiche vestigia e della realtà che ne conservava le tracce. Contestualmente si sviluppò una vera e propria industria artistica finalizzata alla riproduzione, nelle più diverse tecniche, delle meraviglie dell’arte, del costume e del paesaggio italiano.
Per la prima volta i mosaici saranno presentati in diretta relazione con opere pittoriche e stampe, per lo più provenienti dalle collezioni del Museo di Roma, in un confronto che consentirà al pubblico di cogliere le affinità iconografiche e le identità formali che caratterizzarono la produzione musiva romana e i contemporanei raggiungimenti nel campo delle arti maggiori. Oltre ad evocare riferimenti o inquadrature, è possibile anche riconoscere il prototipo dal quale il mosaico fu tratto, come nel caso dell’acquaforte di Bartolomeo Pinelli raffigurante una coppia di danzatori di saltarello, alla base di una raffinata, minuscola placchetta. Per altre opere, il riferimento è meno diretto, ma ugualmente significativo: con un piccolo quadro in mosaico è messa in relazione una tempera raffigurante piazza San Pietro, datata 1824. Nel foglio, la scena è inquadrata all’interno di una cornice ovale, caratterizzata da tralci d’edera posti ai quattro angoli: il bordo della cornice, realizzato imitando piccole sfere dorate, suggerisce che l’opera possa essere servita da modello per una decorazione in mosaico minuto destinata al coperchio di una scatola o di una tabacchiera.
Tra le opere in mostra si segnalano in piccolo ma raffinatissimo nucleo di micromosaici appartenenti al Museo napoleonico, tra cui due tabacchiere, una parure con placchette in mosaico minuto montate in oro, opera di Antonio Aguatti, un fermacarte in marmo nero del Belgio e una rara serie di pendenti per monili con emblemi della Prima Repubblica Romana.
Didascalie delle immagini
[Fig. 1] Antonio Aguatti, Parure con placchette in mosaico minuto; [fig. 2] Allegoria di Roma; [fig. 3] Tavolo con veduta del foro romano; [fig. 4] Scena popolare con stemma di papa Leone XIII
Informazioni utili
«Minute Visioni. Micromosaici romani del XVIII e XIX secolo dalla collezione Ars Antiqua Savelli». Museo napoleonico, piazza di Ponte Umberto I – Roma. Orari: da martedì a domenica, ore 10.00-18.00; 24 e 31 dicembre, ore 10.00-14.00 | la biglietteria chiude un’ora prima. Ingresso gratuito. Informazioni: 060608 (tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle ore 21.00). Sito internet: www.museonapoleonico.it. Fino al 31 dicembre 2016.
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